La Voce - anno I - n. 36 - 19 agosto 1909

OCE E)\ce ogni giovedì in Firenze, via d ' R bb' 42 .;1, o· d GIUSEPPE PREZZOLI e, 0 ra, iretta a NI $ Abbonamento per il Regno, T r<ntc,, T rieote, Canton Ticino, L. 5,00. Un numero «nt. IO. Anno I ... N: 36 ~ 19 Agosto 1909. S0;\t:\IARIO: 011 amici dcll'Arcadfa, t·x PASTOIU-'. - 11due In uno, C.ll '-.ll'l'I· l'.i:1-t1011'I La ulvcna t In noi, Il., l's GRL"l'PO 01 SJ..lllXl\RISII Camillo Cnour, I., C1-.1•1•1•RH 111 - la Cjuc.illonc dcd'.sulooomia uoin.-~ltarla ,cnllclnquc uni fa, S11.,10 ~-iP.\\t '\r\ Lcncrc Trlc1tlac, lr• pr. - Per ,uur i"olledo11t· di rhu.,ùi i1t,tù111!. GLI AMICI DELL'ARCADIA. .1 A~GIOI.O OR\"JETO l'iz.·t, (), purtroppo, 1.•egt't1t aurora ,ma bt- 11tmtrita t 1.1t11trnbile istitu~Joue di rultura : rAr(adia; ma per la deplorn:olt trascura11z.a de.I nostro popolo, molli ignornn'1 ptrsi110 In sua esistm;:.a,non rht /1· sue bi•m·mereuz..e. Sa– rebbt tempo,io rreda, cbi' di molle persone, fr quali 11011 abbin110 1111 hé'I ,ml/n da fari', ro– slituissl'rouna brigata di Ami..:idcWArcadia, ptr aiulare di opnr e di danari la p()Vera decrepita.Qual, sia prr rsser, l'ufficio di co– tali Amici, panni rosa che richirda hmgbe. mtdi1t1zio11i, r da uo11si duidtrt tropponf– Jrettatammtt: romiglirrri tli volgtrr l'allw– ,io,,, ali, 1110/tt Farfalle , Colombe, sol, palestrt ,li Vt'Yll poesin, Ci1tl11tt i11m, dtplore• 1•,,/eflbbaw/0110; o, st si 1•1101 Jarc' opera rbt gim•i anche alla Z!iladi /11/ti i giorni, di ri11- 11vvarr lt· antiche uobiNssimr trndiz.ionidel Cirisbtismo, r di rmlu11ar, 1111 ro11gress,1 prr lt qurstiotti1•ernmeu/1 \'itali dr/In Crinolittn e dr/ Guardi,ifnnle. ,\fa, sr muht fo scopo è at1cort11111 po' nrbuloso, I' rssm;,_ialr ; rbe la briga/li si roslituisra, e 110111i11i ,m RellcJrt r 1111 /lia-Re/l(lrl' e uu Ca,,rellirrr e un Teso– rier,•; rastrelli a fare qua/rosa (snrn11110 iu qtwl/ro), Jara11110,. si• 11011 nitro, 111,a partita: 1• persitto il gioco delle tarle ,~ 1111'operaz.io11e nobile r iuJel/igeutr,quamio losi fa tra Amici. E q11alvantaggio da tulle, riJ sia ptr ridou– dnrr 11//'Arcadia, ora tlu le. han tolto nuche. il Bosro Parrasio (ahi! ahi!), , alla rnlt11ra della unzJoue,in gmue, 111m i ,uressario di• mostrare. Us PASTORE IL DUE IN UNO Senza tormento, non c'è filosofia. Che cosa son io che fisso gli occhi in mc stesso, e mi sdoppio, e, così sdoppiato come sono, tonto di riafferrarmi in un tolo atto comprt:'Oaivo; che cosa Je par• venze infinite che se cerco di conoscerle mi sfuggono, come di mano la sabbia che più stringo e più dilegua furtiva; che co,a le idee e i concetti attra,·erso l'in– treccio dei quali catalogo il mondo, ed usati fin da bimbo, più non ne scopro il seme. se da mc non li sradico e insieme li uccido, mentre barbolina per barbolina vado indagando in traccia del nocciuolo primitivo, ormai fatto linfa; - tutte que– ste domande che si mo) ti piicano, si in– trecciano. si confondono e l'una dipende ()ali' altra e non sai quale stia a capo del lìlo e se filo vi sia, - tutte queste do- 1nande non sono filosofia se non ti affer– rano l'anima e non ti crescono spontanee come fame del tuo spirito. Non nei libri: ma nel dubbio; non dalla curiosità sco– lastica: ma nel tumulto della coscienza; non nell'ordine. ma da un caos. Se già non sai cos'(, filosofia, inutile te lo chieda. I nomi non si spiegano. E tu non la troverai, se già non ha bus– sato alla tua porta, insistente ospite. In– vano la chiamerai, se non ti parla: dor– mirà, per te. E perch,'· anchC"tu non dormi? Che cerchi? A ognuno i suoi tormenti. La ,·ita non parla, ancora, che a sforzo: e chi disse grandi coSC' nel passato - senti l'eco? - rug1,rì. l lai dsto bene il nostro, il tuo corpo? ]~ carne, non è yero, per te? ~[a per me, è incarnazione, se ad ogni ora vi s1 immcrgc la fiamma d'una volontà divina, e tu ed io operiamo, e quel che dici ò tormento, .'>oltanto finito il qualC',a opera Compiuta, puoi guardare e calmarti: ma se appena ripensi e, come lo zampillo cl' una fontana che sale in alto, a un certo punto ri'{orgogli su te stesSQ,la solita forza op<'rosa ti mostrerà ogni cosa imJ)C'rfctta eh<' hai compiuto, e qui e là da aggiung<'re f> da condurre a termine: a quel termine che non giun– gerà mai, neppur se muori. perchè altri ti vede, ti penetra, ti giudica, ti trova imperfetto e riprende l'opera tua soffian– dovi entro nuova vita e seguitando per quella stessa Yia nella categoria del- 1' ideale che è infinità. Questo senso attuoso della filosofia manca oggi a quasi tutti i professori : ed è poco male. Manca nel pubbhco: ed è gran male. ~on ultimo sintomo: so– ,·ente m'arrivan lettere che mi chiedono un libro breve e chiaro. di cento o due– gento pagine, ben diviso e stampato, che non costi troppo, che non usi termini di mestiere e insegni la filosofia, non già questo o quel problema filosofico, ma la filosofia addirittura dall'a alla zeta, sen– z'altro., senza ulteriori discussioni, infor– mazioni e riflessioni ( 1). E io non mi arrabbio perchè non mi arrabbio che con la mala fede, o tale fino a prova con– traria), e l'ingenuità non mi dispiace, e dell'ignoranza do colpa a quelli che dal• l'alto dov'C'ran non fecero abbastanza, perchC si dettero per troppo savi e dif– fusero l'idea di una filosofia, ardua forse nei termini, ma in fondo piana per la materia e limitata e precisata in un certo numero di domande e di risposte, di teo– remi e di soluzioni, l,ortus co11c/usus un poco sah·atico. cui non manca,·a, però, che un po' di zappa f' cli forbici per es– sere un bel giardinetto dove andare con )rimi e con due poltrone a sdraio, a go– c1cre il fresco verso sera, quando la \"ita più seria avesse an1to l'obolo della fa– tica quotidiana. E tali giardinieri acido· me-sticatori della filosofia si aspettarono sopratutto dalla Francia; e tra gli edi– tori francesi sopratutto da Alcan. G-iac– chC per molti Ja filosofia se non figlia è una sorella o una cugina cli Alcan ... Ora la filosofia, è bc11 altro. La filosofia è• tormento. Come l'arte o l'azione. 1\fa I' artC' per piccola che sia, (1) C'è poi 1111chc l'errore di rivolgersi .1 mc come fil050fo; è vero che è 1>er cspiuione dei mic:i pec• cali, tra i quali <1uello d' esstrmi creduto tale: mentre lo pila studio fi1050ri;, e pii1 m'accorgo che ci \'Uol i.ltro che la mia testa per t'SSCr filosofo. Co,;icchè m•~ccade di pre11<lcrmi I:\ 111ede1'111H1 fra le mani e donrnnd.umi: e In che p:1ese siamo, se io p:1sso per filosofo?> È vero, 1:>erò, che mi sento s1>esso rispondere: e Nel paese dove Domenico Oliv.1 è un critico, Antonio Fradelt:tto un inten– ditore cl' Mle, Guelfo Civinini un J>Olitico. Luigi Luu:atti un cconomist:1 1 •••• 1>11c.i p11rere anche tu un discreto filosofo. senza tror1>i rimorsi di co– scienu •· Bibloteca Gino Bianco sbocciata che i.•, è perferw. Sar.:'1un ri• voletto, come quel dd Gozzano, ma quel rivoletto, S<' è sgorgato, b limµido e per– fP:tn. "Non c'è da togliere o da aggiun• gere nulla all'A111ic:a di ~\01111a Sj,,:ranzn. E non c'è.\nessun progresso, sopra i poeti precedenti. perchè progresso estetico, in due espressioni e due conati differenti non può esserci. Ben altrimenti av,•iene in filosofia: qui lo sforzo non è: più lirico, quindi individuale; ma collettivo, di tutto lo spirito: e l'un filosofo, se davvero è talr, si lega agli altri e porta pili in su il loro lavoro. Un vero filosofo rientra in una corrente già formata: v'entra e vi porta qualche cosa di suo: è un collabo– ratore, mentre il poeta ~ un lavoratore; e in quanto collabora non è più lui, ma qualche cosa di più ampio dcli' individuo. V'è altro. Il tormento filosofico è dia– lettico: è polemico. La vera forma della fi– losofia èil dialogo.E anche dove non pare, nei sistemi più assiomatici, non èJ che un dialogo al quale fu cancellata una eparte>: quella delle obiezioni e dri dubbi che fecero nascere l'altra • parte •· Dialogo dei filosofi fra loro: dei filosofi con l'in• timo di loro stessi; anzi: soltanto dialogo del filosofo con il filosofo interno. Per– chè, e sta qui forse ciò che più mi im– portava dire, non c'è obiezione dubbio proposta che valga se dentro di chi ri• sponde e ribatte noh suona, almeno per una parte e un momento, come ,·crità: e non c'è, dunque, errore, che 11011 sia anche verità, e non c'è verità che non nasca dall'errore. La -:_,critit i' il per /e:i'o11a.111c11lo dclt' er– rore: intendendo con questa frase che non c'è opposizione di qualità dh·crse in modo assoluto, ma un crescere uno scaturire un rampollare un sorgere un basarsi e posarsi della verità nell'errore e sull'errore: come pianta da seme, figlio da madrC', e acqua da polla: intendendo con tutte queste immagini inesauribili di indicare l'inesauribile realità della vita del pensiero Se il tuo avversario ti parla e tu replichi, come potresti re~ plicare se la tua parola non avesse eco in te e tu non facessi tuo il suo pc-nsicro e non lo sentissi, nel momento proprio in cui lo confuti. solida verità sotto i tuoi piedi, sulla quale puoi appoggiarti, come quando sai che il terreno non ceder.\ per premere che tu faccia nel prender la spinta? Xon parlo io - che tu in questo momento combatti - una Jingua a te straniera : se no ti sarei stra– niero. non ci intenderemmo, e ciascuno seguirebbe la propria da; ma, poichi· mi combatti, qualche cosa ,·'è nel tuo spi– rito che rappresenta il mio p<"nsi<'ro, e che è_-. tua quanto è tua l'obiezione che sta germinando vh·ace in te; onde io sono proprio in te, come tu sci in mc, e mentre pensiamo e lavoriamo non fac– ciamo che tutt' un pensiero e una vita, e un solo imnwnso soffio <\ quello che di pau~a in pausa sentiamo nel nostro fiato, nel nostro ansimare, ,·er:,o lil verità, verso la \"ita filosofica. E come della ,·C'rità, così \'l•drai es– SC're c)('I brne : eh<"non ù senza il malr ; ossi<t è un pcrfczionamC'nto dC'I male. Non c'è nell'anima umana qursta dua– lità cli bene e male, ma un crescere' e so,·raccresc<'rC elci bene sul malr, in una qualit:l sola che è l'azione. Xon c' l· male in cui non si.1 scintilla cli bene: non c'è bene che non ricordi il male: dal quale si sollc\'Ò. Xell' amore !)iÌl ,·olgarc- e sen– suale e· è già una donazion<' altru: ... dea dcli' individuo, e n<'II' inte-re55r pii: mP– schino e più 0Lo1 o!Jr;o~o s; iscorqe (:'ià qualche chiarore di ciò che può sorgere da codesta tenebra. Tu conosc<'resti la notte, se non a,·essi qualche lume, ma• gari nel tuo occhio stesso? e come vuoi dire che costui è un peccatore irremissibil• ment<"dannato se non puoi non vederci an– che qualche lontanissima promessa d'un angelo? E cosa chiami tu far bene? Forse opporre puritanamente il tuo schema e il tuo comando ùi bene i il tuo « non far questo » e e fare quest'altro•; o piutto– sto nella più atroce canaglia dar ,·ita a1 pentimento e suscitare un atto di bene? Per quanto possa parere strano, e neghi i più comuni e scolastici canoni, questo è anche il pensiero del senso comune sulla verità e sul!' errore, sul bene e sul male. L' ingenua morale cristiana, i mille pro– verbi popolari non esprimono altra sag– gezza, come quando dicono: e tutto il torto non è mai da una parte sola• ecc. Concluderemo allora che tutti abbiam torto e tutti ragione, che tutti sba~liamo e siamo nel ,·ero: e che gli scettici non (1-r– ra vano ? ~ o, gli scettici erra vano cd erra– no, quando si fermano a questo mo• mento. Avete mai veduto fotogratie di gente che corre sorpresa mentre nessuno dei due piedi tocca terra? Un po' vol– gare, l'immagine è buona per indicare cos'è lo sc.ettico. Lo scettico non può fer– marsi do\'' è. Bisogna pac;sare per lo scet– ticismo. ma guai a chi pretende farne uno stato abituale. V'è un criterio per distinguere la ve– rità superiore da quella inferiore che è l'errore: cd è il criterio storico del passo avanti, ciel progresso. La più vera teoria è quella che spiritualmente con– tiene quella o quelle a,·versarie, che si è sforzata di render ragione degli er– rori, di capirli, di spiegarli. cli metterli a loro posto - e di soddisfarli: per quel lo chC' cli vero si trova in loro ; men– tre teorie false son quelle puramente ne• gatrici delle avversarie, che al le avver– sarie non danno un posto razionale nella storia, che non sanno tro,·are che chiac• chiera o ipocrisia pura e semplice nei gran~ di mo,·imenti di idee che gli si oppon– gono senza darsi cura di trovarne le pro– fonde ragioni. Sono tipici per questo lato certo posith·ismo fatto alla carlona, che nega la metafisica e pretende far svanire come nebbia drll' intelligenza il secolo della filosofia tedesca i o l'anticlericalismo irreligioso e materialista che oppone, alla pursempr<' su1>eriore dottrina della Chiesa cattolica. la vita drl bruto. Xcssuna concezione della ,·erità è co– me questa capace di dare il senso d!'lla tolleranza vera, cli quella ciol' che non tagli:1 !e gambe alla polemica e quando sembra oppri111crc 1 opprime comC'la mano ciel padre allorchl' allontana il bambino da una fiamma. conscio di una ragione che questo ignora. E nessun'altra con– cezione della dta Nica sa clare in una forma pili ad.uta ;.ti tempo prcSC'ntf!". che ha a'-sorbito tante negazioni d<.'ICristia• nesimo, una morale nC'I fondo cri~tiana. Si dà così forza aI perdono, che in certe dottrine divC'nta clc-bolezza <" incapacità alla vita del mondo; e si fa fruttificare il castigo, chC'potrC'bbc C$,SCrc altrimenti

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