L'Unità - anno IX - n.5-6 - 29 gennaio-5 febbraio.1920

:2 2 t; contestato che nella dichiara;done da !ui rilasciata ali' On. Bergamo si narra da lui un fatto, rhe potendo sia esse1e di natura e valore diverso da quello n;irrato nel foglio anonimo e riferirsi ad altra persona, sia pre– starsi ad essere malignamente valutato come una interessatamente monca e riservata con– ferma di quello, non costituisce perciò, nè una chiara conferma, nè una chiara smentila di quello specifico significato della relativa accusa anonima. Abbiamo quindi fatto noto al sig. Capitano De La Ville che l'on. Salvcmini a nostro mezzo invita il Capitano suddetto ad· eliminare ogni possibilità di equivoco sul signifiC'ato e sul va– lore della sua dichiarazione in rapporto al passo anonimo già determinato e fa appello alla sua lealtà 1ierchè risponda alle s~gue ,ti domande: 1) Ha elementi - e quali sono - per potere di sua scienza confermare che il mii - litare, che vide « correre giù pel cammi– namento verso il comando » era il Pror. Sal– vemini, secondo la citata affermazione del sot– totenente Spagna? E se not1 l_1a elementi di sua scien1.a, ha da fornire migliori indicazioni per identificare e trovare il su~detto Spagna? 2) Ha clementi - e quali sono - per ntenere e fare nttnere che il fatto del mìli– t:tre che correva pel camminamento verso il Comando costituiva il fatto di abbandono di po:')to e di fuga davanti al nemico, penalmente persegui~ile, come e nell'accusa anonima? E se no, ha quanto meno elementi per af– fermare-che il fatto daluinarrato non costituisce altro che nna presunta disubbcdicnza ad un suo ordine da parte di militare supposto del proprio reparto e perciò conscio dcli' ordine? 3) Ha elementi - e quali sono .......per e,;cludere che il fatto da lui narrato costitui– i,ca :;olo il fatto lecito di militare di altro re– parto che pe,rordine ricevuto si recasse di corsa al comando? 4) Tenuto presente tutto quanto sopra, può confermare come vero il fatto narrato nel passo citato dall'accusa anonima, nel suo significato specifico e nel suo specifico valore morale? 5) Ha narrato ed a chi ii" fatto, come nell'accusa anonima o come nella sua dichia• razione? b) ·Ha egli denunciato il fatto, di cui sopra o sa che sia stato denunciato? Il Sig. Capitano Dc La Ville, aderendo per omaggio alla verità al nostro invito, ha rispo– :'llOquanto ~egue, che trascrive di suo pugno: Alla domanda sopra specificata col N. I: Non ho elementi per poter confermare di mia ;,.cienza che il militare in parola fosse in realtà il Prof. Salvemini. Ciò mi fu affermato dal sot– totenente Sig. Corrado Spagna che mi era ac– <:-anto,ed io ricordo soltanto che si trattava di persona avente una folta barba rotonda. So intanto che il dott. Spagna mori nel- 1' avanzata su Gorizia nell'anno 1916. Alle domande distinte al n. 2 rispondo, per la prima, che non ho specia i elementi per ritenere che il fatto del militare che correva giù pel camm namento costituis:sc <1bbandonodi posto da\·anti al nemico; per la se~on('a poss.:,con• fermare quanto ho già precedentemente di- 1 hiaratl') che cioè io ri, h1amai e minacciai col moschetto quel militare, pens;rndo che fosse \.no dei miei dipendenti che contr'avveoiva ad un mio preciso ordine. Alla terza domanda debbo rispondere che non ho r.lementi per escludere che il detto mi– litare potesse recarsi eventualmente al :iuo co– mando od altrove per ordine ricevuto. Alla domanda N. 4 risp,rndo che - pur confermando le dichiara1.ioni da me rilasciate per iscritto all 1 on. deputato Guido Bergamo - non sono in grado di confermare le :,pecifiche accuse che si leggono nel foglietto anonimo , itato non avendone alcuna noti;-,ia. Alla domanda distinta col N.. 5 rispondo che risulta evidente da quanto sopra che non po~so aver narrato ad ::ilcuno il fatto nei gra– \'issimi termini specificati nel foglio anonimo, pur avendo potuto parlare con qualche ami– c,) del fatto quale risulta dalle mie dichia– ra1.ioni. 6) Circa la denuncia non so nulla. CARI.O DE LA VILLE L' UI\lTA Noi sottoscritti diamo atto di aver lasciato copia di qnanto sopra al Sig. Capitano De La Ville, e di aver lasciato copia del foglietto anonimo da noi ricevuto dal Prof. Salvemini. In fede di quanto sopra ci sott,oscriviamo Aw. FRANC. CARABELLESE FR •.\XCO :'llAJlA::-.0 Un ultimo documento. Mentre procedevo nella inutile ricerca, mi veniva spedita in molte copie da Zara, slam– . paia st11zn ù,dica:iiont di tipografia, con firme manoscritte, parecchie delle quali apparten• gono evidentemente alla stessa mano, una cartolioa, che riproduce il riassunto del fb– glietto anonimo, corredato della continuazione seguente: « Saputo ciò, il prof. Salvefl\ini ebbe la « faccia to:..ta d'inviare due suoi colleghi, gli « on. Bergamo ed Angioni, da Crispolto Cri– • spalti al Jfusagguo e chiedergli informa– « zioni. Il march. C;ispolti rispose co11/trman• « dq quasi integralmente il fatto esposto nella « letterina e dicendo di averlo saputo nel « luglio 1916 dal sen. Guido i\fazzoni. Gli « stessi on. C( lleghi si recarono ali' Idea Na– « zionalt e qui ebbero le conferme di Enrico « Corradini, che aveva saputo la faccenda << pure dal sen. Mazzoni e da Forges Davan• « zati, che l'aveva saputa dallo stesso caP,. De « Laville. Poi la storia tace .... Che fa il pro– « fessor Salvemini? » Che fa ? Pubblica questa roba perchè ri• sulti la miseria intellettuale e morale di certa gente, che si nasconde dietro gli anonimi per sfuggire ad ogni responsabilità. G. ALVEM]!'sl. Scuola e coscienza morale Egrtgi'o Si'gnor DintÌore, Poichè l'Unità, tor~ando ancora una ,olta sul problema capitale della scuola, in\'ita i giovani a partedpare ::illa discussione, anch 1 io mi farò a esporre le opinioni mie. Se molti hanno scorto il male che corrode gli attuali ordinamenti dell'istruzione, pochi si son veramente preoccupati elci rimedi, po– chissimi han presentato rimedi concreti: e questi pochissimi sono per la maggior parte amici dell' Umìà. I quali generalmente hanno accettatQ come cardini per la solu;-;ionedel .problema due po– stulati, che suonano press'a poco così: I a sia preclusa la carriera scolastica a chiunque non ne sia degno ; 2° !o Stato conservi il monopolio deg1i esami e mantenga, scevro da ogni ingerenza politica, un organismo scolastico ridotto di di– mensioni, lasciando libera la concorrenza della scuola privata. Ora, io debbo dire, c~n modesta franchez– za, che sono scarsamente convinto dell'effi– cacia di questi rimedi; anzi, per esprimersi più esattamente, non vedo come provvedi– menti di tal genere potrebbero attuarsi r.on efficacia. Mi si permetta qualche osservazione. Ed anzitutto riportiamoci al primo dei postulati sopra esposti, frutto novello di quel desiderio di giustizia sociale, eh' è tanto caro ai nostri cuori quanto difficile ad attuarsi. Come faremo a sceverare i degni di prose– guire nella scuola dagli indegni? Se è Yero che ogni grave limiÌazione della libcrtil è giusta soltanto quando è giustamente applicata, chi ci gar~ntirà in ogni caSù quell'esatta applica– zione, possibile soltanto quando sia universale una coscienza morale, che ancor oggi è ben lungi dall'essere estesa? ' E .chiaro che si dovrà adottare un regime restrittivo, e che questo regime dovrà essere rigidissimo, se gli si vuole mantenere una certa forza. Così si dovranno abolire i ripetenti, o impedire ai bocciati di presentarsi nuovamente agli esami. la bocciatura, fe?omeno già raro, diventerà in tali condizioni un fatto gravissimo, che lascerebbe spesso interdetto l'insegnante dabbene, e giustificherà più spesso b. rilassat– tezza di quello non dabbene. Oppure, con provvedimel}tO meno draconian•), ma più ini– quo, si potrà stabilire una fortissima ta.»J. progressiva per ogni esame o per ogni anno , ripetuto. ì\la se alcuno si sente capace di as– sicurare con questo metodo che i favoriti non saranno seritpre i figli di Creso, è facile obiet– tare che anche gli attuai: ordinamenti, se ap• plicati ognora con integrità e severità da per– fetti insegnanti, dovrebbero precludere l'avan• zata ai deficenti e agli sfaccendati. Senonchè !' incognita consiste appunto in questa inte– grità e probità: ciò posto, adottare uo qua– lunque sistema di selezione arlijicùzlt degli studenti, non sig11ifica altro che allargare il campo all'arbitrio e alla corruzione, con pro• babi\ità assai esigue di raggiungere un van- taggio positivo. ,,, • Si risponderà che, riducendo il numero delle scuole di stato, sarà più agevole un con– trollo effettivo e fermo. l\la queste· sono inge– nuità. L'esperienza dimostra quanto, in gene- ral,e, i controlli risnltino sempre inadeguati e insufficienti. Ed a parte queste considerazioni, è evidente che, se pur si vuole mantenere dir– fusa l'istruzione, diminuendo il n~mero degli istituti governativi (e la diminuzione dovrebbe essere rilevantissima per riuscire di qualche valore), bisognerà ricorrere in abbondante mi• sura alla scuola privata. Ora, qual mo:stro sia la scuola privata, sa soltanto chi l'ha penetrata direttamente. Lo sanno gl' infelici insegnanti, sfruttati nel modo più esoso e non raramente costretti, di fronte ai loro stessi alunni, ad indegne ùmiliazioni. Sovente informato ad uno stolto spi~ito di seParazione di casta, ricettacolo di cretini e di discoli, l'istituto privato, anche se dei mi• gliori, non può, per sua stessa natura, innal- 1.a1sial di sopra della brama di lucro; tutto asservendo a quCsta, non mira che a conser– varsi la paga delle famiglie, ingenerando l' il– lusione del figlio intelligente, vivace, studioso, ma ingiustamente oppressQ dai professori delle scuole pubbliche: e questa è una macchia ori. ginale che nessun battesimo varrà a cancel– lare. La questione è dunque questa: rendendo indispensa.bile la scuola privata, si può spe– rare in una diminuzione dei suoi difetti? Una risposta affermativa è dubbia : anzi è molto probabile che si estenderebbero i danni attuali. In primo luogo, infatti, gl' istituti privati non potrebbero sottrarsi, a causa del mono– polio degli esami e dei titoli, alla necessità o alla opportunità di modellal'si su quelli di Stato. Vano è dunque pensarè d'ottenere a questo modo, sia pure in parte, la c:osì dett_a scuola libera; tuteal più si potrebbe avere un forte numero d' istituti retti da ecclesiastici, e i clericali avrebbero ben ragione di ringraziarci pel servizio. D'altra parte, però. la scuola di Stato, men– tre dominerebbe tutte le altre col monopolio degli esami, sarebbe senza dubbio inferiore per numero di alunni, cioè, agli effetti della concorrenza, di scarsissima forza: /di modo che si potrebbero liberamente strozzare tutti quei disgra°ziati cui non fosse riuscito entrare nel limitato numero di posti governativi. 11 rincaro dello studio non so e.liqual vantaggio riuscirebbe agli interessi generali dcli' istru– zione; senza poi contare il fatto che il com– mercialismo invaderebbe ancora più il campo donde dovrebbe essere addirittura bandito: quello della cultUra. . - Concludendo, io l?enso che .: il problema dei problemi :it non possa esser risolto me~ diante riforme nelle disposizioni, nei program– mi, negli o~dinamenti. Le condizioni della scuola sono state sempre indice de::lle condi– zioni generali di coscienza: si innalzano o si abbassano a seconda che s'innalza o si ab– bassa quest'ultima. Non \'edo perciò la ragiooe di attendere un miglioramento della scuola in• dipendente da un miglioramento, morale e intellettuale, colletti\'O: non v'è un p1oblema d'istruzione scolastica, bensì un problema d'e– ducazione nazionale e universale. Che la scu?la abbia una potenza educa• tiva intrinseca, è una delle te:nte cose che ~i dicono senza ch'esse ri::ìpoodono alla realtà dei fatti. In classe si compie un'opera educa– tiva, ~olamente quando ad iusegnare stiano uomini luminosi per nobiltà di pensiero e pu• rezza d'esempio. Quando ciò non sia, l'espe• rienza mi ha ben mostrato come si riesca ad effetti più tristi che buoni. A questi effetti si sottraggono, e solo io parte, unicamente co– loro che rifiutano di sacrificare la vitalità del proprio ingegno ai metodi e alla disciplina soffocante dei barbassori tronfii e vacui: sono martit1 .della scuola, quelli che lo studio lo• gora, ma che pagano spesso l'indipendenza della mente con l'antipatia dei cattedranti e la perdita di vantaggi economici. Eppure, non sono il più delle volte questi ribelli sui ban– chi quelli che nella vita, portando costante– mente il medesimo amore alla vera cultura e alla libert;ì intellettuale, operano sensibilmente? Ebbene, a me sembra che nostra mira do-, vrebbe essere appunto agevolare la formazione e lo sviluppo di questo spirito di libertà: vorrà dire agevolare in tutti la formazione e Tosvi– luppo di una piu seria concezione della \"ita, vorrà dire alimentare in tutti il senso della responsabilità. Lasciamo dunque la scuola media quale ~. chè tanto molto non può per ora cambiare. L,cune ed errori non mancano in essa: ba:')ta accennare al fatto che gli studenti di scuola clàssica, ove non si dedichino agli studi di leg,;e, giungono alla laurea senza avere una precisa nozione delle nostre istituzioni civili. Ma non sarà certo il mutamento di una di– sciplina o di un orario che varrà a mutare in meglio la scuola .media. L'unica speranza è ri– posta nd corpo insegnante. Ora, soltanto la riforma della università pul) dare professori diversi da quelli d'oggi. E la riform1 dev'esser.: radicale: abolizione completa dell'università cli Stato, con le sue cattedre, con le sue lauree e coi suoi titoli. Invece, si dian facoltà e mezzi perchè ognuno d,t si sellla ù, grado possa, da una parte, inse– gnare, dall'allra, studiare. In una parola, mezzi e libertà, per chiun– que si creda capace, d'insegnare liberamente; mezzi e libertà, pei giovani, di scegliere la pro– pria cultura e i propri maestri. Ciò gioverà anzitutto alla scienza, che non può soffrire ceppi ; ciò condurrà pure, diret• tamente, a quel che ci sta tanto a cuore: la selezione automatica degli insegnanti e dei do– centi. 1 giovani, mcendo dalla scuola media, non saranno più allettati dalla confortante prospet– tiva di quaHro o cinque anni di cialtroneria, finiti i quali, per mezzo d'uno straccio di carta, di qualche spintone e di qualche rac-' comand-1zionc 1 potranno conseguire una più o meno lauta « sinecura>>; si trover,tnno invece nella necessità di assicurare bene le proprie forze e la sincerità del proprio arftore al sa– pere, prima di muovere verso un avvenire in– certo, che solo con costanza e reale valore ognuno potrà per sè concretare; i timidi, gl' incoscienti, gl' inetti si fermeranno, ma i orti non resteranno atterriti ; e fiochè anar:– no in)eresse a frequentare i migliori docenti, elimineranno senz'altro quellì di scarso pregio. l\Ja già sento tacciare di paradosso il pen– siero che si possano abolire i titoli di stuoio. Eppure, anche oggi, per una lunga serie di uffici, le lauree non salvano dai concorsi: e poi, Sdrebbe davvero un gran male se la gente, anzich~ rivolgersi a Tizio unicamente perchè egli è patentato « profess•ire », o « avvocato » 1 o «medico•, o «ingegnere•, à lui si ri\"Ol• gesse unicamente perchè nel giudizio del po– polo ha reputazione e.lisaper ben insegnare, o bene difender cause. o bene curar malati, o bene costruire c.ase e ponti ? lo credo che non sarebbe un gran male: SILVIO PELLEGRJNI. POSTILLA La giustizia 3!.solun non è mai esistita. E chi non potenc!o raggiungerla, rinunzia a quel tanto di utilità. relativa, che istituzioni mi. gliori delle presenti possono pro~urarci 1 colui minaccia di mandare tutto alla malora per– chè non è sicuro che tutto vada alla per– fez"one. )Jel sistema proposto da Afilu Studem, cioè esami di concorso per l'ammissione a un numero determinato di posti nelle sC:uole pubbliche, avverranno senza dubbio delle in– giustizie, specialmente allor_çhè occorrerà sce-

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