La Voce - anno I - n. 39 - 9 settembre 1909

OCE. Esce ogni giovedì in Firenze, via dei Robbia, 42 .:I- Diretta da GIUSEPPE PREZZO LINI .:I- AbbonaO'ento r" rl Regno, Trento, Trieste, Canton Ticino, L. 5,00. Un numero cent. IO. Anno I .;I, N.• 39 .:f. 9 Settembre 1909. SOMMAHIO: Cose C parole, I.,, \'oc1• - t'Anima in pollrona. C1m·A:,.,1 l'.,1·1,1 - fiio,•annl Pascoli, E,111.10 L►:çc:111 - Lclltrc Trics1lnl", Su••10 ;-i1 •. H.\l'.,K - Ubl t cos1umi dtll'Eirtzio Collt111, Il. /.11 ft11:=ot.'a'1m1, tf. pr. - Lcurrc da Fiume, 11. e;, 11 \RA"òl\l - Per una colleiionc di classici. I[. pr. COSE E PAROLE La lingua i1t1/it111a è Jnlvala. l.eggùww chi• il ro11siglio ro11111111,jf di,...J;.Q11Uhb11...Ji4_ volfllo uun tassa di """ lira per ltllrrtt s111/r inse– gue srril/1•in tetlrsro, i' rosi il pl'rirolodi 111w i11vasiomtmtonirn ;, srougiurnto. Certo è que– sltl 11110 tft.i pochi mn pitt rospirni rl'sultatidel mnvimmto 11nzJ011n/istn 1 rh1• sr l'è prc•saso– prntutto rm, /1• parole) con fr i,mivu, ron gli nvuisiJ rou fr grida, srril/1•iu lingua 11011 iln– linna su qul'i suolod'Ila/in dflvt•uoi italiani, si sn, uo11tthbia1110 njJnllo bisognonè delle mm1ril' nè dei rmupratori str1111ii'ri. E d,,po 111110, ironia II pnrlt', ; ttnrht il piti Sl'rio 1f fet10 rhe il nazJouali.0110, /111/0 t'Stl'ruo nei suoi i11Je111i, possa oll, 1 110'1'; I' 111m è dello chr di qui a qm,lrhl' mmo ·v,,ri 1111111iripi i11dehitati mm si risolvr//loa q11eslt• lrlSSI'nazimwlistl' ,. pro– /Ìnll'. 1Wa 11011 sarl'bbt il rnsv pi'/' noi, rht ro111hn11in11w il mtz.ionalisnw /icr migliorarlo, ronn· ha dl'IIOgi11slt1111rntt ue/1' Alto Adige di 'frmta 1111 giavam r/;1•p11rlava di noi, mm .wr,•bbr il raso di ved1·rl' piti II fmulo le rMt, 1' mpirl' pl'rrbi'· 11wi la li11g11a itnlinua si ln1vi rnstrtlla a rirnrnT1'alfr leggi 1• al prottz..io– nismo, ro1111· /,• ,nari srndmli I' i prCldoJti ar– tijirial111t11tt fabbrirnti smza spo11tn11ea rirhit•– s1t1 di-I mtrrnttl? I 1111z.io11a/iJliJ 1m11rhè gc111- g11/nrt,hn•rt,/1/,tro 1.·Jseutristi. E ra1111•? q11tsla 11osllt1 lingua rht 1~ la pi1i 111111,miosa, la pili /il'l!t1, la piti glaz..iosatrr. trr. di lttllt'li' li11g11t'; q11uh1 italiano d11'ha it, tradiz.ioul'di D1111ti'. di Borrnrriol'rr.l'rt., di-vt rl'lltn• 11011 soloal le– desni,111a pasiiw al barb11r11 slm:om 1' rnwto? /;" 51'1lflOI st1slmrrsidrl't' rhfrdru l'aiuto dello Stillo, fo 111i1111rtit1 ddfr frggi, il fnnl11s111a delfr tassr? Come mai si spii-1;11110 qutslo.f1'1w111mo q11ti ,wzioualisti rheparagmu11ulo l'an11011ioso Trie– ste ro11 /'orribili' Trsl degli slavi, .fnrev1111 ji– da1r;_a su questa ço/a qualità pn prulin· rh1• i barbari 11011 avn·bbl'ro lrim~fato? Gli r du /11 li11.e11a 11m1 si s,is/Ù'lli' rh,· pl'I' ft, qnn/if{i di 1111 popvlo, 1• 1111 t'fl'tl 11n:;Jounlis1110, rom,· il nostr,1, dt'l'f ll'lld1•rt,pri11111 di tulio, al ri- 5()/frvammto mornJ,, r iultllettnnfr rfrgli ita– Jitmi. Fi11rl1t\ I' itnlia,w sarri la lillgua di lauti slrnrrioni, sudiri ,. n11al.J"nbl'ti, 11011 la rùpe1tl'– n1111w gli stra11frri,m111 .wrtirapau di riJf>i'llarla il popolo ilnlùrno stt'ss,,. A Pou/e/,/ia hauuomesso m1n tassa di pili rn/fr i11seg11t s rauù'l't; ma dirauo mi pvro, ,wn Ji sono mai arcorti rhi– proprio di forria 11foro,passato il p,mtl',r' e Pm1tafel,1111 pnts1• prrtlamm/1• lrd1·sre1, r 11111' Po11l1'/ib11 1\ italia,w, t' rhe a Pn11tafd /111/0 è pulito lindo gra;_ioJo ben te1111/ù, dal/'alb1•1-go a/In pM!a. da/In dogana a/11• /alrim·; mentre " Po11ttbbt1 tulio 1~ il ni11trflrio, I' ft, rasi' !mm· t sporc!Jt", lt' strmlt Jmlirfr, i/1111110 11111 bm tristi' impn·ssicme di miseria t di sporri~Ja a thi mtrn in ltalia? Le insegue,Vtl bme: ma la puli:Ja 110n st1rrbbl'meglio? L1' parnle, -m h1•11t:ma lt rosi• 11011 i 11pt>rta110 di piti ? 1:· q11est,1 ra– gio11amm!C1 lo si puà dirl' per ogni punto dd r,mjì11t' ita/ù1110: da J\1od11111• a /3ardmurrhia; dal/'E11gadinaalla ValJe/li,w ; da Gorizia a l'almamrva; il rm1traslC1 ~ sonprt In sll'sso. Ora sarehbt toupo rbt gli itn/itmi Ji d1•rhfrs– stro, 1' q11a11da f ,1110 del na;Jv,wlismoJ hi ji,– ressrro s11/ sl'rio e si arrorgl'sstrarlu tulle Il' mriet,I t' /11/11' ft, 11';:gi per protq:gerr la liu– .(,w ilalirlfw 1w11 posson Jizr 11111/a, si• m111 si 1111,1,11111 Il' m>stre roudiz.icmi i,1/i'rllt', 11011 _q la- rvra ti 1i{t1rt'il ,wslro mr11lttrr, 1w11 si prmdr ln,11111l11.dlr•(f;Jli>dr,·. 11t·gli11.0iti,mili- rt- iu 111m111111il111mt1• !t, srC1p11 e ,ei,; ai 11111rrbi da;Joui 1' 11:1 r1.lft~. di spn;,;nt11r11: ,zili, a q11t•lli rht si trcn. 1 111,1 1;· i.'l'ro ,·IN 1 11 sr11pa p,it,;/,/-,• r111c!Jt' iutop~ ptr lt' strnd,·, ,. 11 quelli rht' Ji tnn•nn nd Par- J,1u :11'!'1t1!rl I' 1 1,1,;fo1111lista ... L, Vor:r ... - _,,,_... _,/tr - L'Anima 1n poltrona. Se uno mi dice in faccia che senza i suoi « comodi », senza le agevolezze e le agiatezze, senza la roba bella e i quattrini, non ~ buono a far nulla, mi vien la voglia cli pigliarlo per un brac– cio e di buttarlo fuor dell'uscio gridan– dogli dietro: Va' là, vigliacco scioccone, che LU non farai nulla e poi mai nulla finchè tu ca1npi l Io non faccio quasi pil.1 di codeste mos– saccie facchinesche (dico bene, signore?) eppure quei porcellini d'Epicuro. che vor– rebbero creare tra i guanciali e i baloc– chi e far crescere il genio a forza di scal– dalclto, si meriterebhcro 1..1uesto e altro lo l' ho in pratica da parecchi anni e li conosco bene. Tutli li conoscono: ce n'è Lanti per i I mondo I Son certi mezzi uomini che non sapendo scrivere vo– gliono avere accanto i vocabolari e le belle edizioni - cho non sapendo di– pingere si comprano le fotografie cele– bri e le cornici bene intagliate - che non sapendo nulla di nulla dicono che non si può i,mparare senza aver in casa i manuali e J'enciclopedie - che non in– tendendo la musica, vogliono strumenti perfetti (' spartiti eccellenti - genle, per farla finita, che non avendo anima, si fabbricano i I guscio e pretendono che senza la buccia non nasce la mela. Come fo a lavorare, dice uno, se non ho uno studio grande così e così, con una luce che venga proprio cli qua, dei colori di prima qualità, delle tele ben preparate. delle modelle ben fatte. ciel silenzio. delle rosc- sulla tìnestr,l, molti libri il– luslrali. una provvista cli the e la cer– tezza di trovare a casa la cena? - Come fo a scrivere delle belle cose. dicc- un altro, se non ho della carta a mano. cicli' inchiostro ben nero. un tap– peto sotto i piedi, un lume a olio che 11011 faccia fumo. una penna a modo mio, n1olti libri dcini 1 una stufa che tiri per· fcttamente C' una tazza cli caffè forte al mio comando? Come fo a pensare. dice un terzo, se non ho qui tutti i classici della filosofia, Lulti i miei appunti in regola. un Dante di bronzo dietro le- mie spalle e una molle poltrona sotto il culo? E io - dice un quarto, - come troverò le musiche nuo,•e se non ho un pianoforte del la miglior fabbrica tedesca, un am– masso di verdi quaderni PeLers. un vio– lino vecchio, una maschera cli .Beethoven dinanzi ai miei occhi e un pacco di si– garette da tre a portata di mano? Questi discorsi. veramente, non li fanno perchè sono ipocriti come tutti i vi– gliacchi, ma li pensano e li dicono a pezzi e bocconi, senza avvedersene. ~on v'accorgete di quel che c'è den– tro a lutti quei desideri. a tutti quei discorsi? C'è l'idea mercanti le, borghese, fi.Jistca, giudaica e americana che senza quattrini non si fa nulla .. che senza mezzi materiali non si può ricevere lo spirito, che senza comodi. S('111,abeni, senza tuui gli aggeggi di quel che i padri di famiglia ch.iarnano « una mo– desta agiatezza -. i I genio si addormenta, si agghiaccia, illanguidisce e muore. (Con– /orlo I bella parola italica che volevi dire le buone parole e i dolci atti che fanno dimenticare il dolore 1 appena pas– sasti un braccio di mare sei diventata il com/ori, - seì diventala, o dolce parola dell'anima, un sinonimo cli latrine ino– dore e di seggioloni a sdraio !) J\1a se Dio vuole tutte codeste son buggerate messe in giro dai dilettanti rcnclitieri, dai manifauori cli prosa di commissione e dai borghesucci che an– naspano dietro il ~;renio. ~[a lo spirito non si lascia prendere a codesto ri– schio e non ha bisogno d~ simil concio per fiorire e fruttificare. L'anima che ha qualcosa da dire e non può vivere se non la dice si libera e si sfoga dap– pertutto : sopra un muro con un can– ne! lo di brace, sopra un sass0 con un pezzo di mattone, sopra la carta da in– voltare con l'inchiostro di fuliggine, sopra le mura di una prigione, nella capanna cli un pecoraio, sul marmo cli una tavola da osteria. in una cameruc– cia fredda al quinto piano. dappertutto dove si ritrova e coi mezzi che ha. li genio è g·enio anche se mangia patate lesse e non ha la serva che gli porti il caffè caldo. I capolavori si fanno anche S\illlc~tela da sacchi e con una seggiola per cavalletto. I grandi pensieri si scri– vono anche al lume di una lucernina e in mezzo al chiasso di quattro figlioli. àlct che violette ne' vasi! 1'.Ja che libri legati in pelle! à.fa che fotografie al platino ! Ma che tappeti persiani ! Soffi il vento, venga il fumo dal caniino, piova dal tetto, traballi la tavola, stoni ti pianoforte, sia cattiva la biacca, tu esprimerai qualcosa di grande. cli no– bile, cli degno se la tua anima è gran– de, nobile e degna. Il reslo è una brutta scusa per chi è incarognito nella fiaccaia o l'affettazione stupida di qualche pidoc– chio rivestito. .\nclate là eh' io le conosco le vost.re slenze tutle bene accomodate e piene di ogni grazia cl' lcldio. Li conosco quegli studi addobbati con tappeti pesanti, sLOf– fe variopinte e armi false e quadri brutti che hanno un po' del ~alolto del la put- 1ana C' un po' del negozio cl' antiquario. Li conosco quegli scrittoi tutli coperti intorno intorno cli libri. colle perettine clrttriche che scendono sul la macchina da scrivere e sugli ultimi giornali, con le. bocche aperte dei caloriferi, i ritratti di Kic>tzsche o di \Vagner appiccicati al muro e nella penombra un armadietto cli noce scolpito. dove ci sono i libri rari cd eletti e i manoscritti delle poe– sie. l..e conosco quelle camere dove tro– ne~gia il gesso di una stallia greca, dov€' alle pareti son sospese alle bul– lctlC i calchi di terracotta delle meda– glie di Pisane-Ilo e su un leggio stile Bibloteca Gino Bianco antico ~ aperta la nivinn Commedia lc-g-ata in falsa ;artapèr.ora e in un can– tuccio dinanzi a ua altari11c r.1i~terioc;o brucia l 1 olio e l'incenso in una lampada com1.1rala iu un turco Lazar di .Parigi. Oh se li conosco tutti codesti covi di bestie eleganti! E so anche come co– storo si tengono di que:la loro spazza~ tura costosa, e so quanto tempo perdono nel mettere insieme- C' nel disporre in estetico disordine tutte codeste ciancia– fruscole, e so quanto poco facciano e lavorino codesLi imbecilli che dicono non esser possibile fare e lavorare senza tutto codesto accompagnamento di co– modità e di gingilli. Stanno lì, guardano, ponzano, fumano, chiacchierano, lavoricchiano ogni tanto e son ttllti contenti se qualcuno viene a farli perder tempo, a goder la loro ricchezza e ad ammirare il loro buon gusto. E statevi pure nei vostri pa,radi– sini artificiali! Non ve li invidio dav– ver9. i\[a non vi credete che i quattrini e quel che danno i quattrini siano ne~ cessari per. fare e, facendo, per eternarsi e che codeste buffonate a buon prezzo vi faccian crescere in capo l' ingegno se l' a\tete. La povertiL affettata e voluta dei 60/1émic11s d'occasione è una comme– dia che non diverte e che spesso ha per intrigo una complicità di fannullonaggìni. ma anche codesta vostra fede n~I comodo e nel lusso è un insulto a ciò che do– vete rispettare. E il gastigo c'è: tanto la finla povertù che la bramosia della roba portano al la buffonata e all'impotenza. Se tutto quel che ho scritto fin qui. fosse soltanto uno sfogo personale cli me, Giovanni Papini, non lo stamperei, ma credo che sia qualcosa di piit. Oggi tra i cosiddetti inLellettuali sian giova– netti, siano uomini cli mezza età, siano vecchiotti, e· è una gran voglia cli guada– gnare coll'arte, col pensiero, colla let– teratura, col la poesia e c'è u11gran de– siderio cli far star bene il proprio corpO, cli riempirlo cli cose saporite e ubriacanti e di farlo girare per il mondo in prima classe. E per questo molti, che forse sa– rebbero degni di sorte migliore e avreb– bero potulo, giudicando dalle promesse, dare oro a diciouo non stagnola dorala, si son messi, per amore dei subiti gua~ clag11i dei comodi e delle eleganze, in certi gineprai da' quali non son buoni a cavar le gambe - e hanno grufolato nei peggiori trogoli leLterari e artistici, e si sono sciupati con tutte le possibili masturbazioni, solitarie e collettive. si son dati alla mercè dei piit farabutti mercanti di anime umane, e hanno sgambetlalo sui più ruffianeschi palco– scenici del mondo. Ora io ho piacere che i giovani ita– liani si ricordino che si può esser genii anche con dicci soldi in tasca, e che si può inventare, creare e pensare, anche senza caminetto, senza libri, senza foto– grafie, senza liquori, senza divani e senza statuine di uomini illustri. .\ nzi. pill spesso si dà i I contrario : che si fanno grandi cose nella miseria, e boiaLe senza sugo in mezzo all'abbon– danza. Lo StJirito si vendica del Denaro che vorrebbe farne un suo cameriere e soffia dove vuole e soffia quasi sempre sui poveri, sugli stoici e sugli asceLi che non conoscono alLro .Dio innauzi a lui. Giovanni Papiai.

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