L'Unità - anno VIII - n.19 - 10 maggio 1919

t 4-~. ~',k L'UNITA • I l .,,,. I fl 110 Bisogna decidersi In questo giornale, che ha in tante occa– sioni combattuto l'illusione dei calmieri, degli Alti Commissariati e delle altre mille forme di intervenzionismo, che ci deliziano da quat– tro anni, non vorremo farci ora a propugnare, a guerra finita, qualche nuo\'o metodo d' in– tervento statale per influire sull'andamento dei prezzi. Ma se ora più che mai resta vi,·a la nostra rede in una sincera politica di libertà e la nostra completa sfiducia nell'efficacia di qua– lunque azione positiva dellv Stato intesa ad i'n.fluire sui prezzi, è anche certo però che l'a– ~ione indiretta e negativa dello Stato ha in questo campo un' importanza enorme e de– cillva. Se il Governo ritiene opportuno <.hei prezzi si mantengano al livello attuale o continuino anche la loro ascesa, non ha che da prose– guire nella politica degli anni di guerra: au– menti ali' infinito la circolazione monetaria, inaspri~ca sempre più le imposte sui generi di consumo, distribuisca miliardi a fornitori, intermediari, industriali ed orerai, m<mtenga in vita una serie illimitata di ministeri, com– missariati, consorzi, intendenze, seguiti ad ogni trimestre ad aumentare od a far aumen– tare stipendi, salari e indennità: e l'effetto sarà raggiunto alla perfezione. Se invece i nostri dirigenti ritengono che il mantenimento degli alti prezzi non sia la miglior garanzia della pace ~ociale e sia in– conciliabile con la ripresa delle condizioni normali di s, iluppo, e5si debbono seguire )a politica opposta: mettano un freno alle spéte e ali' aurr,ento c'ella circolazione, chie– dano i milioni cd i miliarsi non solo al cre– dito, alle imposte indirette ed ai monopoli, ma J.fa , fra tutti, il sistema pili assurdo e ro– vinoso è quello finora adottato, di proclamare ad ogni passo che si vuol giungere per questa via ad una diminuzione nel costo della vita, mentre si insiste in realtà in tutti quei sistemi i quali conducono al resultato diemetralmcnte opposto. Jn questo modo si scontentano tutti: si scontentano i consumatori a reddito fisso, i quali vedono di giorno in giorno diminuire il valore effettivo delle loro rendite: si scon– tentauo produttori e commercianti, paraliz– zati in ogni loro <1ttività dal!' incertezza pau– rosa sulla curva dei prezzi; si scontentano i la,·oratori della terra e dell1industria, condan– nati.da questa par:disi a vedere restringersi la. domanda di lavoro. È eh nque necessario e improrogabile che i nosh i governanti guardino in faccia la realtà e si decidano sinceramente per l'una e per Pal:ra delle due vie. E se, ccme han tante volte afferma10, essi vogl:ono favorire la discesa dei preni, non devono spaventarsi da,;,mti alla minaccia di una crisi economica. La crisi, oggi o domani, è inevitabile. E' meglio dunque provocarla subitt, quando an– cora è alta. la disponibilità del capitale, e quando non solo il nostro, ma tutto il mondo economico internazionale, è in via di assesta– mento, - piuttosto che rinviarla di qualche anno ad un momento, in cui le industrie stra– niere si affacceranno al nostro mercato con– solidale ed agguerrite, ment1e le nostre saranno state ridotte all'impotcm:a daWtlevatezza dei costi e dalla mancanza di ogni silUrczza circa il loro avvenire. La crisi iir.mcdiata, per quanto grave e dolorosa, permétterà l'opera rapida e sicura di ricostruzione. La crisi rin\ 1 iata, dopo un periodo di lenta paralisi, dart bbc la rovina anche alle imposte dirette, rinuncino ad ogni clelle nostre attività j,rodutti\'e. funzione di patronato sulì'attività economica~. G. L. solo allora la discesa dei prezzi si manifesterà .. d r . . prestissimo e fors' anche con rapidità ccces- cor~a eg I aain~ siva. La Sezione di Pale11no dcli' Associazione Non v'ha dubbio che delle due politiche Nazionale fra i professori universitari ha votato è di gran lunga più facile 1 la prima : quattro anni di guerra hanno creato e consolidato una rete enorme d'interessi parassitai i, che è ora difficile combattere e sradicare: sciogliere quattro o cinque ministeri ed un migliaio di commissioni, dare il benservito a mille gene– rali., rimandare alle loro funzioni di ordinaria amministrazione tutti i padreterni del'a buro– crazia, resistere alla pressione degli stip<·ndiati e salariati dello Statq assillati dal caroviveri, provocare il malcontento e forse la disoccu– pazioue delle maestranze delle industrie di guerra abituate ai salari di guerra, sarebbero preoccupazioni gravissime per qualunque uo– e.10 di Stato; immaginarsi che incubo spa– velltoso sono per gli uomini politili italiani abituati a vivere alla giornata, accontentando o non iscontentando troppo i gruppi più in– fluenti o più rumorosi della burocrazia, del parlamento e dc1la classe operaia. Anzi non mancano le voci, che incoraggiano il Governo a persistere nelJa politica del disastro: naturalente nell'interesse della produzione e della stessa finanza nazionale! Solo una politica di prezzi alti, si dice, può conciliare il mante– nimento di salari ele,·ati con quel minhno dì profitti, che è neces~ario ad incoraggiare la produzione, mentre d' altra parte solo con la svalutazione della moneta si può rendere tol– lerabile il peso eno1me del debito di guerra e dei nuovi tributi che ne deriveranno. I ragionamento sarebbe forse accettabile, ~ l'Italia fesse circondata dalla muraglia della Cina, e se non dovessimo invece fare i conti con le condizioni del mercato internaz;onalc, in cui è destinata inesorabilmente a soccom– bere quella economia che produce a costi più elevati. Ad ogni modo, si potrebbe anche ammet– tere che il governo face56e suo il ragionamento cli questi protezionisti più sinceri, e mirasse apertamente, con la J.,Oliticamonetaria, fiscale ed economica, a tenere alto il lhcllo dei prezzi. Di una tale politica apertamente dichia– rata si avvantaggerebbe a:meno una larga ca– tegoria di produttori e commercianti; e per \In certo tempo ne deriverebbe u11a forte spinta ali' incremento di quelle I rodl zioni, alle quali, con dazi proibiti"i, fosse riservato il monopolio éntro il mercato nazion;ile. all'unanimità il S('guente ordine del giorno: « La sezione palermitana dell'Associazione • nazionale fra i professori univehita~I, prese « in esame le presenti condizioni della scuola •.lllliiliìl. - « constatando che questa, come del resto • la Scuola tutta, già era in via di disorga– « nizzazione prima della guerra, per la mise– « re,·ole posizione economica fatta agli inse– « gnanti e per il turbinare di improvvide e « farraginose riforme, direi/e a faci/1/are sempre « piti la carrùra sroloslira anche a I e/munii i11- « sufficimti e rr/rallori ad ogni o,-dtiu di studi> « constatando che essa, come del resto la « ~cuoia tutta, è ormai in stato di completo « sfacelo a causa di una politica che, per ac– « quiercenza dettata da malintesa opportunità << ha sacrificato il manclato della Scuola, di• « spensando promozioni, licenze e lauree, quasi « fossero vuoti compensi a non sempre rico– <' nosciuti e talvolta anticipati meriti di guer– ((.ra; « p,·eocc11Jalanel vedere che, anche assale I, « os/J/ità belliche, conlin11a110 a succedersi più..ser– « rate e numerose di prù11a le illegali sessioni di « esami: camuffai~ ron vari nomi e 11011 mai sin– « uramenle gùJSlijicate; « afferma il diritto che ha la scuola italiana « di assolvere il suo compito con dignità e « libera da ogni infiammettenza politica, allo « scor,o di raggiungere i suoi alti fini con la « dovuta disciplina e con la maggiore se– « rictà >>. I professori universitari di Palermo hanno messo il dito su quella, che è la fonte infetta di molti fra i mali delle nostre scuo~ nostra borghesia considera le scuole come semplici fabbriche di diplomi, a cui ha diritto Chiunque. purchè abbia pagato le ta,se e aspettati gli anni voluti dal regolamento. Se il professore non con– cede il diploma a tempo debito, è un boia, e va magari prew a revolverate dallo studente in- n cres~ato, che sarà assolto dai giurati. E i eputati escono da questa borghesia egoista e estiale; e i ministri escono dai deputati; e le acilitazioni scola!'>tichcescono dai ministri. ~ detennina nel paese un rinno- vamento morale, cioè un più chiaro e un più attiv;" senti~e~to dei çloveri delle clas:.1supe– riori verso la società, nessuna riforma farà della scujlff - lata!! o privata, nazionale o/ avrebbe do,~110, per jJbito d'onore, fare opera . ,,erica%, universitaria, media e popolare - di riparazione, dar pace e giustizia, soprattutto quel che de\'e esser..:, ~ non quel che è: una fonte di demoralizzazione e di sfacelo intellct- tuale. In questa ripresa morale gl'insegnanti - i buoni - debbono cssert"all';;a~ia, met- giustizia, alle popolazioni del Mezzogiorno; cd esso, invece, è stato pcimo, laggil1,a dar l'esempio di quelle tante partigianerie, di quelle tante so– perchierie, che sono state e iono la causa vera della rovina delle nostre amministrazioni locali. tendosi in lotta anche e SOP.rattutto coi loro Avrebbe dovuto, severissimo maestro di morale, colleghi viceversa. Ma poco potranno conclu-1\,on mai cedere a chicchessia nella osservanza derc, _se non sa_ran'.10secon~ati ~~n fervore ed )t'~crupolosa, nell'applicazione imparziale delle energia da tutti gli elemcntt sam del paese. leggi; e il Governo non solo ha accettato li con- Bisogna convincersi che il problema sco- dizioni quali erano - quasi avesse a farsi per- lastico è il problema. e.entrale della vita mo- donare le origini-; non solo più volte se ne~ raie e politica della nostra nazione. servito per i suoi 'Eni politici - quasi,non po– tesse da sè bastare a vivere-; ma, quello che è . La origine del male peggio, è giunto a pretendere dai suoi funzio- L'idea del minbtr.o docile alle raccoman– azioni ~ alle *ressioni d~~atoi e, per conseguenza, jl I ea det deputato che nell'in– teresse dei suoi p,utigiani turba la retta am- ~ nistrazione della giustizia e del governo, o cose, ormai, ali' ordine del giorno. Le orità governati,e locali hanno cessato, via via, di essere superiori a tutti e a tutto-' non ad altro intente se non alla rigida esecuzione delle leggi, alla provvida tutela degli ammini– strati; e insidiate, sb11llottate per ogni verso, quando non sono addirittura fatte serve e mancipie, han finito. ogni giorno più, per su– bire esse stesse le inflLJenze,le inframmettenze, le sopraffazioni delle clientele locali. Da ciò alla trasformazione delle prefetture e delle sottoprefetture in vere agenzie elettorali, il passo, purtroppo, è breve. Secondo uno Stato di dir/Ilo, per dirla coi tedeschi, il pref, tto dovrebbe esercitare su le amministrazioni lo– cali quello stesso ufficio, che il Pubblico Mini– stero, a norma della legge del 6 dicembre 1865 1 esercita su la polizia giudiziaria: dovrebbe vegliare alla osservanza delle leggi, alla pron– tezza e regolarità della giustizia amministra– tiva, alla tutela dei diritti dello Stato e dei corpi morali, prcvoc;mclo, in ca."Od'urgenza, i provvedimenti necessari, promovendo la re– pressione dei reati nella sfera amministrativa. avendo azione diretta per for eseguire tutte le leggi d'ordine pubblico. Secondo, invece, la cattiva pratica invalsa tra noi, i prefetti non sono se non gl'inconsci strumenti del po• tere esecutivo, mutevoli secondo le maggio– ram-:e e le correnti parlamentari. E. quindi, come 1:i rena quando il turbo spira, noi li vediamo balzati di qua e di là, di su e di giù, sempre che un ì'Vlinist'erosucceda all'altro - od anche ad ogni rinnovellarsi di stagione (Salerno ne ha avuto dicci, G;rgenti dodici néll'ultimo decennio!), non ligi, volta per volta, se non a interessi. i quali possono non essere (e il più delle volte non sono) l'interesse gt>neralc (!_cll'amministrazione, ma quelli principalissimi e specialissimi di alcuni gruppi di uomini. chC giunti, direttamente o indirettamente. al potere, hanno, d'ordinario, il fine :mmediato e supremo di serbarlo ad ogni modo. J1 male è questo, td esso è maggiore per l'appunto in quelle province, ove più scarse 'sono le forze indipendenti, le fort.e atte a re– sistere ad ogni possibile cricca del potere; in quClle regioni, ove più scarsa e peggio distri– buita è_ la ·ricchezza privata, ove le relazioni socialj pigliano forma e sostanza di relazioni personali, ove alle c'assi popolari non è dato in guisa alcuna di consociarsi e di combattere i possibili abusi, le possibili prepotenze delle classi dominanti i~ una parola, nel Mezzogiorno .... Ora sia lecito a mc esprimere franco ed aperto il mio pensiero. È bene sia detto qui, a fronte sicura. Tutti i rimedi, anche accordando loro la massima efficacia di cui sono capaci, saranno tutti infe– riori sempre al còmpito, se, come da alcun tempo in qua, primo elemento della corruttela parlamen1'!,;;. delle province meridionali, spe– c1ahnente nei rapporti amministrativi continucril a essere il Governo; s<:_ il Covcrno, per a,·ere,.. noli"aniÌcie fautori, ma clie1lti e seguaci; tornerà ~~~cre,a favorirec~1did~tl~e ~n degne; se esso, per guadagnare ad ogni costo o m;:mfc– nere aderenti, vorrà ancora tran::.igerc con abusi e prepotenze, che dovrebbe, in cambio, irre– mis:.ibilmcnte reprimere; se, insomma, fra il suo interc~se e il suo dovere, ricadrà nel solito andazzo di sacrificare, ogni giorno, in mille modi il dovere all'interesse. Il Governo d'Italia nari, anche da coloro che sono stimati migliori, non altro se. non di avere, comunque, deputati a lui favorevoli, e di conservarglieli, comunque, tali. Cosi le oligarchie locali, forti della consue– tudine e della impunità, han potuto e possono ciecamente tiranneggiare e premere su la massa inerte e impotente della popolazione: inerte - ma facilmente suggestionabile; affatto im– potente nelle vie legali, - e perciò fatalmente sospinta, in ogni caso, in ogni giorno, ad atti di ribellione e di sommossa. Così il paese, che sorride incredulo alle nostre ideologie, alle no– stre sottigliezze accademiche, il paese non vive più di nessuna vita morale, dacchè si con– ferma nella persuasione, che si giunge a tutto se si ha dalla propria il deputato, e gli si riba– disce il pregiudizio, che ciò che preme alla for– tuna ·e alla lairiera di un uomo, e quindi al dominio e alla egemonia di un partito, t; con– quistare un collegio, e indi, con ogni mezzo. intrighi, favori, artifici, violenze, vendette, sì, anche violen e e vendette,"gettarvi salde radici! GIUSTINO FORTUNATù. (Il Me:.:;ogioruo e lo Staio fllllio.110, I, 458-46o. c.la\ piegazione "'l l Sento il dovere di spiegnre agli amici dell'Unità percbè l'ordino del iorno sulla politica estern. votato dal conyeguo i Firenze. in cui si clliedevn, l'annessione <lell'Alto Adige e delle città. di lfinme e di Zara, fu votato anche da. me. TI mio voto fu dctermlllato dai segnenti motivi: 1° non avendo una. opinione sicura sul problcmn dell'Alto Adige, non credei mio ùovere nssoluto dividermi dnlln, mnggio– rnnza del co1ffegno su un punto, in cui non sent-ivo impegnate le mie profonde convinzioni; 2° n.Yendo sostenuta. In necessità di Fiume e Zara città libere e garentite dal– l'Italia anche con <lir'ttto di intervento' mili– tare, nel tempo in cui il Governo avcn, nell'art. V, nota. 2 del trattato ,li Londra, assegnata alla Croazia, la. città fli J;'ium~ senza, nessuna difesa di nessun genere, e non essendovi nessuna essenziale dift"e– renza tra il sistema da me preferito e l'annessionè vera e propria di Fiume cittù e Zara. città, non· credei fosse il caso di dividermi dagli amici in nna questione, che non coinvolge un vero e proprio prin– cipio assoluto; 3° da,ta la eccitazione. a cui sono– ridotti gli a.uimi nelle due città., in eon• seguenzit ;lcgli incidenti di questi ultimi mesi, l' annessione a.Il' Italia assicure– rebbe, meglio della libertà gn.rentita dnll' Ttalia, la protezione alle minoranze shn·o tlelle duo città, di fronte alle mag– gioranze italiane, cd eviterebbe il pro· rompere di incidenti perturbatori. Va. da. sè che ga,renzie a.rrnlogùe a quello che si devono esigere e che U Go– ver1io itaUmto ,u.onha finora mai voluto do- 1/l((.ndare, per le minoranze italiane abban– dona.te al di 1:\dol nno,~o confine, debbono essar" date anche da noi 1\llo 1ninorauzc slave incinse nel confine nostro. g. s. Si può aiutare l'" Unità" pagaudo subito l'abbouame11to, senra aspet– tare so/lecita-;ioni, che richiedono ingenti spese postali e rendono più grave il lavoro del I 'amm inistrazionr Abbonatevi subito: la forza di un giornale settimana/e è tutta negli abbonamenti ..........

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