L'Unità - anno IX - n.3 - 15 gennaio 1920

ziooi del programma unitario, che corrispondono bene alle possibilità del momento. E insisto so– pratutto .su questo: la scuola fornita material– mente dei mezzi adatti, miri a questi risultati: 1. Non fare odiare lo studio. 1. Insegnare qualche cosa. L'UKITA Quanto a la fonna2ione del carattere. la– sciamolo alla famiglia e alla \'Ìta cxtra-•mJla– stica. L'\ famiglia è ancora salda in Italia: è sempre la base della nostra \'lta ~ociale. Intanto. la civilt~l mondiale cammina. Ve– dremo cosa porterà. , G1ovAxN1 A:,;s.,1.00. ne!Je, cosi come ~no con\'into c.he Platone ed Ari.stotile dissero delle corbellerie ogni qual– volta dissero delle cose. che a me, con tutto il ri~petto do\·uto alla loro autorità, sembrano corbellerie. Fra • 1 due litiganti Ed ora, amici miei. la discussione fra \'Oi continua. Solamente. vi preg-0 di non smar– rirvi per \'ie tra\'er::ie, di tener presenti gli scopi pratici di essa. Spern che Afila St11dtm vordt riprendere la sua rnllaborar.ione ali' Unità per discutere ,coli' Am,aldo questo, che è da\·vero il pro– blem:-t dei problemi èella \'it.a italiana. E spero che altri giov:i.ni saranno iucoraggiati dal!' e~empio a prender parte alla discussione con ahreuanta sérietà e ingegno e coltura. Frattantt>, senza la pretesa di pronui1ciare sen– tenze definiti\·e, col solo desiderio di chiarire le idee a mc e ai lettori dcll' ll1111ò attraverso la disi.:u»ione, fissando via via qualche con– cluc;ione provvi-,oria, che possa servire come punto di partenza alla discussione successiva, chiedo a :\liles Studens e ali' Ansaldo il per– messo d'interJoquire. Perchè mi sembra che Miles Studens e l'Ansaldo sieno meno lon– tani di quanto, a prima vls~a, non po~a sem– brare. E forse, meuendo subito in luce quanto c'è di comune nei loro sistemi di idee, a– vremo il vantaggio di ev:tMe discussioni inu– tili, circoscrivendo chiaramente il terreno ve"ro del dh,senso e del dibattito e - chi sa ? - della finale conciliazione. 1\liles Studens è troppo massimalista; e l'Ansaldo è troppo mi– nimali:-.ta. Chi sa che togliendo il troppo al- 1' uno e c:1ll' altro, non :-.i arrivi a un massima– lismo-minimalismo di buona lega e di imme– diata applicabilità. L'Italia è un paese povero, assillato dagli stessi bi~ogni dei paesi ricchi. Questa è la ra– dice profonda delle malattie della nostra col– tura e ciel nostro carattere. La coltura e \I carattere sono generi di lusso. La scuola non può darli. La scuola li rice\'e dalla società. Dove la società è malata, la scuola è impo– tente. Non chiediamole ciò che non può dare. Contentiamoci che faccia il minor male pos– sibile. Questa è la teoria cleWAnsaldo. Ed è teo– ria che risponde ad una visione esattissima della realtà. Ma pcrchè la scuola faccia il mi– nor male possibile, caro Ansaldo, io temo che sia necessatio proprio adottare almeno i no"e decimi dei rimedi propo,;ti da 1\liles Studens. Gli studenti - osserva l'Ansaldo - non hanno voglia di studiare, perchè nelle loro fa– miglie borghesi e piccolo borghesi, gente nuova senza tradizioni di coltura, nulla li incita allo studio. Veri-.simo. E fo1se anche in America le cose vanno così : chè ho un certo lontano sospetto che, a pari cvndizioni <"i antichità gentilizia e di benessere economico, molte fa. mtglie americane sieno meno propizie ai buoni studi che molte famiglie di questa vecchia Italia, d0,·e i contadini sembrano qualche volta -<leisignori. Se que:-.to è vero, non dobbiamo noi cer– care di co::,truire - per 0pera dello Stato o dei privati, si vedrà poi - un sistema di scuole, che crei intorno alla gioventù quel– !' ambiente di coltura, diciamo così, artifi– ciale, t:he non può e~ere dato dalla famiglia? Per parlare in concreto, supponiamo che il figlio dell'appaltatore, tuo ,•icino d1 casa, il quale app,iltlt()re non legge altro, disgraziato! che il Gio111nled' /la/in, supponiamo che quel ragazzo tredicenne, invece di andare ad un liceo-gin– nasio stracarico di classi aggiunte, con classi di quaranta alunni, con professori abbrutiti dalle ore di lezione, dei quali moltissimi sono sup– plenti che non hanno ancora compiuti gli Mudi. - supponiamo che quel ragazzo tredi– cenne viva tutta la giornata in un istituto, in cui pro(e~ori ed alunni facciano vita comune ..tlle lezioni, agÌ: studi. ai g1uochi 1 alle con– ,·ersa.:ioni, alle passeggiate i e i professori sieno uomini assai bene pagati, non perchè debbano essere 3\'idi mestieranti, ma perchè la cultura e il carattere sono.... generi di lusso. e le mogli e i figli dei professori partecipin~ alla \'ita della comunità; ed essere ammessi a un istituto di quel genere sia considerato nel pae::.e come una grande distinzione d'ingegno .e di finezza; e le migliori famiglie anelino a .mandarci i loro figli. ma \·edano respinte spesso le loro domande perchè i posti sono limitati ai gio\'anetti pili intelligenti della città senza rigu:1rdo alle condhdoni sociali di ciascuno; e giornali e libri e proiezioni :-.ieno a disposi– zione dei felici ammessi in ql:est'oasi di raf– finatezza; e una rigida di:,eiplina regoli la vita di quella comunità, e maestri e alunni sen– tano che qualunque colpa i:,aràsenza riguardo punita; - supponiamo tutto questo. Non credi tu, amico Ansaldo 1 che gli alunni di quella scuola saranno migliori, non solo come cul– tura, ma anche come carattere, deg~i alunni delle scuole attuali ? Jo so, caro Ansaldo, quel che mi rispon– derni : una scuola come quella non può esi– stere in que::,ta bella e porca Italia. paese di pelandroni, dove un istituto di quel genere• dato che fosse fondato, sarebbe subito preso d'assalto dai profes::,ori I iù procaccianti, o– gnuno dei quali, protetto da cinquanta. depu– tati, troverebbe modo di escludere i migliori di lui; e gli alunni vi entrerebbero con lo stesso sistema. E avresti ragione, vecchio mio. l\la non avresti ragione del Julto. E qul'::ìto è 11 punto, che basta da sè solo a farmi ac– cettare le linee generali delle proposte di Mi– Ics Studens, intese queste proposte non <.ome un ideale che si possa :illbito realizzare del tutto·, ma come una meta a cui d vremmo cercare di avvicinarsi pili che fOllse po~ibile. Supponi. cioè, che il Governo italiano,' in• vece di tenere tutti i licei-ginnasi classici e modemi e tutte le sezioni fisico-matematiche, stracariche di classi aggiunte, in cui la gio– ventù impara poco, o impara solo a fare scio• peri in ogni occasione, civile o religiosa, pa– triottica o bolgcevica, nazionale o antinazio– nale, dinastica e antidinastic'".1. 1 - supponiamo che il Go"erno dica: io chiudo i due terzi di questi istituti; manterrò da ora in poi quei soli istituti, che posso mantenere degna– mente ; vi ammetterò per concorso gli adole– scenti migliori ; ,·i chiamerò gl 1 insegnanti mi– gliori : gli altri si accomodino come meglio possono nelle scuole private; ogni anno, con– corsi fra gli alunni pubblici e gli alunni pri– \'ati, affinchè i migliori fra questi pos33no scac– ciare dalle scuole di Stato i più fiacchi fra quelli: ogni dieci anni, concorsi fra gl' insegnanti pubblici e gl' insegnanti privati, allo :-.tesso scopo. Tutto questo non 1..·i renderebbe tutt\ da un giorno all'altrò, un popolo colto e morale, ahimè. I concorsi avverrebbero come av,·cn– gono tutte le cose di questo mondo italico. Eppure sarebbe meglio assai di ora. Ci sarebbe un maggior controllo reciproco, determinato dalla concorrenza. E - chi sa ? - forse fra quindici anni, ci sarebbero in Italia una de– cina di migliaia d'uomini, che non a\"febbero troppo da m,•idiare a quelle due o tre ceoti– naia di uomini - chè non furono più nume– rosi - i quali fra il 1 30 e il 1870 fecero l'unità d'Italia. E con lo ste:,,.sometodo si dovrebbero rior– <lioare le univcrsit:ì. Quanto alle scuc..lepopo– lari e professionali non ho nulla da mutare a quanto pen:-.a l'Ansaldo, li quale teme il sistema dei concorsi, per• chè si usa anche in Cina. - Ecco : io non ho avuto mai il tempo di conoscere la Cina: è questa una delle infinite ignoranze, di cui mi dolgo assai, ma non mi vergogno, perchè ..,e mi dovessi ,crgognare di tutte le cose che non so, starei fresco. l\Ia ho conosciuto, quando a\'evo ,,ent' anni, un uomo d'altissimo ingegno e di grande 6nczza morale, che era grande ammiratore del cinesi: e ho conosciulO da poco un altro uomo di cultura e di carattere non comuni, che ammira anche lui i cinesi. rome uno dei popoli pilt civili, più intelligenti. più galantuomini del11unh·erso. ~lotivo per cui. io non mi spavento affatto se una idea che mi va a fagiolo. è definita da altri come ci- Sintomi Nell' U11ilà del 4 dicembre 1919, abbiamo dato notizia di alc~ni comuni calabresi, i cui elettori diY.rtarono in massa le urne nelle ele– zioni deì 16 novembre. Kel settimanale Calab,-ia il sindaco di uno dei comuni astensionisti, quello di San Calo– gero, spiega l'astensione nel modo seguente: 41 Le ragioni, che determinarono ad aste– « nersi dal voto la cittadinanza di questo « Comune (che è composto di due grosse bor– « gate con oltre 3000 abitanti e circa 1000 « elettori) debbono ricercarsi nel resupino ab– « bandono, in cui fu lasciato da governanti f-' e da rappresentanti pclitici. <i Le dflt borgnle non hanno lm lo,-o strade « di com,mÙ:llrJJ(me. tulle e due sono separale « da/l'umnno consortiO jJer 111a11cn11za d,· strade « di accessodalla e con la 11aaio11C1le, che passa « a poche centinala di metri da noi e che da « nt•i è di\'isa dal torrente Lit~oma, che di « im·emo, gonfiato dalle piene, ci relega dal <e mondo. ~ Era naturale che tutti indi:itintamente « gli abitanti del comune, in segno di fiera, e alta. legittima prote:ita, si astenessero dal « \'OtO elettorale politico, no11 potendo, pur « troppo, astenersi ,la/ pagare lt lasse a!l'tsal– « !ore fondiario ». Più diffusa e pit'.1caralteristica è la spie– gazione, che dell'astensione dei suoi ammini– strati dà il sindaco di Boccbigliero: « Bocchigliero? Chi lo conosce? Sperduto « fra i monti, a circa 900 metri di altezza,_ « fra una cortina lussureggiante di castagni e « di pini secolari, circondato di paurose leg– « gende brigantesche, isolato dal mondo da « due torrenti impetuosi e dalle nevi frequenti, « non ha dato mai fastidio a nessuno. « Proclamato 11 regno d' Italia, si dis.')e a « questi buoni contadini che si sarebbero fatte « grandi cose: strade, ponti, ferrovie, bonifi- · «che.che il bene:-.sere e l'abbondanza avreb-– • bero allietati i poveri focolari, ecc. ccc. Si « \'idero soltanto carabinieri e ugenti del « fisco. Pel telegrafo ... i paga ancora il fitto « del locale. « E si sperò, :si spera sempre, malgrado le « deL.,~ioni continue, malgrado tutto. Non si • "ole\·a ammettere la coglionatura. E ad ogni ~ candidato politico applausi a bizzeffe ; ad « ogni funzionario feste ed archi di trionfo ; « tanto più che tutti lodavano gli eccellenti « prodotti del nostro suolo, specialmente il (\ vino, davvero squisito, e tutti giuravano che « si sarebbero fotti a pezzi perchè ci fo~c « usato un trattamento più degno. E si è « <.-ontinuato a vivere cosi fra una promessa « e l'altra, finchè la grande rivelatrice è \'C– « nuta: la guerra. « li nostro contadino, ignaro, ha girato ~ l'Italia per lungo e per l:irgo, ed lm visto. « Non ci è bisogno di dire quello che ha vi• <ii sto. E si è domandato: ma per tutti dunque « ci è denaro, e solo per il nostro paese non « ce n'è? Si son costruiti in due anni centi– « naia di km. di strade in Albania (molti dei quali « ceduti gr~zios.1mente alla Grecia) senza bi– ~ sogno di progetti e controprogetti, di appro– « vazioni, di visti, di nulla osta; e solo per « pochi chilometri della strada di Bocchigliero « c'è bisogno di studi tanto poderosi, che da « sessant·.:mni non si disbrigano? E tirando le « somme dei suoi ragionamenti, ha infine ca– « pito che o Roma 11011 si vuole fnr ""Ila, e « che i signori deputa.ti o sono in mala fede, « o contano un fico secco, se non riescon.o a « fare costruire una strada di pochi chilome– « tri, che secondo la legge del I9()6 sulle Ca– e labrie, a\'rebbe dovuto gi;\ essere collaudata ci e consegnata. « Perchè que:-.todella strada è per Socchi– « gliero il problema riù assillante. Non credo 11 <.< che \'i sia in Italia un comune popolato di « circa cinquemila abitanti che- si trova cosi << privo assolutamente di comunicazioni come « il nostro. Esso d'invemo rtslo bl«calo 11ell'tro « stmo de/In parola. Son stllùnmu in/ere rhe si « ri'm:m, senza posta, sm::a sali'. Nel!' in\'erno « 1918 qui si moriva letteralmente di fame, « p.::rchè quella innominabile miscela alimen– « tare. che il Consorzio di Cosenza spediva a <e rari intervalli, marciva alla sta;,,lone ferro– « viaria per impossibilit:\. di essere traspor– « tata. << E ciò quando la migliore giovinezza no– « str-c.moriva sul Pia"e e sul Grappa, senza << le insidie e senza gli imboscamenti di cui « largamente fruivano gli operai soldati del « Settentrione, i quali, senza nulla aver dato « alla patria, questa patria stessa oggi smun– « gono. succhiano e magari rinnegano. Ad essi « lauti salari e comodità di ogni genere, fer– « rovie, tranvie, strade. telefoni, istituti di• a~– » sistenza, ~Kuole,eseoziom: d' imposte, ad essi « tutto, e a tutto danno di noi altri minchioni << del sud, che come l'asino dobbiamo portare « la soma e mangiar paglia, la soma sempre << più gravosa delle imposte e la paglia che « rimane dalla ricolma greppia degli altri. « E allora che cosa cl stanno a fare que– « sti nostri deputati, che non sanno imporsi « una rigida linea di condotta per la difesa « ::.trenua e diuturna degli interessi regio~ « nali? Che cosa ci stanno a fare, se per– « mettono e perpetuano, se tollera1\o che il « Governo prenda sempre a piene mani senza « nulla dare, perchè è continuamente rapinato « dalle organizzazioni capitalistiche e proleta– « rie del Nord? Quale fiducia si può avere e in una rappresentanza, che non sa nulla « ottenere, in un governo che opera un con– (i( tiouo sfruttamento del Mezzogiorno, e che da « 6oanni in qua è sempre quello, magari sotto di– « versa etichetta? A che pròvotareper l'uno o per « l'altro? Per la lista ministeriale? Ma Il Mi– « nistero può e non fa: dunque 11011 vuo!,. Per « l'opposizione? Ma essa pote,•a, e non ha << fatto: dunque 11011 ha voluto. « Che ci si lasci almeno in pace nella nostra « miseria, che non si venga a narrarci fando~ << nie di occasione. « Taceremo ancora, taceremo, /inchi queslo « senlimmlo di asso/11/Cl sfiducill wno l'opera « dello Sia/o 11011 sia gontral/::nlo f,a lulli i « calabres,: Allora /orsi faremo i co11li, t g,·i,/e– « remo /or/e di r:o!tre esse,e pc,droni ili casa no– « slri1. « Intanto col I'> gennaio si sospenderà ,011,– « p/e!ammle Il pagamento delle imposte. Se il « Go\'erno terrà ancora duro, escogiteremo « qualche altra cosa, e non ci arresteremo ~e « non quando la strada sarà appaltata. Co"a « semplici:-.sirna: perchè il prog1..tto di detta– e glio è completato da parecchi anni. « Cocdutagginc? Neanche per sogno. È « volontà unanime, precisa, irremovibile~- Documenti come questi dovrebbero dare molto da pensare a tutti i partiti. li giorno, in cui lo stato d'animo degli elettoft di Boc– chigliero si estendesse in tutto il Mezzogiorno - e potr1,;bbe estendersi da un momento al– l'altro - non salterebbe per aria solamente la. Camera dei deputati, che non sarebbe for~e gran male: salterebbe per a.ria anche l'unili politica d' Italia. Abbonatevi subito: la forza d, I un giornale settimana/e è tutta negli abbonamenti :: :: :: :: :: :: Si può aiutare l'" Unità" pagando subito /'abbonameulo, sew;a pspd– /a,·e so/lecilaiio11i, che richiedono ingenti spese postali e rendono più grave il lavor., delI'amrninisrrazione . ~ G LI AB B O N ATI, che desiderano un cambiamento d'indirizzo, DEBBONO ac– çompagnare la domanda con TRENTA CENTESIMI per la 'ipesa di stE1mpa della fa– sci,:ta. -"' ~ •& ~ ~ ~ -" •

RkJQdWJsaXNoZXIy