L'Unità - anno VIII - n.36 - 4 settembre 1919

185 mo la vittoria! Noi rispondiamo: Questa vit• toria non è cosa così fragile che vada in pezzi per qualche urto. E l'urto è necessario per salvare l'Italia dal militarismo nella pace, co– me è stato necessario salvarla dallo stessomili– lari'smo nella guerra. A differenza di tutti gli altri, noi possiamo fare veramente di Caporetto una questione morale. Non diamo retta ai soliti pudichi che dicono: - Ohibò! Gli stranieri ci guardano. - Prima di tutto, dubitiamo assai che gli stranieri badino a noi. E poi? Impareranno come si fa a lavare i panni sporchi. La Francia non perdette nulla del suo prestigio, nel giudizio delle persone di senno, quando fece la grande risciacquata dell'Affare Drcyfus. Al contrario, è c;uesto desiderio di verità e di giustizia, al disopra di ogni consi– derazione di opportunità, che contraddistingue i popoli scrii e maturi. li più bello episodio della grande stcfria ingle,e è il processo fatto a \Varrcng Hastings: pll1 bello di Trafalgar e dello Iutlan,J. Eppure Warreng Hastings aveva acquistato un impero. Noi capiremmo la ritenutezza, i dubbi e il patriottico silenzio se avessimo perduto. Ma ap– punto perchè abbiamo Yinto, vinto con sacri– fìzio e con merito, noi possiamochiedere seuza timore, giustizia e verità da tutti e contro tutti. . .. Così libereremo il nostro paese dal!' imbo– scata in cui gli « altissimi personaggi » dello Stato tilaggiore sperano di condurlo per sal– vare il proprio avvenire. Le ferme del Generale Bertotti ci faranno ridere. Altro che ferme brevi! Vogliamo la fer– ma per tutta la vita, noi. Corpi di P. S. forti, numerosi, ben pagati (e Nini l'ha capita); truppe coloniali \'Olon– tarie, tenute sempre in colonia, come voleva Baldissera, con ufficiali che vengano in Italia soltanto in licenza i ufficiali, anche di comple– mento e di territoriale (cioè anche borghesi), in servizio di Stato Maggiore i quali vivano, ad esempio, nelle stazioni ferroviarie a vedere come funziona il movimento dei convogli o sui monti a fare l'ingegnere stradale, e indossino'}a divisa soltanto nei mesi di servizio; materiale abbondante in magazzini tenuti magari da' bor– ghesi; edifiziche in tempo'di pace possano ser– vire da scuole, e in caso di guerra possano adattarsi a caserme i commissionidi tecnici per lo studio dei problemi tecnici (artiglieria, avia– zione, genio, ecc.); ufficiali effettivi, pochi. E quanto alle ferme, esse cominceranno dai sei anni, quan~o si comincerà ad andare a scuola, e continueranno fino ai 46 anni almeno. Na. zione annata, insomma, signor Generale Ber– tolti; e niente.... immortali. Per questi scopi, il contribuente dovrà dare tutto il denaro occorrente. Per arrotondare la vita agli « altissimi personaggi >>, neanche un centesimo. O ci saranno dei militari così intel– ligenti da accettare questa soluzione, o l'eser– cito ritornerà ad essere quel che era nel 19r4: una guardia na1.ionale,cioè, che era stimata poco, ma per quel che valeva era stimata anche troppo. O mangiare questa minestra.... o non mangiare. Noi dobbiamo esigere questo con sicuro cuore: perchè solo per questa via possiamo tro– vare la garanzia di preparazione militare che ci è neces~aria per "ivere tranquilli. Di questo no– stro popolo, che ha vinto e lo sa (ecco il punto!) dobbiamo fare un popo!o ordinato, rstruito, capace di trasformarsi a un tratto in eser– cito. L'esercito che ha vinto la guerra è stato purtroppo un esercito improvvisato: dobbiamo lavorare perchè la improvvisazione non sia più necessaria. Gli inglesi poterono improv– visare un esercito più facilmente di noi perchè ogni inglese è intraprendente, tenace, sicuro di sè. L'italiano de,·e diventare così: aver una fede, crederci, difenderla. Dichiarare i propri diritti, combattere per essi. Vogliamo avere, al momento del bisogno, un popolo guerriero: un popolo militarista, mai! GIAXS. Si può aiutare l'" Unità" paga11do subito l'abbo11a111e11to, senzaasvet· tare sol/ecitarioni, che richiedono ingenti spese postali e rendono più grave il lavoro dell'amministrazion<:'. L'UNITA Le minoranze nazionali e la Lega delle Nazioni Le osservazioni delPUt,Uà a.I mio nr• ticolo snlln Lega. delle Nazioni e le mi– noranze nazionali mi trova.no in fondo pcrfetbtmente consenziente, sia, percbè in più punt.i preYiste e nccennate nello stes– so mio articolo, sia percl.tè questo era più nn monito, circa. l'esistenza di difiicoltà e di fattori impnlpa.bili clie 1111:":::obbiezio• ne. Io riferi,·o più che giudicassi: od ù una. fissnzione <1uotidiana, del mio eer– ,·ello dai giorni dc1, liceo nd oggi che ailduccre inco11venie11s non est.eolvet·e q11ae– stionc111. Io ammisi I' ntilit:\ della, pressione <lell'opiniouc pubblica intcrnazioualc sui singoJi Stati o l'opportunità, fa,llito ogni nitro tentativo, cbp, si consulti In, Lega.: o ammettendo ciò, tl.ve ,-o presente che, acl es. trn Inghilterra e Stati Uniti esiste un trattato d'arbitrato, che vincola ambo i pncsi a non procedere mai nd ostilit:\ senzn. che la questione, che può ])r◊\'O­ cnrlc-, sin, stata per un anno sottoposta o ad una. Commissione apposita di conci• liazione o nll'arUitrn.to cli neutri. Ltl. con– sultazione della Lega, nei casi contem– plati non sarebl,c quindi clic l'csp:'tnsionc di questo precedente. 1 TI punto, sul quale mi permetto d' in• sistere, è quello della. dispariti\ giuridica, che si asserisce sorgerebbe tra i membri della Lega, se iu questioni interne capaci di condurre a gu'crra stnti nuo"i cd nn– ticbi, gra.ndi o piccoli, non sono trattati nlla stessa stregua. E' uu punto, elle in pratica può essere di scarsissima impor• tauzn; pcrchè quando una crisi sorgc;se c'è da tutte le parti la buonn, volontà di risol verta pacificamente, o so nou <:'è nes– suna parte o coni izionc, di pa,rti cùc si creda in grado cl'imporre la sua. soluzione, l'organo di questa, vien f'oggiuto secondo le esigenze ciel caso dalla [stess:, forza, del buon senso. Mn, val la. pena cl'occu– pnrscnc, porehò· illustra la cli,·ersità t.i·a due div·erse att"itudini mentali di froilte ul problema, che stiamo trattnuclo: l'uua giuridica, l'altra. politico. E secondo me quesVultima ò la più larga. La mentalità giuridica tende a, con• templar le cose da nn punto di vistn. troppo statico, o ad immaginar reale un– che ciò che non lo ò. Noi possiamo seri– vero sulla carta fin che Yogliamo, che ~utti gli Stati sono eguali in diritto; ma il fatto è che essi differiscono in cspe• ricuza, in popolazione, in ricchezzr.,, in coesione, ò che essi sono in continuo mu– tamento. Ecl il fatto è che i problemi dello piccole nn.ziona~lità hanno avuto nel pas– sato o possono nell'a \ 7 \'0nire continuare a provocar crisi, che i loro protagonisti immedi,iti non possono risolvere e che possono essere risolte solo dall' inten·ento delle Grandi Potenze. Nel passnto queste intervennero per a,pproftttnrnc. Si tratta ora di regolare il loro intervento sì cbo esso avvenga a vantaggio comune. Ma ora. come nel pas– sato è intervento di grandi potenze; che differiscono chilo altro in quanto in esse la, forza e hl.responsabilità sono unite laddove nelle altre non lo sono. Le grandi po– tenze sono 1·es1lonsa.bili dell'ordino inter– nazionale in un grado in cui le altre non lo souo; in caso di violazione di qnell'or– dinc, esse cle,·on fare le s1>ese e rischin .. - 11O di più. So è giusto che non npJ)roHt– tino, è ancora giusto che non soffrano, e che abbia il massimo peso il loro giudi• zio sull'ordine, che ha il minimo costo o che è più difficilmente disturLnbile e più nuturnlmcnto stabile. I">otcnza, e re– sponsabilità tendono sempre nel andar assieme, cd è bene- che sia cosl. Ciò posto non c'è principio cli parità, giuridica, che possa. valere contro lo stato di fatto politico, in continuo flusso, della disparit:\ di potenza fra Sta.ti. Il rcsul– tu.to non è ciucllo di infirmare l'idea della- Lega, mn di riconoscere che i pro- o blem.i fondamentali di questa non sono giuridici, ma politici. Ad es. il problema. della. dispu.rit:\ di rappresentanzil. trn. Sta.ti piccoli e grandi nel Consiglio della Lega potrebbe essere eliminato da.I costituirsi di Legirn di Sta.ti sud-americani, di Stati scandinavi, di Stnti balcanici, ccc., cinscuun ca.pace di pesar come grande potenza e quindi avente di– ritto n. pesar come tale. ru 1110,10 ann.lo– go, il problema di certe minoranxe può dnrsi che non sia solubile che se esso son nssorbibili in maggioranze capaci di nssi– milnrlc. La storia è piena. di minoranze che finirono così. I gr:1ndi Stati uazionn.li si sono costituiti fondendo minoranze. Può la Lega compiere l'opera a.mnlgnm.a.– trice e creatrice cli sta.ti nazionali cn.paci di mantenersi autonomi, openl. che nel pnssa.to fu compiuta rla,i grandi conqni• sta.tori e dai regimi politici o giuridici da essi instanrati '1 Io non dico cbe le minornnzo doblJano essere abbandona.te nl loro destino e a.I massacro, mu. credo che se sono irroco11- cili1tbili, la Lega, non potr:\ irnpc<lirc che cosl avvenga, e il mondo non ci pcr– dcn\ molto. E' assurdo credere che ci sin un rimedìo per tntti i mali e che non vi sia.no minoranze degne <l'essere elimina.te. Uno elci più delicati problemi della JJogn. potrcbb' esser quello di decidere quali minornuzo clifcnrlere e quali no; la Lega potrebbe tronu·si divisa o indecisa, su questo punf'o, poi fa,tto che alcuni mem– bri sono interessati n, che certo minoranze trioufino e nitre no. Per questo io persisto a credere che per ora il massimo desidera.bile senza, pericolo di far fallire la Lega è che questa. inter– venga. solo nello questioni interne circa. le qunli è consultata, dopo fallito ogni altro tentativo in proposito, o consultata da am– bo le parti in conflitto. A poco a poco da. interventi cosl deliberati caso per caso può sorgere tutta unn. giurisprudenza, avente autorità morale e politica irresi– stibile. Ad es. da un Consiglio esecnti vo delltl. Lega costituito da una maggioranza. di grandi potenze, non assolutn., sl cJ10, in causa cli disarmonia la minoranza, dello piccole può essere arbitra., può u:l.sccrc, per effetto <lella. norma che richiede l'u– nanimib\ nelle questioni importn.nti, l'a– bitudine in un dissenziente <li cedere di fronte n,i più - disinteressa.ti - su punti sui q~rnli non cederebbe di fronte agli oppositori interessati. A po~o R poco la norma <lell'nnanimità potrebbe diventare il modo ùi far pre\'n.lerc in ta.Jc Consiglio le abitudini della responsabilit,\ collet– tiva che prevalgono nel regime di Gnbi• netto, e di rendere possiltile noi rappo1·ti tra Consiglio o Assemblea, dei delegati, i ra,pporti tra ministeriali e opposizione, che vigono nei parlnmenti nazionali. In tal modo Vitbituclinc cli inchinarsi n,lla maggioranza in un crescente numero fii questioni sempre più difficili avrebbe a suo sostegno e non n, suo ostacolo l'abi– tudine prece<lentcmcutc costituitasi noi Consiglio esecutivo ùi essere unanimi su tutte le questioni dipeso. Il problema. delln. pa,riti\ giuridica., preso come punto di partenza, può essere insolubile, mentre il problema della pa– rità. di stat,is politica., come dircttivti e CO· mo motn, non presenta osta.coli spinosi. V import:t.nte è cli abituarsi a, considerar le cose nel loro divenire e u·ou secondo schemi giuridici, che de,·ono nou prece– dere ma seguire: a.1, facto orit·1,rj"s: con• siclcrn,re ogni situar.ione in concreto, fllla luce cli tutta l'esperienza. lumeggiata da principi i, ma non distorta e mutilatn. da. teoria. ANGELO CU.ESPI. POS'l'ILLA. Ecco un caso io cui si dimostra la veritù, del para.dosso che le discussioni sono utili solnmentc fra persone che so• no .... d'accordo, percbè sen·e a cbi:1rirc meglio tutti i Iati della questione; mentre ogni discussione è inutile, allorchè man– ca ogni consenso sui punti centrali degli argomenti in discussione. Noi co1n-enia,1no pienamente col nostro amico Crespi c:be tntto il problema della Socict:ì, del le ~azioni, o pnrticola-rmente quello delle minoranze nazioua.li , va trat– tato con criterio politico cli opportunit,\ contingente. e non criterio giuridico di ns.-;olutn perfezione immediata. IJorrore commesso finora. dnlh." domocrnzia, euro– peit. è stato questo: di pretcudorc imme– diatamente una Società delle Nnr.ioni perfetta, secondo gli schemi della ragiono ragionante, urlando, protesta.nclo, sbrai– tando stoltamente ad ogni imperfezione, grande o piccola, che ,·eùono manifestarsi nella costitu~ionc del Congresso di Parigi, invece di laxorarc sistomaticnmentc n, ri– ca,•:l.r0 dall'opera del Congresso tutto il bene che fosse possibile, riservandosi cli continuare il lavoro per circoscriverne via via il ma.le . La democl'nzin, europea ha preteso di essere come il Dio della J3ibbirt.: n-vo11<lo larorato oltl'c sei giorni, ha, preteso di poter dire elle l'opera crn. perfetta per potersi riposare e grat– ta.re la pancia nel dolce far niente nel settimo giorno e per sempre. Nou ha ca– pito d1e l'umanità devC lavorar sempre! 'l'ipico por dimostrare la mentalità in– fa.utile elci sopracciò democrntici, è il grave errore cbo si fa perchè lo Statuto della. Socieb\ dello Nazioni uon ha impo– sta In. Jcgge delle otto ore di lavoro :l. tutto l'universo: ali' Inghilterra, e al 1'i– bol, agli Stati Uniti o ul pianeta Marte. Che cosa e' entrino le otto ore con Ja, necessiti\ di creare una organizzR~11e internazionale per evitare la guerra, ri– durre e controlln.re gli armamenti, garcn• tiro l'impiego della procedura arbitralo nelle constatazioni interuaziona.li , nessun Cabrini rioscirà ma.i a spiegarlo: chiedere alla, Società. dello Nazioni, che devo assi– curn.re la pace. l:l> legge universale delle otto ore, è come chiedere a, un medico, che dcv.e guarinTi dal mal di ca.po , una ricetta por lturncntarc il reddito dell1lo vostra bottega. cli salama.io. Senza lo otto ore è ::wvcnnta la guerra dei quattro anni; e con le otto ore potrebbe avve– nire una guecra anche di quarant'anni. 1;; nulla, è più ridicolo che vedere il ca– brinismo europeo, il quale non è riuscito ancora a ottenere la leggo delle otto ore dai singoli governi, pretendere che la legge delle otto ore sia dato da una, con– fcren.za, di rappresentanti di quei mede– simi governi. ·Con questa tattica del~ pretendere im• mediata.mente dalla Socict:\ delle Nazioni non sohunente tutto le possibili e logiclrn garcnzic della pace, - cbe sarebbe già impresa sovrumana - ma anche tutte le possibili r~:t.lizza.zioni della giustizia e della carità, universale - abbiamo visto delle signore chiedere alhi Società dello Nazioni anche il sussidio di allattamento allo puerpere! - con qnes~u t:ittica del ,·olcr tutto e subito, la democrazia euro– pea. ha fatto il gioco dei nazionalisti o dei militaristi di tutti i paesi, che non vogliono dare niente e ma.i, e che spe– rano cli approfittu,rc della, inconteutabilit:\ democnl.tica por demolire anche quel tanto di l>uouo, che lo statuto fucinato ·a.Parigi ha pur dovuto realiz:mre. B non è certo nu caso che il ~[inistcro Orlando-Sonni– no, il più leale sabotatore dcli' ideale della, Societi\ delle Nazioni che abbiano ùato i paesi dcli' Intesa, non è un caso che n.bbiano ma.ncla.to a Parigi proprio nomini come l'ou. Ca.brini a, cbìcclerc alla. Società delle N,tzioni quel che non a,·e• vano mai pensa,to di conceclcro in Italia. Di fatti l'on. Cn,brini, rifiutata a, Parigi tutta la paccottiglia, di leggi sociali, cho non aveva ancora potuto varare iu Italia,, è divonht.to poi il pilL ncco,nito propagan– dista, di proteste Q,. di discredito nelle or– ganizzazioni operaie contro l:" Società delle Na~ioni, con grtmclc soddisfazione dei nostri Stati J\faggiori <$ delle nostre

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