La Voce - anno I - n. 12 - 4 marzo 1909

nulla di comune col prammalismo di tipo inglese e americano, tutto dominato dal conccuo dcli' utile. Pronunziare un ~iudizio sulla filosofia di Euckcn non è cosa facile. Che ccsa ci porta di nuovo? Che cosa ci dice che non fosse giA stato detto dalL'idealismo speculativo? E per la vita dello spirito qual nuovo motivo ci clona, quali oriz– zonti ci schiudo? Certo, la correzione del conccuo del divenire • in quello doli'• attività • (che si potrebbe de– finire: correzione di llcgel con Ari– stotele, uno elci filosofi piì1 studiati da Eucken) ha secondo 111<' non lieve im– portanza. ~la ciò che manca in Eucken è la definizione- chiara di questo con– ceuo: manca, insomma, il sistema, Ca– var fuori i couc·ctti dai suoi grossi vo– lumi i· vcramc•ntc una fatica, e si riman sempre in dubbio se ciò che ne risulta sia il pensiero nostro o quello del pro– fessore di Jcna. Al concello dello spirito come « atti– vitù » c' er.t gi.i arrivato un altro mo– derno, imbevuto anch'egli di speculazione germanica, ma tanto fine e delicatoquanto Euckcn è battagliero, tanto parco di pa– role quanto E. ne è prodigo: IL F. Amici. Anche Amici non diede mai un shtema; ma p<'rchè non lo volle dare, perchè non credeva nel sistema. Eucken invece ci crede, cd ha stampato migliaia di pagine per darcelo: viccvPrsa poi non ce lo ha dato. Ci ha dato, secondo me~ qualcosa di meglio: per l'anima che vibra in molte di quelle pagine, ci ha eccitato a medi– tare sui problemi dello spirito. :Ma la meditazione vuol silenzio, e quelli stessi che clall'Eucken furono de– stati, debbono poi separarsene .... per me– ditare. P. Marrucchi. Italiani ali'Estero. I. - MEDARDO ROSSO. A chi mi domandasse chi è Me--lardo Rosso, io 11011 s.1prei, ora come ora, risponder che questo: t un it.thano di...?, hn una certa età, vive da lungo temtlO a Parigi, C:ispreu"' - e con ragione - i suoi connuionali, aclora I' Italia dove si reca spes– so. ignorato da tuui, per ripo'lusi e meditare. È inoltre 1111 grandt: scuhore. I fr:rncesi che l'a– mano e ne hanno compr~ la forza., (persino il governo di Clemenceau l'ha distinto non so più con qual segno onorifico} pronunziano il suo no– me energico con t,'IJlctto, e nelle brigate di gio– vani ariisti si bucin,1 di certi suoi dispiaceri con Rodin, il quale gli fu per parecchi anni grandis– simo amico e se ne separò poi - dicono - per gelo~ia. !:ii agitiunge anche che lo stesso Rodin ;ibbfa molto imparato da lui. Comuuque sia, la sua perso1111lit!l. artistica è cosi virile e spiccata d11giu'itificMe queste che potreb– bero esser fo,,ole e l'ignorarla ~ una vergogna degna -.olo di un popolo il quale, come il nostro, abbi;i J>ersoda 11ecoli il concetto e l'amore dell,1 b..lleu t 1•la-.11ca e 11011 ~a,,pia se 1•01rà ritrovarli pili mai, Così la sua l).itria l'ignorn. Pronta sem– pre a recl.inure t>t:rsuo qu.ilunque scaluicane s'il– lustri con la ciarlacaneria e I' impos1ura di l!l. dei monti e clel mare, l'Italia - incapace. è vero, d' apprt'tz.1rne il gnude valore - lascia in esilio le anime grandi t,he !';unano; ma I.i ful(gono, per 11011 appassire ali' oruhra dei suoi colossi d'argilla e di sterco. Dieci o t1uindici an11i fa l'abbandonato era Stgantini, oggi è Medardo Ro..,so; dom,rni snrà un altro. Ma c1uesta è per avventura una fatalilà: La scultura, dunque, di Med11rdo Rosso è vigo– ro5a, moderuissinm e sopratutto originale. Riget– tati per istinto, e forse se11za11emme110nccorger– 'ìene, tutti I preconcetti e le formule accademici e consuetudinari, quc:st' uomo rozzo che lavora come un 01>eraio dalla mattina alla sem, forman– do, fondendo e rinettnndo da sè, cori mezzi tutti suoi. le sue opere, è :urivato a risolvere natural– mente uno dei 1>il1 complicati problemi estetici, e cioè a ricollegarsi alla tradizione a forza di sin– cerità. Con l'amore e lo studio, e-gli ha penetrato i pii, profondi segrt:ti della natura, e procedendo clall' a,rnlisi alla sintesi è arriv.tto ad esternare il suo concetto della reni là con quel seguo nudo, pre– ciso e invariabile che si chh,ma lo stile. Più che un rivoluzionario della scultura egli può quindi dir– si - come del resto ogni grande artista, e a mal- LA VOCE grado dt"lle appar~nze - un purificalore e un ri– suscitatore; tanto che se i suoi lavori, 11 cui sog– getto è tratto sempre dalla \'Ila conternpor,1nea, colpiscon lo spirito per la loro novi1à e ind:pen– z I cl'e!iJ>rt'Siione,rivelano ali resi 1 'intuua parentela clell'auirna clell'nrtista odierno con quelle dianti– chi artefici della sua rnua. È co..,ì, per esempio, che uua ~ua 1esta cli pie, reuu, osservata e ritrat– ta 0011tulti i segni c,111aglit'sdii del mf'Sliere infa– me, o la bronzea g, inta dtl voyon si11istro che la sfrutta. risvcgliauo 111isteriosa111tmte i11 uni il ricor– do cli c1u11lche-maschera violenta scolpita in Siena o in Bologna da Jacopo della Quercia; come il grnp1lo d1 una madre che 1);1cia il suo bambino riclen1e ci fatfl. pensare, senza che se nt possa dire il perchè, a una terrncot1:1 etrusca o a un mMntO del fiore111inoDonatt:llo. N~ ciò avviene perchè il nostro -.i sia ispirnto alle creazioni di quei mae. stri imuandone o se volete, traducendone leforme; ma :.alo pcrchè, com'essi, egli ha considerato con occhio Jlt'llt:trnnto::I,, realtfl. e ne ha espresso con c.tlore 11umediato il significato e la dinamica. Ma all'infuori di questa affinità sos1a11zit1le con le cre.u1011i di alcuni grandi ~ntichi, è naturale che 1'01:>erndi Medardo Rosso per esser sincera debba iluche esser personnle, e poichè l'iutista 11011 può esimersi dal l>Mtecipare con tutto il suo essere alla vita clel suo tempo, co~i il modo di sentire e cli esprimersi ciel nostro è, come ho detto, modernis.,i1110. Brusca, rude, nervosa ili sua m,1110 carezza ~ deforma, s1>ande, per così dire, il carat– tere e il movimtmto sugli esseri che crea, guidata eia una volontà geniale. Come quella di Michelan– gelo torce di,;poticamente le forme per farle ade– rire :li concetto interno dell'artista; come quella di Roclin accen1ua i lint'amenti dei corpi, ne ac– cusa gl' mcavi e gli sbalzi fra i quali \'anno a fran• gersi l'ombre e le luci con sb,1,ttimenti e giuochi, l!IÌ da conferire al bronzo o alla terracotta un' ap– parenu cli rnaterin <hver-.ame,,te colorata, E per questo l11to I' ;irte cli Mccl;irdo Rosso s'im– parenta con quella dei cosicleui impressionisti. Avendo vissuto fin dalla giovinezza fra le batoste e i fa~ti di quella scuola, il suo stile s'è arricchito cli tutte le sue sc·operte, come il suo spirito è ri– nrnsto <.;egn:uod:1lle traccie indelebili che, - quan– tunque con mezzi diOnemi da quelli della scul– tura - vi hanno imprt'"-.0 Cé7annc:-, Oegas e an– che Toulou<,e-LAutrec-. T,1le, -.01111nari:1111e11te, t' quale mi apparve nel I 904 al Snto11d' a11tom11e, in una ~tan7.a ìnter.1- menlt' de"~tinala alle ... ue opere, h, figura s1>irituale di que ... to otri mo scultore cli cui ne~~un critico ita– liano scri;;se mai, ch'io sappia, il nome. Figura art1;;tic:1cli prim'ordine che si potn.bbeconsigli:trc la p,llria di rivendicare e onorar", se I' assis1er sen~a orrore di 1u11ala no~tra geute colta, all' e– rezione d, fantocci grotteschi e imbecilli, dovuti allo scal1ltJlo cli Xirnene,, C,1Iandra, 1-:.ivalta,G,1- rella ed altri accidenti di q11es1a fa11:1, non pro– va~se, anche troJll>O,in che abi,so di pervertimento sia caduto il g'.usto di questa 11ostra llalia che fu la m:lestra del mon1fo moderno. Perciò non insisto. Basti solo 1>er ora I' nver eletto che Medardo Kosso eMiste, e l'aggiungere che non ci sarfl.s1•era11zadi graudezu per la no– stra arte finta111ocliènon si sia arrivati a c-ompreu– clere l'importanza dell'o1>era sua - e il vituperio di seguitare ad ignorarla. A Il. DKNGO 501-~FICI. " LA STAMPA " lii. Thovcz, llorgese, llergeret, J\lantovaui. Paston– chi, e qualche altro che si nasconde in redazione, e il cui nome non vitme fuori perchè non può venir fuori; se volessero, non sarebbero uomini da met– tere insieme il miglior quotidiano d'ltali,1? Dov'è un nitro critico d'arte nella penisola, che possa v.111tare tradizioni d'onestà e di libertà e pregi di intelligenza austera, superiori a quelli di Enrico Thovez? Dov'è un altro redattore lette• rario, cui soccorr:1 In culturn filosofirn e I' il1for– ma2:ione critica e che abbia 11 polso di scriuore e J,1rn:'-a sul pubblico più intelligente. che ha G. A. Uorgese? Qu:rndo l'Albertini fa fare a R. Simoni la cronaca cliun libro di poesfa o di un romanzo; quello. per le persone intelligenti, è un avviso a 11011 leggere mai il poema, anzi a $lame lontani. Janni stesso, lo stesso Oietti (troppe volte nominato :.ulla Voce) <1uanclosi itvvicinano all'articolo letterario s?no informatori, discorritori eleganti, garbati, à coté: m::t.per carità non critici t: non hanno se non per accatto quello che in Horgese è abito ben altri– menti signorile e potente cli speculazione. Per quanto rimpastino bene l'articolo, essi hanno spes– so l'aria di sf,ultare il libro cli cui parfano; di campare per un,1 mezza giornata alle spalle del– l'autore; onde ciò che ru cleuo dell'intervista: es– sere 1111 furto, potrebbe dirsi di molti loro articoli di recensione. l\la Borgese sa mettersi sempre ,1) disopra cld libro di cui pnrla; con il piglio che ha l'uomo cli larl(a e sicura attività mentale; e che sente la critica, come una auività nobilissima del pensiero um.1110;e deg11,111ien1e11ft,1t10 di far la pettegola servetta llell'arlt', Andinmo avanti. Mauto,•ani, non fosse ,1hro, non ha imparato a scrivere italiano nè sul D'An– nunzio, nè sul Carducci, come fu uso e n~ssi1à miserabile cli certi verchi s1raccioni ciel giornali· smo, che or.1 porlano In cuba. Qu:rnto a P,1<1tonchi,- !)er dirne 1>ri111a un poco <li quel moh,~imo male che merita - come è 1ro1>pogrande e gros'-0 e rotondo 1,er dirlo un bel– i' uomo; cosi è troppo Jled,,nte per essere buon critico; è trop1l0 cri1ico 1>eressere buon letterato; è troppo letterato per es'ltre buon poeta. Pasto11chi è la ruota lentn, rotonda, grnve di un muhneuo cli pi.mura la qtmle carica troppo poca acqua 1>erle troppe pale che lrn. E un uomo che gira girn è sempre fermo. A distanza cli dieci auni lo ritrov:ue fi,1-.0sem1lrt: a c1uella tal 1>:ire1edi muro, carico uello s1esso tempo e vuoto clell' ac– c111a di quell'unico rio, in cui non si capisce se rispecchi le iridescenze b!nndule clell':tnima che non ha, o ver~i il -.oprappii1 delta stu persona ab– bondevole, M,1 i11<;0111ma t: una mota che gira. Qualche ~cc-o d, s:ri4noturco con lentezza e con stridore l'avre!1be pure Ila macinare. l\la Ln Stampa vedremo che si serve d1 l11il'On1e d'un richiamo, cioè nel peggior modo. Rimane Bergeret che è 1111 nulla e un tutto, è una foru e una vanità, 1111 raggio eh buon sole e un fuoco fatuo. Meuetelo in prima fila fra i gior– nalisti italiani, dovrete poi cacciarlo nell'ultima fra gli scrittorelli pili insipidi e pili scioperati della penisola, Gli è che come il cranìo da una parte e la coda dall'altra sono ugualmente due appen– dici di quell'unico sistem.1 OMeO che ~ la colonna vertebrale ; così Bergeret non pone diAerem::a al– cuna tra l'essere ora un cervello e ora una coda. Ora medita, ora scodinzola: ora si pavoneggia di e.~ser ben lustro, ~n hwato, con un bel guar– nellino, con un bel fiocco; ora la 1>retenderebbe a guida spirhuale degli Italiani. Per capirlo biso– gna porre l'adolescenza ntl c111adrodella gioventù di NApoli; e la sua fama chi11sso'I.,.nel quadro della <;c111li1à di Torino. Il che faremo. Tu lii questi scrittori della Stampa pre.<.;i insieme sono come un bel f,1c;ciod'erba tagliata di fresco, verde e 1>es,1nte,succolenta. eppure destinata a inaridire. Fuor di metafora, non provvede a que– sti giovani la visione nilida e precisa di un 6ne da r,1ggiungere, Non sanno che e05a vogliono, nè sempre ciò <"hefanno. Càmpano l\la ricomindamo: dal Thovez, che di tutti me– ritR forse il commento migliore, Non è celebre, ma è un uomo al quale si guarda in faccia volen– tieri, Thovu è un giornalista non solamente con delle idee, ma che ha anche delle opinioni. Per– ciò, quasi tutto quello che scrive non pure è inl(egnoso, ma è pensato; non pure pensato, ma voluto. È un giornali~ta di studio e di coscien7.a. Si vede subito che non gl'importa nulla di nes– suno, e ha studiato 1}iùcli quello che espone; i suoi nrticoli sono alfi di fede, e~pressioni since– re della sua Anima. 1ap1>e dd suo ingeg110 che prova in sè CQ11ti11uo l sprone allo studio, alla ricerca. Non 11fioraKli argomenti, ma cerca sem– pre di penelrnrli, sviscerArli, e rendt-rsene conto con calnrn 1>reci;;ioneed esaueu.i. E un uomo ri– speuabile per tulio ciò che fa; ris:peuabilissimo per ciò che po1rebbe f,1re. Eppure non c'è alla Stampa un uomo più s1>reca10pEI rattra1>1>itopiù cincistiato di lui. Invece di ritrovar~ stesso, tutto s:è stesso, e distendersi e ndoprarsi intero nella milizia q1101idiana del giornalismo, si pe.rdc, si :rn– nuvc,111,svani-,ce. Gli manca il dono dell'azione energica e contmuata; la sua fi1-:.11rn ha troppe l.1- cune, discontinuità, d1s11guaglianzc. È 11110 scon– tento e un frammentario. Ap1lare e scompnrc in vesti varie e nuove. Oggi fa 1111 articolo (un ,issai J>OCO illuminato articolo) sulla pillura i,nprcssioni– sia, con l'ari.i di dire: e Eccoln lulta qui; roba da nrnlli > e clo111:111i f!u fl 111m delle solite receusioni, co– me tutli s:111110 fare, dell;i vita cli Ciovanna d'Arco <li A Frane-e; e poi dopo uua settimana non s;iprà rifiutare al direttore l'onore di essere spedito in Grecia come corrispondenle in orcnsione di 11011 so piil quali feste s1>ortive. Non più tardi dell'altro giorno si decidev.i a scrivere 1111 ilrticolo sui versi del Fog.1zzaro; con la lodevole intenzione di asse– gnnr loro un posto giusto negli sc~Halidella lettera– tura icaliana; ma ci si sc.ntiva l'armeggio di uno che diceva troppo pur dicendo poco; che avev,1 molle cose da dire ma non riusciva a scegliere; che, in– fine, tir.l\'a fuori certe vecchie storie e astrazioni sulla facohà che avrebbe o non avrebbe la lingua italiana a esser poetica come la tedesca e l'inglese; Bibloteca Gino Bianco 47 anzi, secondo il Thovez, parrebbt' che gli italiani ab~iano molta p:ù difficoltà a far 1>oe'iiait.iliaua che non i francesi a f1t l)OC .. ia franrese ! Poveri francesi; quando si pensa che t:eenion f.1ua di Jean Oe La Fomaiue in nessun secolo essi nnn sono riusciti a dare un solo poet,1 che 1 ~ote"5ees– sere a fronte dd tre o qu1t1ro nostd 111i1.:liori, quella clel Thovez pare 1111' irrisione! Il Thovez insomma non dà tullo ciO che pntrehht". Non ba– sta aver f.it10, in altri tempi, una campagna con– tro i pl:t),!idannunzi:rni ptr mcrit11re aggi qual• cosa di pili che non sia un cenno di due righe nella biblioi:rafia della (ritira dannunziana. Qut-lle ,;ono loue cli pigmei che po~,mo dare la ct-lt-t>rirà di piazz., 11<1 un adole,;cente: ma non rivelano proprio nulla cli nuovo e d'importante nella vica di un uomo. Al Thovez diciamo una 11arolasol:!, che gli fa molto onore: A\'anti' In un giornalecome La .S1ampa, fatto di chiasso, di sorprtse, di dimostrn– zioni spett~colose; in un giornale che ha il corag– gio di pubbliD\re venti Articoli f.mtastici sulla ca– morra napoletana, al JlOStod~ll'articolo di ris"olto; il Thove"z ~ rimasto necessariamente in ombra; s•~ intimidito e sperduto iu mezzo a tanta iattanw. ~la egli d,-ve avere la forza e il cornggio cli veuire più in Iure. Avanti! A Borgese, voglia o non voglia, diciamo: Indie– tro ! Indietro perchè hni sbai:liato strada. Borgese è un rng11zzoche viene dalla scuola, clalla sruola severa e discipli,rnta, nelln quale clo– vrebbero sudare e f,1ticare i giovnni prima di voler mostr.1re l,1 faccia al pubblico dei giornali. Fu una rivelazione del Leo,,a,·do, pel quale scrisse alcuni articoli di critica che 11011 S<HIO inferiori ai migliori articoli che doveva scrivere molti anni do– po. Perchè è cosi: tutto ciò che v' ha di buono in Borgt'se, egli lo deve al periodo di 1em1>0 in cui la– vorav.1, studiava, preparava, e non faceva, come si è messo iu testa di far poi, il coi rispondente politico d,1llaGermania. Partendo per la Germania, egli sbagliò semplicemenle strada, Dopo qualche mese clirorrispondenze, C.A. Borgeseera divenuto il 1>iù insopportabile scrittore della Stampa. Con più seria cultura di tutti g:lialtri, con ingegno non infe– riore a nessuno, egli era ridotto a mangiarsi Je unghie giorno per giorno nei con:iti di5pera1i di una fatica che lo spremt'va come un limone, e lo intormentiva, lo rendeva falso, bnrocco e ban,1le fin nello stile. Egli era ridotto a spezimre ogni più piccolo pensiero in ciuqua111:1 parole, che erano come cinqu:rnla frantumi e.li s1>ecchio, con lo s1ridore de.i frantumi di specchio; ma per lui empivano cinque righe, e facevano co– modo. Vedevate in lui uno scrittore di pensiero, di forz,1, schietto, fare giochi di industria, Ji len– tezza, di sorpresa, per menue il più giù possibile in fondo Alla pagina il 1,erioclo, vuoto, ornamen– tale, di stucco. E non si capiva e non si capisce perchè G. A. Borgese non faccia quell'unic,1 cosa alla qu.ile è portato da vocazione seria, e con un tesoro di forze accumulate; cioè la critica leueraria e Q!1ella di pensiero: quella che dopo tutto potrebbe chiamarsi anche critica civile, per• chè. chi la faccia bene, ha in ~ elementi ottimi di educnzione intellettuale, oltre che letteraria; e giov::a.mollo a dirigere la cuhura, oltre che a giudicar la leueraturR, I)' un uorno che faccia questo, ce n'è bisogno. In ltali:1 siamo ridotti a tanto: a non aver pili uri crnico letterario che riesc-a a far5i sopportare c.1:illepersone di garbo, di cultura e d'ingegno; e che mostri di Sllper dominare dall'alto e de6nire e g111Jicare la lette• ratura contemporanea; e insieme dare al pub– blico informazioni sulle lettera111re Antiche, clas– siche, morte per modo di cl1te. Passata la critica quasi 1u1ta al J:fornalc ess;i è ridolla oggi a uno scadimento pietoso di argomt:nti, di idee, di sen– timeuti, cli propositi. S' ~ gridato: Aria! per la poesia. l\la quanta più ariAci vuole per la critica ! Borgese dovrebbe pro1>0rsi uno sco1>0molto pra– tico, t insieme ideale. Dovrebbe allenarsi 111modo conveniente, riprendere ,::h interrotti ~tudi, ricer– care l'antica solitudine, o la 1>0eabrigata; e farsi un piano serio, largo, consistente, di lavoro; farsi passar sotto, in veuti o lrenta articoli, la lellt:ra– tura nostra ciel momento, mettere a llOSto molta gentuccia, e molla gen1011a; poi render conto del punto a cui sono le letternture strnniere ; non aver paura cli nominare qualche voll:i :mche gli ,intìchi, insomma elevare il livello della critica, renderla importante. rn11presen1a1iv11, darle un or– ganismo, infonderle la vita, pretenderne l'azione, l'effic,1cacia, il \·alore ideale e prn11co. C'è posto per un cri1ico simile: anzi ve n' h:i 11ecessi1à. E Ln Stampa lo vuol 111.ind.iu: in Calabria e in Sicilia a fare lui disce1>0lo cli Il. Croce, le istantanee nen•ose e im1>ressionbtich~ del terre– moto, come può fare Ch•inini; mandi al diavolo La St11111pa e 11011 si presi i co5l ritlitolmeute a que– ste gaffes grossolaut', Di gaffes non ne fa, e non si lascia spingere a farne Dino l\lantovRni, il cui principale diletto è però cl'eisere Dino Mantovani. Dunque egli ha

RkJQdWJsaXNoZXIy