La Voce - anno I - n. 36 - 19 agosto 1909

146 una pura crudclt;\. La VC'ra cooperazione morale non è in un codice di azioni, è in una forma di azione: che trae dal solco del male l' atto del bene, come dal caos e dal dubbio con la riflessione, il lungo studio e il tormento filosofico s'acquista il vero: ma se vi s' attard:i, lo perde. Giuseppe Prezzolini. CAVOUR I. Cn ahr'anno in questi giorni si comme– morerà il centenario della nascita di Ca– millo Cavour: 1 o agosto 181o. E sta bene. Ma se invece di lasciarci sorprendere dal monito di ques1a data all'ultimo istante, co· mincertmo fin d'ora a pensare il modo per rendere meno vane le feste che si faranno e meno , uote le parole che si diranno, credo sarà anche mtglio: sarà il meglio che in onore di Cavour si potd fore. Poichè, con le molli lusinghe della re1orica conferenziera o con le corde vocali dell'eloquenza mitin– gaìa1 tenlare di richiama,e a noi per un'ora di un giorno l'ombra del più gloricso poli– tico che la nostra storia di popolo ricordi i e insieme di uno degli uomini meno popo· lari dd risorgime11to 1 e dCi peggio conosciuti e interpretati e sentiti ; fare questa comme– morazione senza preparazione di intelligenze e senza convinzione di animi, solo perchè il calendario ci\'ile la porta i è cosa manifesta– mente ridicola e indegna. Commemorare un grande \'UOI dire per un popolo evocarlo i cioè ri\'ederlo innanzi a sè, risentirlo entro di sè; allestare dinanzi al passato che egli non è morto: ma chi pilt morto di Cavour, oggi, nella coscienza del popolo italiano ? Fra i sommi del suo tempo ne,;suno: non i\lazzini, del quale è vero che lo Srnto s'è fallo editore solo avul;t la ccrtezzn che quasi non avea più lettori; pure qualche pagina sua nelle scuole è entrata e i fanciulli e i gio– vani la leggono, e odor,o poi sovente par– lare di lui come d' tm apostolo delle mag– giori idealità patrie e civili, e vedono ogni anno almeno una volta affisso .i.i muri il manifesto che ne rnmmenta la morte i e non Garibaldi del quale si può ben dire che rinasca nell'anima delle moltitudini a ogni e\'ocazione di orntore che regga il di– scorso sul ritmo di un inno di ~lercantini. Di Cavour il popolo non s.1 altro che era conte e portava gli occhiali d'oro a staffa e aveva il \·encre obeso di sedentario, e un giorno fu chiamato a COll\'egno da un im– peratore per fare la guerra all'Austria. Con questi frammenti, con queste cineserie, il p<. 1 polo non riesce a mettere insieme nonchè un'anima di e1oe nemmeno una figura di uomo. ~la il peggio è che Ca\"our non è nella coscienza del borghese più che non sia in quella del proletario. La clas~ cosidetta diri– gente lo ha completamente messo in disparte 1 come una bussol.i. che 11011 ser\'e più alla di– rezione i lo ha riposto nel dimenticatoio co– me si fa di ceni ori di f.umglfo, troppo an· tichi, che non si ha il cornggio di por– tare a vendere in piazz:1 1 ma si chiudono in una scatoletta fasci.111di b.1mbagi:1 e non si uran più fuori: sono gli ori della bi– snonna, anticaglie su per giù del tempo di Cavour. Non sono due anni che a un con– corso per cattedre di storia nei Licei, es– sendo dato il Cavour come tema dell'eserci– ta1ione scrilla 1 quusi In metà dei concorrenti non ra~·giume la suflìciem:i e non fu potuta :,mme11ere agli orali. .\ tutt'oggi. a quasi mezzo !-ecolo dalla molle 11011 abbiamo di Ca\"Our una bio!!-rJhJ. di fJcile 1 attraente e commosoi:.a lettura ; che pos~ :1nd:ar per le mani J1 tutti. E gli scri11i e le lettere e i discorsi di Ca,our, do\"e si trovano più o qu.i.nti possono rermetter~i il lusso di spen– dere le parecchie decine di lire che ci vogliono per metterli insieme; e come e perchè non si è pemato piu11osto di 1.11:coftlierein uno o due \·olumi, a buon preno, 11 tiore dei <.uoi scritti di giGrnalista, Ji polith:,i e di uomo? LA VOCE La Germania ha dedicato a Bismarck una bi– blioteca di opere. Da noi quest'uomo del quale si può dire, senza diminuir nessuno. che ha fJ110 l'Italia, non entra più per nulla oggi nè nell3 poli1ic2, e fino a un certo punto si comprende ; nè r.ella le1tern1ura 1 e si com– prende meno; nè nella culturn e nella tradi· zione della n:nione, e questo non si com– prende atfotto. O meglio si comprende e si spieg.t cosi : che non abbi:11110 ancora un vero e formato sentimento nazionale e pa· triottico; non abbiamo una cultura politica se· ria e geniale; non abbiamo che una frigida pe– danteria storica ; non abbianH> una sufficiente letteratura d1vulgati\'a nos1rn propria, rias– sun1iv.i.della vita che \'Ìviamo en1ro i termini che occupiamo, custode gelosa e fedele delle nostre memorie, pittrice :rnima1ricr. propa– gatrice perpetua di tutto quel che in esse di santo e di glorioso de"e ammirare e ven.e– rare il presente. Orbene : commemorare Cavour vuol dire fin d'ora, nel nostro propooi:.ito, modificare questo staio degli animi, \'erso di lui; ten– tare con ogni mezzo di renderlo vivo e pre· sen1e fra i presenti, \'UOI dire rifarlo italiano fra gli Italiani; in modo, insomma, che que– st'uomo, la prima volt.i. u:,cito anch'egli, co– me tutti noi, da un povero seno dolorante di donna mortale; dopo aver fallo per I' Ita– lia quello che ha fatto i sia dall' Italia no\·a– mente riassunto a nuovi mllali, a quelli nei quali una nazione, inginocchiata dinanzi al passato, ribattezz<> i suoi grandi figli nel no– me suo 1 e li ha poi sempre come e.i.me delle proprie membra e sangue del meglio vivo e nuen1e delle proprie vene. A che Cavour vivesse nel comune senti– mento del popolo, a che si formasse di lui una concezione ideale o, diciamo pure, eroica presso i post~ri nocquero alcune di quelle stesse sue qualità delle quali più gli s' avvan– taggiò l~opera in vita: l'equilibrio della meQte, la sereni1à dell'animo, l'inclinazione al sor– riso, la lieve malizia, l'ironia. 11popolo comprenJe istintivamente gli eroi che recano sulla fronte em:iciata le stimmate d'un interno martirio spiri1u:1le, e per questo s'inchina dinanzi a ~lauini, non perchè ca– pisca la sua Idea, ma perchè dinanzi ali' Idea , lo vede chino di ri\'erenz:1 e di passione. E si commuove per Garibaldi che reca nel ciglio aquilino il lampo dell'azione sempre fremente e sempre pronta a scoppiare. Il po– polo ama i santi e i guerrieri. Ma Camilla Ca,·our non fu nè di que,;1i n~ di quelli i e il suo stesso aspetto lo dimo•Hra: il volto rosso e pienotto d'uomo sano e sodJisfalto delle cose sue, gli occhi che pare non pos– sano posa1si su \'oi senza sorii<lere, e non potrnnno sorridere senza d.1rvi il dubbio di una elegantissima cantonatura; la bocca car– nosa1 u11ch'esi-a lievemente motteggiatrice, le cui labbra pare che a ogni moto debbano dar fuori le lie\'i modulazioni d 1 un' arielta o di un llschie11io; e tutto 1I re,;to della persona Horido, pingue, sebbene vivacissimi gli ani, specialmente quelle fregatine frequenti delle mani, in segno manifesto d'interna sodJisfa– zione e di giubilo. Dinanzi :t tale figura si può giungere fino all:t ammirazione i ma pare impossibile a molli 1 e riesce impossibile ai pii1 giungere alla venerazione e lasciarsi con– quistare dall'entusiasmo. E h3nno torto, in quanto costoro scam• biano l'anima di Cnour, con quelle che non sono se non amabili iridescen1.e del suo spi– rito, \ oglio dire la grazia nel tratto e il sor– riso; condannano in afitrnllo quelle qualità che i11vecebisogna vedere d:1 lui \livificate e atteg– giate e messe in valore secondo i reconditi pensieri e gli intimi sentimenti, e intendo l'iro– ma. I.i malizia lieve, il sarcasmo i e non sanno o non ricordano nella serenitl d1 quelPanimo quali lempeoi:.teviolente passarono i e non pen– sano <la quale con~uenza di forze, non ter– restri nè meschine, ma ele\;llissime e gene– ro:-.1s!iimeuscisse formato in lui quell' equili– brio su cui non ondeggia e non pericola ma.i, ma pos:1 5-aldo e sicuro il suo genio. Insomma in C:wour non vedono nè in largo nè in pro– fondo I' uomo e dalla mancata comprensione dell' uomo non possono salire a una commossa visione dell'opera sua 1 animal'C questa con i fremiti umani che salgon da quella vita e idealizzare la vila con la luce che irradia sfol– gorante dall'opera. Se c'era in Cavour la creatura umana evan– gelicamen1c disposta a vivere in letizia j se fanciullo di sei anni lo sorprendiamo a seri· vere 1111 galante bigliettino d'amore alla sua Fnnchone11e, per dirle che I' :una molto « mais à pre;:.ent j'ai foit connaisc;:1nce :1vec une charmante jeune et touchante dame que je dis cocole, mais son nom est Julieue Ba– ro! ,. (6 maggio 1816 e pos,.iamo co<:ì \·e– dere posarsi fra i suoi capelli di bimbo le pnme fogliette di quelle rose che faranno ghirland:i sulle tempie già calve dell'uomo ·al culmine del potere; se in Cavour c'è tutto que!-lo 1 \'1101dire prima di 111110 che in lui è una natura s:rna fiorenle fcst:rntc 1 carica di succhi vil:tli, calda e rorida di um.i.nità, facilmente acce11a a quanti, pure ec;alrnndo la natura sublime, \'ogliono, venendo in contatto con un eroe 1 non urtare soltanto l'acciaio freddo della corazza che lo vesle 1 ma sentire fremere in lui la carne della umanità uni\'er• sale e perenne : la prima condizione per po– tere idenlizzare un uomo è di non cominciare col castrarlo. Poi, ci vorrà bene qualcuno, qualche scrittore generoso di polso e di vena, che gittando le miserabili e pavide consuetu– dini di certa storiografia moderna, da un tale Cavour collocato nel mezzo della famiglia della città e del tempo, tragga fuori e rh·eli l'altro maggior Cavour, non dico .i.ncora il politico, ma l'uomo di ferma fede, di genio splendente, di e.i.ratiere intero <"d :drero 1 di volontà conquistatrice, l'uomo il cui spirito in membra di gaudente, tenne sempre una po,;i1ione magnifica di dominio, prendendo spesso sviluppi e attitudini eroiche: questo nuovo Cavour lo scrittore lo estragg.i. dall 'al– tro con la grazia con la quale il ca\•aliere antico estraeva dal molle fodero di velluto l'acciaio temprato nel fuoco e cesellato dal– \' arte. Poichè prima di significar villorin !;1 vita del Cavour fu rude battaglia. Le condi1.ioni in apparenza più propizie delle quali la sorte lo avea circondato, si presentarono dinanti a lui come ostacoli aspri che bisognò supe• rare e frangere a ,·olla a volta con impelo assalitore o con poderosa tenacia. Nato e cre– sciuto giovinetto all'ombra di due troni, in una fomigli:1 quasi tutta di gente nera fra le pit't potenti di quella nobiltà che in Piemonte reggeva monarchia e popolo, la sua infanzia e la gio\ 1 inezza segnano un continuo e co– gli anni vie più accelerato movimento di distacco dall'ambiente della famislia 1 dalle tradizioni della nobiltà, dalle gra1.ie dai fa\•ori dalle lusinghe del principe. Depo– nendo con dispetto la livrea di paggio, a quindici .i.nni questo ragazzo dimostrava già di volersi con piena coscienza spogliare di tutti i vecchi abiti della !-Ocietà ormai di– sfalla che lo attorniava. Non è più il tempo di campare la \'ita intessendo inchini o sup– plit:ando fnori intorno a una monarchia destinata o a rinno\'arsi o inevit.i.bilmente a perire. Un \'ento di fronda gli arriccia sull:1 fronle non ancora \'entenne i c:1pelli: quelle minm.ie di cipria che potevano es– ~erci cadute clall:l parrucca paterna china su lui II con,.igliarlo e frenarlo s~ ne vanno. Uscendo, e!l;li cadetto dalle file dell'e'-Crcito Cavour abbandona la \'ia larg:1 e comod~ che gli era aperta dinanzi, perde ogni qua– lunque privilegio e ogni credito, addolora la famiglia, e prepara l'a\\•t-nto del giorno in cui Carlo Alberto, esprimendo \'erso lui un'avversione cordialmente contraccambiata lo dirà il pil.1 pericoloso uomo dello Stato. li quale giudizio gitta un fascio di luce su un fianco del gio\'ine Cavour i a illu– minar 1'.1hro lato ci pen,;ò I orento \'alerio, che nel '48 lo definr il ptù reazionario uomo del regno. Cavour s'aprì la sua via ~olo, e poco men che abbandonato, in pa– tria, da tutti, mo\·t;ndo i pas,;i fra le im– palcature restaurate di un mondo che già era crollato e lla i sussulti di un tel'rcno che co– vava in seme la rivoluzione. Quel che lo assistette in tale cammi• no fu il suo genio. Cn genio scosso da brividi animatori di giovenlù, ma fondato Bibloteca Gino Bianco in un equilibrio meraviglioso di p:trti; che alla visione dei più larghi orizzonti giun– geva movendo dal contatto stes,;o del presente e dal senso preciso della realt~. Pochi più di lui sentirono cosi misuratamente e pur cosl profondamente la pienezza dei tempi, e la imminente necessità di un rinno,·amento, Contro l'assolutismo e le viete forme del passato, 111lui sorge non l'odio del rivolu– zionario, ma il disprezzo ora ironico ora. sarc.i.slico, e sempre fiero, dell'uomo che \-ede netto e chiaro in quell'avvenire che per gli uni non è che timore e per gli altri non è che tumulto. Il famo!-O 1Uslt miluu, prima di essere programma poli1ico, fu in lui \'Ìsione e sent11nento. Gli è che le più larghe e le pii.1 pos,;enti irradazioni della po– litica, come quelle dell'arte, hanno per punto di partcnw il (uoco di un'anima. Cavour fu un grande politico perchè per lui 111politica fu l'intima azione, la sua passione e la sua pcesia. Perciò Ca,our senza essere un ambizioso, ma naturalmente, perchè la politica la por– tava nell'anima, (u tratto quasi tin da rn– gazzo a spingere avanti e \·erso l'alto, ver;v il potere se stesso, con le speranze, i pro– posili, le visioni e l'operosilà pratica e cal– colatrice. Questo nobile giovine piemontese che fugge la Corte, che abbandona la milizia, non è, 110 1 un no, elio Alfieri, che si appre– sta a intonare fra ozi letterari il canto della li– berazione dalla servitù politica. :\la è colui che non ancora \'entenne sognò di svegliarsi un mat– tino primo ministro del regno, e benchè non aspiri presentemente al potere, pure per anni e anni non fa che prepararcisi, con un lusso da gran signore, e con l'intima soddisfazione e con il gusto squisito di chi non è nato proprio per altro che per arrivarci. Tutto il periodo che va dalle sue dimissioni al '48, e il cui sfondo è d.i.to dalla sua nuova oc– cupazione Ji agricoltore e di indu,i;triale; periodo lungo per lui, pieno di abbandoni, segnato di sconfo, ti, un po' oscuro, un po' sleg:110 in :1pparenza e frammentario, è quello realmente più informatore e educatore del suo spirito, è quello che fra viaggi e osser• vazioni, fra conversazioni e tellure opera in lui una larga ingestione di Yital nutrimento, una chilificazione recondita e profonda, dalla quale gli \·errà il calorico per la concentrata attivit!\ dell'avvenire. Da ogmrno dei tre grandi centri europei ai quali dirige in questi anni ripetu1amente i suoi viaggi egli se ne vie11 via ogni volta aumentato, accresciuto, solidificato e piu di– sposto a incanalare la propria attività fecon– datrice sul terreno arido e ingombro di mille ostacoli del proprio paese; e più illuminato sulle propne convinzioni. A Giuevra, presso amici carissimi e parenti, fra politici, scien– ziati, pensatori, e genie varia di religione, respirnva in un'arin di libert~, in una « atmo– sfera di ragione i, che lo rendeva alaore, con– tento, felice, e lo guariva di quei « rhumes de cerve.m à r inlelligence » che gli appiop· pav:rno i riscontri zufobnti fuori delle sacre– stie di Torino. Gi11e\•ra era per lui e une se– conde patrie» i e di là, come scrisse France– sco Ruffini, valicando con lui le Alpi in vel• tura di post:1 1 tra'imigrava in Italia I.i.famosa _ forrnula : I.ibera< hiesa in libero Staio. A Pa• rigi poi, <love lrascorre lunghi mesi, in un mezzo pii.1 vasto e più vario, le osc.ervazioni sullo !-lato della societ2. sono profonde, rive– latrici, detìni1h·e i la fiducia che concepisce nelle f1aterne rel:.zioni tra Francia e Pie– monte pare Il primo germe della futura al– leanza : « C' est <.le la France que doit né· cessairement venir P impulsion destinée à dé• veloppcr les io1menses ressources inexploités que possède encore le pays ». E a P11rigipur frequentando i salotti aristocratici, e le con– versazioni amabili e !-piritu;li; a Parigi prima ancora che uscissero i due primi volumi della celebre opera. del de Tocqueville sulla demo· crazia americ:Ht.1 (gennaio r 83 ;) egli misura in un colr10 d'occhio sicuro l'avvento pros– simo, imminente nella società della demo– crazia al potere, come il sorgere all'orizzonte di un flutto immane, che avrebbe finito di seppellire coi suoi gurgiti gli avanzi delle ari– stocrazie in isfacelo. e Que reste·t-il donc pour lutter contre les populaires? Rien de

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