La Voce - anno I - n. 40 - 16 settembre 1909

162 LA VOCE non può. perchè Dante non vuole. Le terzine sono, al soli10. aggmppate in serie, model• lata ogni c;erie, meno eccezioni che si con· tano, sopra un tipo che non muta ( 1), fuor– che, tal,•oha, i11vt:rtendosi 1 e cioè nel modo più monotono che si possa immaginare. Per una trama di ingenue immagini di turchino, di liori, di uccelli, d'occhi infantili, la frase si svilupp11 ondula l;-irga, mclodios:1. Sembra che un vomere, cui tragga la sicura forza di giovini buoi, fend11 Hessuosamente una terra fresca che si apre al passaggio e luccica e rimbalza e manda etlluvii d'odore. ~la la punta d'acciaio urta d'un tratto in una cresta di sec• chi galestri che appena un filo di terriccio ri– coprirn, e seppur non si ferma e li stritola, va ormai faticosamente oscillando emergendo e rimbal1ando 1 mentre il peuo robusto dei buoi si tende, ansima, suda. Concluso il suo natural breve cerchio la frase si prolunga an– cora, trascinando seco I' idea poe1ica 1 si frange in quelle esclamazioni in quelle interiezioni, in quei cambiamenti di tempo - possibili in una lingua riccn di corrispondenze come la greca, ma di dubbio etlètto nella nostra - ben noti :1 tutti .. j leuori di poesia pasco– liana. Una nuova immagine placata racco– glier:\ poi l:1 serie delle strofe e la fermerà in un largo verso aereJto. Oppure sarà un verso di stridore a reciderla, coll'effetto pe– noso d'uno strnmento che cessi dopo che gli altri si son gi:\ taciuti 111 fondo a un pezzo orchestrale. Osservazioni di questa specie si potrebbero mohiplicare ali' infinito. se non fossero state fatte, può dirsi infinitamente, da tanti critici di poesia pascoliana, e 1 meglio, forse, e più recentemente di ogni altro, dal finissimo e ignoto Renato Serra (Romagn,,, 1909 1 fasci– coli Il, lii e I\'). Ricantano vecchi motivi in questi nuovi Pormelli, ma con la Fiorita .11rimaverile, na– sce nella poesia pascoliana l'amore. Pur com'è del giunger della primavera, espresso obli– qukmente1 attraver.;o simboli che dominano dal titolo ciascun componimento, e conten– gono per intesa quel che doveva esser diffuso e sensibile nell':,ria e nel movimento del poema, l'amore che si apre coll'aprirsi delle vesti nuo\'e del pesco del prugno del man– dorlo sui colli, mischia la sua \'Oce alla fre– sca tremolante voce del le cose che rifiorano, solt;mto in parole interrotte, quasi potremmo dire con allegoriche houlatlts, nelle quali si r;,1ccoglie ~i soppiatto, come se si volesse sfogarla senu pigliarsi la pena di svilup– rarla sul serio, tutta la forza intima del poema, violentando, per co~l dire! in una approssimativa immobilità ciò che dovrebbe esser mostrnto in atto. OnJe quel che resta nell'impressione definitiva non è che uno schematismo di gesti intercalati di melodie; melodie tessute delle immagini del solito stampo pnscolinno, deliziose come decorazione, ma incapaci a servir d'ali e a dar volo. Ri– correnze delle medesime parole, riprese e svi– luppi laterali del tema d'amore, sono espe• dienti che non valgono a liberare in questi poemi un 1 ispirazione unica che tutto ventili e per\'ada. Abbiamo catene di immagini at– taccate a nude e a loro intimamente estranee os~rvaz.ioni di vita. Sull'alba Rigo udì cantar gli uccelli. P.uhwan, ora che nessun li udiva, tra loro, dei lor 1>iccolicastelli .... .... - Casa mia - pensò Rigo - una badia tu sti d1wvero.... Squittian nel sol~ sopra la fanciulJ:.1, clueclcnno a lui le rondinelle nere, chiedeirn: - ed ora non lt: dici nulla? Come qui, il processo interiore non è mai colto con tocchi immedi:ui, ma risolto sem– pre e rappresentato in analogie e in ,radu• zioni; a giustilìcare la coincidenza delle quali analogie, che quel certo realismo del poeta non vuol prese111are in modo poi troppo sin– golare, è un richiamarsi lutto anfrattuosità di ora, poù·h}, ;,, t•ero, inla1tlo 1 frallanlo, deli– mitazioni esteriori di una realtà temporale o (1) Un., prcmK'-'\ di irnagini pi:r dir co--i og– ge11ive, sialiche, di quelle che il Fl:rnbert ;n 1 rebbe chiamato epiche: 1>oil' mtroduzione ~plicatu•a di os111crviu.ioui e deduzioni, l'insinuarsi di analogie; il coures~arsi, inqonmm, dell'ispiri\zionc, invece del .!<oUO 14g_ire profondo; ,,oi 11ritorno di quelle pfinie im11gi111 ; e così via. plastica che r.on ~i concreta per !.emplice virtù del sogno. Ma dove, come per es. nei e Filugelli •, non c'è da ponar di pari passo due rappresenta1.ioni che, come nella e Fio– rita >, non si fondono, abbiamo ,·era bigiot• teria poeticn. E si dimentic:rno allora « Cli cmi'granli lll'lla /11110 » pur con le loro bellez1.e 1 I'« / am itali1111 » e il e lt'ngo /,ambre-. di Pielole, dove il poeta ha ripeluto per il suo emigrante quel che gi:\ faceva per i suoi uccelli, nelle trascrizioni dei loro canti I col solito scambio della cffc.:11ualitf1dell11 poesia con una pretesa effettualita fisica, col solito tentativo estrin– seco di sostituire un' immediatezza meccanica all' ideale immediatezta del sogno. Il sentirsi violar nell'anim:, da un barbaro linguaggio che lo spettro della fame insegna, è rappre· sentato dalla banale fotografia del fatto che l'avrebbe prO\'OCato nell'esule contadino; a 4uel modo che gi,\ la notazione grammaticale del ca1110 del pettirosso o della rondine pre– tendeva signifi.;ar la poesia di quel canto. Se da questa singolare e, pnr in\'olontaria– mente, parodistica uccisione della poesia nel– l'atto stesso ch'ess:i vuol fiorire, ciò che de· ri\fa non è 1 in realtl'I, cht: un'impressione di comico, - non fosse altro per le sue mag– giori parentele col mondo pascoliano, dove 1 pur su viticci di viti lagrimose, e su cimoli svettanti tra le croci, qualche ,·olta i passeri si becchettano, fanno all'amore e ridono nei loro @:Orgheggi, confessiamo di preferire il primitivo al grottescamente lugubre di questo recente pseudartabano di Mantova. No, no, non è fra tali canti che dobbiamo rimanere, dal momento che altri lloridi, ri– denti. divini ci hanno chiamato. Poche parole in un loro ritmo ispirato, poche di quelle imagini che saranno eterne, ed ceco: il mondo di questo poeta, si ria– nima ai nostri occhi, palpi1:1 1 rinverdisce, tre– mola al sole. È un nulla: lo scroscio, come una pioggia allegra, del brucare voglioso dei filugelli nella loggia piena di \'erde, il riso incerto del bambino che la madre patulla ed egli per la prima volta la riconosce e le ride; ci richiamano la compiu1a "isione di questo mondo. Noi usciamo dalle nostre riflessioni, per null' altro che godere e ammirare. Ecco Ro53 1 fra le sue viole a ciocche, che si peuina al sole, e le bianche braccia le splen– dono nella mattulina aria d'argento come quelle di una Hera giovinella. Si sente nel campo il battere dei pennati sulle viti, la voce del bifolco che incita, il respiro profondo dei manzi. Dalle :1ic i galletti marzolini ancora un po' stonati provano il loro canto. E la ghiandaia chiacchiera nella cipresseta. È l'ora del lavoro. Le famigliuole sono ai campi, e i bambini si baloccano sotto il portico, tra i polli che beccano e chioccolano. Dietro è il silenzio della casa deserta. L'uva salamanna che inghirlanda la porta si fa turgida, e il sole vi si accende dentro come in un mor– bido cristallo .... Poi un opacarsi dell'aria, fatta calda, pe– sante, un brontolio di tuono, una passata di acqua che tamburèlla sulle foglie del gran– turco. E, a un tratto, tulla la campagna in un palpito di \'ento ~i ras:;erena. Ora, nella fre• schezza e nella sonorità dell'aria lavata, ondula l'inno delle campane di mezzogiorno. Fumi– gano i casolari. Nell'odor di pane si diffonde una pace cristiana. C'è un moribondo, in una casa. I.ungo la siepe, sotto un'ombrella recli– nata color bianco e lilla, pa~sa il Sacramento, e il campanello risveglia di piccoli squilli cri– stallini i vilucchi eh~ si riassopivano. Ma tra il verde cupo delle fratte, in quell'acquetar~i di suoni religiosi, sembra che, immobili nelle lunghe \'esti bianche, bianchi vecchi come Flamini meditino un mistero. E una crescente tristezza, mentre il giorno matura, si diffonde. Questo cielo, questa cam– pagna, paion quelli di prima, ma ad un tempo neppur più gli ~lessi. Eran campi, prima, e fatiche campestri, ora son piccoli cimiteri, circondati di macchie di boso;olo, ,·egliati da un cipresso solitario : er:t lo scampanio di mezzogiorno, ora son rintocchi :i morto; eran Bibloteca Gino Bianco bambim che ruz.z.nan tra I polli, mentre i fratelli maggiori correvano coi tiaull sui poggi a svegliare la primnera; e questi bambini ora son tristi tristi, e \"anno attaccati alla gon· nella della marnma. Sulle soglie son piccole zane vuole, e sulle siepi tremol:rno al sole rosse e :1u.urre vesticciole che non qaranno più portate. Son venuti di nai;costo gli angioli. Nella sua stauza cs-.i veninn nell'ort! calde, che i bimbi clornwoo. Alla 1,:ola uno lo vellicava co11 fiore: e tulli auorno alla cunella sola face:4110 i i;:"iuod1i, ed e'Ruarclava kttento come lk'iSil si can 1a e suon.t e vola : !i=COtcano I loro cembali d'argento, hauca11 sui loro rn.mburelli vani ... E111nwo, e \'i" s1mriv;rno col vento: rideva esw, :u11m~1>ando colle mani. E Rosa dalle bianche braccia che parla. E i morticini chiamano i morti grandi. I bimbi morti c:on qualcosa come i fiori appassiti o gli uccellini che 11011 cantan piu. i\on sanno di morte, ma la morte entra con loro più , lugubre, più funesta. I vivi provano in questa 1ris1ezza la virtil dell'abbandonarsi e del so– gnare. Umili creature, sentono affiorare nelle loro anime il mistero, e, nel suo affiato, di– ventan grandi come sacerdoti. Ma, anche questo, non contiene ormai pii.1 la vasti!~ del l'ispirazione cresciuia. Harga, il paesaggio rom:1gnolo dileguano, ormai; siamo in una terra eterna capnce di darci tutte le suggestioni, Ji accogliere qualunque alta fan– tasia: nelle isole beate. Ulis'-e, Achille. Aie- xandro,. ci parlano. E neppur qui vuole il poet1 che ci fermiamo. Come nell' ;1<,cen~ione form1tlabile d1 un tema orchestrale che, nato da una primitha dolcezza, cresce fino a sostenere un attimo tutto il peso del dolore umano, ma quella prima dolcezza vi canla dentro non soffocata, come canta la polla tra i macigni ignudi delle \'ette siamo alle rare ,;;connesse cime di que· st'art~, che in quest'ultimo libro si chiamano Lt Jue aquile e il Naufrago. Pochi e rapidi capolavori, nell'opera del Pascoli, dicemmo. E se quesli non 1110n 1 tali, la nostra poesia moderna non ha opere se non mediocri. Un attimo su quesle cime tremanti, donde tutto questo mondo poelico s1 agguagliai e il regno di Alexandros appare piccolo come il grem– biule di Rosa. Poi, attratti in ques1a prodi– giosa ispiruione 1 su, ,·erso i paesi dall'altra pane del sole. come l'aquila ruotante nel gurgite d'amore che <ciolse I ghiacciai delta terra cd empie di echi astrali i cieli. Come lei, rammentando la nostra rifiorente eternit3. Amore! amore I P.morc ! Ecco appuit.t sopra le nulli, irnrnob1le sull' aie, tremando in cuor lo squillo della vita, tremando in cuor il pal1lito i111111or1"'-le della sua vita, !'nitra :iquila. S'alza lent11, e ricorda :1 mi.n 1111111 che sale .... Emilio Cecchi. !)i qun/o 11r!ùolo, ÙHÙ"lllt" 11/ pr,rrd~111t' ap– parso 1tel "· 39, ,· .ç/cl/o s!c,mpo/f) "" tslrti/lo co11 rojJrr!ùta d,r r:t"lldiouw ,, aut. 50. IL VIANDANTE • l><,no u••OCAli •enr..-. u,ue, medici ~nr.A m.-.lau e •~nLA 1den– u, 11uden1i d• biliardo, commf'ni •l•Hi•tori e"''"''""• 1io,HaJ,. ,t, ,I, 11aol1 ,:11n,.nl1 ... • C,011.0 :i1..,., t peuonc, che banno la profH• ,Ione di drut1ue il pentiero •· O1oao10 Son.L l'oichc il .. otc dcll'.l,,enirc tarda alqu:11110a "l>untarc -..1111,1 .. c-cnadel 111undo, Tc,111111;1..,o ;\( ni– celli -.'è detto perd11..•1Hm ;u:-cendcre, almeno per I' Ital1;1, una 1)iccola lantJMda che renda meno brt:\ e la notk > Se fo.,..,._. -. t,1111 un profo1;1 .,3. n:bbe entrato ndlt' ,·;t.,1..• dci,:li uomini t· ..,trap• part: le ..,up1>ellenili di lu.... o, i mohili dt:ll'a,ari– zia e della n,1hllt;1, i ritraili tlcgli ,l\ i fontc e.li o r– i;::o!{lio, ne :l\ rchhc formato 1111 bd roJ.:O -..ullacima cl' un monte, 1~rcht' i ~io,ini delh.: ciu,\ corrotte che ,e~lian con ,m.,ia m·llt' tt'nebn:, ,edc.,~1:ro in quel fuoco un· .1111ici1>a1io11e dd .. 1,lc.· t· fo..,,sero accor.,i da lui. Se (o.,.,t' ... iato un 1101110 pratìco, 3\'rèhbc pn:forito un t·o111od11 e ,icuro ..,i-,tema cl' illumin:wionc rc).:olarc 1..· pro).:rc-,,iva. ;\la c~– ~cndo -,c,lta11101111 profl'.....,io111.,1,1 ddla lt:tterntura quotidimrn e ,ccnka, la ,ua l.unpada ,'è formata di rob:1 d'accullo: dal 11\0('COh, rhc nutre un :-evo d':mrnm.d:rno con aromi di cmtis1110 e di cstcti-;1110, lino ni , etri d1c ,o-.ticne t111 tclnio dcmo•sindacali'ìl;.t, e dll' p:1io11 llrOH!nirc dai culi di holliKlia d 'un liquori-.1a ro\'inato. dalle ,·etr.lle cl' una rl'd.,1:ione pre.,a ;1 -,.1~"'att. dai frantumi di un lumino eia notlc di qualche al– com del!' ultimo piano, d.1i fc.,~i linc,trini ,pen– nellati di c:alce di un:t l:ttrina h:atralt:. Ed t' cli– falli la raccoll:t di molle ro\im:, 1>oliticht. ld– teraric. teatrali t: 1>'-'n,inounht:r,irnric, che tenta di rest,1urarsi "OJ>rn il 1>iedi,1allo d' una casa e– ditrice milanc.•.,e 1..·di 1.mdnr,i <:ol ~omo di un poco chiaro popolari,11111. ~011 è cu-,., nuo\a : e un ,intomo di 1111.\ .,enilit.L Halbell,1, ma non come i l)amhini pr'-'a1mt1111,ia11do un 11110\'o lin– gual,:"J,{iO: i: il h:ilhcttio di 11110 C'heha compiuto ecce,si ven<.-rei. I. Idea fu11d:1111c11tail' <Id -.indacali-..1110 (e fra i col1:1horatori del I "iamf11111t· -iono parecchi rifu– giati'ii dopo la ro, ilm <lel ,i11dacalism<1in Italia), ,111;,idel -,ociali,mo :uhlirinnr:t, i: du.o noi a:-.~i– stiamo alla crca1innL· d'un 11110,n uuiuo, d' 1111a nuo\a ,odet:\: e dubliiamo ,,iut.1rli. ;\la nul)vo uomo t- 1rno\;t "itX'Ìt•t;'t. ,il,:'mlit.·,w 11uo\.1 -.toria dello ,1>1rito, 1mo,a lurnm d'c:,prc:,..,ione. nuo,·a . manici";\ cht: lo 'l>irito a\ ri, di <;onlt 'mpl.lr, i e di parlare a 'l' ,te._._., c di concepir-.i ,ignifica dmH1uc ,md1c nt1m ,1 ,1rh:. Chi t.·red1..· "' chi crede ancora all'a\\ent11 d1..·Ipn>h:tari,1to c-11111.:- cla.,<,e i.,tauratricc cl' un 11110,0 nrdi1h,;di -cn,e, ,i a,J>t:ltta ancht.- I' i•.c:helctrinwnto t" I' in1iacd1imento. 1>0i un conti11110,m-rt.·.,,ho ahha11du110 ddle fornu: <l'arte bor~ht'"t>, <'0111<' n.>I ..,urgere della llQr• ghesia in pantaloni e ~en1,1 1>;1rrucca.tuteun'al– lr'arte na::,cc,:i., rimi~orila dal bagno plebeo. cosi dal nuo,·o salutifero incanagliamento che de,·e "enirc ci :-.iaucndt: un 11110\"o M>ffio di naturalezza in tutti gli ~piri1i. ;\la le obic1,io11iche l:i. storia contemporanea, col -,110 s,•olgersi lihero e im– prc,,islo, è :mclala pre-,cnt:111clo ;-ille l)rofozle de– terministiche <lei mar~i.,ti nel dominio economico protraendo l'a,·\Tllto del proletariato al potere, rendendo la ho1i,:-hesi.1 1111 o~!'to più duro Ja ro– dere di c:1uel che 11011 crcdc.,sero i denti .;ocia– lisli, facendo della pic:cola proprieta un frazio– namento meno a"'-Orbibile in, !{raneli rna:-.se di quel che 11011 1>cn.,,,,..,cro J,:"li-,tudio,i dcli 'indu– stria e del commercio in ~rande; t- cosi ,·ia dicendo; quelle c;1e.,.,eobiezioni. e -.cnza dubbio J>iù \arn1>anti e sco11an1i. .,;111,::,mo ,·er-.o chi con– ~ideri l'arte presente e le csr>re-,qioni che si presentano come ri"J)ondt:1Hi o preparanti la nuo,·a ci\'ilt,i : nelle quali incanagliamento c'c, ,i, ,pc~o. ma è prellamente borghese, e cioè non incanai;:-liamcnto per ,:1ng11c nuo,o e in ~enso di rudeua e frcschcZ1.,1 plehea, bensì di mercantili,1110 e 1>er snngue corrotto e prosti– tuito. Si dice che il -.ociali.;mo s'C imborghesilo. C'è ciel \'Cro. ~la anclu: i sindacali<.ti, snlvo pochi cd esiliati capi di movimenti prnticì, erano, in Ita– lia almeno. gi:\ borghc ..i fin clal 1>rincipio. E la borghesia 11011 ha d0\'1110 ndo1lrar la forza per , ince.re I' uno e Kli nitri : ma penetrando l>t:r gli animi. lasciando il sistcmn dtlle -.c:hioppettate e la logica della mitraglia, ha u.... 110 due modi di in\'asione silenziosa : la ma .... soneria e la lettera– tura. In me7.7.oalla borghesia il sociali!,tnO non ha a\"uto un.1 co.,cieru:a abba-,tanza riscicla per resi~tere. e nell' Ulll\èr.,alc J)c.,ti(era aura, ha ce– duto anche lui · d., una pal"lc -.ogl{io,:ato ai par– titi radicali. repnbhlicani, derno<;,()(."iali, e, in hre,·e, alln confm,ionaria J>Oliticadei hlocchi, è <fo·en– tato un esercito di \"Otanli municiJ)ali o politici al <ocrvi1.io cld tre punlini ; dall'altra è stato tulio 1>cna,o dalle ahi1udini letterarie e giorna– listiche dell' intellcttunlità horghc-,c. s'è creato un corpo cli ,crillori p:i~nli. di poco reale entu– siasmo, 11un bollali eia 11eo.;-;1111 martirio, 11011 minacciali piil clallc lc":-i,:i.-;impatici nlla borl{he– !-ia in fondo ~çc11icn e :irrench:,olc, piutto-.10 femminili d1c virili, trafhmnti cvn le \":tric sorta di lettcmtura e 1>er-,i110 ci, t.·llanti con l'arte e in '-lreua e pah:ni.t comunione di cuore e d'affari con Kli intellettuali rh-i,tai e ~iomali,ti borghesi. Soltanto .,uJ principio il :-.oci,ili-,mo fu abba– stam·a i>O\ero t; mahr.Htato Jlt'r lc11t.·r .. i lontane le coi;;cicnze un po' lrag:ili t: i dil1..·ttanti; nè dopo di\·entò abba,t,m1a ricco 1>er dar~ rii :-.uoi <te– !(1.Jaciche -.crh 0110 <1UL·I ,en<,o di indipendenza r>er.ionalc t.:hc e un'ahi111di11c di t·la:-.-.i ricche come t.1nc:llc inl{lcsi. Fu mediocremente ricco : fu pkcolo borj:hl:'.,c. E piccoli h,,rghl·,i fnro– no i re..ultati. li primo paq">o che ;1 ciù con-

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