La Voce di Molfetta - anno II - n. 8 - 25 febbraio 1951

4 LA VOCE DI MOLFETTA Economica Molfettese nel Settecento CONTADINI Precedentemente, in un'altra nota, a L- . biamo parlatu, a proposito di case, di fitti altissimi. e abbiamo definita privile– giate le e ndi1.io11i di chi in quel t~mpo avesse una casa propria, sia pure di una stanza sola. Dei contadini solo una p:r.:– cola parte, poco pit'1 di un quarto, pos- · sede\'a una ':asa, anzi alcuni avevano la sola casa. Raro é il caso di contadini che Yivesscro i11 campagna : ! 0 cause di questi aggbmcrnti di grosse borgate agri– cole sono abba~tanza note, e non è qui il ca~, di ripi.1rlarne. I contadini dunque come: gli altri cittadini, dovev,u10 prendere in fitto le case nelle città o nei sobbor– ghi. rendissimo Capitolo, cltre, beninteso, dai veri monti di pietà,. gestili tutti da reli– giosi: uno solo, il Monte Pappagallo, apparteneva a privati. ! nostri contadini, come era da aspettarsi, erano discretamente int-,-~,i 1 ·,ti, F p"'d;-,q~o ,-·Bnn r1,,i~ui rlienti delle varie congreghe e dei vari monasteri, dai quali contraevano la maggior parte dei debiti: infadi si pagavan" annualmente, agli cccl~siastici e .1 lle varif' opere pie, 170 ducati, intfress~ di ben ~570 ducati, m~·ntre- ai privati si versc1vanoappe~a 60 · ducati di intere:;~e ~u 980 ducati prestati. l\ggi i.I ngtremo che i I tasso di interesse r rnt:c .to daali ecclesiastici era lie\'emente :") sup riore a quello praticato dJi privati : i p i:ni riscuotevano un tasso m ed i o del h, 5 49 0 gli ultimi un tas~o medio del 6,43q6' Come m,1i la clientela degli eccle5Ìastici f osst notevolmente piu larga di quella dei privati prestatori é facile capirlo. Le casse 25 Febbraio 1951 . degli ecclesiastici erano senza fondo, in~– sauribili, quelle ~e, privati erano molto, ma molto magre in confronto. Vogliamo concludere con un cenno alla composrzione della famiglia del con– tadino piccolo proprietario. Le famiglie generalmente erano formate da quattro o cinque persone al massimo, molto spesso dai soli coniugi, più rarilm-:nte ancora da sei o sette persone. Chi lavorava era na– turalmente il capo famiglia, talora era aiu– tato dai figli, ma è raro il caso di tro– vare in una famiglia più di due persone che lavorino. Questo naturalmente da quanto ri~ulta :bi catasto ~nciario. Non è però infO!tdato 11 sospetto che lavorassero anche i ragazzi della più tenera età. Dopo tutto questo popolo aveva uri tenace at– ta::camento alla vita, come testimoniano tanti detti proverbiali dialettali. Insomma questa vita vale la pena di essere vissuta, e oggi vale ancor più la pena di lottare per renderla migliore. LORENZO PALUMBO E i proprie!.: ri di case in questo tempo, escluso il caso non infrequente di chi avesse qualche vano da affittare, erano, come al solito, i nobili e gli ecclesiastici. ; Diremo che i fitti di questi ultimi, stando : ai dati in hostro po;;sesso, erano lieve– mente inferiori a quelli praticati dai pri– vati, benché ci sembri anche azzardata l quest'asserzione non avendo noi gli ele- · menti 5ufficienti per stabilire se i prezzi '. più bassi, praticati dagli ecclesiastici, fos- · sera determinati piuttosto dalla qualità ; delle case affittate e non da una certa l 9 Masfropasqua più noli di Molfella i tal qual liberalità, in90lita a dire il vero. : Comunque, per fitti di case, dai conta- ; dini si versavano annualmente I 40 ducati ; nelle tasche dei privati, e fra questi vi . sono parecchi preti, e 120 ducati nei ; forzieri dei vari conventi, del capitolo e ! di altre opere pie. ; Le condizioni dei contadini dunque non I erano certamente ridenti ; tuttavia e• era ! qualcuno che riusciva a mettere da parte : un piccolo risparmio, che per taluno co- : stituiva il solo e unico bene materiale: ~ ben poca cosa del resto, venticinque, trenta 1 ducati al massimo che, prestati ad inte- ( resse, come generalmente faceva in quel j tempo chiunque avesse un qualsiasi rispar- ! mio, rendevano si e no due ducati al- ; l'anno. Questa tradizio.ne, per quanto sap-1 piamò per sentito dire, si continua da qual- ; che tardo epigono, anche oggi, con la : differenza che gli interessi estorti $0no t fortemente usurai. Naturalmente la vittima : ~ . · è rappresentata dal solito povero dia volo : a cui certamente non si aprirebbero gli J sportelli delle banche. E giacchè ci trovir1m0 1 in argomenti di debiti, vouliamo rjscre · o . così indiscreti da indagare sui debiti che 1 contraevano, '1Uè secoli fa, i nostri conta· dini. Sappiamo già che il prestito di danaro su interesse era esercitalo tanto da privati cittadini, qnanto dai vari conventi, dalle infinite confraternite. dallo stesso Reve- Tre rami del casato Mastropasqua si riscontrano a Molfetta : il primo è oriundo di Bisceglie dal 1463 ; il secondo da Viesti {Gargano) dal 1542, ed il terzo da Giovinazzo dal 1782. Da questi tre casati enersero nei primi dell' ,JOO uomini letterati ed illustri. Infatti don Francesco Paolo di Filippo Mr1stropasqua, nato il 24 settembre J 786, fu vescovo di Nusco. Si conoscono varie sue pubblicazioni. Morì a l"v1onternanaro il 25 giugno J 848. D. Filippo Mastrop~squa di Luigi, nato nel 1835, dopo aver compiuto gli . studi nel Seminario di Molfetta, si in- '. scrìsst! alla Compagnia del SS. Redentore. Le dotte pubblicazioni in latino ne rive– larono il vasto i n g e g no . Morl dopo il 1884. Il fratello Ignazio, nato il 2 6 apri)e I 937, fu professore di lingua tedesca a Napoli, dove morì. L'Arciprete r)_ Nicola lVlastropasqua {detto l'abate), figlio del medico Matteo, nacque il _ 71 marzo I 0 36. Fu versatissimo in l tino e greco, come r,ure in al.tre lin– que estere. morì il 29 giugno I925. Il Commendatore Avv. Giuseppe Ma– stropasqua 1i Francesco, na•o il 1. · no– vembre I 873, per la sua squisita nobiltà · d'animo e il suo non comune sapere, co- 1 prì m.olte alte cariche civili della Città. Morì il 3 l gennaio 1939. E' dolososo con5tatarc che nesssuno di questi uomini, noti per la vasta dottrina ed integrità d'animo, abbia meritat) un modesto ricordo cittadino. Sono viventi ; il Dott. Comm. Francesco ; Mastropasqua di Cosmo, nato nel 1869. Studiò a Napqli, ove svolge la sua atti– vità professionale, ammirato ed apprezzato a suo tempo dall'illustre prof. Dantoni. Il Comm. prof. Onofrio Mastropa!\qua di Corrado, nato il 18 agosto 1872, ini– ziò la sua carriera insegnando lettere nel Ginnasio; nel 1924 gli fu assegnata la Cattedra di filosofia nel Liceo. Nel 1928 fu promosso Preside, assegnato al Liceo di Arpino, dove chiuse la sua cl'rriera governativa. A Roma gli fu offerta la Presidenza del Pontificio Istituto Magistrale Parificato di S, Filippo Neri, che diresse fino al 1945. Lcdevoli sono le sue varie pubblica– zioni storiche e filosofiche. Il Grande Ufficiale Giuseppe Mastro– pasqua di Domenico, nato il IO marzo 1885, fu Ispettore Capo presso il Mini– stero del1a P. I.; passato poi con lo stesso grado nella Sezione delle Belle Arti, ha sempre serbato grato pensit ro per la sua Città natale. Il Comm. Dott. Francesco Paolo Ma– stropasqua di Leonardo, nato il 2 gennaio 19 I I • Provveditore di prima classe agli Studi_ per la Provincia di Bari, é apprez– zatissimo per la sua cultura e per r ener– gia, con cui disimpegna le sue mansioni nella delicata carriera. Ad majora. Certamente altri Maslropasqua accre– sceranno in avvenire la gloriosa schiera di sì illustri uomini, facendo sempre più onore al proprio casato ed aHa Citta nat1a. F. 5. .... .

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