Vita fraterna - anno III - n. 10-11 - 30 mag.-15 giu. 1919

VITA FRATERNA bellezza. Esse trascinerebbero così anima e pensiero, cullerebberoin un tanto desiderabile assopimento J1ervi e coscienza, che l'io se ae ritrae spesso, sempre, con la paura d'esserne travolto e dominato. Sorge dal bene il contrasto di quanto quel bene non è; di quanto sta fuori dalla porta e aspetta o te o un altro te; di quanto stuona su corde mal tese e geme di guizzi striduli e goffi. Pur noi potremmo perdere il controllo di noi stessi se tuttofu,.,ri fosse calma e armonia; se, nella voluttà della dolcezza offrentesi, non ci fosse il pericolo di una congiura intenta a sorprendere la nostra ora di godimento. Pur tanto maggiore si accosta a n,)i l'invito ,tanto ahimè si delinea nel pensiero la malizia e il trand.lo. , Gettare Ja· memoria e vivere l'attimo fuggente è dell'incoscienza; la parte migliore di noi si ribella a queste dimenticanze che so- no, e solo, un .continuo comu>romes•so col giorno passato e con quello che verrà. Si impone neil'individuo, sopra ogni bene, quello di avere una interezza, una individualità l'ansia di ritrovarsi ogni ora nello stesso sogno; il bisogno "imperioso di allontanare quanto è di passaggio per abbracciare e stringere a noi i fedeli, i certi elementi della povera implorante umanità. Nelle note dolci di bontà passa così tutto il fiele che intossica il mondo; vicino al benessere che consola la furia caotica delle avidi1à cattive permane e si rafforza la coscienza dei valori degni del- , l'e~i,stenza, pur non ne è riposata la volontà vigile, il controllo assillante, del vivere, perchè non sia nn risveglio tragico oltre il sonno meraviglioso. · Sarà un giorno nel quale potremo addormentarci serenameute in nna completa responsabilità del futuro? Concederà a noi l'umanità un giorno di fidarci di lei, di coglierne tutti i lati degni, senza la dura necessità di una coscienza sempre armata e vigile? Accade così· ne'le nazioni; esse logorano tesori di energie nel tenere eserciti armati alla tutela del loro benessere, mentre appunto quel peso di giovinezze vincolate aUe armi e di capitali assorbiti in ozi dolorosi, sono fra i primi stimoli al malessere, alla insofferenza, al disagio. Io cerco !a formula che dia alla luce del buon senso una risp(lsta. E vorrei supplicare gli uomini, tutti? no, ma almeno quelli. in buona fede, affinchè diano opera a p_ermettere che si raccolga r.ella natura vergine spontanea de1la nostra tìinanità quello che da seccli è per noi nella sua spontanea ricchezza. Le frutta mature pendono dagli alberi per il passante, senza ·dolore l'uomo può coglierle, può saziarsene. Ma che! tanto più semplice è il cibo che la natura ci offre e tanto più noi ci arrabattiamo per creare manicaretti e dolciumi contro il nostro stomaco e il nostro tempo. Chi -darà il profumo delle fragole, la freschezza delle cil-iege, la morbiBiblioteca Gino Bianco

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