L'Unità - anno VIII - n.21-22 - 25 maggio 1919

.._veste di chi deve dire la sca parola a fianco • degli alleati e, di fronte alla Germania, a « parità di condizioni coi StlQi grandi alle.alt~ ma <11; insolentendoci con gli Slavi per le scogliere • dell'Adriatico. Possibile che in Italia non ci ~ sieno « nazionalisti > capaci di comprendere +: tutto ciò che perderebbe l' Italia in dignità « e in prestigio nel mondo, se commettesse «quest'errore? Dopo aver tanto lottato, dopo « aver tanto sofferto, dopo aver tan.to contri~ « buito alla vittoria comune, è questa la po– « sizione che l1on. Sonnino prepara ali' Italia « 'pel momento della pace? » ~ « Forse un accordo diretto fra Italia e « Serbia è divenuto impossibile in conseguen– « za degli errori commessi da entrambe le « parti in quattro anni di scempiaggini. Ma « ciò non tog ic che l'Italia non debba ripa– ~ rare, non appena il buon senso :iesca a pc– « netrare in qualche modo alla Consulta, al– « l'errore commesso nel 19r5, ignorando la << Serbia nelle trattative che condussero al– « l'accordo di Londra. L'Italia deve comin– « ciare dall'offrire un accordo « a base di «equità» alla Serbia, rappresentante morale << di tutti gli slavi del sud. accordo che la « Serbia non possa a « base di equità» rifiu– « tare. Se l'accordo avvieDe, tanto meglio: « non resterà che invitare tutti gli altri al– « leati a p·renderne atto. Se la Serbia rifiu– « terà, allora ii Italia avrà acquistato il diritto < di trattare, « sempre a base di equità », « non più con gli slavi, ma « sul conto » de– << gli slavi con \Vilson, appoggiata dalla do– « verosa solidarietà dell'Inghilterra e della « Francia. A nessun patto, diciamo « a nes– « sun patto», l'Italia deve arrivare alla pace « rjvoltandosi nella polvere della strada coi « nazionalisti slavi, quasi du nel mondo 11011 esi– « stano che i formicai della JJalma:::.i'a ». E ancora nello stesso numero s,;rivevamo: « Il compromesso italo-slavo per l'Adriatico è « la co11d1'zùme fondammlnie perchè I' Itabfl acqui– « sii la libertd di aziolle, elle le è 11ecessari'a nella « politica 11udilerranea. Questa libertà. dobbia– « mo volerla tutti in Italia: tanto i naziona– « listi, che si propongono di servirsene per « attaccar subito briga coi colonialisti francesi e e inglesi, quanto noi che vogliamo collabo– « rare amichevolment~ con la Francia e con « l'Inghilterra nella politica mondiale: per– « chè anche nella collaborazione amichevole « tanto si vale quanto si può, e tanto più si « è rispettati quanto maggiore libertà di azio– « ne si gode, anche per menar le mani, dato !.< il caso che l'amicizia s'intorbidi per ragioni « indipendenti dalla nostra volontà». « Ora l'Italia, finchè sarà in contrasto • con 10 1 Stato, che vivrà al suo confine « orientale, qualunque esso sia, dovrà sempre « tenere impegnate le sue forze in questa di– « rezione. L'Italia 11011 avrà mai libutà ,,udi– « lerra,ua, quando 11011 abbia pace adriatica: e « la pace adrtfllica nou può nascere che da un (( equo compromessoila/o-slavo ». Ma noi era\·amo vili rinunciatari. Il « Li– bro verde», in cui si rinunciava ali' Istria, lo avevamo fatto noi. Il trattato di Londra, in cui gl' italiani messi al di là della linea ma– gica del 26 ap;ile erano abbandonati come se non esistessero, lo avevamo firmato noi. Ma proprio in questo momento l'on. Sonnino, ri,avutosi dello sgomento di Caporetto, scate– nerà i suoi giornali alla più sfrenata campa– gna slavofob 11 e rimetterà a nuovo le vec– chie intransigenze del trattato di Londra. An– (ora d1",,cigionii pri'ma della pubbiicat:iO"e del disgraziato messaggio di \Vilson, fu offerto all'on. Orlando un accordo diretto sulla base delle idee di Bissolati. L'on. Orlando chiese mezz'ora di tempo a rispondere; consultò l'on. Sonnino, e rispose picche. C'era il trat– tato di Londra, e tanto bastava. Solo il 24 aprile 1919, l'ou. Sonnino con– sentì a modificare il trattato di Londra. Ma il messaggio di \Vilson mandava a monte le trattative. Allora putenza da Parigi. Dopo di che ritorno a Parigi. Giunte le cose a questo punto, era evi• dente che un accordo diretto fra italiani e slavi era divenuto impossibile: quale negozia– tore slavo avrebbe ceduto ai negoziatori ita– liani più di quanto non avesse consentito nel :suo messaggio \Vilson? Oramai non c'era che da mettere da parte tanto \Vilson quanto gli :slavi, e negoziare con la Francia e coli' In- L'UNITA ghilterra un accordo ragionevole, che Francia e Inghilterra avrebbero dovuto fare accettare a \Vilson e agli slavi. E dcli' insuccesso si pre– valgono i suoi adoratori per dirci: lo vedete che quella è gente intrattabile? Sì, oggi, è gente intrattabile: perchè non ha più bisogno di noi per vincere la guerra ; perchè approfitta di cinque anni di spropositi sonniniani; perchè ha le spalle appoggiate al Le due La. colpa è, dunque, della. democrnzhl. Proprio cosi. Non della democrazia di Salva.tore Ba.rzihii. che ha portato sempre la, coda ali' on. Sonnino, anche dopo che l'ou. Sa.landra si ò stancato di fal' dn. ge– rente responsabile. La colpa è della democrazia. di Leo– nida. Jlissola.ti : che !in. sopportato per quattro anni nna politica inintelligente o testarda. mordendo il freno e sperando un ravve<limonto; ne ha preveduto e ad– (.litnto Yin. Yia tutti i danni presenti o i pericoli futuri; ha lavorato meglio che ba potnto a, circoscriverne e correggerne i guili; e finalmente si è rifiutata cli con– tinuar~ n concHvidet·ne le mostruoso re– spoosabilitù, t11u1,ncloora. divenuta più incrolln.bilc e più cicca, o pi1ì disastros:t. J..; ora alla politica, che nou fu fatta-, si addossano le responsa.bilità della politica che fu fatta. Ebbene, mettiamole pure l'una di fronte nll'altra lo due politiche. E vediamo so ci sia un'ombra, anche louta,nissimn. di buona, fede in siffatta tentata invcrsiçme di responsabilità. La politica che non fu fatta. La, troviamo osposta. luminosamente nel discorso <li 1\lihtno dell'll gennaio 19W di Leonida. Bissoln,ti: « Devo l'Ita.lia << svolgere all[l, Con fercnza. un[l, politica « sua propria , .E qnale deve essere ! ]~ << ùeve in ogni caso l'Italia, si pervenga o « ,wn si 1Jet·1Hmgaallll, costituzione della « Società <lellc 1Vazioni, provvedere o no a, « crearsi elementi c situazioni per una « politica che, assicurando la, sua pace, « contribni~ca alla pace d'Europa e del « mondo f « Chi assume ci progr:1mma, la rigida. << difesa dell'Atto di Londra, rifiuta a s~ « '.tesso q,tella i1ttc1·alibertà di atteggia11umti. ~ e di àiscnssioni, 11,mza la quale -il contribu,to << dell'Italia alla Confe1·c1iza-rimarrebbe im– « miserito. Se l'Italia, mostra cli non aver « scrupoli a offendere senza e,·identc ne– « cossità tre sentimenti nazionali ad un « tempo - il tedesco. lo slavo, il greco - si spoglia. di quella autorità e di « quella forza che snrebbero necessarie ,((per contenere gli egoismi e gli istinti « di sop1•afftt.ziono che si all'accern,nno << allaConfercnza. ..Ecco a11zi l'Italia costretta « a niercanteggiare i mutui ::appoggi con « btl i egoismi e con tal i if:;tin ti ora pilt, « che mai fatti ·vivi Ùt, li'rauoia o in bighil– « ten·a, dopv la improvvisa inebriante « vittoria.: ecco l'Italia costrettn a diven– « tare complice della tendenza a svnlu– « tare e para,lizzare gli intendimenti e l'o– .« pera di \'rilson, ecco l'Jtalia costretta. « a dar mano per mettere in soffitta. i « priucip1 wilsoniani, essa. che già. prima « ancora elio \Vilson avesse pnrla,to, li << a.,·eva, tro,.,ati dentro al suo cnoreea.veva. « fatto loro l'offerta, ben htrg11 del suo san– « gue generoso ; ess," e/te por essere la pii} « •modestadelle grand·i nazioni à' Eu,·opaha più « di ogni altra interesse, supremo interesse cli . « vita, e di s,·iluppo, a smontare la op· << primeute, tlcpaupernute macchina. del « militarismo. so tituendo l'educazione <! fl.:,im1, alla. cmw 1 "' 1 le milizie ginna– « sticbe alle milh.ic 1.1. caserma,; essa. che << ha bisogno di un mondo dove il hworo « riprenda. sicuro e fonido, ben sapendo « che uelle gare del la,voro i suoi figli, « come giù sui campi di battaglia. s::1nno « afferrare la vittoria; essa clic per tutto manifesto del Presidente \Vilson. l\Ia sarebbe stata altrettanto intrattabile nella primavera del 15, nell'autunno del 15 1 nell'autunno del 17, nell'estate del 18? E se si fosse rivelata intrattabile in mo– menti così difficili, e su un programma di equità - su quello di cui solo il 24 aprile 1919 l'on. Sonnino cominciò a capire la ne– cessità - non sul programma del 26 aprile 1915 - chi non vede in quali migliori con– dizioni morali ci saremmo noi presentati alla conferenza della pace ? politiche << questo sarebbe chiamata a essere nella « Confere11za. Ja, più preziosa alleata di « \Vilson e n.d essere in Europa la Nazione << di a, 1 a.uguardia del movimento wilso– << ni:.ino, minore sorella legn.tn . coi vincoli « più stretti della morale, della politica, « della econo1nia, "lla grande Re1>nbbliéa « delle stelle per quoll' impcrinlismo di << civiltù che dcYc inc:.wna.rsi nellt1Società, << delle Na:;(ioni ! Cliè se la realizzazione << della, Socict.\ <lolle Xazioui fosse nneor~t « lontann, e In. vecchia ~~uropa dovesse << ancora, per un tratto di storia ri d vere « nelle forme elci sistemi cli equilibrio di << forza fra gli Stati, lei stessa linea di « c01ulotta clie ho tracciato si imporrebbe • all'Italia. << A quel modo infatti che senza l'ac– « cordo e l'amicizia italo-slava non sareb– « be possibile il costituirsi ùella Società « clcJle Nazioni, cosl ~nza. un tn-le accordo « V Italia dovrebbe 1·in1inziare a una vit<f. << politica sic1trcteà inclipendentc. La ostilità. « contr'essa dcll'elementojugosla,·o si raf– <'. forzerebbe dcli' ostilità, dcli' elemento << tedesco offeso dalla, lmnessione del 'fi. « rolo; talchè tutto nn cerchio affocatg. « di av\'ersioni o di minacce, dlti ,;,;oghi « delle Alpi Retiche ali' ,Jonio, u,vvolge– « reùbe l'Ital iu. Noi stessi 1 colla. nostra « politica, avremmo preparata la, proba• « bilità, di mi'allci~zit tedesca-slava con– ~ tro di noi. Soi stessi. colla nòstra po– « liticu, in luogo di far dcli' Italia un ~ centro cli at,t.rtiziono ùoll' JiJuropa, orien– ,( (tn.lo ba.lctinica e mediterranea. ci sarem– « mo cliùtsi in un, damwso quanto pet·icoloso « isolnmento. Per fronteggiare il pericolo « noi dovremmo subire, nei 11ostri rap– e porti con .Francia e Inghilterra, •1tn posto « di S·1tbordùwzionc anzioht} ài parità, un « posto di pt·otetti anzicltd di ver·i e propri al– « leati. Sitanzione non dissimile da quella « che ci era fatta dalla 'l'riplice Alleanza « in cui la Germania ci proteggeva con– « tro il sempre immincute attacco dcll'Au– « stria. Troppo cura ci è l'nlleanza con la « Francia e l'Inghilterra per non invocare « ardentemente che essa. non dc})ba mai « somigliare in qualcosa a. quell't1,Jleaoza « cli servitù che fummo felici di frangere ~ per 11011 augurare cbe essa conservi « sempre il carattere che In fa.. bella e «degna,: di essere cioè, la espressione « della reciprocib\. di equivalenti interessi « come dello slancio affettuoso dei cuori. « )ln. i pericoli e i cluuni che ab.biamo « fulclita.t"osi e,-itern.nno col metodo dcJJe « spontanee coucessioni, t;Olla politica, « severa e generosa. di cui tra.ccin,mo le « linee f « Fernrn.mente io lo spero. Qnestn, ad « ogni modo, ò l'unica via. per evita.rii, « ed è nnche Ju via del nostro <lovere. E « c1uando si è fatto tutto c1ua.ntoconrnnda, « il dovere, si p1tò con animo saldo 4< a.tfrontare ogni evento. I jugosl.1,·i non « ci rwrcbbero gratitudine nè ci corrispon– « derebbero con ugua,le spirito ◄li conci– (< liazione o di amicizia. ·1 )Ja, certamente « non ll,\Tebbero più interessi vita.li cl::1, « ri,·enclic:ue contro l'lktlin, o i senti• « menti finiscono per moclelhtrsi sugli « interessi. Cilè se, ciò malgrado, volessero e: esserci nemici. 1t01: avremmo di fronte alla « loro ingiusta ostilità la coscienza del mondo « ptff alleata, ». Ma. per a. vere osato pensitrc e <lire queste cose, Leouida. Bissolati fu ignomi– niosamente ,·ilipesq e svilla11cggiato dagli 119 adoratori clell'on. Sonnino e dagli agenti dell'ou. Orlando. Bissolati osava. mettere in dubbio che quel documento fosse vera.mente il non. plus ultra della genialità. Bissoln.ti osava proporre concessioni in Dalmazia per assicurare l'italianità di Fiume. Raca al vile rinunciatario. Evviva il trattato di Londra e il suo infallibile autore. La politica che fu fatta. li guaio era che nel trattato di Lon– dra l'on. Sonnino si en1, impegnato a la.– sciar li'iume alla Croazia. E bisognava scegliere: o attenersi al rigido criterio giuri<lico del rispetto scrupoloso al trat• tato, e in questo caso prendersi Knin e Sebenico o non parlare affatto di l?inme; o in,.,ocare un criterio superiore al crite• rio giuridico, il diritto cp nnzionaliM, e allora rinunziare alla Dalmazia. slrwa, per a.vere Fiume italiantl. JJon. Sonnino o l'on. Orlando scelsero la via peggiore <li tutto: domandarono che il trattato di Londra fosse rispettato in Dalmazia e viol:tto :1.Fiume; pretesero di utilizznre nello stesso tempo due di– ritti contraclittori, il diritto della carta firmata in Dalimizia, e il diritto nazio– nale n, lt'iume: in realtà si misero in condizione cli non poter più onorare nè l'uno uè l'altro <liritto. Della grossolarnt scempiaggine di que– sta. tattica, voluta. dall'on. Orlanilo e consentita dall'on. SonuiD0 1 si è ttvvisto finalmente lo stesso Vettori del Giornale dJItalia, che seri ve: « Chi volc$se fa.re « una serena critica. della tattica seguita. « du:lla,nostra delegazione cloyrebbe osser– « vare cJ1e il chiedere con Fiume un « qualche cosa cli più del tra.ttato di « Londra, e il chiederlo in via amichevole « furono errori di valutazione. « Amm_aestrati dal 1·udc inseguimento « degli eventi siamo tornati sul terreno « sul quale sarebbe stato opportuno porsi « e battersi fin dal principfo, cioè sul « trattato di Londra, che non comprende « li'inme, ma che comprendo altre clausole « non gradito ugli allei~ti e che, o rleve « essere integralmente eseguito, o deve « essere attenuato, ma ricompensato in « qualche parte; e così considerare la « questione d~ Fiume non più come una « domanda n,ll' infuori del ti::attato di « Londra, ma come un oggetto di com– « pcnsazione rispetto a qnelle eventuali « attenuazioni al trattato stesso eho gli « alleati desiderano• (20 maggio). Proprio quel che aveva detto Biesolati uel discorso di Mila.no e per cui Bissola.ti era. stato vituperato <la tutti gl'italianiseimi sala– riati dello. Consulta e di Palazzo Braecbi e degli Stati maggiori della marina e dell'esercito I L'on. Orlando e l'oo. Sonnino l1aono finito dove avrebbero dovuto ~ominciare. ~fn. frattanto quale massa di spropositi secouda.ri aggiunti allo sproposito pri– mitivo! Avendo abbandonato il tCTreno del rispetto righ.iù del trattato senza as– sumere quello del rispetto rigido della volont:\ delle popolazioni, di I1'iome ita– liana e ùi Sebenico slavn, dovettero sccn– clere su quello dei mercanteggii,menti e llei ricatti; proprio su quello, che Bisso– lati u.veva. addita.to come i] più pericoloso per l'Italia! n su questo terreno credettero di propizinrsi il favo1·0 degli altri nego– zia.tori, Clcmenccau chiede il bacino della Sa.rref B Orlando a sostenerlo contro \Vilson e contro Lloyd Georgc. - \Vilsou nega a Bruxelles la sede della Societil dello Nazioni I E Orlando" precipitarsi per \Yilsou contro il Belgio. - \Vilson o Clemeuccau vogliono eia.re Dan– zica ai polacchif B Orlando a tacere ca fare dello spirito iuvita.nclo Sonnino a ... tacere. - IJ lnghilterra nega a.i piccoli Sta.ti ogni rappresentanza nel Consiglio gt•nc1·alo della. Società delle Nazioni, mentre l'Ita– lia, nel suo progetto da,va loro quattro r:tp· presentanti, e Wilson ne concede dnef g Or lanclo a rimangiarsi il suo stesso prog-etto.

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