L'Unità - anno VIII - n.29 - 17 luglio 1919

L'UNITA 151 Le ultime ore di Cesare Battisti Al caffè a Trento appresi da ufficiali a me SC( nosciuti che al Castello si trovavano due ufficiali irredenti catturati sul Monte Corno e che avrebbero dovuto venir impiccati per alto tradimento. Allora mi trovavo con il mio re– parto pistori a Graffiano (Povo) presso Trento, cd abitavo in casa del capo-comune Vittorio Mcrz, con il quale pur vestendo io l'uniforme 1 d'ufficiale austriaco, potevo parlare liberamente delle nostre aspirazioni nazionali, essendo il detto signor l\ler1. di sentimenti italiani. Ap– presa la triste notizia suddetta, mi recai a Graffiano, e trovato il .Mcrz gliene parlai: il Merz aveva pure inteso qualcosa, e credev~ tratta1si del dottor Cesare Battisti di Trento e del dottor Fabio Filzi. Ritornai a Trento cd andai al Castello per informazioni: era l'undici luglio 1916. Ali' ispcttora10 di polizia, che è vicino al Castello, vidi un· gran cartellone con suvvi la scritta: • Chiuso per festa nazionale». Ad un muricciolo poco distante vidi in quella vece il frammento d'un vecchio proclama elettordle: « Votate per il dott. Cesare Battisti». - Strana ironia del fato I Al Castello mi avvicinai al sottufficiale ;,d– detto alla sorv ·glianz.:t del Battbti; con mc si trov.:iva l'alfiere Felice Kronebetter (ora dottor Felice Kronebetter) d1 Graz, già addetto alla facoltà giuridica (sezione penale) di Graz. Con l'aiuto di sigarette e di un,t mancia entrammo: - attraversammo un cortile zeppo di affusti, ruote ecc. d'artiglieria, e finalmente in un an– dito del pianoterra. Una cella a destra albergava il Battisti, un'altra a sinistra albergava il Filzi. Il Bat– tisti era sdraiato su un pagliericcio, piedi nudi, coperto, il br~ccio destro ~porgeva dalla co– perta e vi vidi due stelle : era in uniforme. Guardava il soffitto, non ci degnò d'uno sguardo# non si mosse; due sentinelle lo sorvegliavano. Al Kronebetter e a mc si unì un capitano a me sconosciuto, che credo avesse le mostrine d'aviatore; alla vil)ta del Battisti, che giaceva a poco più d'un passo da noi, il detto capi– tano parlando al sotto-ufficiale (sergente), che ci accompagnava, disse in tedesco: « Quando impiccherete quel porco? » - La domanda era fatta in modo che il Il.misti doveva udirla; anzi perchè l'udisse. Il Battisti però seguitò a guardare il soffitto, non si scompose, e benchè una mosca gli girasse sul viso non si mosse. Il sottufficiale rispose di non sapere, di cre– dere però che ciò sarebbe avvenuto il giorno dopo. Mi allontanai ed avviai ,·erso la cella del Fllzi; con me gli altri. Era egli pure sdraiato sur un pagliericcio, a terra; era nervoso; guar– dava verso la finestra di faccia all'uscio; quando udì passi, si volse, e vistici rigirò la testa verso la finestra. Era pallido, non sbarbato. Nessuno disse parola, tranne il sottufficiale, che pro– nunziò il nome del Filzi. Ce ne andammo. Chiesi al già detto sergente quando si ter– rebbe il dibattimento, e quando avverrebbe l'esecuzione. Mi fece attendere qualche poco, e ritornò di li a poco per dirmi che ritornassi nel pomeriggio del giorno seguente. Ritornammo a Graffiano. Il giorno dopo venni solo a Trento, tentai di rilevare alcunchè di positivo: niente; mi si disse che tornassi verso le quattro pomeridiane. Andai in cerca di giornali, non ne trovai. In piazza Dante, presso il monumento di Dante, trovai affisso il bollettino di guerra: parlava della cattura di alcune centinaia di alpini sul Monte Corno. Un'aggiunta del Comando di piazza di Trento era del seguente tenore:« Fra i prigionieri trovasi pure il traditore ex depu– tato di Trento dott. Cesare Battisti ». Ritornai a Graffiano, pranzai alla mensa, e verso le tre ci recammo a Trento. Con me erano: il già menzionato alfiere Kronebetter, il tenente di artiglieria Paternioner (stiriano) apparteuente alla 6& divisione, un alfiere d'ar– tiglieria di Klagenfurt, del quale non ricordo il nome, che però ho notato nel mio notiziario (lo ho • Trieste). Ci portammo al Castello ,·erso le quattro pomeridiane, e rilevammo che alle cinque po– meridiane (ora estiva) sarebbe letta la sentenza, che era di morte per entrambi i martiri. B Appresi in Castello che nel fossato si tro- listi rilcrnva la circostanza che il Battisti era vava il carnefice Lang, intento a preparare le ' uno dei più ferventi prop·•gnatori della guerra due forche. Vi sce!li assieme alla compagnia già detta. Vidi il Lang cd i suoi due aiutanti. Il Lang si trovava presso la forca destinata per il Battisti. Qui sotto uno schizzo del fos– sato: contro l'Austria, che era già pullito in antece– de,na; parlava, anche dell · sue condizioni fi– nanziarie. Dalla motivazione della sentenza rilevai fra l'altro che tanto il B<tttisti quanto il Filzi avevano ammesso il fatto loro addebi- Sj>it,gtuùm~: 1) Sc:,la che conduce dal colonnnto del Castello nel foss.,to. 2) Attrezzo di ginnastici\ (altalena) con gancio nell'asse orizz :ont:i.le. 3) JI palo del Filz:i. 4) Sb:me di ginnastica. 5) li palo del Battisti. Scesi dalla scala (n. 1) e tanto io che la mia compagnia ritenemmo che gli attrezzi 2 e 4 fossero le forche. Si vedevano da lontano. Al n. 2 c'era. un gancio con un pezzettino di corda. I due pali appena si vedevano. Jl palo del Filzi (n. 3) era nuovo, l'uncino applicato alla sommit:1 del palo, era lucente. li palo del Batti:;ti era vecchio, abbrunato dalle intemperie; l'uncino ne era arrugginito: ai piedi di questo palo era una piccola fossettina, a quello del Filzi non c'era affatto. Qnando ci avvicinammo al carnefice, que– sti si trovava presso il palo del B,lttisti (n. 5). Aveva vicino a sè una piccola valigia - vi– cino a lui i due aiutanti. Chiedemmo al car– nefice di mostrarci come si faccia un· impicca– gione; uno si prestò per l'esperimento. li car– nefice prese una cordicella dalla sua , aligia, l'applicò al collo cli uno della compagnia e disse ridendo: « Si figuri di essere al palo, che lo sollevino fino alla s0mmità del palo di guisa che io possa irltlare il laccio a quel gancio e che lo si lasci andare ». Gli si domandò an– cora (nota che mi ero deciso ad osservare senza parlare per non tradirmi, dato che parlo il te– desco con pronunzia italiana come quasi tutti gli italiani): « Basta una simile cordicella per impiccare un uomo? » - Ci rispose: « No, la buona (dtr ri'chlig Stridi) è nella valigia». - Più tardi dovevo comprendere il significato di queste parole sibilline. Cii si disse che la morte mediante capestro doveva essere orribile. Il carnefice rispose sorridendo: « Non meritano sorte migliore; del resto sono in buone mani: mi lascino fare ». Temevo che la compagnia se ne accorgesse, e l'invitai perciò ad uscire dal fossato per as– sistere alla sentenza. Rientrammo nel colon– nato (cortile) nel castello. dove frattanto erano convenuti moltissimi ufficiali. Vennero le 5, e ci avvertirono che la pro– lazione della sentenza era imminente. Entrammo nella sala indicataci. La Corte vi era già pre• sente; mancava però ancora un tenente (primo tenente) che poteva essere il procuratore di stato od il difensore. Il presidente (colonnello) guardava impa1.iente l'orologio. e chiedeva ai membri della Corte informazioni sul ritardo del!' ufficiale che mancava. Gli risposero non so cosa a bassa voce. Ed allora chiamato un sottufficiale, gli ordinò di non introdurre gli imputati, finchè non fosse arriv:,to l'ufficiale che mancava; frattanto ne sollecitasse per te– lefono la \'Cauta. Quell'ufficiale infine venne, si giustificò ed il presidente ordinò che gl'im– putati fossero fatti entrare. Venne per primo il Battisti, calmo, sereno, in un forme, no I legato; guardò in giro il pub– lico, guardò la Corte, il banco degli accusati cd andò a sedersi al capo destro. Poi fu io• trodotto il Filzi: era pallido, sguardo smarrito; sedette alla sinistra del B.tttisti. Si lesse la sentenza, che era di morte me– diante capestro per entrambi gli accusati. Al passo:« commise con ciò azioni tendenti a staccare parti della monarchia », il Battisti affermò con un cenno della testa. La sentenza non mi sembrava oggettiva, in certi punti era atroce. Condanna,a piuttosto l'Italia, che i due imputati. A carico del Bat- tato; che tale ammissione però non valeva quale circostanza mitigante e:,:,endo superflua di frontè' alle prove portate da .... (seguivano i nomi dei soldati che avevano I atturato i due martiri). Le giustilicazioni dei due accusati re– lative alla loro suddit nza venivano oppugnate nei sensi che la sudditanza era un rapporto b,lateralc, e che non avendo l'Austria rinun– ciato alla loro sudditanza, c:;si rimanevano sudditi austriaci, be11chè avessero pre!>tatoser– vizio in un esercito estero e sostenessero con ciò esser divenuti cittadini italiani: l\ccezione di non essere passibili dcli' ;lito tradimento imputato era cosi - giusto il tenore della sentenza - s<:alzata. I due martiri dovevano altresì aver eccepito la competenza del tribu– nale militare di Trento, quale tribunale mar– ziale; e la sentenza sosteneva che il giudizio statario era stato debitamcn e reso di pubblica ragione, e che !-.egli imputati non ne erano a conoscenza, essen<losi loro recati prima in territorio estero, la colpa era tutta loro, e la eccezione quindi insostenibile. L'esecuzione doveva avvenire due ore dopo la prolazione della sentenza; il Battisti sa,cbbe impiccato per primo. Uscimmo. Udii un gran ru1~ore, non ,idi nulla perchè mi trovavo in mezzo alla folla d'ufficiali, alcune centinaia. Mi si disse che un soldato avesge schiaffeggiato il Battisti, men– tre lo tonducev,,no alla cdla dopo la prola– zione della sentenza, e che il Battisti avesse chiesto su di ciò di parlare al suo difonsore. Un tenente colunnello, elcg-,;1,ntissimo, che avevo veduto più volte entrare in una camera, al cui uscio era applicato un cartellino con la scritta: ~ Bonani o Boneno tenente colonnello», gridò in tedesco, in modo che potè udire benissimo: e Presto alla forca quel porco! )io Scesi nel fossato in attesa dell'esecuzione della sentenza. Con me l..tcomp;ignla già men– zionata. e di più il Dr. sottotc..nente medico Teodoro \Veis di Vienna (appartcnçva al co– mando del treno del 3 corpo). Nel fos:Jato vidi due donne ungheresi, avevano il bracciale della croce rossa, erano profumatissime; vidi anche una signorina giovanissima in costume di contadinella (Dirndl): blusa e gonna a co– lori vivaci; gonne corte, calze colotate, in de– collctè, braccia nude dal gomito. Le dette tre donne furono faue allontan1:1re. Pure la bassa forza fu allontanata, non pertanto parecchi soldati (graduati) ritornarono. C'erano molli preti, e circa 400 ufficiali: fr,1 questi vidi il Dr. Cigoi, jugoslavo, già giudice a Tvlmino ed allora tenente giudice a Trento. Non vidi altri conoscenti, mm udii alcuno parlare ita– liano. L'attesa tu terribile. Un ufficiale, che mi stava da presso e parlava tedesco, rlisse fra altro: « Se il Battisti ha tanto coraggio, perchè non rinuncia alle due ore e non s, fa impiccare subito per non farci attendere trop• po?» Un altro ufficiale pure tedesco gli ri– spondeva: « La~ciate andare, questa attesa sarà un buon antipasto per la nostra cena ». Pic– coli crocchi di ufficiali qua e là. ridevano, fa– cevano s, her.d da monelli, scambi.1ndosi il berretto, facendosi il gambetto, ccc. Eia un quadro orribile di basse za morale. Tutto in giro un'infinità di apparecchi fo- tografici, fra i quali uno di dimensioni gran– dissime e che avrebbero potuto essere un ap• parecchio cinematografico. Per fortuna nel mu– raglione di cinta c'era un foro, e poco prima delle 7 (ornrio estivo) il sole, che volgeva al tramonto, splendette per detto foro, colpendo direttamente gli obiettivi del maggior numero d'appare<:chi, che perciò non poterono agire, fra questi anche l'accennato a1-1parecchiocint:– matografico. Ali' esecuzione do"e,•a assistere una com• pagnia di soldati comandata dal maggiore Phi– lippovic (non so (.:Omesi scriva queslo nome, appresi che ddto maggiore i,j chiamava cosi). Quel maggiore aveva del gr~ttesco. Piccolo, nervoso, faceva marciare i suoi soldati lungo il fossato; e siccome il pubblico gli era d'in– ciampo, ricercò gli ufficiJli di far posto ai suoi soldati, perchè questi erano situati in base al regolamento ct·esercizio, ed essendoci poco spazio a disposizione, potrebbero far fiasco. Tali preoccupazioni pochi minuti prima di impiccare due uomioil Scoccarono le sette. Uno squillo di tromba; e dai pressi dello scalone (N. 1 dello schizzo) vedo avanzarsi il triste corteo. Procede il car– nefice ccn i due ai.1tanti; poi il picchetto con nel mezzo il Ba tisti, ed il sacerdote. Procede lentissimo. Il Battisti non indossa piò. la divisa ma un vestito scuro (grigio) a quadrelli, ha in testa un berrettone scuro, stivali grandissi– mi allacciati con spago; ha le mani legate, incrociate; i gomiti pure legati. Guarda in giro, quasi cercasse fra il pubblico un conoscente; guarda ~Ila sommità del mu– raglione, che fiancheggia la via, e cerca in– vano conoscenze. Arrivato all'attrezzo (N. 2 dello schizzo) guarda, si ferma un istante, e poi procede, dato che il picchetto procede; lo stesso avviene al palo del Filzi (N. 3) cd alla sbarra (N. 4 dello schizzo). Il l icchctto ~i avvicina al patibolo ciel martire. Qui comandi terribili: « Quadrati d'esecuzione far largo, quadrati di esecuzione chiudere; picchetti di esecuzione aprire, chiu– dere,._ li Battisti è vicino al suo patibolo. Entra il tenente giurlice t legge la sentenza però senra motivazione. Poi le terribili parole: « Carnefice le consegno il condannato, faccia il suo do"ere l). Il carnefice leva il berretto al Battisti. Questi esclama con voce sicura, addossato al. patibolo: << Evviva l'Italia, evviva Trento italiana •· Un silenzio. Poi il pubblico urla in tede;,co: « Pfui, evviva l'Austria •· - Il Bat– tisti di rimando: « Evviva l'Italia •· - Il pubblico: « Pmi ». - Il Battisti:-' « Evviva l'Italia, evviva l'Italia». Gli aiutanti di::!car– nefice iià sollevavano il Battisti, quando questi esclama.va i due ultimi: « Evviva l'Italia». Il carnefice gli applica il laccio al collo; gli aiutanti tirano in giù il martire; la corda si spezza. Il povero martire cade, restando addos ..ato al palo e scuotend , la bella testa. - Un senso di orrore ne~ pubblico. Il Dr. Teo– doro \Velss, che mi è vicino, mi ripete conti– nuamente : « Andiamo, andiamo, è troppo». Parecchi ufficiali fumano sempre la sigaretta. Il carnefice leva dalla valigia una seconda fune - era la buona/ - così si spiegavar o le parole sibilline, che il carnefice aveva dette alcune ore prima dell'esecuzione: voleva ed ha fatto della teatralità, prima di far morire un uomo ; sapeva che il J rimo laccio si sa~ rebbe spezzato; e le autorità non se ne ac– corsero? Gli aiutanti del carnefice rialzano il .:nar– tire, gli si applica un nuovo laccio, e di nu<r ,·o un forte strappo. li Battisti si fa rosso, bluastro alle mani ed al viso; ma non muore. Il carnefice gli pa~a una mano sotto il mento; gli preme sulla bocca, sulle narici e ~ugli oc– chi. :Ma il martire non muore. Assistono due medici, un tenente ccl u., maggiore. Sono preoccupati; ascoltano il Battisti. Vive an. cora ! E parecchi ufficiali fumano ancora - makdctti ! Infine si accerta la morte. Si dà il segnale di preghiera. I soldati escguiscono. Gli ufficiali si guardano incert sul da farsi: chi fa il saluto militare, chi leva

RkJQdWJsaXNoZXIy