La Voce - anno I - n. 39 - 9 settembre 1909

stante, per sentirsi sempre il dolore tremo– lar nel cuore come una lagrima che rifio– risce sempre sul ciglio e ~rennemente ap– panna e colora ciò che si \'ede? E la sua ra1ien1e virtù non è I' opposto equivalente dell'orgoglio demonico, della sfrenata passione dell'ahro, informi come lci 1 come lei ciechi ed elementari ? Di qui anche la spiegazione della cosidetta frammentarietà di questi poeti. Siccome il processo del loro spirito è s1ng-olarmente sem– plice e non può per n:1tura sua alimentar di sè una vasta sintesi. non può S\'ilupparsi come una graduale ascenc.1one verso una sommità dalla quale, di sul pinnacolo di on'arte sem– pre pili perfetta, tra\'erso l'acre di una forma .sempre più diafan:1 1 essi guardino, con occhio che tutto abbracci:, e comprende, sull'inLiero spettacolo della vita; siccome 11011 possono lucidamente cercar fondo a tulio Puniven,o, ma soltanto sentir ,entarc •mila loro fronte il mistero che questo fondo esala, è natu raie che i loro intimi mov11nent1 e le loro crisi si riducano a rinfrescare <1uella loro af– fermazione immediata d1 dolore o di gioia, oltre la quale non vanno. A provocare il dn• nov11rsi del qual processo s' intende anche, al– lorn, come ogni contenuto diventi legittimo e buono. Qualunque scala, mi si passi I' im– magine, sen·e a Giornnni Pascoli per salire alla finestra donde il suo sguardo spazii sul– l'oscuro deforme mistero. Nè ci meraviglie– remo più, trovando in lui un sen1ore di ca11oli– cesimo1 simbolico più che decorativo, com'è nel d'Annunzio, ma un cattolicesimo che ha respirato pur della religione dei Salii, e, altre volle, di quella di Solon o cli Socrate. Il cat• tolicesimo in sè può essergli ostile e indi1Te– rente; in fatto gli è altret1:111to necessario e accettabile del culto dei F;:uelli Arvali, o della· religione delle torme 1a1tare di Gog e Magog. Egli s, ribellerebbe a ciascuna di queste at– tribuzioni, percl1è le vive un po' tulle, per– çhè un po' tutte e pienamente nessuna intac– cano la sua coscienza chc 1 grnz.ie a Dio, non è quella marmorea dei saiievoli poeti olimpici, alla l..a:onte de Lisle. Un po' alla Victor Hugo, se mai. A lui b!lsla lmlire l'oscuro mistero, te sia poi in uno Jpol,.1rmm di circo, nella cella di Socrate, nel carcere di Gine\'ra 1 o nella casuccia della vecchiella della ftlorl~ Je/ Papa, non importa. Altro succedaneo potrà essere 1 1 ispirazione ci\·ile moderna. lln altro ancora la fantasticheria novellistica dei CouwVia/i. Davanti a questa content:1bilità. di contenuto, ripensiamo il dolore di Cnrducci per la patria oppressa o \'Ile, il dolore dello Shelley per l'umanità schiava, quello d1 Leopardi, palpilo di un dolore universo. Se qui c'è un dolore ~ un dolore infantilt:, non dmamico, che non si nutre che di canto e s1 spenge nel canto. Da esso non saran mal generati i silenzii e gli scoppi leonini del 111:1remmano; le benchè inconsulte azioni dcli' adolescente inglese a Dublino e a Lynmouth; i sordi combattimenti di un Leopardi. È un dolore che si può rin– tracciare nelle cause contingenti che tutti sanno, ma che non si !tp1eg:t 111 effetti non estetici. Per questo talu:10 :1nche non sa di– stinguere se sia nel Pascoli un pessimismo o un ouimismo, e neppur lui saprebbe dirlo. Nè l'uno nè l'altro, ma uno stato che non può definirsi fuorchè nel suo stesso canto. Il che a noi può bastare sebbene costituisca pure una car:u1eristica che non può esser trascurata. Fra1erni1à nel dolore? Llmanitarismo? Ma sgorga una fraternllà vio da questo dolore, che, invero, proclama medicamen10 unico, panacea universale la fraternità? :Xoi sentiamo che cosl non è, e che il poeta, pt!r parte sua, mentre dice di darsi sempre con assoluto abbandono, in fondo in fondo, misurn la sua simpatia più assai di altri che di simpatia meno hanno parlato. Non si 1rat1a di sentire e agire in comune per una grande battaglia umana, si tratta di placar l'anima insonne i di addormentarla, di sognare ad ogni costo. Chi piant,;e 111 sogno, è t;iuutv a CIÒ che vuole, è giunto alfine a tutto cib che ituplora invano. C:111ta; e l'a111111:1 pu~nace tua pl.1cherai. Ritrove1:\ l'aurur'll and1e le forse addorme111a10 in pace. I' impostalur:1 dei suoi poemi sarà perciò larga sebben tremolante, imprecisa sebben LA VOCE convulsa ; fatta in modo che, sui risvolti delle loro architetture, i venti depongano molto tefnccio errabondo ricco di semi, e le piog– gie fecondino \'ariopinte fioriture di rosolacci e selvatiche ,·iole a ciocche. I fatti contem– poranei egli ha 1entato dominarli nell'ode e e nell'inno, alla Foscolo, in quelle compatte forme di poesia che il Foscolo diceva aver detivato da Pindaro; nè gli è riuscito. Rin– tracciare miou1amenre in qual modo ci por– terebbe troppo oltre. 1'1a non pole\'a essere al– trimenti. Egli ha crealo le sue cose più belle do,•e non ha a,·uto bisogno di ,tringer troppo dappresso un contenuto in lut quac;i sempre immaturo, Jove ha potuto effonderlo Jissi– mulat:1men1e1 come in lui o~curamente vi\·eva 1 perchè era, in fondo, un con1enu10 contrad– ditlorio; se mai non gli venivn fa1to di ser• r:1rlo 1 con1e pure a volte ~li è successo. in rapiJi supremi capohn-on, ,1unll in quest' ul· timo volume il Mu.f,,igv (meno l'ultima parie), le . lqui!t:; e ahro,•e, So/011, llltxa11- .lro.<. 1lndrl,. Gog e M.igog, l'Aquilone. Nei Co,witù1/i e in questi e nei ,cechi Powulli. della vita antica e del c;ogno e della natura, egli si è costruito gli ahi cerchi orchestrali traverso i quali ha fauo che il suo canto si fondes.:c e si unifìcasse. ( Conlim.a) Emilio Cecchi. Lettere Triestine. Il Plccolo risponde ;t p, t't.1.0l1111. E Preuolini non avrebbe cerio bisogno del mio aiuto 1>erri– battere te obit:idoni dd Nctolu. t',"Ja è me~lio es~er siuceri e conressare cht: quello d1e ha dnto una eerrn direzione alla Vou nelle questioni triestiue '40110 stato- ed è natur,,le - io, triestino. Quando cominci;ti a scrivere le mie e lettere • quasi tutti >,:li AJuici della Yote intravede,•ano soltanto che il nostro problema etnico e 111or;:1le ra molto più c<nnplesso di quel che ogni re~uicolocolto potesse i.corgere d;1lle informazioni triestine ai cotidi:rni del regno o anche dalle \'~(Iute libera\i.n;u:io- 111tli del Piuolo. Non snpt:vauo cllinrnmente: de– sideravano. C:,pitb tra di essi l'eretico e rlvolu– zionnrio Scipio Slata1>erche :,vev:1delle idee abb;1.– sH.rnza ferme, dedotte da osservaz.ioni 11bb,1stanta intime e ricche. Ama,·a molto, molto Tries1e: e discutendo su essa con i nuo,·1 amici, essi s'acc:or• gevano che la territ,ile condizione degli irredenti era vh•a come una tragedia "J>iri1u11le in lui, e che egli 1>ativadi dover dire certe cose che " lui sem– hrava necessario dire. E Salvemini, l'unico tra di c... ;i che si losse occupato di 1>1 oposito e n fondo di uoi triestini, approvava quA!'oi tutte le idee ciel– i' eretico. Altri, delle nostre regioui, e peri,,0ne st1- nmte, anche. Nè quelli che le disapprovavano por– tarono nella discussione accua dai primi :uticoli, ragioni tanto robuste d11 st-uotere la com·inzione che 1 n loro si anJa,•a formando. (Signori del Pic– colo, mi di~piace: ma io non d ho colpa). Cru.l naturalmentt: oggi l'reuoli111, 1>. e., ha su Trieste delle idee iu molti tratti gemelle delle mie. J\la in fondo III fondo il primo respon!'abile ne sono io: tutti lo hanno compreso: :mche il P,ccolo che ac– c"nu:,va &gli Informatori. E poich!: è ormai vergo– gnoso uso III Italia che sotto molti istruiti di ma– terie nostre ci sia un soffic1u11or~, è meglio esser ouesti ali' eccesso per 11011 assomigliare neanche :1p1,a1e11kmente a costoro. Perciò ris1>011<.lo i al Piuolo. 11centro dell;t polemica e questo: Prtu.olini ha sostenuto che i triestini devono hnparn lo slavo per cercare tm modo d 1 iutt:sa con gli slrwi. 11 Piccolo ha interprelatc, qutste parole es1ensiva– ment'", e ha ribattuto: se lulli i trie-.tini imparas– sero lo 81av,> parlerebbero sl,tvo con gh slavi, e gh shw, non parlerebbero più halfano con >,:I' ita– liani. Trie-.tc si sla,•inerebbe. l'reuolini rispon– dendo ,"è spiegato meglio; occone e imparare lo sla\10 l"'r concorrne ai posti g-overnath•i, ... per 1>01t-rsa1>ere cosa ci miirncciA. • Il Pircolo ;:inche dopo questa limitazione continua n <lire: e se /111/i noi itali.mi imp:1rassimo lo slnvo • ecc.? Non /ulli. 1:: 11011 pcrchè :-arehhe la morte del– t• it;ili:rnllà come crede il Piuolo, sem:' accorgersi die ~e la Ml;tconvinzione fosse r:,dicata nella realtà, noi si do,•r'°bbe completamente di.sperare della no– s1ra ~une. J\la come? N<ii, colti, con nel sangue ,enti s'"coli di ci,•il1à. "'ive;nti 111 1111 mouclonostro. comi>leto III sè, piantali sulla sohdil:'I d'una nostra 1 ra,fo,ione eommerciale e su 1111 nostro commercio. et sla\•izzeremmo nuti, sol che si im1>arasse lo slavo, 111H1 lingua! t: 11011 sviluppala ancora come la no'itrrt, e che perciò non 1){)trebheservire asso• Jutnmente alla nostrn vit:, elica e artistica? Ma voi siete d'uno scetticismo orribile, che, s:e conse• gueute, do, rebbe aflermnre la nazione slava ha ornu~i 1a1110potere economico e spirituale da as– ,1milnrci tutti, come noi italiani un giorno da as– similar loro, st: non rosse !"ostacolo della lmgua, ci~ se non ci si ficcasse in testa di 11011 imparare o ~lavo. Ma a che \'Oi credete possa ~n·ire in un proct'sso etnico la ,·olontà pura, as1ratta? M;:1 ,ia 1 Allor.1 sarebbe: mutile combattere: b1~uerebbe r.a.ssegnarci a e!JSt:re,noi italiani del presente, s!a,•i 111 cns.tlidc. Rompere la crostn e sfarfollnre bianchi - rossi - 1urchi111 No, 110: io <.:redoa11cora in noi, µili che il PU· colo non creda. E 1>enso sciocco 1Mrlare d1 lu/li , tm:stini che imparino lo slavo, f>c:rl.1 semplice ragione d1e uon sarebbe ~ibilc r>e:rchè non ue ~ss.1.no. Ncccss.uio m,•ece lo sla,·o come difesa nazion~le per due sorta di att1vi1à. economici.: 1>0st1go,·ernati\ 1 1 1 commercio, (tloma111anche m• duslri14-); i111ellettuale, informazione e polemica gionulìstica, a111v11à1>0litica, e sopraumo per la couosce111:adi t111to il movimento shwo da lauti -,lave 111, hi si occupa teoric:um:nte del 11os1ro problema, è in chi seme che nel profondo dbsidio dell1t nostra vit.1 nazionale lremt: un'enorme ener– gia .u1i-,1icache dc,•e esser espr1::s1uo 1m111,1 o poi. Po:tt1 1 hmiti, discutiamo 1>a1titamcnte. Impieghi gove1u.-tl\ 1: 11 Pucolo ne ricon<>SC'4!: il fatto com– piuto. lkut!: rna pcrchè lo riconosce solo nelle strette d1 una polemica, e 11011 più spesso a istruire i tanti che lo negano? E pcrchè 11011 estende 11 nco- 11oscime1110 nnche :igl' impiegati di rn~e commer– ciali che lavorano con paesi slavi? Che 1>udore è cocle"Sto? l..a coscienza clell' italiamt:'1 nostrn deve vi\'cre nella necessità storica, anche in c1ucllaparte di necessi1à che non accomod.- ai nostri idealismi un po' antiquati. Ed è COl1\'intoche questo fatto onu;ti compiuto è necessario, utile? Se si, perchè non lo dircnde e non lo pro1mgna a ptrsuadere 1 molti che lo combattono, ,1d aumenllll'C 1Inumero dt!gl' italiani che col loro slavo impuato :,;covan ,•ia 111111i11ncci:1 di nuovi slavi? Jufonuazione e polemica gionrnlistic,1: si, è vero, il Picco/o è bene informato, ora. Ma 1>erchè fin pochi anru fa 11011 s'arrischia,·a cli cib1re e confo– tar" l' J:.Oi11osl se non per meno di 1111 assiduo? Percl1è I' l11dtpendc11le è ancor a <1uesto stadio> l 'erc.hè il l'iccolo ancora oggi non 1>0lemiuA con 11giornale slo\'eno? cioè non fa conoscere giorno per giorno cib che gli sbvi uensR110,1>er illimpi• dire negl' italiani, in tutti gli at1eg~ia111en1iµarti– colnri, il bisogno di una dire.sa 11011 11egatrice as– soluta, um cosciente, acuta, pronta? O 11011 è un grave torto del Lavo,-a/ore di occuparsi tanto poco ddJ· l:.dmosll Gli ~la\'i esistono, hanno una loro volontà e loro pensieri: ma che sempre delJb;:1 esi– stere in noi italiani questo m;:1ledello preconcetto di su1>eriori1àdi razza ad a\'volgerci iu un \'t!IO d' ignorn.nza dis.1.strosa? Eppure con altri meui i tre11ti11i combattono i tedeschi: sanno, fin dentro i hilnnci, l'1u:ione del e Volksbuud • e della a SOd- 111:ok•· Pcrchè a Trieste si sa tanto poco della e Cirillo e ~letodio •? Mn in tutti i casi il Piccolo 11011 riconosce, olire agli i111pieg11ti governati\'i e ai redattori inteq>reti. ad alln italiani il de\'ere d'imparare lo slavo. St!– condo lui , noi siamo .... forniti d1 tanto slavo quanto ne occorre; di pili, fortunatamente, 11011 ne occorre •· Ora a me e a quant'Rltri credono il contrario interesserebbe sapere pt-rchè il Piccolo creda nvu occorrere. E allora discuteremo. Son cose queste molto serie, più serie di quel che pos– sa sembrnre, e 11oisi \'0rrebbt rngionarci so1>raa lungo e cou e.tinta perfc:tta. Adesso vediamo le questioni acc~ssorie della Polemica. Ma son tauto importanti che \'era mente mi di!Jpiace do,•erle strozzare cosi III un dibattito. Asinerie e menzogne regnicole sulle co~e nostre. 11 Piccolo aflerma che contro di csse la sua azione è e retlifica costAnte •· Sarà: ma dica: quanle volle lrn tt:ttificnto quando nel re..:no o qui, 111 tutte le rorme, dal discorso-pallone nll'articolo mu:iona– lista, ieri e ORgi, si parla dcli' l'itrin qu,1si tulta itali;tna (ieri si dkeva tutta}, di ·rneste tutta che anela ali' unione con I' lt;:1lia,agli sla,•i !òielvAgg, che abllano solo intorno a Trieste, e 11011 dentro Tr icste ccc. ccc.? Eppure sono informazioni co– deste che partono molto spesso <l.,lla sua reda– zione. No: lei rellifica solo le aflermaz.,oni che in qm1\che 1110<10 1>0si0110rcnre la visione e l'opera libernlc-nnzionale. E anzi riiealda cou allusioni e mcr.r.e110e11m1zio11i e meue retict:111.e il tepore pi– gro dell' ignoran.:a sui fatti nostri sicchè posson sbocciare enori e illusioni 111ostruo~e.\'uol un pic– colo esempio, estra1to proprio q:m dal suo arlicolo che discuto, A d1111ostrareil modo 111 1..ui~i1::sprime quan·lo è proprio nella p ù pe,f"tta smcentà og– gettiva? Eccolo: a e Trieste c'è una for1.a numerica slav.-.... •: e son 1>iit ,ti 40.000 slavi a Tneste. E ,,llro d1e for1.a numerica!: foru economie-a e per– fino intellelltinle. oggi. • .... E 11ell'1st,ia l,; slava una prir1e çlelln popolazione •: altro che parte!: due terzi, due teni! E 11<>i il Puco/o si lagna che I regnicoh 11011 ci aiutino ma1erialmente. E ha rngione, complet;:1, ..,..,nla ragione di lagnarsi. o regnicoli ,·uoti che: Bibloteca Gino Bianco )59 piuttosto pagate l'onorario al medico che vi curi la gola sbraitanle Vii-a T, iesle e T, L'nlo ! hwtce di una lira alla e Lega Nazionale • ! Ma il lagno in bocca 1111 t.,àolo fa quasi ridere. Che cosa ha fatto lui, fin ora unico che veramente l)Otesse, per dir di I:\ dell'Aussa che noi siamo rn pericolo ter• rib:le, che 1101non l)OSSiamoconservarci italiani, che bisogna la -.me1ta110colle ciance irredenusli– che e agiscano n11zioualmente > Non ha mai n,•uto il coraggio di denudare la veri1:\, h, lriste ,•eril:'1; anzi ha dato nrnnu a rinfago11,ulfl cli stracci qua– rantoueschi e magari auguslci. e Qui è c.1sa no– stra: fuori gl' 111,•asori •: ma non è questa 111 fondo la COll\•inzione mtima del Piuolo? (E gl' in,asori son tanto a c-,1,sa loro. che quasi qua.sì buuan fuori 1101!)Dire le cose come stanno per a,·er diritto d1 lagnar ..,' Per esempio, r~tauclo sempre nel campo chiu~o della nosira 1>0leruic,1:1>erchè da un <1unrto di Si!:• colo I' intereJSe dt:i connazionali verso di noi è s111to sempre svilu1>1Mto, r111chedal Piuolo, in fon11r1 d1 oclio conlro 11governo aus1ri;:1co?Badi: il a:overno aus1riaco è certo qualche cos.1.di orribilmente odio– so. ed è giusto urlargli il n0:ttrosdegno in r,1,cc:ia. Mn in che uione pratica si può estrinsecare oggi l'o• dio dei reknicoli contro di lui? Un ioedentist• mi risponderebbe - lo so perchè me lo rbpon• de,•o io - : Uande giHihaldine, nazione 11,rnu,ta, g-uerrn. t',lfl lei, /fr~olo, che 11011 è irrellentistit che cosrt mi ris1>0nde? Nie11te: solo, se fosse sincero, che lei 11011 ha l'audacia di ro1111>crla con mia cer111a1>1lare11te tradizione irredcntistiea. !'lotto la quale le nostre animucce obese son pii1 belle agli occ.hi reKnicoli; che non ha la ,•oglia d1 im– micarsi mili quei tri'°stiui idioti che oltre e go– verno boi1' I • e i1111iimit.\ immarcescihile •• e ciu– cialitri ,•endm •• e porchi de s'ciavi • Mhro 11011 s.1n pensare nè \!tre; che 11011 ha l'energia di rinfre. scare la 111e111alità lel suo pubblico, e forse neanche \t:i stesso, per i,tu:udnr le cose profondamente, nei loro visceri, e li c,,cciare il coltello. Il governo aiuta si gli slavi: ma ora senza di essi il governo non pub far ni"ute. E- storicamente- l'ehimento tedesro di governo de\'e aiutare gli sl;:1,•icontro altre naz.ionalitl'I,1>aeht spera di J>Otcr~lvare da essi almeno momentaneamente la sua 11azìon11li1à. Ed è per <1ues10che un'intesa degl' itAli,rni co11 gli slavi contro il governo sempre piti !'li fa diffi– cile, caro Preu:oli111,anche agli occhi di chi - come me e te - 111 cll!sidererebbero arde11tt:mc11te. Mentre una volta - quando gli slavi non 11vewmo spade di Uren110- si poteva e si doveva. Invece: il patto dì Fiume? Ma lroppo 1ardi. Prima prima: mli prima in l),1lmazia, in Istria, a Trieste gl' ilA• liani erano fiwo, ili dal go\'erno contro gli slavi. E assieme a lui sopraRat.-evano. Son dure veiità, 111.;1 \'erità: utili 1>erchèse continueremo n gonfiare l;t Trieste leg~e11daria.che nimbeggia trR le nuvole italiane, Rvremo sempre urli ed evviva; nm cono-– scen:z:a,ma interesse reale, ma quattrini, 110. Il Piccolo dice che non tutti gli shwi di Trieste sanno 1' italiano: va l,ene. L'imparano. I!: poi an– che se 11r><>rtleredella Meridio1111lt:non ~peva l'italiano, capirà il Piccolo che il r.-uo re.sta sem• pre questo: gli slavi ,•h•ouo tra di noi sa1~ndo, noi con loro non AApendo; essi rubando a noi 1u110 che possono: posti e coltura; noi, nient'°. J'erchè non 1>0ssia1110: e si deve, al più ,,resto 1>0tere. Preu:oliui dicevn aucorn molle co~t: a cui il Pic– colo non rispo11d!!: immigrazione escl11sivame11te slava-tedesca, ca1sn di risparmio 1riesti11a, po~se~ so roudhuio, s,.uole slave. Facciiuno fin1a che in ciò sia d'Accordo con noi. E per oggi pied'a,,H/ SclPIO SLATAl'Kk, Usi e costumi dell' Egregio Collega. 11. - La scazzottatura. Ey,a an icm·. in generale. in pm,,1mit;1 <11:1 c,,tlè. "on ho mai ,i.:ntito dirt- d1e due E. C. '-Ì ,ian picd1i;ll1 all'cscita d'una hibliot«a, o facendo uu.1 p,h-..t:~giat.1 in m(mtaina, o in un,1 ,al.1 m1iH·r..it.1ria . non deHm<> ;1H·r\• di qu<:Menu:lancrn1i\·. Come i h:ppi-,1i .. i ,lnuldlanu dmnnti ni horch:lli, cosi e~si ,i picchi:11111 clr1- ,an1i ai ç;lil.'.·. Si 111110,·1\11 dnl <·nlk 1\'1(11:1 dtt,ì, per h,1-,tw,M\' Il collci;1 di un'ahra <:1tt."1 i 11111 :iltro cafh.-. La lite, poca omtrica. ,i ,,·011,tt.•tra un btKrnlc t.li birr.1. e un :is-,enzio; llihCl· iutnrnH a un t:t,01i1111 ,udirio di liquidi ;lJ>pkdco ..i \" ,i ricom1>onc ll,1, ami .1 1111 altrll ta, olino cu1lt."rto di rnonicoui ti, ,i}: .i.ri. :tl:Ie di tane 111.11 n1lme. Perù e;·._,,, l" pit1 naturale d\•I dudlo. Il ~inr• nali,1;1 c-lw .,j ,r,1nott;1 ~ piu '-Ìnn:ro. Il ht.·ccro ili ,il'II 111nridall'ribitv nero, t.• In nwntc non fa11:t pt:r Jtli 1,.·',t•rci,d ddla intc:lli~e111;1medita i t.olpi hrut.1li. 1-:rrn il -.olino :si acciatT:l, il cappt.'llo duro ,i ,forma, k· maniche cicli.acami, "' -.l>uc-.111u ru,1ri, t· l.t fard,, di 'tj{ll.lttero, di carreltit·rc, di ~ando ... j nH·I.\ ndLt ,ua n:.1.1t;·1. Si '\·ntt• .,llnra

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