La Voce di Molfetta - anno II - n. 7 - 18 febbraio 1951

18 Febbraio 1951 I PIGRI La pedagog•ìa del lavoro è un tratt~tello compiuto : per i suggerimenti che fornisce a chi non· sa e deve imparare, sulla diffi– coltà delle prime prove e sull'opportunità di non scoraggiars;.::ne ; sulla necessità di · esercitarsi, di persister.e, di proseguire, di muoversi, di non andare in ·fretta .nè di attardarsi ma di procedere, con calma; di pensare, di non abbandonai·sialla timi– d~zza, di fare da sè. fv1a il trattatelìo sulla pigrizia è per lo meno altrettanto esteso e compiuto e inse– gna con una critica :che denunzia, scherza, si fa beffarda, ride, minaccia, condanna. · Esa:miniamo, ·per· oggi, i tit~li di nobiltà dei pigri: pèn.ze a chendèn.de - pancia contenta. 1n;énge è duerme - mangia e dormi. ménge a /ave /rèdde --- . mangia favè fredde; l' inerte incurante, che anche per mangiare, attende che le fave si freddino. drèiepèiele - arretato costituzionale ; colui che arriva· sempre tardi. demrettleiause. - svoghatone, infingardo, indolente. s/ategate ···--··· scansafatiche. scechenèdde. - · schienetta,. che non piega la schiena. bl . bl s t.elroene ···· vorre oe essere poltrone, rr,a , . , . . . . e p1u : traviato per 0210. sbéndate -· sbandato, sulla via della per~ dizione. trè oere è migghie - tre ore a miglio ; lento, tardo. sbulacchie -·-· bislacco, ineguale, a scatti ; coìui da cui non si pu? contare. slraccurate - trascurato, incurante. mèitoene --- mattone; senz'attivita e sf'nza interesse. cule de chiumme ···--- ~edere di piombo, che fa fatica a muover.si ·; idem: cule pe– sénde -- sedere pesante. menzegnoère - - monsignore, che · si fa I servire, immobile e pieno di dignitoso i • I contegno. ; i conde - conte ; gran si7nore, che s1 ri- l serba tutti i comodi gratuiti. don gomele - signor. comòdo._ cej:,p-Uene --- ceppo ; sempre inamovibile. nghénneloere -··- candelora; assegnàto alle donne, che girovagano in piedi, senza , conbinare nulla. · 1 cafapelaseme - cataplasma ; persona inu– ~ile, sempre tra i piedi di chi ha. da fare. mèladè - malaidea ; cattiva voglia. . . sf:,0gghièmbaise - spoglia - impiccati ; in- ! capace di quahiasi cosa utile. j A1èrì a scotle-a-:cuerne - Maria scuoti- 1 le-corna; ass~gnato alle donne svogliate, che risolvono tutto con un atto di noncu– ranza. Roese a Mendleione -·- Rosa Ivlonteleone, una delle iUustrazjoqi della serie. i Pizzamèraine pu descurse preddì la sce- I · LA -VOCE DI MOLFETTA ren~ète - pizzamarina : colui che fa du- . rare una giornata un qualsiasi discorso ·e che perciò perde. la giornata di lavoro. Le vrisene --· .non gli va e trova mille difficoltà. Nè le ngozze - non gli garba. E' ~èieche daisce ! -- dici a me? lo vieni a dire propiio a me ! stai fresco. L1rèiefe vènghene loere ---- gli altri vea– gono dietro; raccoatala a quelli. E' buene a daisce - buono solo a chiacchierare e pron.Jettere ; l' i n u t i l e fanfarone. V é arénne u prascene --··· girandolone perdigi9rni ; se la passeggia per i prati. . · Stè . de cule a viende --- · 'espone il sedere al vènto e non fa altro. Se la pigghie salte a salte - se la prende con tutta calma, non si dà certo fretta. 1'1èlle. a chesciaine - metterè per cuscino, per donnire sopra, un lavoro che non si ha ':01lia di avviare e di finire ; lo stesso vale : mètle a cape - mettere sotto il capo. lVèn tèiene chenocchie - non ha conocchia e occupa il giorno in pettegolezzi. Vedremo poi come questi beatissimi· si comportano ; per · quanto i loro ·titoli già ce lo dicano bene. R. SCARDIGNO IL LIBRO POPOLARE . P.MARIMÉE - Colomba - UNIVER: ECON. L 100 - 4t Colomba » è la storia di una ven- . detta corsa quale poteva vederla un uòmo che sapeva· equilibrare il suo gusto roman– tico per il pittoresco, che talvolta può sembrare addirittura realismo, e il suo modo aristocratico e raffinato di seniire la vita. Questi atteggin.menti non solo si com– penetrano vicendevolme:nte, ma son.ovieppiù saldati da un lieve· sorriso con cui r autore illumina l'aristocratica figura di Lord Nelvil, e sopratutto la fosca e drammatica storia del1a vendetta, che finisce col perdere il suo carattere tragico per acquistare un tono ieggermente umoristico. E i passi miglicri sono appunti improntati· a questo sorriso: sopratutto l'ambiente dei• briganti e il passo stesso della vendetta. . - La trama è semplicissima : Orso della Rebbia ritorna in Corsica in compagnia di Lord Nelvil e di sua figlia Lydia, di I cui finisce con l'innamorarsi. Il padre di Orso era stato assassinato 2a Barricini, capo d1 una iamiglia rivde ; l' origine del!' odio fra le due famiglie si perde· nella I nebbia del passato, tuttavia quest'odio è I tramandato da padre a fìgìio quasi per I eredità. Orso, ritofr~a~o fra i suoi, incon- I sapevolmente, imJuttabilmente é avvinto da questa atmòsfera spietata e finisce, I quasi per destino, col perpetrare la vendetta. Colombà, che dà il nome ql ~Q.manzo, è la fiera so.rella di Orso, implacabile nella sua brama di vendetta. p. L. • 5 d flllwdi m.oJ /ellm di {f)ulu,_ ~lla Parecchi studiosi di storia locale hanno cercato di rintracciare nella nostra città le re{9-zioni di· parentela di Pietro Colletta co~ qualche famiglia molfettese. lJno di essi ha ritenuto come parenti dello storico i Coletti di Molfetta, che non esistevano più nel XVIII secolo, ed un' altro ha annilllato recisamente l'affermazione del prim~. Fra tante discordanze di pareri noi possiamo accertare che i Colletta ri- 5iedettero a rvtolfetta dal XIV al XVII secoio, ma i parenti molfettesi dell'insigne storico napoletano vanno ricercati esclu– sivamente nei familiari della madre Maria Saveria Gadaleta. La famiglia Colletta dopo il i 348 passò da Giovinazzo a Molfetta, quando ancora continuavano le discordie partigiru:ie .fra gli Spinelli e gli altri nobili giovinaz– zesi. I piirni esponenti· trasferitisi furono : Antonio Di Lillo Caletti ( 1390), Sisto e Thoma. Sisto fu vescovo di Ruvo dal 1392 al 1416, e Giovinazzo· e Molfetta, nelle loro storie, si çontendono l'onore di averlo avuto tra i propri ~ittadini. Thcma fu seppell!to nella chiesa di S. Berardino, dove si legge questa breve iscrizione ap– posta dagli eredi : Sepulcrurn Thomae de Colleita Suorumque Haeredum - finno I 500. Questo casato, nella listà dei . nobili molfettesi eseguita nel 1 5 74 dal Commis– sario regio Granucci, figura ripartito in due -rami : « De Caletta, I' heredi di Tho1na di Caletta )} e « Caletta, l' heredi di Petrillo di Caletta ». Detto casato, come ci assicura il notaio Muti nel suo manoscritto·· sulle « Famiglie Molfettesi » ~ del secolo XVHI, co-ntinuò a Jisiede1-e a Molfetta fino . al 1646 in persona di Giambattista Caletta, il quale fu « Ga– bellato » del minuto. Dopo· quell'epoca, la famiglia si trasferì def~:rivamente a Napoli. Il casato Caletti nappare a Molfetta nei registri della par– rocchia di S. Stefano, e preciEamente nel libro dei matrimoni del 1766, dove si legge :· « Caletti Antoriio di Donato e di Blanesta Mentz . ( di Napoli) e per esso il procuratore Gianlorenzo Gadaleta {si unì in matrimonio) con Maria Saveria Gada– .leta di Pietro » • La giovane sposa dovette partire subito per Napoli per raggiungere il marito. Da tale unione nacque Pietro il 23 gennaio l 775, ed essendo il secondo· figlio maschio, gli fu dato il nome del nonno Pietro Gadaleta. Verso la fine èel secolo scorso, nella sistemazione dei nuovi quartieri della nostra città, il Comune dedicò una via al nome dell' illustre uomq di stato e storico Pietro ·colletta, volendo onorare in lui il figlio · di una riobile molfettese. F. s. •

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