L'Unità - anno IX - n.10 - 6 marzo 1920

\: ma..~mai cli q. 12,7 per etta,1'0 da un anno all'"1tro. (Relazione del Comitato tecn,ico pc,· g/.i atud·i dei progetU d/in-igazione, Rom.:i,. 1917,' p. 4. Vedi pw·e il discorso de] Ministro di Agricoltura, on. Raineri, pronunsiato aJJa Camera dei Deputati, il 13 Joarzo 1917). In0Jt1·e, mancando le piog~, non sono possibili i p1·ati estivi e irrigui, che per– met umo tre o c1uattro tagli di fieno. E senu,, di essi manca, la possibilità di lar– ghe 1•rOV\'Ìste ùi foraggio, dell'allef'amen– to de.l bestia,ue; e di qui il tlifotto di me1.a.i.per laNortùl'e la terra, e per conci- m;_u·la. 9rganicameu te. • O li stessi conci.mi chimici, che hanno ta.nrn import.101..a nell'agricoltura, i cu.i effetti ~no p,u·agouabili a, quelli cl1e nel– J'in<lu~t:i-b1 :-:ono stnti determiJla..Li dnlla .int1'0duzioue della nHH:.China ;1, n1.po1-e, 11011ò.ì11uo te.Ile t·el'l·e ai-i.dr - del .\1e1,1,,()– giorno huoni risultati. S\-:. non nelk :Hl· na,.. 4•011 1nim:.n·e1·,1 pim·o~a,. f:;c ùffeC(' in ~t..'l~ione c-Qne. t.:vme d'ol.'(]in:-11•ju, a– sciutt:1. i-dlora :,;i otteriguno 1·is11ltati rne– schi11j, impar'i 11~~olutauie11te al <·osto dei (•oudrni ~tes.s:i.,1un11do pnre no11 riesea– no .:.idtlfrittura, <1,rnuo$:Ì. E ciò pe1'<·hè sen- 7.:i. fnmiditù ,i 4:0ucimi nou :-;i sciolgono; ·a.117.L c1uando l'e,·,1porazione è tl'-Oi>P-0 ra.– pi,ht. ti·esce olt,1·e uh de.terminato limite la, tia1Sie.dine c-h'è tanto nociva aJl,1 vei;re– t..u,,.ione. Kou potendosi la.rgameute adoperare i concimi, nasce la ueeessit,\ di quelle rota– sioni. per le quaJi si dà alla ten-a, il ri– po~ di ano o due anni. Se le piogge fos– set,e nhhondanti, avremmo pascoli grassi, molti concimi, e una rorazione agraria, del tutto clive,·sa. Da questo tipo cli rota- 1,ione agrnria, <.leriva., in parte, come ha. dimostrato il D1 Run1N1 (Te,,-e vncolte e lati/011di, in Gi01'nale degU econ.-01nis~, '1895, s. II, voi. X, pp. 170 e ss.), la na– tura dei contratti ngrari vigenti. 1nfa tti le rotazioni agra rie haiino biso– gno del pasco1o brado: di qui l'impossi– liilit.à di dividere il fondo in piccoli ap- 1....ez1,.nmenti. concedendoli ai contadini per lu11go iempo: i::i conceclono..quindi appez– zamenti per uno. due o tre anni, cioè per gli anni. nei qu:ùi si '1evc seminare il fru– me.:nt-0 ma. quando dene il turno delle pl'ofornle a,rature esthre (maggese) e del pa!<OOlo hrado, allora il fondo si ricompo, ne nella, sua unità culturnJe, perch~ la. te.n.a e l::-1 quarta. parte di esso dev'essere convertito in ma.ggese o destinato ~J pa– scolo. La ~iccità: ecco, in ultima anali.si, una, delle cause fondamenta,Ji del latifondo. La malaria. .\.e<:anto a qnesta è da porre un'altra. causa intim:i e profonda. dei mali del Mez– zo~rtorno: la, maJarfo. ~L'lle implacabile, c-he es.-"rnrisce in una, lotta immane le mi– gliol'i ('nergie della popolazione, e faci– lita, o acuisce ogni altro ma,lanno. La. malaria 1 è antica qu:1J1to Ja, storia -dell'Italia Meridioruwe; ma è sta,ta resa. più acut.,,, fra. il 1860 e il 1870, dal dia– senn:1to diboscnmento. Più si studia il pa.s&'lto del ~fo7.7,odl. più la malaria •i l"it1"0\·a. atr0t.·e. Y<'talc, dap1)C1·tutto. Essa l'i spiega, molti fenomeni peculiari ;1ll'It.-.11iameridionale, e ci dà ragione di :ibitu<lini e di c.-ostumi, cbe potrebl>ero trarre fa.dlmrnte in ioganno o ad affret– tot~ C'onclui::ioni c-hi ili <1ué.l 111aJe non ten– ga, st\·crchio conto. Co!':!i, p, es:., sono in stretto nLpp<lrto con la, malaria la distri– buzione ùcmog1•afica,, delle proprietà, delle culture, j.l oosto delle terre, eec. La, popolaz.ione , 1 ive forteinente aecen– trnta, non dove più fertUe è il i::uolo e più fi-C'qucnti le comunicazioni e i rapporti t:ol resto del mondo, ma dove meno insi– diat.1, è la salute daJh, malaria. Cosl dei 125 Comuni di Basi1ica,L'1, 91 sono oltre ;;oe m. di "ltitudioe, 12 oltre 900. Dei 413 Cornulli delle Calabrie, qunntunque · da ,.-1mùche :urno per le risa.nate condizioni igienich<' vi sia tenden1.a. a discendere dalle alture verso il litomJe, sicchè niolti paesi present.wo il fenomeno dello sdop– pia.mento. 83 i;;ono oltre G00 m. stù ma,. l'e. 11 oltre 900. (hic1'iesta 7,arla,111e1tt1u·e, ,clacione della Sottogiunta, ,·. V. t. III, p. 6; .-. V, t. II, p. 4. • Per la Basilicata e/.-. pure C. CAGr.i, La Basilicata, p. 8). 1'11 BasUica.to, 652 ab. su 1000 vivono fra i 500 <l'i l00Q m. sul m:>re; in Calabria 202.5 su 1000. Oltre i 1000 m. sul mare, in Basilicata vivono 22,6 su 1000 ab., in C'alnlwia 0,5 (G101<G10 i\fonTARA. Le popo• laziowi di Basilioa,ta e di Calabria all'im– zio del secolo XX, nell' r,,-01,iesta 7,a,rla– me11ta,·e, v. V,, t. IV, p. G6). La. Sicilfa, è f1·a le regioni più alte abitate del R,,. gno. dimor~mdo circa, mero. della, popola– sione a.J disopra di 300 m. sul mare. Il massimo ~ella popolw,ioue è fra, i 300 e gli 800 m. d'altezza,, meutrç il maggior nnwei-o del Regno è nella !l,;na da. 50 ai 300 111. (lnclt,iesla p<wlam,enta,·e, ml. VI. t. I, p. 41). Se ~ eccettuino Rc;?gio e Ciltan1.aro, non ,·i sono in Basilicata, e in Calabria, centri superiori ai 20,000 ah. Non ostant,e tH lr ~arsa, i1uporta,n1,a, di agglomerazioni urba11e, la, popolazione media a\ ciaseun centro è in Rasilira.ta, due ·rolte e wez1,0 s111>erioreaJJa media del Regno; in Cala– bria. supera la, media, stessa,. (C. MonTARA, pp. 62-3). Ln Sicilia eon una. popolazione di 3,672.258 di poco inferiore a. quella del– la, Lomhn-rdia (4,780,473} e di fl<lCO supe– ~·iore a quella del Piemonte (3,424,450) ba. soli 3Gl Comuni con pochissime frazioni, mentre ln, Lomba.rdia, ne ha 1906, il Pie– monte ]488 cotf numerosissime 1'razionj. (B1<uccoLEllt, La Sfoilia cli oggi, p. XIII). La propriet,\ è a, latifondo nelle r.one pianeggi3n_ti e frazionata, anzi polveriz– zata nelle parti alte. In Basilicata,, p. es., mentre domina. il latifondo élai 2000 ai 4000 ettari nella 1,0- na delle marine, nella, z-0na, montuosa, mancano grosse proprietà,, ve ne sono pa– reccJJie mediocri, molte piccole, moltissi– me addi11ttura, polveriz.r,ate. « Ques.io pol– \·er-iz.?x'lmento- seri ve l' AZIMONTr, re.la, . tol'e tecnico per la Ba.silica,ta de11'1nclvie– sla parl"1ncntare (voi. V, t. I, pp. 20, 23-4) - è ta,le che nuoce in sommo grado alla, produzione ngraria, e all'organiz~a .• zione clell'azienda. Si può dire che sia addirittura letale al progredire dell'azien– da, togliendo la. possibilità di un migliore a.,·,,euire a, no,·e dee.imi delle piccole e piccolisi:;;ime p1·op1·ietii. cotuJ)OSte òi molti piccoli e minuscoli :1ppezznlllC'nti sp:npa.– gliati ai quattro venti del territorio co• nrnnaJe od anche fuori. Così pure in Ca.– JalJria (Inchiesta va·rlanienta-re, ,·ol. V, t. II, p. 37) e in Sicilia (ibi<i, '- VI, t. I, pp. 113 e ss.). La Cultura, dei cereali si pr-n.tica, uon dove essa, riuscirebbe più remunera,tiva, tua, dove le terre non sono infestate dal– la m~1laria,. Il grano vic'ne se.minato per– fino al disopra di 1000 metri sul ma,re. In Sicilia,, io cui la ctùtura estensiva. e la c·e1·ea,Ucoltura oocu1lano i tre qutntl delJ'jsola,, cresce U grano in vetta, a. mon– t.:1g11e c·he all'oecbio sembrano inaccessi– hili o incoltivabjli (Inchiesta varlamen. ta,·e. vol. vr, t. I. pp. 8, 167). Le tene. più fe1·tili. qua.udo non sono mala1•jcJ1e, l'aggiungono prez~i enorml, :1s~olutamente s1wopor-zionatl al reddito, mentre, com'è noto (f11chicsta parlanum.– tare, ,·ol. Y. t. 1, p11. 6-7; t. II, p. 697), Femig-!Ckzioue cominciò dalla, pianm•a. do– ve abl>onda,,·auo le tene ma,laricbe quasi ~mprc l'ieche di humu.i;;, e si estese più t,1.rdi fino alle zone più alte. Ln mnJal'ia. C'i -spiega 1>erchè tutte le raz1,e, esclusa, quella cl.J.esele1.ioaata.si a,t· tra,·erso i . ccoli vive oggi nel !\Ìez1,0gio_r. no, tutte le 1·az1,eche nel passato hanno t('ntata, l'ill\·asione e la, colonizza-zione delle- te.r,·e clcll' Itali:1. mct·iclionale la nor– manna, la, i-,•en1. lrL 1'1·aucer,:e, la; spnguuo– la: - (quelle g1·eche ed ambe uon oltre– p,1,.:.isa1·0110 la c·osh1; i bizantini penetraro– no la (\ilabria. tutta,, la llasilica.t:.1, qua.si tutta e il C'ilcnto)-indeboLiteedecima.te, 1)1'iH~di genC'l'.17.ioui mns:c-hili, do1)0 po• che gener:uioni. ,·i abl>fano L1sci.ito le OSiil'a (G. Vi..>nTuxATO. Il castello di Dago– peso/0, Trani, 3902. pp. 106-107). La ma– la.rhL ci spie~u- il grande numero ~~ei ri– forma.ti , dei cachettki. di rachitici e di defor·mi che dù il Mezzogiorno. La, mala– ri..1 ci spie.ga pe.rchè il c-<>ntadino dell"I· talia. meridionale da S<..'COli. tutte le ,.;re, d'estate<' d'int"eruo. sotto l:1 pioggia., il vento e La u~wpesta. stanco del la,,·oro o. dC'lh1 giol'llata, l"itorni in paese do\'c l'a,t. t('nde la, misera, C'asa, spesso ad un unico va,no. comune ricetta.éolo oltre che deUa. fami~lin. dcll 'as.i.no elci ma,iale, dellegalli- 11<'. auc·hc qua11do potr-cbl1c abitare in CO· m<1de case ooloniche. costruite iJ1 campa– gna, (lnch,i,esta {)(J,rlwmentwre, ,rol. V, t. III pp. 47 e ss.); e tutte le ma,ttine 8i rasse– gni a pcrconP1-e vie non facili nè br•evi per giungere esausto sul luogo de.l lavoi,o. t◄:. la, mnlaria,, la corn1>lessa,. ,•aric.1,,fataJe 1·agione storica, di impoverimento delle tene e degli uomini. « Non intende ou11a. <lell.1 stona, e del problema. del Mew,0. giorno - scrive G. FonTUNATO (La. Ba<lia d;i Monticclvio, Trani. 1904-, p. 104 ss.) - chi prescii>do a-nche solo in parte, da <iu~,lla, veJ'a. rnaJedizione che è per J'Italia, m.ei ·idiona,lc 1~1 trlillaria. Passa, il terre– moto. pas.-sa la peste - dice.il contadino -· ma, la maJaJ·ia non passa,». « 'l'ptto il Meszogiorno d'Italia, - seri– ,.,. il dott. 'fnOPEANO (La malaria nel Jfez– r:oyiorno d'ltal·ia, 2a eò., Napoli, Detken, ln08, p. 379) - dev'essere riguardato co– me un'unica, gt•i-.1,ve zona mala,rica.. Di IL milioni di abitanti circa 8 fl)ilioni sono :-:eggetti alla, terribile infezione. Le· statistiehe uffieiali sono più ottimi– stiche, di poco però. Per le Calabri e, la J)Ol)Olnzioue residente in zona maJ.:1rica è di circa, 427,947, distribuit.1, in 89 Co· munì, su u□a popolazione totale di 1 1 370.208. (Tnchiesta 710,rlarneri;tare, v. V, t .. II, 1909, p. 534). Per la BasiLie&ta su nnn superficie di 987,594 ettari, 561,000 sono mala,rici; e su una popolazione (cen– simento 1904) di 491,558, sono soggetti alla ma.Ja.1fa 380.000. (C. CAGLI, La Bàsi– liccita, p. S). In Sicilia,, su 357 Comuni, .2Gr, sono malarici con complessive 597 7.,0. ne maforiche, e di 25 Comuni, dei quali 14 nella sola provincia rli Trapani, tutto o qua.si tutto il territorio è infestato; soli 92 Comuni rest:1110 illlliluni. (fnclWesta pa•·lamenta,·e, v. VI, t. I. parte III-V, pp. 624-6~1 e BnuccoLESI, J,a Sicilia ,l'og– gi, p. 67). In Puglia quasi tutto il terri– torio pianeggiante ba. 1,0ne malariche; più acu bt è nelL.'1. piana, del Tavoliere, nel– i,1 p•rlc occidentale della, provincia, di 13..,".l"i l:l del "irconda,rio di '.raranto e in gr-t1u pa,rli.! delle coste della. proYiQcia d,i Lecce. Nel 1904 si ebbe il 19 per cento di morti r..er malaria o per maJattie che ln. ma,la,.ria aggr3vò. (Inchiesta va·rlamenta– rc, voi. III, t. I, pp. 10, 529, 530 e ss.). Rah·o eccezioni di poco momento, tutta, la, r.ona_sotto i 250-300 m. è più o meno, m;1lal'ica .. (Tnclviesta parlamentare, v. V, t. II, p. 534); la malnria si trova in paesi posti ancbe al disopra di 1000 m. sul Ji. Yello del m:1rc. importa,ta,vi dai contadini scesi dnl monte a.,1 piano per i lavori agri– coLi (Ibidem., ml. V, Relazio1te della Sot– toyiu11-ta1 t. JIT. p, 52): inter·i paesi sono st.'tti completa,mentc abbnndounti e altri ridotti a u11 ventesimo soltanto del. la popoladone a, ca.usa della, malaria - non nuovo questo fenomei10 nella, triste storia ciel )fezzogiorno ! (Per il periodo ungioino, vedi un esempio in G. FouTu– ~ATO, La Ba.dia. di .lfonliccl"iP, p. 10-1 ss.); la percentuale <lelh1i mortalità per mala– ria e cachessia, palustre è eJeratissima: raggitrnse nel 1907 1'81,5 di morti su cen– tomila, a,h. per la, Basilicata,. il 86,8 su centomila ab. per le Calabrie, il 40,3 su centomila ab.per la, Sicilia, 1neotre nello stesso :1nno il Piemonte aven:i' 0,9 su cen– tomila ab., e la. perceutmùe media del Regno e•·a cl i 15,1 su 100,000 ab. (lnchie. sta, parl.amientan·, voi. V, t. II, appendi– ci, p. 357; t. I V, p. 153). La Bnsilicat.,, (lbid,, ,•ol. V, t. III, p. 47), la qnale ha una, popolazione minòre della, Provincia, di Padova, e di Pa.\'la, ha, morti per ma– la.ria quru,ta, tutt.1, l'It"lia settentriouale e centra.le unite insieme, Lazio escluso. Del resto, che cosa. dicono le statisti• c~e? Esse, osserva il N1TT1 (ln-Olviesta po,,·• lamenta,·e, voi. \', t. III, p. 50), dicono poco 1 dicono male, o incompleta.mente. La tr·a.gica, intensitù, ùel male riempie l'anima, di una scoosolata, tristez7Ab. (< Tra-. re,-sando quelle che sembra.no le terre del rrole, si trovano spesso, in prima. state o nel cnldo autull.oo , uomini febbricitanti, coperti come nel crudo· i.fiverno di abiti 1>esaL1tispe~~ treinanti, di freddo qua.n- 41 do dardeggia il sole. Il male attacca. gli organi vitali e leutamente ma, &fouramen– te li vince e li uccide: Il bra.ccio non è pii) forte a, vibrare Ja, ,,angi:L o .la 7,a,ppa, sui oolchi ing1·ati, chè la schiena, spem.a– ta, non si ria,l~ più, intrepida, davanti n Ila, terra)). La malaria appunto ci spieg" il per– dura1·e del Ia.tifondo. Se tutta la triste storia. nostra del passa.to non bnstasse, 1·ecenti pr-ove, fitte. schia<;cianti, le ab– biamo nelle deposizioni cli latifondisti, di piccoli prop1ieta1à, di agronomi, di contadi_ni, di braccianti, rac<::olte, dura.n– te il viaggio, dai commissari dell'inchie– st..1,parlruuentare sulle condizioni dei con– ta<linj. DaUe quali ns~1lta cbe 1 il latifon. do precede, accompagna o ,segue la ma.– la.ria, che clo,·e il latifondo è più antico, jvi. in generale, la, mala1-ia è più profon– da : che dove domina. la, ma.latia., la col– tul'a è estensiva; che Ja cultura delle zo– ne 1 maJa.riche, qua.ntunque fertili, non è più redditizia,, perchè, 1 doYe.ndosi e.leva,re i ,salari per il pericolo delle febbri ma.la ,. riche 'éui si espongono gli agricoltori, si moltiplicano le spese di produzione, ol– tre iJ Limite ect>nomico; che dove la ma- ~ria, ~ scomparsa, ivi il latifondo si è Si>O(!taneamente rotto, e dove essa si a.t· tenu~1,e si !òWiluppa, la. vial>Wtit, id, il L.1,– tifondo tende a scomparire. Cause fondamentali, dm1que, del lati– fondo: ht siècib\ e fa malaria. Oltre queste due massime c..1,use natu– rali. altri fa,t.tori di ca-rattere economico– sociale hanno influito, soprattutto nel passato a cl,eterminare il regime del lati– fondo; qua-U, ad esempio, la, necessit,\ di estesi pa.scoli in montagna e in pfanura. per l'esercizio delli pa.storiziR. l'ecr.essi– vo sfruttamento del terreno a-bbanclona– to in seguito aU'in1pover:imento del suo– lo. il feudalesimo, la, mrità della popo• !azione, la pocai sicurezza. del1e cam.pa ,.. gue, la, mancanza. di case, di strade, ecc. Ma questi ultimi fenomeni ehe da t.sluni sono rigu:tt'Cla,ti come cause del httifon– do, sono in realtà non c:1use ma, conse– guen1,e di es.<o; e le altre hanno potuto determina,rsi ed agire, solo ed in quant.o l'ambiente era ftngellato dalla siccità. est.i• va, e drulla walaria. Di tali Mversità e cli.tlìcoltà e resi.skn- 1,e dell'ambiente, occorre che tengru10 conto coloro che si propongono di in.i– zi:.i-re una. trasformazione profonda, nel-. l'economia, agra,ria dell'Italia, merid:io– nale. Occorre guardare in faccia la, r.ealtù, e uacire dalla vana, retorica; convincersi che il latifondo non è uua formo, a,rtifi. eia-le di possesso che uua legge possa. sen– z'altro a,bolire, ma è il prodotto di cou– diziooi na.turali ed economiche, perdu– r~udo le c1uaJi, l'intensHicazione della cultun1. 11011. ~arà, possibile. .E si pl'ont un sen'f,.Ocli sconforto, quan– rln sui giornali, per le piaz1R, e perfino 11elh1i Cnmem dei Deputati, si ode parla,. r•c. ancl1e da, gente che n,1 per la maggio– re, con leggerezza, e con le soLite frasi fotte, deli"igna,via delle po1>0Ja-zioai me– ridioni. e della, facilitù cli una trasforma,. zione ·agr~u-ia, ! 11. Ciasca. I soci dellaLega sono vivamente invitati· a mettersi in re– . gola col pagamento della. quota n.nm1a, di associazione (min!mo sci lire), inviandola a.ll 'a.vv.Mario Uubini, Piazza Cola cli Rienzo, 6V, Romit. Lo quote di associazione alla Lega non sono da, confondere coi contributi al1e spese pel convegno generalo della. Lega, por cni aprimmo una sott,oscrizione speciale. lnòi– ri1,zo por l' inYio cli questi contributi: Co– mitato pel Uongresso di Rinnovamento, Via 111 No~ 1 embre 154, UQma. GLI ABBONATI, che desiderano un cambiamento .l'indirizzo DEBBO– NO 'accompagnare la domanda con TRENTA CENTESIMI per la spe,sa di stampa della fa9Cetta.

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