L'Unità - anno VIII - n.36 - 4 settembre 1919

fnbbriche d'armi. O inaudita umana im– bccillitlt ! Ritornando a.I problema delle mino– r:tnzc uaziona.li , cho ò senza. dubl,io uno dei punti ccntrnli della, pace i11ter1.w.1.io – ualc, e perciò deve essere aO: 'rontn.to su– bito ch1lla. Società delle Nazioni, noi con– veniamo con Pa,mico Crespi che anche questo fu affrontato con SI)irito politico e non giuridico. Non pretendiamo clic si affermi e si applichi subito un criterio assoluto di tmttnmcnto per tltti gli Stati nuo,"i e a.nticbi, grandi e piccoli, più <tv– vczzì e mcuo familiari con le i<leo di li– bertù. E sappiamo benissimo quale ga.ttu, --covi sotto le pretese di quella. buona. buona lana del ministro rumeno nratia– un, quando si dichiara. pronto ad accet– tare la protezione dcli" Società delle Nazioni sulle minoranze magia.re e sas– soni di r1 1 ransilva,nia e slave della Bessa– rabia, a patto che tutti gli Stati del si– stema plu.netario si sottomettauo nlla nledesima disciplina. Xient.e, dunque, pretese di eguaglianza, assolnta e immediata, neanche in <"tucsto cnmpo. A chaq,w jour s11,_{lit sa 11eine. Li– mitiamoci per oggi al minimo necessario per elimina.re le ragioni più stridenti di brntalit,\ e di nuovi rancori. l~ questo minimo occorrerà delimitarlo in concreto, caso per cnso. Ma. questo minimo do/.Jbia• mo farlo. E non dobbiamo acconsentire a nessuna pregiudiziale, che elimiui la. pos– sibilità, di sviluppare questo minimo, \·ia vin, che se ne presenti la necessità, per avvicinarlo sempre meglio al limite, Yerso cui tendiamo, cioè alla costituzione cli un solido Stato supernazionale. Se accettas– simo questa pregiudiziale, in grazia deJla quale i nazionalisti di tutto il mondo - e gli inglesi non sono i più dolci di sale - cercano di ridurre a un .flat1,s voois la Società. dello Nazioni, noi non daremmo prova di menta.liti\, politica, ma ci sotto• metteremmo a un criterio giuridico, che sarebbe precisamente il contrario del no• stro. Perchè fra. criterio giuridico e criterio politico non c'è opposizione: il priTno stabilisce la metn, il secondo impone i limiti e i sacriftei senza cni ci si allon– tana invece di avdcinarsi alla meta.. Il criterio giuridico nostro ù: trasformare Pabbozzo rudimentale del Congresso di Parigi iu uno Stato supernazionale, che limiti lo malefiche sovran;t,\ locali ; il -criterio ginridico nazionalistn, è: soppri• mero nell'abozzo di Parigi anche quei ru– dimenti di limitazioni alle sovranità lo– -0ali, che i diploma,tici e i militari e i siderurgici dell'Intesa non hnn potuto fare a meno di inghiottire. Il nostro cri• terio politico è ottenere tutto quel che è possibile oggi e preparare tutto quel che -O possibiJe per domani. ~cll'argom,onto delle minoranze nazio– nali, è evidente che la. Sociotil delle Na– zioni non può pretendere di cristalliz• zarle in modo che le rnaggiornnze non possano mai assimilarle. Diciamo che una promessa. è stnta fatta dni Governi del· l'Intesa nollc ore del pericolo per indur• re i popoli a difendere i pncsi dcli' Intesa ,contro l'oppressione tedesca.: la promessn, che la, guerra era, combattuta per la li– berti\ cli tutti, di maggioranze o di mino– ranze. Cioò del diritto di tutti a, vh·cre la. vita. proprin, e a, non essere costretti dalla violenza a mutnrc lingua, consuetu– tudini nazionali, religione, scnoln, ecc. Questa promessa implica che, se ci sono minoranze irreconciliabili, cioè non dispo– ste n, riconoscere volontariamente In supe– riorità delle maggiornnzc, e a mutnrc volontariamente il loro modo di vita per assimilarsi alle maggioranze, le mnggio• ranze uon debbono cercare la, concilia• zionc e l'assimilazione cou, la violen.:a, ma, rendendosi ch~ilmento superiori fino al punto che le minorauzo sentano libera• mente it bisogno di assimilarsi. Questo fu detto nella guerra. Questo dcrve contiuunro ad esser detto nella pn• ce. E a questi principi devono uniformare la, loro azione nella. Società, delle Nazioni L'UNITA quo.Ile Potenze, che rwendo la, forza hanno anche la, responsabilità. Alle quali noi 11011 intendiamo consentire che ci ,·en– gano oggi a. cantare elio il mondo non ci perde_r:\ nulla, se qualche minoranza in– conciliabile sa.rf \ massacrata . .Nè George, nè il generale Smuths, nè ,vinston Cbnrcliill. questa, teoria cc la sciori1111rouo mai fin• chè durò h~ guerra; nè co11senti1·emo loro tli propinarcela, oggi, finita la fostn 1 senza prenderli a fischiate, a piotrate e magari a bombe a. mano. Pcrchè questa t(}oriu, è la teoria, tedesca. E 110navremmo sentito nessun bisogno di combattere la, Germa.– nia, so avessimo s1q)Uto cùo era ancùe teoria iuglese, e fra11ceso e italiana o americaua. Clic sarebbe importato a noi q11a11dogli nrmeni incoucilia,bili coi tur• chi erano massacrati da,i tul'clii al cenno della, Gcrrna-niai E se una. infamia era quella, nllorn, dovremmo accettare oggi che i tnrcLi siono massncniti dai greci in Asia minore con la. indulgeuzu del Jowr– nat des·JJébt1,ts o delht ])fow E11,rope, che strillano viceversa, come oche spennate se le nostre nutoritù milital'i internano stoltamente da.Il' Istria. e dalla Dalmazin, un pnio di centinaia di jugoslavi 'I Se H\"CSsimo Sn[>uto, por cs.,·che il signor Ulemenccau era della opinione clic le miuora□zc irriducibili debbono polcr es• sere anche menomate, e se avessimo ac– cettata questa. teoria, perchè a\'l'emmo do,·uto nel HH4 spasimare per le sorti Llclla :Francia.i I 40 milioni di francesi non erano minor:rnza cli fronte agli 80 milioni di tcdescbi e minoranza irriduci– ùile e come'I Ko, non c'è un rimedio a tutti mali. B spesso occorre accetta.re un male per evitare mi.ili maggiori. :i\la altro è dir questo; nitro è dire cho il ma.le è bene, e che il torto è diritto, e che i metodi di eliminazione .... turcn, cbe erano cnttivì. un ao□o fa sono diventati tollerabili oggi. Una nuova teoria' del Commercio La ufficiosa « Agenzia Italiana » è giunta con molto ritardo a tentare di smentire che il der.reto del 24 luglio 1919 sui divieti di importazione sia stato uno speciale e perso– nale successo (presto scor,tato) del Ministro on. Dante Ferraris sulle correnti contrarie, che esistevano anche e specialmente nel Gabinetto Nitti. Preghiamo la « Agenzia Italiana >> di non insistere nel suo zelo eccessivo ed in ri– tardo, perChè i fatti che e5sa smeritisce sono noti a troppa gente e sono anche confermati dalle molte domande di importazione che da tempo giacevano inutilmente presso il Comi– tato consultivo del l\'Iiuistero delle finanze e che vennero accettate in blocco subito dopo lo svolgimento alla Camera delle interro,;;;azioni degli on. Giretti e Modigliani. Piuttosto, ci piace di mettere .... alla ber– lina la nuova teoria del commercio, della quale !.:i « Agenzia Italiana» si è f 1tta ufli– ciosa banditrice, affermando che il non mai abbastanza famoso decreto « ebbe il principale « scopo di togliere di mezzo gli intermediari « cd impedire la speculazione di pochi. « Infatti - continua il comunicato uflì– « cioso - dichiarando libera l' importazione, «·l'importatore acquisterebbe al prezzo del « mercato estero e troverebbe sempr~ il modo « di vendere al prezzo del mercato italiano; « il consumatore non si avvantaggerebbe di « quella concorrenza estera dei prodotti im– « portati; cd il privato per contro, se volesse « importare delle merci direttamente, la li– << cenza non avrebbe negata; ed a questo pro• « posito possiamo assicurare che il Governo si « ispira colla (srC) maggiore larghezza di vedute». In parole più chiare, ciò significa che il Governo, del quale fa parte, come :Ministro non solo dell'industria ma anche del com– mercio, l'on. Dante Ferraris, ha in orrore i commercianti italiani, i q11aliguadagnano la– vorando onestamente in ltalia e pagando le imposte al ,Governo italiano. Siccome non è materialmente possibile che ogni privato, il quale 111 bisogno di acquistare un aratro od un utensile domestico pur che sia, si rivolga direttamente alla casa produttrice straniera, così il risultato pratico di questa nuova teoria del commercio sarà quello di favorire i com– mercianti stranieri che si incaricheranno di provvedere ai consumatori italiani quello che i produttori italiani non riescono a fornire, neppure colla protezione portata all'esti·emo del di\"ieto d' importazione temperato dal fa. voritismo delle deroghe segrete e personali. 187 Motociclette e Biciclette Ecco che cosa ci seri ve un nostro amico, esperto commerciante di motociclette o biciclette: << Una buona motociclcttn. inglese CO· st" frnnno in Italia lire 2600/2800. I fal,. bricanti italiani cùicdouo lire 3!1-00/3500. Proprio in questi giorni sono state ven• dutc all'asta., a, Pavia. circ:-~ 300 motoci– clette usate dell'Esercito inglese; e, dato il divieto di importazjouc, si raggiunsero le lire 2800=2050, per ma.cellina.. Se foss<.· permessa l'importazione, il consumatore italiauo potrebbe compera.re delle mac~ chine nuove a. poco 1>iù. 1\ra. le Ba.nclw it:~lir~no, clw hti.nno ,wquistn.to a prezzi buonissimi dall'csereito inglese Io moto• ciclettc, gundngna.110 sui prezzi enormi. Ed è f0l'S0 questa la spiegazione del di– vieto fatto ai commercianti di importaro delle moto: non si vuole disturùaro qne• sta speculazione bancaria sulla me.ree del– l'"l~sercito inglese. « fn mo.rito nllo biciclette, poi, baster:\ rilevare che la pro,h\zioue nazionale D011 ò e 11011 sar:\ por qualche anno ancora sufliciente a sopperire !~lh\. ricltiosta, la qua.le aumenta. man ma.no che \ 7 Ullno con– gedandosi le clnssi gio,~nui. « Delle parti di biciclette, è permessa per ora l'ìmportazionc dall'Inghilterra, dalla Frn-ucia. e da,lln. Svizzera, uon•.•. da– gli Stati Uniti! E' una disparità cli trat– tn~mento per lo meno ridicolo: perchè si può comperare n. Londra. la, merce ame– ricana, con tutto vantaggio delle Case inglesi, che ne fanno cornmereio, ma con danno evidente del consumatore itnlinuo, che devo pagare un sopraprezzo agi' inter– mediaJ"i. l\la pare cho questo divieto di importazione dagli Sta.ti Uuiti sarà pre– sto abolito "tJ. Sarebbe intoressantc - aggiungiamo noi alla lettera. del nostro amico - sa– pere per tiuale moti ,·o è stato escogitato il divieto contro le biciclette a1hericaric, e per qual motivo sarà n.ùolito. Probabil– meuto il Governo degli Stati Uniti b1~ protestato, come ha protestato il Governo inglese, contro il famoso decreto del Mi– nistro Dante l•'erraris. Al quale noi anti• protezionisti dobbiamo essere grati del– l'opera da lui compiuta: avendo \·oluto tirar troppo la. corda noli' interesse dei pesci cani, l' !Ja spezzata.. Sl, sarà sempre un prol>lemn, lleJica.to decidere, caso per caso, quel che occor– rerà fare per difendere lo singole mino– ranze, non dalla, assimil~iono spontanea. e legittima ohe uasce dni <livcrsi livelli di civiltà, ma dal massacro. Ed è certo che in parecchi casi i membri delhi So• cieh\ delle Nazioni si troveranno di\·isi sull'azione da seguire, e qualcuno non sari\ guidato da intenzioni proprio .... evltn• gclicl1c. ì\In. se da questo difficoltù <ledu• cessimo che la Soeiotà. delle Nazioni fnri\ beue a lasciare che la gente continui 1\. nrnssncrarsi, questo vorrebbe dire che la Società delle Nazioni noi l'accetteremmo solo in quanto si ridurrebbe da sè a.I nulla. Infatti non c'è questione intcrna– zioun.lo ebe non sia delicata, in cui non possano sorgere dissensi o urnnona.ro cattivo volontù. La vendetta dell' on. Bertolini La limitazione, che l'amico Crespi pone agi' interventi della Lega nelle questioni interne, - cioè a, quello in cui l' intor· vento sia. chiesto dalle due parti, - sem~ bra. a noi inaccettabile: percbè una delle -duo parti, In. piìt forte, rifinterà, sempre ogni intervento estrn.neo. C'è, invece, un altra limitnzione, che è trntta dal carn.t– tere stesso della Legn, che - ricordia– mocelo - deve evitare 1uwvc fJtten-e: cioè la Società devo inten-enire in tutto quello quostioui, nncbe estranee, da c-1ti pnò na• scere 11,na guen·a. Se in un paese unn mi• norauza è mnssacrata senza che in uCSSllll nitro pneso sorga.no solidarietà o inter– venti tnli da spingere questo paese n un ,~el'O e proprio intervento, allora. oguun per sè e il diavolo por tntti: basterà. la sa1111,iouemorale clelPopinionc pubblica. mondiale contro i massncrntori. :Ma quan– do le lotte naziouali o religiose o politi– che interne cli un paese miua.ccinno per qun.lunquo motivo di determinare una guerra,, nllora l'intervento della, Societfl. dello Nazioni è doveroso e necessario. RiOutarc questn. teoria, è negare la. Societ!\ delle ~fazioni. V UNl'fÀ. Nel maggio del 19r5, quando i partiti in• terventisti, a furia di proteste, di sputi e di cazzotti, obbligavano ad una fuga ignominiosa i capoccia del giolittismo - tra i quali pri– meggiava l'on. Bertolini - anche a Montebel– luna1capoluogo del collegio di questo eminen– tissimo personaggio, awenivano vivaci dimo• strazioni antigiolilliane. Nelle dimostrazioni di Montebelluna ebbe parte notevolissima il Dott. Emiliano Carnaroli, direttore della cattedra ambulante di agricol– tura, giovane animo::;issimoe convinto inter– \"entista. Aveva goduto, prima di quella cir– costanza e per i suoi meriti professionali, la benevolenza non !;olo dei Consiglieri della Cattedra e dei Sindaci dei Comuni, ma dello stesso on. Bertolini : stima documentata in varie lettere, che ora il Carnaroli ha pubbli– cate. l\la per le dimostrazioni del maggio 19l5, il Bertolini concepì contro il direttore della cattedra un odio profondo, che - covato per tre anni e mezzo, durante i quali il .Carnaroli dimostrò al fronte la propria sincerità e coe– renza patriottica -- scoppiò al ritorno di co– stui dalle anni. La prova è offerta dai documenti, che lo stesso Carnaroli pubblica in un memoriale a stampa, dal quale riassumiamo brCvemente i fatti. Il Dott, Carnaroli è chiamato alle armi nell'agosto del 1915. Lascia la Cattedra, col manife::;to rincrescimento della Commissione direttiva e dei Sindaci. Nei primi mesi del i916 il Presidente della Cattedra, avv. Se,-– nagiotto, si offre di fargli ottenere l'esonero. Il Carnaroli declina l'offerta, e rinuncia nel tempo stesso allo stipendio, che il Consiglio si è impegnato di corrispondergli per tutto il period0 di permanenza alle armi. Dopo la nostra vittoria, nel no,·embre r918, il Carnaroli ::icriveal Presidente della Catte– dra, esprimendogli il desiderio di riprendere al più pre~to il suo posto di lavoro 1 e pregan– dolo di voler iniziare le pratiche per il richiamo dal servizio militare. Il Presidente accoglie su– bito la domauda 1e ottenne l'esonero in pochi giorni. Evidentemente !' avv. Sernagiotto non conosceva ancora i voleri dell'on. Bertolini. Ma al primo incontro col!'avv. Sernagiotto, il prof. Carnaroli incomincia a incontrare le ' sgradite sorprese. Il presidente gli comunica con palese imbarazzo che gli è stato riferito che l'on. Bertolini vedeva mal volentieri il suo ritorno a l\lontebelluna; (si noti che il Bertolini non ha nessuna ingerenza nella Cat– tedra) l'ostilità del Bertolini avrebbe potuto essergli pregiudichevole ; d'altra parte tutti i componenti del Consisffi> della Cattedra si sarebbero trovati molto a disagio, qualora avessero mantenuta la fiducia ed il contai/o con una persona proscritta dal Bertolini. Il Car– naroli rispose che personalmente non avrebbe nulla da temere da una eventuale ostilità del– l'onorevole; dati i rapporti di cordialissima amicizia, che aveva con la maggioranza degli agricoltori e date le necessità urgenti del mo– mento, il lavoro onesto e fattivo della Catte– dra si sarebbe imposto ad ogni ostilità da qualunque parte venisse; data infine la sua nomina a vita, si riteneva in pieno diritto di rimanere. Che se il Consiglio ritCneva che la sua presenza potesse portare pregiudizio agli interessi dei singoli consiglieri (che nella ob– bedienza al Bertolini vedevano un mezzo per ottenere favori o per non avere vendette), lo avesse francamente dichiarato che egli se ne sarebbe andato. li Presidente affermò che se la questione fosse stata sottoposta in questi termini al Consiglio, questo avrebbe ancora una volt..t ad unanimità votato la fiducia nella persona del professore. Stando cosi le cose questi rispose che avrebbe senz'altro ripreso il suo posto di lavoro. Ma il 5 marzo 1919, i Consiglieri Cav. Bac– cega e Cav. Agostini gli spiegarono come qual• mente con grande? enorme, tiifi11ilo dispiacere erano costretti a fare una parte penosissima : il Bertolini, venuto a conoscenza della dcci• sione del Carnaroli di rimanere, non ostante il suo avvertimento, era iimasto seccatissimo; li aveva chiamati telegraficamente, aveva loro detto come egli sentisse menomata la sua di– gnità dì rappresentante di i\Iontebelluna dalla permanenza del Carnaroli al posto di Direttore di quella Cattedra; egli intendeva di provve– dere con larghissimi mezzi agli interessi agri•

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