Vita fraterna - anno III - n. 10-11 - 30 mag.-15 giu. 1919

186 V!TA FRAl'É.RNA II. Trieste, 16 gennaio 1919. Un pianoforte mi porta le· note chiare, staccate della.« Manon Lescaut » di Massenet; note antiche che io ho conosciute da Lei sul nostro piano, perdut() nella solitudine àella laguna. L'aria si ri11ete con un ritmo di do1cezza che insinua nostalgie di beni nascosti ai profani, di beni che una ·gelosia violenta ci fa dissimulare davanti agli occhi indifferenti. A quelli che interrogano distrattamente ora per ora il nostro essere, con la petulanza abituale di chi non ha altro modo per ammazzare il tempo. Io mi raggomitolo al sen'tir ripetersi il motivo: cc tremo in guardarlo», non per la sua pott.nza musicale, della quale ahimè sono così poco competente; ma per un senso, di richiamo a tutto un sistema -di vita che s'è affermato nella mia individualità ,da tempo. Il cogliere la gioia in e'.ementi est remament~ semplici, e l'ubriacarmi di piccoli brividi di bene al ri-:::hiamo si'ncero, trasparente, di una bellezza irrpeprensibile. Ricordo la catena del Co!ovrat dove, nel primo anno di guerra, in una casa esposta al tiro, rovistando sotto i pavimenti già smossi, rinvenni una serie di utensili delicatissimi, dai gusti più fini: da falegname! e vicino, tra le carte alla rinfusa una tabella esplicativa del iavòro che in quella solitudin·e di si!enzi l'artefice doveva eseguire. Vi era la guida di quanti pezzi da falegname sono necessa·ri alla costruzione di un piano-forte. Ora, mentre la mano ignota segue le battute di « Manon », io imagino con una vera sensazione di meraviglia e di beatitudine che quei piccoli tasti, ·moventisi pietosament~ per la mia gioia, siano nati là, lontani dalla strada, arrampicati sul monte; nella casuccia posta ad oriente, sulla valle dell'Isonzo; forse, anzi certamente in una serata invernale, mentre la neve assediava in casa i primitivi abitanti e la vampa attizzata luceva nel camino con sapore di felicità. Così la musica che batte a'le pareti e le fa vibrare, per darmi una sensazione meccanica, tramutata nel cervello, nella memoria, in gioia mi giunge benedetta, ed io mi vi a.ccoito con l'atto di chi vi cerca una protezione, quasi implorando; unc1.indulgenza alla sua bellezza· per ·1a mia sete di cose alte ed ar-- moniche. Suonate o piccoli tasti, voi non fate male a nessuno; voi fate tanto nel mio equilibrio, disordinato dalle altre musiche che la vita mi fa giungere a tradimento. Suonate la musica· pura, non asservita al lazzo di un mendicante -camuffato da artista; la musica semplice, che non so donde venga e ·che per me è solo in questo momento vibrazione d'aria, senza interposizione di mezzani, di addobbi, di battimani, di toilettes, di luce; vibrazioni di aria libera e di coscienza; fremito sincero a!l'in'saputa degli uomini, quasi in una estrinse .. cazione integra della sua e3senza interiore. Tutte le volte che mi accosto a queste impressioni di quiete gioconda .io, così ne sono pervaso. che ho paura della stessa loro Biblioteca Gino Bianco

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