L'Unità - anno VIII - n.32-33 - 7-14 agosto 1919

mente che il regime dogana!e, quale era ve– nuto elaborandosi nel trentl:!·~nio precedente, fosse conservato come meno dannoso al paese che non fosse in origine, e ~aso mai fosse modificato con lo scopo di facilitare gli scambi nell'interesse dell'agricoltura e delle industrie esportatrici mediante alteriori attenuazioni del protezionismo, e non con quello di inasprire il protezionismo nell'interesse di qnelle industrie artificiali e parassitarie, che sono incapaci di sostenere sul mercato internazionale e interno la concorrenza delle analoghe industrie estere. A questo programma di protezionismo at~ tenuato, la grossa industria protezionista, or– cianizzata intorno alla siderurgia., opponeva quello della doppia tariffa auton ma. Cioè i pro– tezionisti pretendevano che la Camera italiana approvasse una tariffa minima e una tariffa massima, senza tener conto di quelli che po– tessero essere i desidai degli altri paesi : al– lorchè fosse venuto il momento delle nuove trattative commerciali, il Governo italiano avrebbe proposto agli altri Stati di accettare senz'altro la tariffa minima in compenso delle concessioni, che l'Italia avrebbe chieste per le sue esportazioni; se gli altri paesi non aves– sero risposto subito un bel si, senza discus– sione, allora le trattative sarebbero state rotte, e ·P Italia avrebbe applicato senz'altro la ta– riffa massima. Il nodo di tutto questo sistema era una tariffa minima, la quale era minima solamente per modo di dire: era una tariffa, in cui i dazi della precedente tariffa convenzionale erano enormemente inaspriti, cioè erano così elevati da assicurare contro qualunque con– correnza il monopolio dei siderurgici, dei chi– mici, deglf zuccherieri, di tutti i loro clienti e alleati, anche J er il caso che gli altri paesi avessero accettato l'aut-aut dclt1Italia. Era in– somma una tariffa proibitiva, che minacciava specialmente gl' interessi dell'Italia meridionale esportatrice di derrate agricole. La guerra mondiale fece tacere le discus– sioni fra protezionisti e antiprotezionisti. :Ma la fine della guerra e la previsione che ben pre:.to, tolte in tutti gli Stati le bardature di guerra, si ristabiliranno le libere correnti del traffico, fanno rinascere l'antica lotta. I siderurgici, rappresentati nel ministero Nitti da I 'ante Fcrraris, hanno rielaborata la tariffa, che ave\'ano preparata fino dal 1914, ina,;;prendone ancora di più il carattere pro– te.donista, e cercano di imporla con decreto rea:e senza discussione. E tanto per cominciare, con un R. Decreto del 24 h·glio 1919, hanno vietata addirittura la importazione di moltis– simi prodotti industriali. Gli antiprotezionisti si oppongono a questo programma, specialmente nell'interesse dell'Italia agricola, la quale dopo avere sparso il suo sangue nella guerra in mi– sura ben più larga delle zone prote:doniste e imboscate dell'Italia industriale, non deve es– sere brutalmente jugulata con un vero e proprio mostruoso colpo di Stato. combattenti di Sassari contro il protezionismo Nell'assemblea del 27 luglio la Sezione di Sas::ari dell'Associazione dei combattenti ha votato il seguente ordine del giorno: « L'assemblea, dell'A. N. C. Sezione di « Sassari: « considerato che la così detta politica « economica patriottica non è che un me11Zo « per proteggere dalla libera concorrenza in– « ternazionale alcune industrie nostrane pa– « rassitarie, che riescono co:.ì ad imporre « prez:ii colossali sul mercato ai loro prodot– « ti, a tutto danno del proletariato agricolo « dell'Italia meridionale cd insulare, che di << tali prodotti è consumatore; « considerato che operai e industriali si– « derurgici. gommaioli, zuccherieri, manifat– « turieri sono riusciti a sottrarsi al sacro do– « vere di difendere la patria per mezzo di « un variopinto bracciale da esonerati, men– « tre il proletariato agricolo o tic che vedersi « chiudere i mercati dcli' Europa centrale che « servivano di sbocco a.Ile sue derrate, ha do– « vuto sacrificare il sangue suo più prezioso ◄ sul campo dell'onore; « considerato che un riflusso delle merci « estere sul nostro mercato produrrebbe im– e mediatamente un ritorno della vita alle L'UNITA 167 « condizioni normali e runzionerebbe da c:i.1- • miere stabile e duraturo prodticendo anche « un ribasso sulla mano d'opera ; < consiùerato che molte varie industrie « nazionali e tutta Pagricoltura ed il com– « mercio rifiorirebbero con Jlarrivo dall'estero « di materie prime {ferro, cemento, legname) « lii strumenti agricoli, di materiale ferrovia– « rio ecc. ecc. che darebbero nuovo impulso « alla nostra produzione ; « invita energicamente il governo a voler ~ iniziare una politica libero-scambista, abo– <t lendo le barriere doganali, togliendo ogni « divieto d'importazione dall'estero, e per– « mettendo che i rapporti commercia li fra i « popoli rinsaldino e rafforzino le paci dai « governi solennem ntc firmate che debbono « sollecitamente essere ratificate>>. Per combattere .... l' incoltura Bisognerebbe, ha detto Pon. Cotugno al giornale Il Jl:fe==oJ:[i'orno di Napoli. bisogne– rebbe provvedere ful111i11eamt11tt ad una se·ria organizza1ionc nel paese per combattere sen– z'altro I' incoltura. L' incoltura, nel linguaggio vichiano del– l'on. Cotugno, è la nou coltivazione delle terre. - E che cosa faresti a tal riguardo ? gli ha chiesto il &iornalista. - Una cosa assai semplice: farei requisire le terre rimaste di proposito incolte, e lo da– rei a cooperative di lavoratori della terra, che, a seconda del bisogno, aiuterei a costituirsi. A questi organismi, guidati da persone tecni– che, fornirei ogni più generoso aiuto, perchè la produzione fosse il più possibile accresciuta. Le terre incolte dovrebbero rimanere in pos– sesso dei la"oratori per un periodo di tempo più o meno lungo da stabilirsi a seconda dei casi. Un decreto luogotenenziale ne precise– rebbe tutte le condizioni, i mezzi e gli scopi. TI rimedio sarebbe di un efficacia miracolosa. i\Ia come farebbe !'on. Cotugno a distinguere le terre tenute. incolte di proposito dalle altre? crede che-una roopcrativa di produzione agri– cola si possa improvvisare fulmineameote, co– me si possono dhc folmineamentc delle scioc– chc:r.zein un'interv,sta? e le persone tecniche, che dovrebbero guidare quegli organismi, dove sono? e l'aiuto generoso in che dovrebbe con• sistere? nel chiedere alle cooperati\"c improvvi– sate e ai loro tecnici di quanti milioni ab– biano bi.sogno, e pagarli a prollta cassa ? L'on. Cotugno non si propone nessuno di questi problemi : un decreto luogotenenziale (il luogotenente non c'è più da un pezzo, ma non monta J e il rimedio miracoloso è trovato. Evidentemente, c'è ancora molto bisogno di co:nbattere l' incoltura, cioè l'analfabetismo agrario ed economico di certi deputati. Filologia parlamentare Dialogo fra due deputati. - Che cosa vuol dire panachage.' -- Panadmge ,•iene da pa11, che vuol dire tutto, ed ichange, che vuol dire scambio:; e vuol dire: tutto si scambia. Storico! Numeri di otto pagine Anche questo numero è di otto pa– gine. E anche la prossima settimana ri– poseremo un poco, non pubblicando il giornale. I nostri lettori ci scusino di queste intermittenze. Il lavoro dei mesi passati è stato estenuante; quello del mesi prossimi sarà peggiore. E un pò di riposo, almeno relativo, ci è necessario per riaverci e prepararci. Questo è l'ultimo numero del!' Unità, che inviamo a quei lettori, cbe hanno trattenuto il giornale per sette mesi senza dar niun segno di vita, e in– vitati con nna recente circolare a pagare l'abbonamento, non hanno creduto loro dovere neanche di.. .. rifiutare il giornale. Si può aiutare l'"Unità" paga11do subilo l'abbo11amenlo, senta asvet– tare sollecita;Joui, che richiedono ingenti spese postali e rendono più grave il lavoro dell'amministruzion(.". Cadorna .... e gli altri È imminente, dicono, la pubblicazione della famosa inch csta di Caporetto. 1Vihil sub sole mJVi - lo so, vecchio Salomone. l\la se ne ri– parla; I' argomento torna di moda, special– mente nelle conve"rsazioni dei militari. E con uno di questi appunto, un ufficiale superiore effettivo, tipo rappresentativo, il discorso cade su l'inchiesta, su Cadorna. Egli si sfoga : - Cadorna aveva delle forie terribili. Il suo entourage ne aveva paura. Perciò, molte cose gliele nascondevano; non arrivavano sino a lui, morivano sul tavolo dei generali del s,10 stato maggiore. Era di una testardaggine estre– ma, enonne. Dal 1915 al 1916 offensive ripe– tute con la stessa deficienza di mezzi tecnici, inesorabilmente, sacrificando cosi un esercito fJ 0 1ert-0di entusiasmo, a sfondare col petto i reticolati ! Fallita totalmente l'offensiva sul Carso nell'estate del 'r5, rinnovata tale e quale nell'ottobre, ~,ttribuendo il primo insuc– cess~ unicamente ad errori tattici dell' esecu– zione. Si ingenerò così nell'esercito la convin– zione che le offensive, gli assalti, !e carneficine, si facevano, perchè si aveva bisogno di un bol– lettino, che porta:>Se la notizia della presa di una posizione'; perchè il tal generale aveva bisogno della presa di quella quota, di quella trincea, per esser promosso .... Il mio interlocutore s1 riscalda. E io lo studio con attenzione. - Colpa tutta del Comaqdo Supremo - continua - di Cadorna. Il paese non ne sa– peva nulla, non ne poteva nulla. Dal '59 in poi, in tutte le nostre guerre, la politica ha guastato tutto, intromettendosi nella direzione della guerra. In questa, tutt'al contrario. - SicLhè (penso fra me e me) per una volta tanto, che si è tratto profitto dall'espe– riem:a della storia, abbiamo fatto male! ... Ma è vero - chiedo - che Cadorna godeva la fiducia della maggior parte dell'esercito, al– i' inizio della guerra? - Sì. Tutti, o quasi tutti, erano convinti della sua ~uperiorità. - E, allora, Cadoma ·era e rimane l'espo– nente, la perS<,nificazionedi tutto un sistema, di tutta una mentalità, dello Stato Maggiore e dell'Esercito Italiano. Perchè, se Cadoma ha ratte tutte queste bestialità che Lei mi dice, una delle due: o tutti voi non avete mai capito null.,, o a lui ha dato di volta, di botto, il cervello t - (Olimpico) Precisamente: gli ha dato cli volta il cervello. - !!? - Non tener in nessun conto l'uomo: questo è stato l'errore capitale, assoluto, la colpa imperdonabile di Cadorna. Io lo guardo. Rimango a bvcca aperta. Dunque, anche costui ha capito che esiste l'uomo.' Allora siamo su la via della salvezza! )fa alle labbra del mio autorevole interlocu– tore, che parla ora quasi fra sè, sale dal pro– fondo del cuore un chiarimento : - Noi eravamo tcnmli an:;ùm,: e quelli dd mio corso, dopo sette mesi di guerra, erano capitani comandanti ti-to-la-ri di battaglione! - [Ahimè, ci siamo! La carriera ....] - Ci fu l'errore capitale dei rapidi avan- zamenti. Si trovarono così dei < apitani a co– mandare un reggimento ! ! - E che c'è di s·rano? [Non si trovarono -forse dei « borghesi ~ a comandare dei repar- ti, e se la cavarono benissimo?] - l\Ia se non avevano nessun' idea, di che cosa fosse un reggimento ! - Male. Significa che erano dei pessimi militari, se prima non avc\'a110avuto interesse, passione per la cono,cenza di tutto l'organi– smo militare. - ~la capisce Lei che c'erano dei capi– tani con 20 anni di spalline, i quali sapevano che 110/l sarebbe,o stati mai più che capitani? E qui mi rifà la "ecchia storia, che tutti i militari hanno in bocca, delle spese militari, , « sempre negate ». - Colpa dei socialisti! - conclude. - La famosa opposizione sodatista, gli oppongo, non seppe mai impedire che si ap– provasse un bilancio della guerra. E lui, allora a raccontarmi il retroscena. Costoro vedono tutto per \"ia di aneddoti, di fotti personali. Nel consiglio dei ministri, il povero Mi– nistro della guerra era sempre ridotto al si– lenzio, costretto a limitare entro una misura ridicola le sue richieste. Se no, quello del te– soro, guai ! Gli dicevano: sta' buono, se no va per aria il ministero. E così gli tocca'"a sempre tirarsi indietro. - Dunque, concludo io, non si trovò mai nell'esercito antico un uomo di carattere, che osasse dare scandalo, tener duro, saltare il fos– so, andarsene ! E non le pare anche che quei - pochi o molti - milioni che si spende– vano, erano spesi male, e anda'"ano a finire chi sa dove ? I magazzini militari di Spin– gardi ! Scantona. E ritorna alla faccenda dei ca– pitani, sicuri di non esser mai altro che ca– pitani: il bollettino, la carriera! - E allora, insisto io implacabile, perchè ci venite ogni momento a lodare i bei tempi dell'esercito, quando si faceva l'ufficiale per pass,'onc, quando l'ufficiale era « ben altro elemento .... » [Non c'erano questi scalcinati ufficiali di complemento, che non sentono l'orgoglio della bottoniera e del doppio-petto; - che non hanno port:1to mai che il grigio verde con le stellette su la manica ! ; - che non conoscono il regolamento su gli onori e precedenze ; - che non sanno come ci si pre– senta ad un s11periore, entrando in un caffè od in una sa!a da ballo, come si fa un duello e un verbale di vertenza ; - che, insomma, an– davano bene per la guerra, ma ora .... Già, si– curo. Anelavano bene per la guerra. Come questi soldati di adesso, per esempio, questo Novantanove, che andavano bene per la trih– cea, ma che « non sono soldati», come quelli d'una volta, che tremavano quando in. caser– ma si presentava un « superiore ».... « Ah> quello era spirito militare! »] - Noi - riprende egli - non eravamo preparati alla guerra: bisognava fare dei cor:ii, fare dei battaglioni, dei reggimenti fittizi, e darceli da comandare, perchè facessimo pra– tica. Come le manovre coi quadri .... - Eppure l'aver comandato anche cento reggimenti ti, pace non significava nulla, come s'è visto poi - per saperne comandare dav– vero uno in !JUCrra. 11 discorso ritorna a Cadorna: - Sì, va bene - dico io - tutto quello che Lei vuole. Ma non si può negare che Ca– dorna, lavorando alla creazione del!' eser– cito, ha portato nel suo lavoro una fede, un entusiasmo; che lui nella guerra ci Credeva, mentre tanti, mentre i più .... - Che un Capo di Stato Maggiore ci creda, nella guerra, che senta o no, questo non importa. Egli deve preparare un esercito, per qualunque evenienza, e s~ poi la guerra ci sarà, sia contro l'Austria, sia contro la Francia .... [Questo, dunque, doveva esser il capo, la guida, l'animatore senz'anim.i, una specie di motore immobile, secondo il mio interlocutore, che ha scoperto anche lui che bisogoa curarsi de/l'uomo!] Abbandono il colloquio. l\.Ji son sentito fremere, agghiacciare, salire il sangue al cer– vello, rimescolar tutto di passbne - come già tante volte, nel tormento di amari sfoghi tra amici! Finita la guerra, rifiorisce, riprende, generale - pre-,mrrlr nssolu/(l111wtc,se 11011 i,,ter– vmiamo - la vecchia mentalità militare. Riavremo le vere caserme, i veri militari, gli ufficiali per passio11e .... - Bisogna metter Cadorna sotto processo I - ripeteva trionfante ii mio interlocutore, pun- tando contro l'invisibile imputato la insepara– bile canna uso inglese, che ha sostituito nella tenuta grigio verde la sciabola ùi buon,L me– moria. I militari di professione si sono data la voce. Sì, errori, colpe di indole militare cc ne furono nella guerra; 111a la colpa è tulta di w, uomo, di Cadorna, e degli ... ufficiali di complemento che non conoscono il regolamento degli onori e delle precedenze. Essi, i padreterni dello Stato ~1aggiore, gli immortali del bollettino, dell'an– nario e degli ~lli comandi, non ci hanno nes– !:.Una colpa: perchè avevano fiducia di Cadoma, e non osavano parlare. Se nel 1915 l'esercito entrò in guerra senza tenere nessun conto della esperienza dei nove mesi precedenti delle

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