L'Unità - anno IX - n.43 - 21 ottobre 1920

lll le•ge Italiana, nè leg!e aa■trlaca, IJ peggio ~oi vlviomo ancoro nc.lJ'c,quivoco. Si d.o– mandn l'a.pplkn11one di unn legge italiana? Ci rblpondono: « Legge italinnn? lmpossi~ bile, vige oncorn In legge austriaca 11. Si domnnda invee(' l'npp1icn1.ione di una legge nuslrlncn? Ci rts1>ondono: "Siete matti? La Vene.zio. Giulin non e mica più Austria.: è Ttaliu 11. Cosi noi oggi siamo fuori da11a leg– ge: &ln.1no,cioè, soggetti e olle peggiori leg• gi llnlinnc e nllc peggiori leggi austriache. Noi f\bblnino <l<'lto: uGuordnle: qui nella Venezia Giulia, n causa della guerra, ci so.. no disoccupati. Istituite, come in Italib., uffi– ci di collocamento. Istituite, come -;n Italia, i sussidi di disoccupnzionc"•· Ci hanrn, ri– sposto: u Le leggi s~li uffici di cqllocnmen– to e sui sussidi di disoccupazione non sono estese aHa Venezlo. Giulia 11.Abbiamo repli– cato: 11 Estend( 'te.le per decreto!,._ Il decreto c'è stato promeeso, è stato nnche pu.bblicn– to. ~In non abbiamo ancora nè uffici di col• locnmento, nè sussidi di disoccupazione. A ,questo siguo rdo vigono ancoro. le leggi au– striache: cioè, niente. Per le tosse e i bal– zelli si è. istituita invece ln legge. italiana. Ci negano gli ulflcl di colloenmento ed i sussidi di disoccupazione: mn ci istituisco– no li giuoco del lotto, mn ci tormentano e cl impoveriscono con In gretta, idiota, ba· lorda burocrazia. La burocrazia Ciò che prlmn ern autorizzato a fare il più umile servo della ferrovia, oggi non è autorluoto a fnre neppure un capo-ufftcio! Ln. dlchinrnzione, il permesso, l'atto che prj. mn si potevano ottenere in pochi giorni, ora non si hanno neppure in un anno! ~tanca negli uffici rnntica elasticità. ~tanca la comprensione reale dei bisogni della nostra regione. Ai ,·rechi Impiegati. abili, capaci, se ne sono sostituiti dei nuovi, che nulla sanno delle nostre abitudini, del nostri si– stemi, delle nostre necessità. All'impiegato attl,·o, ordinato, disciplinato si è sostituito l'ufflciale in Rtlefla di congedo o di avanza– mento, Inadatto e s,·ogliato. Con U prete– sto di un·tmbecllle epurazione, si è dato qui In caccia ni posti, In scalata o.gli alti uffici dello !-;toto. Tutto questo ha recato danni irreparabili al nostro commercio, abituato n11e rapide o.gevolazionl. Più danno ancora ho portato In politica governativo. verso i nuo,,t Stati. Fino n pochissimo tompo Jn non era possibile alcuna relazione con l'Austria tedesco, con la Czeco-Slovo.cchla, con lo. Jugoslavia Cosl tutti i nostri com– merci vennero sospesi, troncali: i tentativi di nuovi rapporti frustrati: ogni onesta inl- t.lntlva annientai.O. ~ Pl■ae e la Ve■ezla Gl■lla Coml' se qursto nulla fosse, anche il drnmmn di Fiumo. Oramrnn, per noi! Pol– chè è per ., ..iume, per il gesto dannunziano, che noi siamo ancora qui a tribolare, poco sapendo delle nostre sorti, vi,•endo cupe giornate d'ansia e d'aspettnttvn, ignari an– cora delle vie che potrà prondere il nostro porto per rianimare un po· traffici e com– mercl. Fiume è causa della nostra. incerta posidone economica, politica e nazionale. Fiume è ln gran parte causa del regime ec– cezionale: Fiume è la !ornitrke d'armi e dì nrmntl al Jasclsmo: è motivo di rinfoco– lamento di odt nazionali. Il Governo non ha mai capito la faccenda di Fiume, le sue gra– vi rlpercussiont sulla nostra regione: non ha caplu, che Il g08lo di D'Annunzio ha por– t(\tO n rovino., a disperazione la nostra re– gione. D'Annunzio avrebbe ben \'Olentieri fatto alleanza con noi socialisti, per la sua re– pubblica ftumnna - e mandb qui da nol anche ouol emlssnrt per gli opportuni ac– cordi. Quando però s'accorse che noi non eravamo cosl citn1lll da abbocca.re , Iniziò la. più feroce reazione contro i socialisti di Fiume, e armò il .fosclsmo contro i sociali– sti della Venezia Giulia. Ora c'è la comm&– dla dell'lndlpendcma: atroce commedia. La costltu1tono dl O'Annun7Jo toglie il diritto di \'Oto t\ quasi tutti i lavoratori, semplice– mente perchè non pertinenti a Fiume, ma. qui nello \'cnezln Giulia! E' la repubblica dell'nristocrozin e dell'ossolutlsmo contro U prolt'tnrlntÒ. ~oi domondinmo che flnnl– mf'nl<" lo t·ommoclin dnnnonzlnnn, che per noi è tr~t•dln. nbblo fine,_prr e,·ìtare gior: ni pr~iori, o1ton111 maggiori. Anche ~ostri ' rn,·er~nrt sentono il pt'so greve e ~o,,nnto– re del ~c~to donnuntinno: ma tacciono per pauru. Ma noi, no; noi ,·O@:llo_mo che final· mrnte il problema adriatico Sll\ Msolto, co– me ~ po5c:.ib,lerisoherlo oggi: fino a quan– do non 10 rlsoh·eremo noi, seriamente_, i– stituendo In g1ustitio. per tutti i popoll, e prr tutll In libertà sacrosanta di vivere e di prosperare. Dunque: rlsohiamo il P~ blem.n dt Fiume con una renle, effeltwa m– dlpe.ndenia che corrisponda o.gli interessi intC'rnaiiono11 dei Ja\'oratorl. o L'UNITA Il porto di Trieste Abbiamo accennato oJ porto dl Trieste. alle sue relazioni, nl suoi commerci. Quali sieno le nostre aspirazioni immediate, noi l'nbbi~mo già detto nel Conve;!no tra i la· ,·oratori del porti di tutta ltalto. Considerato che l'odierno commercio di Trie~te non si basa sulla importazione di materie prjme per l'industria e conse.guen• te esportazione dei manufatti, ma quasi e– scluslvnmeote sull'importazione di generi per l'llpJlrovvigionnmento degli Stnti for– matisi dolio sfacelo della monarchia ab– sburghC'se che In breve verrà a cessare, urge che si tengn conto del desidert di tutta la classe lovoratrice,di Trieste: 1. Ferrovia del Predii Con l'armistizio venne a mancare com– pletamente In linea attraverso Longatioo, Lubiana con Vienna; rispettivamente quel– la d.l Piedtcolle, quindi Trieste, per riatti– vare i proprt commerci, si trovò di fronte uU'impossibilitt\ di trasportare merci e pas– seggeri nel rel roterra. E' necessaria uno. li– nea che sostituisca quelle mancanti. 2. Politica commerelale e ferroviaria col retroterra Trieste .e intimamente colelgnta per quan– to rlgdardn il suo commercio, oll'ontico re– troterra: legato olle !orze produttive ed al polero cli consumo, dalla sua funzione re– gionolc. Orn fn d'uopo rilevare che, prima delln guerra, il Governo austriaco appog· giova In città di frontò ai porti concorrenti del :-Jord con i seguenti mez.z.i : con dazt dil– f erenzloll nell'lmportnzlone via mare; con basso tariffe ferrovlnrle (noli differenziali); con J>rCrnlalla navigazione; con sovvenzioni a stabilimenti Industriali {premi di esporta– zione) e o.ile costruzioni marittime; col con– correre alla costruzione di un impianto por– tuale mo<tello. Questa posizione di favore. creata dnl Go– verno austriaco, è venuta ora a cessare complet.omente. Lo. politica del Governo i– taliano dovrebbe tendere a stabilire tali rap– porti con gU Stati succeduti all'ex monar– chia da far preferire, con convenienza, il porto di Trieste al porti de.I Nord, stabilen– do accordi con le ferrovie di questi Stati. Sono stoti s1 trattati - ma non risolti! - alcuni problemi ferroviari e post.ali, ma nulla di serio si è ancora fatto per ,la sti– pulazione di trattati dl commercio. s. Amministrazione ferroviaria Prima della guerra le linee ferroviarie che congiungono Trieste al suo retroterra venivano gestite da un'unica ammlnlstra– iione; mentre oggi queste linee ferroviarie vengono runmlntstrate da più Stati, 1 quali possono chiudere n piacere i tratti di linea di cui dispongono, con enorme danno ~r • Trieste, che ne fa capo. Ad evitar ciò è ne– cessarlo un·amminlstrn7ione unitaria, che tenga conto di tutti gli Interessi, del resto con,·ergentl. 4. Rlcapero del naviglio trleatlao Per disposizione del trnttntt di paco dt Versailles e di a.n Germano, U naviglio ex-austriaco va consegnato nella massa del– la Germanio e dell'Austria, e quindi dovreb– be andar ripartito fra tutte le potenze del– l'Inteso. Il naviglio dovrebbe venir conteg– giato dalla Commissiono delle rlparnz.ioal in titoli 11 rlparnl.iono 11, e quindi distribuito fra gli Stati dell'Intesa secondo una deter– minata ch1ave. Cosi è certo che l'lto.Jia non verrebbe ad ottenere tutto Il naviglio trie– stino: è (li)rclb che si allaccia Il pericolo che Tr\este posso perdere una parte del suo tonnellaggio. Bisogna dunque ottenere, in ogni caao, che il naviglio h'iestino, strumen– to m~lmo della vita economica, rimanga a disposizione del traffico triestino nell'in– teresse della Regione. e 5. Servizio doganale e postelegrafonico L'attuale slst.cma dO@ana.Je , sempre più complicalo, è un grave inciampo per lJ com– mercio, nbltunto alln semplicità delle ma– nipolazioni dogonnli. Necessita perciò che a l'rieste venga adottato un sistema più scmpllc('., ~econdo le speciali esigenze loca– li; necessito pure una sollecita. e sic~rn ~on– glumlone po~tnlr, tclcgrnflco. e telefonrcn, n.bolenclo In censu rn ed I divieti postali e lelegrnflcl. 6. Porto franco Fino nll'onno I 91 Trieste era porto fran– co, tolto il quale si ottennero le condizioni di fM·ore git\ accennate: tariffe differenziali e ridotte, premt di esportazione, ecc. Oggi sorge nuo,·omente la necessità del pQ,rto tronco per Trieste, tanto più nel giorno in cui Fiume diverrà Hromente città libera. Con il porto franco, Trieste potrà far con· \·ergere tutte le energie commerciali del suo naturale retroterra nel proprio porto e crrar~i una zonn, industriale nella quale le n o materie primo potranno venir la,·orate ~ senti da dazio. 11 porto franco ci darebbe anche il JiveUo del costo della vita. )la se In questione ciel port<> è tutto per la clnsse commerciale, per noi è appena uno dei tnnti problemi che richiedono unn im– mediata ~_oluzione. L'a■tonomla del &a■al e della Regione Noi miriamo aJl'autonomfa dei Comuni e della regione. Noi ,,ogliamo anzitutto - spe– cialmente pe,· ragioni economiche - che Io. nostra regione sia considerata provincia u– unica, libera, autonomo, non aggiogato. aJ centralismo tordo, infingardo, miope. ~on è per pollttca pnrtlcolnr1sta e grotta, che noi vogliamo l'autonomia della nostro re– gione: ma per oge,·olarne lo sviluppo: per faciltare I rapporti comme.rcialf de.Ila IH> stra regjone col popoli vicini°: per tempera– re, per moderare le lotte nozionali, per ga– rantire In scuola n tutti coloro - italiani e slavi - che vivono in queste terre, per ga– rantire a tutti la medesima libertà, il me– desimo diritto: per trattare tutti i lavora• • tori con Sllno criterio, senza sopraffazioni, senza oppressioni, senza rancori. Vogliamo I comuni autonomi, per poter più ogevol- • mente ini7.iare una corngglosn politica a vantaggio delle nostre classi lavoratrici, per lare doi nostri comuni sicuri baluardi di difeso. operoln, fortillz.i del diritto operaio. Per noi autonomia non è cnrnpnnilismo, nè 11cenzn: è necessaria libertà d'azione, per elevare il produttore, per amarlo nelle cn1enti battogllc del lavoro, per istruirlo, per prepararlo nd assumere tutto H potere dello tato: In Lega dei Comuni unirà tutti i nostri Comuni autonomi - li illuminerà, li indirizzerà. per le chiare vie della conqui~ sta e del successo, li affratellerà nell'opera quotidiana per la civilt\\ e per il benessere. Nel riguardi dell'autonomia, le leggi del cessato reghne sono più oonsoni di quelle ttaliane: è per questo che noi domandiamo di migliorare, se mai ,le leggi esistenU, non di peggiorarle con l'istituire le leggi dello Stato Italiano. Aatonomla scola1tlca Autonomia dello regione, autonomia del Comuni, è anche autonomia scoL&stica. La 1egls1nzione sull'istruzione elementare fino• ra vigente è m4!Uorc di quella \'4lente nel regno: ò più ~Ile, più proficua, più rigo– rosa. Anche n questo riguardo non si tocchi il buono che c'è, non lo sl soppianti con il peggio. Laddove non è immediatamente pos– slbilt,? migliorare. non sl peggiori, almeno. Vogliamo .anche che non si continui n tra– scuro.re . come da tempo si trascura, la istruzione professionnle. Le leggi austriache sull'apprendlsl4{gio e sulla scuola professio– nnlc sono tndubblamenle mlgllor1 delle leg– gi Italiane. L1) leggi del cessato regfme ob– bligano gH imprenditori a stipulare contrat. ti di tirocinio con gli apprendisti, a dare agli apprendlsli la Jibertà necessaria a lre– quentnre lo. scuola professionale: obbligano gli o.pprendJsti n frequento re questa scuola. Tutte queste norme, nena loro essenza, d,e– vono rimanere. Noi vogJiamo migliorata, non peggiorotn, In scuota professionale: vo– glio.mo cautelare, onoor più che nel passa– to, l'apprendista di fronte all'imprenditore: vogllomo che l'npprcndisto., come lo. legge austriaco. slnbHiva, obbla. libertà di istrntr– si, di perfezionarsi tecnicamente, di comple– tare la propria lstmzlone eJe.mentare. Le elezioni ammlnletratlve I nostri Comuni sono ora 1.urn maledizio– ne: sono amministrati da commissari regi inetti, incapaci dl capire l nuovi tempi. Essi non sanno quel.lo che si ranno: le anunini– sfradoni vivono a.Ila giornata, di stenti e di ripieghi. Se andiamo ancoro. un po' di questo posso, nol ct troveremo di fronte o.1- l'irreporabile falJlmento di lutti i comuni della Venc,Ja Giulia. Dal giorno dell'armi– stizio ad oggi, noi domandiamo le elezioni comunali, non per smanioso desiderio di conquisto, ma prr salvare I nostri Comuni dall'orrore Jn cui oggi si trovano. ~lille vol– te ci è stato detto ,J : sempre si è lo.tto no. \'ia via si ce1 cano nuovi pretesu per riman– dare le ele1.lonl. Non s1 cnplsce l'enorme danno di nrnminlstrnzlont ossoluttste di commissari rr~i, senza autorità alcuna, sen. 10. indirlz1.0 1 ~pnzn idee. Lo. Venezia Giulia, 'il può dirr hu perduto l suol Comuni. A rommissarl regi sono stati chiamati g1ovo.– notti dcsldrrosl di rnr carriera - giovnnot– tl per lo più, che complotto.no con H briga– diere contri I soclolisU, che tiranneggiano gli Indifesi, che In. ranno do. padroni con i deboli, che mandano tutto in rovina. Il diritto di voto Per negare le elezioni comunali, si è ca.~ \illato il cavillabile. IDomandiamo: .. Se l'I– talia ha diritto, entro la linea d'armistizio, di nominare commissari r{'{C:l italiani, non • lì7 ha anche il diritt . entro lo llnra d'ar1ob~i– zio, di foro lo elctionl amminlc;trntivc? Chi può opporsi, chi pnò impedirlo!"· Le c1ezio– nl comunali a suffr~io univ(' rso.le, sec<>ndo la legge italiana. nullo possono cotnpromct– tere. Ci viene chi('')to: ,i ~t\ chi chinmnre o. votare?11. Rispondinmo: ,1 J pertinenti olla Venezia Giulla,1. Cli unici. cl~. cito do.I gior· no clell'o.rmistlzlo 'lC"lnhanno potuto elegge– re i propri rappr1 ~f•ntanti, polchè i perti. nenti alla Jugo~lnda hnnno e~Hcitnto il lo– ro diritto di \"Oto In JugoslM·in, i pertinc.nti nt regno lo hnnno C'~ercitnto nel rrgno; sol– tanto i pcrtine,nti nlla V(lnC'zln Giulio non sono sto.ti chiomn1i nd ec::erx-ltnrequesto di– ritto: n elegger('. rio~. le rropr1t~ ropprl'ser1- tanze nmminislra1in~! Percbè non si fanno le elezioni Perchè? Pcrche .. sa chr In maggior par– te dei Comuni delln \'ene,in Giu1in saranno conquistati dni ~orlnli~ti: rer·t'hè non si vuole che si sopp1u In no,;;trn grnnde fon:I\ <>cl il nostro grnndt• M·iluppo: prrdtè le cric– che parassitarie ,r..,cliono nncora ùommnre nei piccoli Comuni, attro,·t'r::io i 1..'0mmis!sl– ri regi: perchè non ~i \·uolt; dnrc In prova provata che qui nt'lln Veneziu Giulia l'uni– co partito vivo, pnlpltnntr; Hiionte è il Por• lito socialista. :,.;on è ron r1tl ~n quale pia– cere che oggi si \ R allo <.·on,111i,1p. dei Co– muni I Sappiomo come e~i. s1>ecinlmente nella. Venezia Cinl1o., sieno !<lati ridotti. e dai commissari imperinl-regl, (' t.lni com– missari regi, dralle nnth_•hC' nmministrn– zioli llberoli nazionali e dalle amministra-– zioni leccapiattlneq<•he: tnttt' lnclistintame.11- tc consen•atrici, nnliprolttnrie. Se chledla– p10 le e.lezioni nmminJslrntl,•l', lr chl('dinmo sapendo di assumC'r<' uno g1nnde r(ISJ>Onsl!~ bilità, a profitto <l1•J produttori dei Comu– ni e della reglonl'. I Com■nl e la lotta nazionale <Sopra.tutto chiediamo le cle1ionl perchè soltanto con una saggio., se, era ed illun-fi– nnta politica nel Comuni potremo •wentnro l'insidia na.zionalL Ul. Comune conqnislnto da noi, vuol dire pncifkn1lone nazionn1e, giustizia nazionale: vuol dire fin(' delle cer– vellotiche e dolltluose soprnftR71oni. NC'lln regione ci sono anche g1i slnd: I Comuni del Carso Aon quasi tutti slavi: nelle offici– ne come nelle campagne, nPl porto comC'sui piroscafi, Ci sono lavoratori ltnllnni e la– voratori slo.vl : e tutti noi \'ogllnmo offratel– loti nollo. medesimo spen.1n1.a, nella medP– sima lede. Gli .slnv1 non 11 abbiamo portati qui noi: gli slov1 cl sono qnl do \10dicl S('– coll almeno: sono notl qui, vivono qui, ln– ,·ornno e proclncono qui: qui In. loro casa, qui il loro diritto. ~on fncrlnrno rilnpio~e– re agli operai slo, i l'antico reglme austria– co! Non facciamo Minre il nostro paese con uno. politica di 0010 ,er"' gli stavi I Noi,· con l'a7.lone nostrn qu-0ticlinnn, n.bbiomo a.b– bnttuto molti bnluorcll di difl"'SB nazionali· sto sla,•a - come 11u«~t tutti I hnluardl dl difeso. nazionullstn llnllono. Contro la pontica di odio na2lonale Noi sin.mo npmlrt di tntli I na,ionnlismi: noi, tutti i nazionnlismi odiamo: noi slamo per il più leale nrrrotellnmento l11terna1.in – nale. L'attuai(' pnlìtko drl C.ovHno è po• litica co.lna, che m('lte Hnlinnl rontro slavi e sin.vi contro ltnllnnl, turbando r nv,•ilendo In nostro regione. In ogni 111111,•o !il ,·NJe Il nemico - anche nt'I ~t'lftlisln ~lnrn. In ogni slR\O si vede il cos11irn1ore antltnllnno - nnchP se sociaJil~tn ~l(l\o. Qursta r anche l'"istn1zloneu che .. I dt\ ulle R1rnrdie regit• e ut cnro.blnlerl I qunli honno t'lav,·ero finito col credere 1'11e tutti I ~<:inlisti, qui, anche I soci.a.list.l di Uvo,oo r di Uologno, di ~1llnno e di Nnpoli. slrno tutti ju~·oslavi, venduti nl Govern•1 111 Orlgrndo: rosì rome i socialisti slo,·i di <1ueste te1 rP ~11110 consi– derati dnl no1lonnlll\tl sla,i prr ta111i ,·c11- duli nl Go,·erno ttallnnol Que~tn 1• la ri pro,·a cht.' lo. guerrn n(ln bn riMlto 1l pro• blema nozlonole, mn lo ha. &pO'itoto. Allo \'ecchie ingtustlzl{' ~I sono S<"Stitutlr nuovr ingiusUzle: allr \'C'crhl€' tirnnnl<', nuove ti– rannie. Soltanto il 'k>clnlis1no potrù risol– vere vernmentr il problema nnzlonnle, che è problema di giu~l\110 di pnriflrn convtn– venza, di to.,·oro, tll pane, cli educnilone. ~on è certo a Gtolltti che noi llomancliarno la soluzione dr! problema no,ionole. ~oi, oggi, domandln.mo soltanto rh(I non c;i fac– cia peggio dell'Au,.,tr1a, clonnanclo In Vene– zia Gtulla n lotlt cnin1•: domnndlnmo un procedere meno grottesco. La miopia del Governo Nel Comuni ~1a,1, dn •Jn po' di tempo a questa porte, si è lnc::tnornla. la politica de.I terrore, con grandr , untagglo f\ grande gioia del nazionali"mo ctln,·o. :-.lon et vuole capire che anche trn. gh 11 lr\\l, cor.ne tra gll italtanl ci 9000 t nazionnlisli e 1 socia.ltsU: gli speculatori del sentimf'nto nazionale e i mllltt dello frf'trllnn1:'\ lnlf'rnationale.

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