La Voce - anno I - n. 12 - 4 marzo 1909

Esce ogni giovedì in Firenze, via dei Robbia, 42 ,:I, Diretta da GIUSEPPE PREZZOLINI ,:I, Abbonamento per il Regno, T renio, Trieste, Canton Ticino, L. 5,00. Un numero ceni. l Anno I ,;J, N.• 12 ·"' 4 Marzo 1909. SOM;\IJ\RIO: - li cuo Ocnlllc e 111disoncsi.à della ,•Ila unhcr1l111rl11 Italiano, lh'.\1.nirro CROCJ-: Rudolph Euckcn e l'Allhl§mo, P11.Ro '.'.IARRt.:CCIII l1allanl ali' Estero: I. \\edardo Rouo, A11.1>1-.:-.c;o S inc1 Nel glorn11ll1mo1orlnc1e: "La Slampa • CRrruu:1.1.0. Con questo numero 12 scade l'abbonamento di saggio a 1 lira (lire 2 per l'estero). Coloro che intendono continuarlo ci spedi– scano direttamente con cartolina vaglia lire 4.00 (lire 5,50 per l'este– ro). Quelli che non respingeranno il prossimo numero 13 si intende– ranno abbonati per tutto l'anno. È aperto un abbonamento a lire 4.00 (lire 5.50 per l'estero, senza numeri arretrati. Con nu– meri arretrati sempre lire 5.00. Avvertiamo che stante la forte richiesta alcuni numeri sono di– ventati rari e che non li spedi– remo che ai primi che prende– ranno l'abbonamento annuo a lire 5,00. L'AMMINISTRAZIONE IL CASO GENTILE e la disonestàdellavita universitaria italiana Per corltsia di B. Croce e tldl'c,lilore G. l..altr\a pubblùhi,,1110lulli, la prtfnuOne a 1111 opustolo rhe rs~·iràil ~iorno 6 M,,r(n {cml. 50) pns.<o l't,Nlore YÙordt1fo ron questo titolo. Il cac;o Gentile non ha piil alcun colorito personale, perchè la questione, per quel che concerne personalmente il Gentile, è del 1utto C'laurit~. Chi lcgger:1 la le1tcr:t :1per1:1 da me direua :1\ Ministro della pubblica Ì,;truzione, e qni rnccolta con altre, i.i r.1r:\ un chi:110 concetto clell.1 iniqoith com1ncso;n dalla Facol:à napo• lclnn:i di lilosofia e let1erc a danno di un uomo, unin•rs:1lml!nte 11010 e srimato nel campo d<'gli <;tudi. A quest'uomo. il quale, vincitore di un recente concor,;o 1 domandava che si bandisse il ccncorso per la cattedr:1. di Storia della filo~ofia ,·acante nell'l!ni\·er• sità di t\apoli, intendendo misurarsi in aperta g!lra con gli altri a,piranti, si è osato, con prete!-li e ,;:ofi,;;mi,e con pressioni e,:;ercitate ,ugh :rnirni di gente trepida (che costituisce, di solito, IJ m.1g:gioc.1nzadella Facoltà, insie– me coi prcpo1enli intrt:pidi), rifiutare IJ do• manda e preforirgli, fuori concorso, per,ona, che, per ing"gno e cultura, \'aie as,.ai meno di lui e che, a ogni modo, da lui era stata vinta nel pubblico concorso. Il mo1ivo reale della prepotenza, com• piuta dall:t F:tcohò, C stato da me passato c;otto silen;:io nclln li..-ttera al ;\linistro. E ,·orre1 t.icerlo anche ora, perchè mi ripu– gna rifrug:ne celle piaghe; e potrei fors' an• che, giacchè ec;so non è oc;curo a tutti coloro, che partecip:rno al la pre~nte \'i1:t letteraria italiana. Tutta\'ia per quelli che non lo co– nosces~ro, dirò come a me sia accaduto di do\'er giudicare in modo poco entusiastico, nella mia ri\'i,.ta la Crit,i.-.1 ( 1), alcune pub– hlicationi cieli' i11!-egnante 1 che occupa 13 cal– tedr.1 da filosofia teoretica nell' l ·11iversit:\ di ~apoh j Ji un insegnante, rl quale, a,·endo a, uto l'onore di succedere a Bertrando Spa– ,·ent.i. ha ,.llpl 1 to, per ,ent' anm, mortificare nella gio,·enti1 univcrc;itaria meridionale ogni spirito <;["eculatìvo, so,tituendo alP alacre ri– cerc:1 l'apprendimento mnemonico di certe sue dispense mal con1pila1c. Costui, obliando le parole del Fichte che e la Repubblica let• leraria è 11n'a-.c;oluta democrnia, do\·e vale soltanto il diritto •li chi è spirituJ.lmente più forte, e ognuno fa quel che può 1 e ha ra– gione se sa procacci:trs~la, non essendovi al• tro giudice che il ternro e il progresso della cultura > ( 2); e non c;apendo procacciarsi soddisfazione nel campo hlosofico, dove ha preferito l'aureo silenzio 1 ha stimato gli (1) Si v~d,1110 I. Pll. 6S·;1, 11, 1>P, 191-j, sui Ji. bri del pro[ F. Ma'4C'i. (1) Stimmi/. Jl'e,te, I\', 151. fosse lecito procacciarsela, invece, col dan– neggiare in cose estranee alla scienza, e at– tinenti :tlla vita pratica, il Gentile. Il quale, mio :unico e assiduo collaboratore della mia rh•is1a, do,•e,•a for le spec;e d<:lla bella e si· cura \'endett:1 1 scaldata nel I' .inimo del bra\'o professore filosofo, ed e,;~re contrariato e runito nel suo dcc;iderio di tornare a ~a– poli i di tornarvi, per collaborare pili da vi– cino con me, non soltanto nella Critica, ma nell.1 collezione dei C/11ssici dd!a fi/0- 10/ìa modenu, e in altri lavori letterari, di cui ~li studiosi italiani e stranieri hanno sempre riconosciuta l'utili1:'1, e che la Fa– coltà di letlt:re (,! filo~vfb di Napoli non è, certo, in grndo, es-.a, di fornire. Alla nobile impres.,, da lui medi1ata 1 il filosofo pro• fessore ha 1rovato pronto aiuto in alcuni suoi colleghi, mo,;;si per cagioni non dissi– mili (1) a simili modi di vendetta, e acquie• scenti altri colleghi, abituati alla 5ervitll del ce<{cre e ubbidire sempre. Ecco, in bre\'e, I.i storia arcana (che: non è arcana per nessu• no), a compimen10 di ciò che è detto nella lettera al 1'1inistro; e lascio dove si trova, e si ~ collocata da sè, la Facolt:\ di Ka– poli, la cui imrnai.;ine, a dir vero, non mi allieta l'an11no. Kon essendo stato possibile far prevalere nel seno della f'acol!:\ l'onesto p.irtito, so– stenuto d:illn minoranza, bisognav:a rivolgersi :al i\linistro della pubblica istruzione, al quale SJ"">Cllava cosl di approvare la proposta dcli.i maggioranza 1 come, nel caso, di rifiutarla, aprendo il concorso. E ciò fece il Gentile, con un <;uo ricorso ; e io stesso ( mora I~ mente intere!-ir;ato alla cosa, come re Cor– rado, padre di Curradino, alle battiture che i mae,:;tri, pei falli di lui, som-ninistr.ivano .,i garzoni, suoi compagni!) (2), con la ri– cordata lettera, diretta al Ministro, onore– vole Ra\'a. Non mi era ignoto che la legge del 3 lu• glio 1907, la quale regola i trasferimenti dei profe:.sori universitari, ave,•a dato luogo nella Camera dei deputati e nel Senato a molte discussioni, tra l'altro, per l'appunto, circa le garanzie onde dovesse circondarsi il diritto dei terzi, legittimamente aspiranti allo stesso trasforimen10 o al concorso; e come a tutte le garcnzie escogitate si fosse finito col rinunzbre, lac;ciandosi libera balia e respon-.abilit.\ al ,\tinistro. 1'1a avevo pre• senti, insieme, il significato di quella balia e responsabili1à, e le dichiarazioni, ripetuta– mente fotte, nel corso della discussione, dal (1) Si ved.1 la C,ilica, I, :uS-123, Il, 71•3, lii, q6- 1 :;o, 3li·9, 4 1 ~-7, s 10-2, V, 16~-6, lli•9; e cfr. CNlltu a, XX\' I, 136-7, ~ui libri elci 1>rofl F. d'O· ,idio e I. Pc:iroue, e <lei prof. M Porena figlio. (l} Si riltgg.1 il J\'oi·dl,110, 11.4 1. Bibloteca Gino Bianco Ministro, che erlil 1 per a,•,•entura, lo stesso on. Ra\'a. « Perchè dovrà vietar-.i al ~linis1ro (:we,·a e!:clam:110 \ 1 011. R:a"a, il 1° dicembre r~l06, ": ·Il I relazione che :accompagna, a il di."-egno di lej:t~e, presentato arla Camera dei depu• ta1i) di accogliere le proposte della Facohà, qu:.ndo le riconosca determinate da criteri puramente obbietli\'i e ispirate da una lode• vole sollecitudine per il bene dell'insegna• mento ? » E, quando, nel Senato, fu fatto cenno dei pos11ibili abusi, ai quali le J7flcohà avrebbero piegato la legge che si stava per vo– t;ire, il medesimo R·:va, il 25 maggio 1no7, dichiarò neuamente: « Qui non si crea un diri110 al trac;ferimento, ma un.i facoltà. 11 Mini'itro do\'rà e"-aminarc • ( 1 • Più energi– c.,mente ancor3 1 rispondendo al senatore Del Giudice, il 28 mall_gio rincaba,•a: « Onore• \'ole Del Giudice, quando una Facohà pro– pone, e deve pubblicare le ragioni per le quali si decide, il suo voto è chiaro e auto· revo!e, e d~ve essere preso con quel buon numero di p1eo;enti che abbi;1mo già fìs-.ato. Se ci sono questi dubbi e questi contrasti, il i1inistro non ha che un dovere a"-soluto : aprire il concorso, il quale resta pur sem• pre la norma fond:1mt:ntale. Qui si tratta tlci cair;i rari ; onde si può pro,•vetlere se· condo le speciali domande delle f-acoltà per la migliore opportunità cli coprire le catte· dre con ino,e~nan1i di altre sedi, illustri n~lla sci~!11a: m:1 la ree;ol.i ~entr~le re<;l:1il <'"on– corso >. lnfìne, esSèndosi proposto di stabi• lire, nell:1 le~ge, che, nei casi di contrac;to, dovesse interrogarsi il Consiglio superiore della pubbli.-::a istruzione, il senatore Scia– loia, appoggianrto il parere del Mini,.tro, che non vole,·a introdurre nella legge quella de– terminazione, osserva,,a: • Quando quei casi si pre,;;enteranno, il presente Minic;tro ci di– ceva che ir;ar;\ semplicissimo pro\'\'edimento aprire il cor.corso; ma sarà p1ì1 semplice ancora fare un'altra cosa. se non si \'llole impedire il trasferimento. Il 1-linic;tro, che è chiam:tto a fare il decreto sulla proposta della f-acoltà, potrà, o~ni volta che lo ere• derà, sentire il Consiglio superiore. Perchè conviene ricordare che l'imporre il voto del Consiglio superiore è una co,:;a; ma il non p,1rlarne non significa che ìl Ministro non :1bbi.i il diritto di sentirlo, ogni qual volta lo creda opportuno » ( z). Confortato da queste ,•.1riedichi:1n11ioni, mi rivolsi, dunque, al Rarn, che conoscevo per· sonalmente come una molto gentile persona e, per fanrn, come uomo di rette intenzioni, benchè di carnttere assai debole i debolezza, che, que-.t:i volta 1 mi pare\'a sunìcien1e111en1e controbilanciata dalle energiche assicurazioni, <la lui date in Senato, e dagli impegni pre11i, ai qu:1li mi sembra\'a impossibile ch'egli non volesse fare onore. Ma la mi:1 meraviglia non fu piccola, quando avendo incon1rato il Rava in una commis– sione, di cui egli era presidente e io com• ponente, egli mi tirò in disparte e mi disse: « Ho letto la tu:t lettera aperta; ma, se fa– cessi a modo tuo, dove se ne andrebbe l'au• tonomia universitaria?>. lo gli risposi che l'autonomia non c'entrava punto, e che ciò, che egli chiam:wa a quel modo, er:t da dire, nel c.,so dato, camorra, mafia o teppa. li Rava replicò, ridendo, che non facessi di– stinzioni da filosofo; e io gli risposi seria• mente che la questione era assai gr:we, e che lo pregavo di ri,•olgervi la maggiore :ttlen {1) Atli dd Sèuato, 15 mi1ggio 1')0;, p. 59'i;. (2} hi, p. 6()50. zionc. Lo , iJi, poi, ancora una \'Oh11; e pro– curai di fargli in1endere la mal,•agità 1 che e.i ,·oleva far pas!-are c;otto la sua firm11 i ma il Ra,•:i badò a ripetermi che ci sono trt- modi di occupare le c:tt1e,lre: il concorso, l'arli• colo 69 e la proposta di trasferimento, folta dalle F,1col1;\; e che questo teno modo è legale, Solamente in ultimo, tanto per con• eludere con un:1 frase cortese, acconsenti a dirmi che a\'Tebbe ponderato la questione. E io lo lasciai, sicuro in cuor mio che non l'a– nebbe pondcrat:a ahro che per trarsi d'im– barazzo, rigettando sull.i Facolth quella re– sponsabilit!i, che, realmente, ora, toccava a lui. Le due leltere, pubblicate in secondo e terzo luogo, mostrano come il mio presenti– mento fos,:;e giusto. Il Rav3 1 dopo essersi esteso in un:1 questione di forma lep.ale, af• lat1o superflua perchè non si tratta\'a del pro– cedere legale tenuto dalla Facoltà, ma del giudizio che il Ministro dovea d,1re in me– rito e in base a un ricorso, su que"-t'ultimo punto se la cava con frasi imharaz1ate, ora atfermando che 11 ,\linis1ro non può entrare nel merito, ora che la Facolt;\: avc\'tl addotto delle ragioni: qu::ic;iche pretesti e ,:;olismi re– pugnanli :ti fatti non se ne poss:ino tro\'are sempre, e costitui._c.,no perciò, ragioni. 1'la 1 se alcuno gli domandair;se a quattr'occhi se egli, in coscicn1.:1, -.ia per'ìuaso di aver messo la firma sollo una propostn pulit:1 1 detenni– naia da quei crite1 i opgettivi e ispirnta da quella lode\'olc sollecitudine pel hene del– l'insegnamento, di cui aveva discorso in Se– nato; il Ra\·a, ne son sicuro, non potrebbe avere l'animo di rispondere si. Q1es1a cat• 1iva coscienza traspare anche dall'uhima fra.se della sua lettera, 111 cui, dopo aver denegato giustizia, assume la posa di Francesco Pe– trarca, e raccomanda: - Pace, pace, pace. - In veri1:'1 1 l'on. Rnva, occupato nella politica. deve aver perso ogni conlallo con la coltura italiana, ;,;e conc;i1,tli.1 h pace .i me, quando, da promotore degli ,:;tudi: dovrebbe in\'ece esortarmi a perc;istere in quella leale ~uerra, la quale finora ha già prodotto (bcnchè egli forse non lo ~appia) tanti buoni effetti. Chmsa, col decreto firmato dall'on. Ra\'a 1 la seconda fase della questione, che si era svolta presso il Ministro della pubblica istru· zione 1 non si poteva :1prirc se non una terza e ulLima fase, col ricorso contro 1I decreto ministeriale, da avanzarsi alla Quarta sezione del Conc;iglio di Stato .. \ ciò pensò, per un certo 1ernpo, il Gentile; e vi pensai io s1esso 1 che, inesperto di qnesuoni legali, ave,·a avuto, in proposito, parer i f.ivore\'oli da persone competenti. ,\I.i, c,:;:11ninata più da , icino la cosa 1 e interroga10 (prnlche :wvoca10, ci for– m.immo la con\'intione che a,•remmo battuto una via c;b.igli.11a. Dopo :wer penalo per qualche anno in ,icenJc giudizia, ie dalle quali gli uomini di sludio sono sommamenle :1lieni 1 ancmmo \'isto, assai probabilmente, rigettato il ricorso dalla Quarta sezione, co• stretta a riconoscere rincora una \'olla la sua impotenza nel correggere ingiustizie, consu– mate all'ombra dcila legge. Ed ecco perchè dicevo che il caso Gen– tile è affatto esaurito e non ha pili alcun carattere personale. Se io ne raccolgo i do– cumenti in quest'oruscolo, e vi agA1ungo le presenti diluciJazioni e considerazioni, non è nemmeno per lo scopo di proclamare alta– mente l'ingiuslizia commessa e accusai ne gli :mtori e i complici. Ciò era <;lato effettuato medi.inie la pubbhci1tionc della mi~ lettera al Ra,•a ( 1); e il Gentile h:i gi!I raccolto (r) Si \cd;111n :i nel.e i .\11:r, i J,.n•e, i, u. 3'.", 31 ottobre 190~.

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