L'Unità - anno VIII - n.21-22 - 25 maggio 1919

122 Purtroppo è certo che noi riducendo per "" paio d'anlli l'uoiversità a una officina d' in• segnanti o di avvocati, come la scuola militare fabbricava in dut mesi gli ufficiali, ne scapiterà la cultura nazionale, e « l'Italia universitaria diverrà più che mai simile alla Cina». Ma « i mandarini » ci sono sempre stati e ci sa– ranno sempre, se cosi vuole Minerva. E come erano poco codini e poco mandarini questi studenti, quando usciti dall'accademia e dalla scuola venivano gettati nella fornace della guerra l E come si diceva di loro che si acqui– stavano la stima, la fiducia, la gratitudine della Patria, cosi crediamo di non meritare oggi che ci venga affibbiato l'appellativo di.. .. mandarini. Bisogna che i nostri insegnanti ri– nuncino ad erudirci con ampie, diffuse illu– strazioni critiche e grammaticali; bisogna che essi facilitino, coadiuvino la nostra buona vo– lontà di rimediare e di apprendere; bisogna che C'i aiutino ad uscire al più presto dalle aule universitarie, pcrchè dopo a vere esperi– mentato i campi di battaglia, le aule non sono più fatte per noi. 11 prof. Pasq11ali 1 come « ri~edio ideale » di tutte le nostre manchevolezze, insufficienze, e :mpreparazioni, suggerisce di « non tenere corsi speciali di nessun genere, di rimandare a casa tutti gli studenti »; e mentre consi– glierebbe i già laureati di erudirsi ancora prima di usare dei loro titoli, raccemande– rebbe « a coloro che hanno superato solo « qualche esame o non ne hanno ancora af- 4 frontato alcuno rli r,fa,si da capo a stu– « diart ». E per studiare gli studenti, ridivenuti bor– ghesi, continuerebbe/o a percepire i 3/4 dello stipendio attuale di sottotenente reso uguale per tutti « durante l'anno scolastico ». Ma come può il prof. Pasquali immaginare (:he gli studenti ufficiali, ormai fattisi maturi, come lui dice, e quindi insofferenti di « ri– dursi al livello di scolaretti d\C ascnltano, prendono appunti », anche se ridivenuti bor– ghe~i e quindi esenti da servizi militari, pos– sono tornare a nfarsi da cape, comd fossero usciti ieri da un liceo. o da un istituto tecnico del Regno? Possono retrocedere di altri quat– tro, cinque e più anni nel cammino della vita, che sorge, che chiama, che s' impone, mentre giovani del 1 900 e gli esonerati da servizio militare o le donne procederebbero avanti spe– diti e paghi dei loro privilegi? Noi non possiamo fermarci sulle università più di quello che le e:.igenr.e di conseguire una laurea richiedano. Studieremo: lo pro- 1nettiamo, e manterremo; poichè non infranta in noi è quella disciplina di noi stessi, che ci fece soffrire la Patria, disciplina che oggi <leveaffermarsi in un coscienzioso rimaneggia– mento della nostra cultura. E se oggi ci si vuol veramente rendere :.;-iustizia con lo spianarci la strada certo un po' difficoltosa, non inutile, anzi opportuno e vantaggioso, sarebbe mettere in pratica quanto nell'ultima parte del suo artico:o il prof. Pa– ,quali suggerisce al Governo di attuare. R - duzione delle materie non professionali, limi– tazione delle materie cosiddette professionali per gli studenti d\ diver~a sezione filologica, •·ongedo o liceniiamento immediato e illimi- 1ato di tutti gli studenti universitari, ma non con una riduzione <li 1/3 sugli assegni di un -ottotenenre per tutti indistintamente, bensì , ol conservare a tutti, tenuto conto dei gradi, lo stipendio che attualmente percepiscono, fino al termine del biennio di studi intrapresi; li- 4..JUidazfone della polizia d'assicuraiione gratuita. E meritoria e degna di nostra riconoscenza ,arebbe Popera di quegl' inseguanti, cl{c, con– fortando di loro esperienza le nostre doman– de, elevassero anche una voce di an11nonimento al Governo, il quale sembra intenda restituird ai rispettivi c rpi e depositi durante il periodo delle vacanze e~tive ! Tutti del>bono com1~ren– dere che in questo periodo esth·o solamente 11oipossiamo intènsificare e c<ordinare i nostri -.tudi, in preparazione della scs~ione d'esami di ottobre. Se i ministeri deW Jstruzione e deJla Guerra, questo non rntcndc.ssero, non, •·hinon ..:omprenda che allora i nostri ~for1.1 :bbcro tìaccati i la nostra volontà di studiare istere– lita; l'allenamento ment.rle acqubtato in que– ..,ti primi mesi reso nullo; b spernnza di ter– minare al più presto e nel miglior modo pos– sibile i nostri studi, frm;tata. L'UNITA Allora soltanto sarebbe il caso di affermare che meglio sarebbe stato non coocederci al– cuna larva di beneficio, ma perpetuare la no– stra attuale ignoranza e la nostra assenza dalla vita pubblica del paese. POSTILLA La esperienza di queste prime settimane dei corsi d'integrazione non è riuscita tale da incoraggiare a continuarli fino al temiine del biennio. Per quanto riguarda i professori, tutte le notizie che ci pervengono da tutte le univer– sità, concordano nel condurci a questa con– clusione: una parte dei professori fa queste lezioni cosi come fa le lezioni dei corsi ordi– nari, cioè si prende i soldi e .se ne infischia del suo dovere; una parte cerca di fare il suo dovere, ma non riesce a capire che si tratta di corsi specialbsimi, che non debbono avere nulla di comune con le lezioni dei corsi ordinari; quella parte, che cerca di adattarsi alle necessità particolarissime della scolaresca, è paraliziata .dall'eccessivo numero di lezio,ni, a cui gli alunni sono obbligati, e• che non lascia loro tempo .sufficiente per stu– diare per conto proprio. Per quanto riguarda gli alunni, anch'essi si dividono in tre categorie: quelli che met– tono nel lavoro per riacquistare il tempo per– duto, uno sforzo di buona volontà e d'intelll– gemrn, rnagnihco, commovente; quelli che as– sistono ai corsi passivamente senza slancio e senza interesse; quelli che alle lezioni non ci vanno nemmeno, forse perchè studiano per conto loro - e sarebbt: da augurare che tutti facessero così - ma fors'anche perchè trovano comodo beccarsi lo stipendio, facendo l'arte del michelaccio. Per gli alunni della prima categoria e per quelli della terza che studiano per conto proprio, - i corsi d'integrazione sono inu– tili, se non addirittura dannosi. Non diciamo che ciò sia per tutte le facohà unh-crsitarie: ma per le fac.oltà di lettere, siamo convinti che il sistema di ridurre giovani intelligenti e di buona volontà a inghiottire in fretta e in furia in due anni una farraggine di lezioni e di esami eterogenei, che una volta richie– devano quattro anni per rimbecillire i futuri professori, questo sistema della liquidazione col 50 o/o di ribasso è ass0lutamente rovi– noso. Bisognerebbe avere un cor..ggio, che na– turalmente nessuno avrà. Ricono~cere che la esperienza della vita di gue1ra ha dato alla parte migliore della nostra gioventù una ma– turità intellettuale e morale, che può benis– simo tenere il posto della famosa « coitura generale », che le università pretendono di dare e non dànno niente affatto. Per consc– gu,nza, bisogna sopprimere negli studi univer– sitari dei giovani che hanno fatto la guerra, tutti gli insegnamenti che non hanno scopo strettamente professionale, affidando al loro buon senso la cura di colmare in seguito nella loro coltura le lacune che gli studi così ridotti non potranno non lasciare. E - par– lando sempre per gli studenti delle facoltà di lettere - gli studi professionali necessari per prepararsi a insegnare nelle diverse scuole, dovrebbero essere indicati nei bandi dei con– corsi per le singole scuole: concorsi, che a quest'ou avrebbero dovuto essere banditi, se dal Ministero deW Istruzione non fosse da molti anni bandita ogni pr~bità di intenzioni. Ai concorsi, banditi anno per anno con pro– gr;1mmi determinati per ciascuna scuola, i giovani, che hanno interrotto gli studi a causa della guerra e avrebbero avuto il tem-· po di laurearsi senza quella interruzione, do– vrebbero essere ammessi ancltc senza lnurea, dando loro facoltà di prepararsi nella maniera cha cre<lessero più o:)portuna 1 e !:i.sciando loro quattro anni di tempo, dopo il congedo, per regolare in questo modo la loro posizione professionale. I giovani, che nei concorsi re– ~ultassero cosi idonei, non avrebbero la vera e propria laurea, ma un'abilitazione' profes– sionale di valore economico equivalente. Agli idonei donebbero essere contati, per essere classificati nella graduatoria, gli an· i di ser– \'izio militare come anni d'insegnamento, e le distim:ioni al ~alore come punti di merito. Con que~ti clementi 1 si dovrebbe co:)tituire la graJuatoria, ~cnia distinguere fra laureJti e non laureati. E i posti nelle scuole go\'erna– tive dovrebbero essere distribuiti secondo le graduatorie. Io questo sistema, i giovani non dovreb– bero esse1e neanche obb:igati a frequentare corsi universitari normali o di integrazione. Ognuno di essi si regolerebbe a modo suo, sotto la propria responsabilità. Anebbe un sussidio di coogedamento, sufficiente a con– sentirgli di studiare tranquillamente, sussidio proporzionato al numero degli esami normali che ciascuno dovrebbe dare per laurearsi re– golarmente (per es. 200 lire per esame). Chi volesse, durante i quattro anni di tempo la– sciati a sua disposizione, seguire i corsi nor• mali e laurearsi, coi metodi soliti, µadronissi– mo. Chi volesse prepararsi per conto proprio agli esarhi di concorso, padronissimo. Chi cre– desse di poter tentare la prova subito, padro– nissimo. Chi volesse aspettare fino all'ultimo anno, padronissimo. Agli esami di concorso, ciascuno renderebbe conto dei resultati della propria preparazione, e ne ~ubirebbe la re– spon.sabilità. Questo sistema Sdrebbe - ne .siamo sicuri - :,ccolto con entusia.,,mo dai giovani più intelligenti e pil\ volenterosi, che, maturatisi nelle prove della guerra, possono e.ssere ab– bandonati benissimo a sè Messi nel risolvere il loro problema professiunale. Ne sarebbero scontenti i giovani senza iniziativa 1 che si troverebbero sperduti senza il loro bravo ora– rio, i loro bravi appuntì, i loro bravi esami finali. I\fa anche a questi una buona sferzata, che li costringesse ad essere finalmente uo– mini, non farebbe male: e chi non volesse essere uomo a ne~sun patto, troverebbe nei cor~i normali universitari, e nei quattro anni di tempo lasciatigli per finire gli studi, e nel sussidio di congedamento, la possibilità di continuare a sca:dare le panche e a ruminare gli •·ppunti dei professori, con tutto comodo. Quanto agli alunni, che non hanno nessuna volontà cli studiare, neanche essi sarebbero danneggiati dal nostro sistema, perchè conti– nuerebbero a godersi la vita col sussidio di conged,1111ento,come se la godono ora con lo stipendio di ufficiali. Quanto ai corsi di integrazione - par• lando sempre delle sole facoltà di lettere, che meglio conosciamo - bisognerebbe affidare loro l'ufficio di preparare gli ex ufficiali agli esami di concorso, ma ,·endendoli /acolia/ivi. Sarebbero allora frequentati da quei soli alun– ni che avessero fiducia nei professori. E quel professore che, non godendo nessuna fiducia, o per altri motivi, rimanesse senza alunni, non anebbe neanche lo stipendio. Queste idee sono esposte senza nessuna speranza di realizzazione. Troppi professori di uni\'ersità, or..imai, hanno fatto la bocca a quelle 4800 lire, che si propongono di met– tere nel marsupio durante i due anni della cuccagna. E allora, visto che i corsi d' integrar.ion~ continueranno, ci sembra assolutamente giu– !tifi.cata la domanda che gli alunni non sieno ric:hiamati in servizio militare durante le va– canze. Obbligare uno studente a inghiottire tre mesi di lezioni a vapore, per impedirgli poi cli studiare durante i tre mesi successivi, incatenandolo dl nuovo alla vita di ca!lerma, salvo a fargli riprendere nei tre mesi succes~ sivi gli studi - e questo per due anni - sarebbe tale stoltezza, che è impossibile sia venma in testa a uomo di valore come il Ministro Caviglia. Sarà idea di qualche gene– rale arteriosclerotico silurato. E speriamo che non sia mai realizzata. g. s. Agli amici del giornale Quegli ;unici, cl111uon conser,•:mo la collezioue dcli' Unitcì, ci faranno un f'a– rore, di cni sa.remo loro ~rat.isi..imi, se ci mander:ttmo tnt.ti i numeri, che JJOS– sierlono, dnl l' ottobre al 15 dicem– bre l!HS. Cl pormeU.cr:muo così <li sod– disfare, nei limiti del possibile, le ri– chics1e, che tln ogni 1mrto l'i 1,on·engo110, dei 1111rncri tloll'11lti1110 i rimestred,,J 1918. Abbonatevi subito: la forza di un giornale settimanale è tutta negli abbonamenti :: :: :: :: :: :: L'educazione nazionale Una buona notizia, amici dcli' C,u'tà. Il nostro Giuseppe Lombardo-Radice riprende la pubblicaz·one dei .V1l(fl}i dr,veri col titolo L'E– ducar:.iO,u 11asùmale. La vecchia rh·bta di pro– blemi educativi e scolastici, rosi pieni di idee– e di vita, ritorna alle ~sue battaglie. L'Unità– a,·eva promesso di dedicare un ;'iÙ largo spa– zio, da quest'anno in poi, ai problemi della scuola e della coltura nazionale. Purtroppo, la promessa non abbiamo potuto finora mante– nerla che in parte. In questo turbine di a\'-. venimenti che mutano aspetto di settimana in settimana, il nostro piccolo giornale è conti– nuamente sopraffatto dalla molteplicità degli argomenti che occorrerebbe trattare: e i temi di urgenr.a più immediata sc,walcano gli altri! La publ.ilicazione periodica del Lombardo– Radiçc viene in buon punto ad alleggerire il nostro compito, assumendosi la trattazione dei problemi scolastici con lo stesso orientament0- di pen.siero, che è la carnttt'ristica e il \'anto della nostra l "11i1'). Non che il nostro giornale voglia abban– donare da ora in poi i problemi .scolastici e la coltura : gli elementi più largamente politici di es5i continueranno ad essere cla noi stu– diati. ).la l'esistenza della rivista diretta dal nostro vecchio fratello di idee ci renderà meno. gra,•e il dispiacere di non poter dare ai pro– blemi educativi sul nostro giornale uno spa– zio più ampio, e ci consentirà di considerare il lavoro della nllova rivista come una deri– vazione, una differenziazione, un completa– mento del nostro. Vo 011/à, Calabria, E11ergie mwve, Ascesa, Educa;;ùme 1'a io11ale, lpitt1, Vita fraterna, R - sposta, Unità, sono tanti affluenti dello stesso fiume. Fra qualche anno, se abbiamo tutti fede in noi stessi 1 se iiuscìremo a coordinare a poco a poco le iniziative, e se 11011 av,·er,,o fnlla di mietere prù11a che la messe sia gtimtt1 a ma– turità, ~i sentiranno gli efft..ttì del nostro lavoro. Eccei, nelle parti essenziali, la circolare, con cui /il Lombardo-Radice annunzia la rivista. Agli, a1tlichi collaborato,·i e lettori dei Nuo,·i Doveri, Cari au1.ici, faccio ,·isorye1·e, a Roma, i Nuori Doveri. Per sette a ,i.ni (1907-1913) ·q11esta rfoi,. sta fu, 'ttti libero ritrovo di sp-iriti; yio·van.i insegnanti si fonnarono coi Nuo,·i Doveri una chi<irciidea dei problemi più. urgenti della educazione ,ia.zionale e, q11el che più conta, acq1tista1·ono unu ,m·glior coscienza del loro ufficio; 1Jalorosi 1lfaestri trovcu·ono nella piccola rivista l'unico or9ano indi– pendente e non, professio,uile che vermet– tesse la. franca esposizioue del lo1·0pensiero sulla rifor,,u, edu.cat·iva; uu t1,t1-cleo di vo– lontà energiche fn costitttito dal uosfro pe– riodico, cù,l q,iale ebbe impulso tutte, una serie di st1cdi polih'.ci e pedagoyic-i, ,·accolti in ·vol·mni che onorano. osiam.o dfrlo, gli stnd·i ·ital-iani. Sospesa nlla fi"• del 1913 la p1'bblica– zione della, ,·i,vista, la suci azione però non fu, 11,a,interrotta, e ne f(inno testim.on.iamm non solo i cliciannove volumi delle, colle– zione Scuola e Vita (1911.-1916), ideale pro– seg1i-i-mento dello stesso p1·oaramma, ma c,nche altre pttbbl-icc,zioui periocliche di in– Se!Jncinti, cni i Nuovi Doreri ermw stoti 1Jalestr<1. efficacissima. Ora, a..·,n-ici1nici, l' ovvilimeuto della scu,olc, è ricli·ve, w.to tale cho occorre nuova– mente 11,11, foglio, s11, ciii oamrno possa cifre la verità, co1i. te, certezza <li ottenere lei so– Ucla,·ielà, elci 1nigi.iori. .Von aiovenì? Forse no,, pt·ocl1t1TlÌ le leggi, i regolmnenti, i p1·ograuimi clte tmiH ili voi, desiderano, come ncfolti e, mialio,!w·e l'eclucc,zione nelle scuole dello Staio. Mc, ,wi contiamo sugli 11omini più. che su.Ile le!J[ri; non aspettiamo il beue dall'alto, mc, <la noi medesimi; conficliamo pih nelle p,·ivate ini– ziative che nelle commissioni 11flicietlienella b1woc1·azic,centrale. ì\lil'imno alle fconi!JUe, alle si1l9ole scnole, alle singole libere isti– tuzioni. Abbiamo in lla/ic( 1m popolo sano, 1nnl-.

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