L'Unità - anno VIII - n.19 - 10 maggio 1919

L'UNITA Dopo il co~vegno di Firenze Dalla Lega al Partito li Convegno di Firenze {al quale mi dolgo di non aver potuto assistere sino alla fine) nei riguardi del!a opportunità di costituirci in Lega o in Partito, ha adottato press'a poco la formula: « Lega per ora, con avvia– mento al Partito»: e nello stes,o tempo ha pronunciato la squalifica dei « vecchi partiti-· Questa formula pone in una condizione di disagio morale tutti coloro che, pur con– venendo pienamente nei modi di risoluzione dei problemi concreti e contingenti toccati nella « Dichiarar.ione dei principi », conti– nuano a militare nei « vecchi partiti». Non si chiede in modo esplicito che chi adet iscc alla Lega abbandoni ogni altra òrga– nizzazione politica, ma si viene in sostanza a stabilire una specie d'incompatibilità mo– rale, che equivale ad un invito categorico. Sarebbe stato più logico e, diciamo pure, più sincero, di approvare 3enz'altro la propo– sta. che il Lombardo Radice aveva fommlato cOme conseguenza della <ondanna dei partiti esistenti : o di qua o cli là. J1 compromesso adottato può invece costi– tuire soltanto un buon titolo di maturità per una Lega che pone la sua candidatura a di– ventar Partito ! Affrettiamoci dunque alla nuova bisogna i ma non dimentichiamo: 1.° Che non potremo parlare di Partito, fincè ci limiteremo a prendere in esame sol– tanto i problemi contingenti e ci rifiuteremo di c.-;aminare anche le finalità. più remote ed in particolare i problemi i~tituzionali. Dice bene l'amico Salvemini ch'egli comincia a non <·apir più niente quando si esce dai problemi -concreti cd immedi 1ti e si va i;u 3u verso le nuvole. vicino al Padre Eterno: ma in fondo in fondo se anche lui ricerca 11egli arcani cantucci del suo ~pirilo, non potrà uon tro– vare o non ritrovare qualche aspirazione a più o meno profonde trasformazioni degli isti– tuti politici e sociali, anche di quelli che non , engono toccati dalla « Dichiara:r.io e dei prin– cipi». Ognuno di n ii acccttt certe forme di so– luzione dei problemi concreti, piuttosto che -certe altre, perchè rispondono alle sue idea– lità cd :lllc sue aspirazioni umo/e. Convengo che ci si può trovar d'accordo sopra quelle forme di soluzione, anche partendo da prin– cipi divergenti (e questo è stato ·pro\'ato al– i' evidenza dal nostro Convegno) : tutta,•ia, quando non si la\'ora più dentro una Lega, in mezzo cioè ad un'accolta di brave persone che si pongono ad esaminare i problemi ìm– medi:tti con spirito di serena obicttivitlt e direi quasi, a solo SCOJ>O didattico, ma si la– vora invece dentro un Partito. occorre vi sia una profonda aflìnit,\ di sentimenti e di 3.3pirazioni remote. Se no, non si fa altro che dar vit:1 ad un partito di foggia radimle, \'ariopinto appunto perchè agnostico di fronte ai problemi, che nel momento hanno, o -,i crede che abbiano. la sede fra le nuvole. .\nche le nu\'ole, amico alvemini, son di– scretamente rispettabili, specialmente quando si abbassano terra terra e si addensano, come oggi. minacciando il temporale. J. 0 Quando una Lega di galantuomini si costituisce in Partito, per ciò solo cade in tutti quei difetti, che oggi rimpro"eriamo ai t•«cni partili « malgrado i loro programmi ideali». E una fatale ncce3sità della vita e della lotta. A camminare per le ,;,trade impantanate, anche se si marcia drcospt:tti, non si evita qualche schizzo di fango. li che non significa che non si debba camminare allorchè pio,-e e le strade sono infangate. Bisogna prender la vita com'è, in quello che non è m nostro po– tere èi cambiare, BiSQgna prendere i partiti come sono, con tuttfi lori cancheri cfet orafi e con tutti gli interessi meschini cd cgobtici, che, specialmente quando cresce il numero degli aderenti, vanno ad annidarsi tra le pie– ghe della bandiera Con tutto ciò i partiti adempiono ad una funzione utile nella virn ,ociale {uno dei guai nostri è che il giolitti,mo abbia prodotto la confusione dei partiti!); e non 3i può preten– dere d'inventare u11 partito. che vfrendo e vestcnòo panni elettorali, si manteng:.i imma– colato come il bambino Gesù. E per que.:ito che i, rii,oh-o per conto mio il disagio morale, cui alludevo in principio. e aderi~o alla Lega, pcrchè la ..qualifica dei vecchi parÌiti si riduce in fondo a questa ma– linconica constatazione: 1 pitrtiti son quello che sono, pcrchè non po -;ono esser diverbi. L'unica cosa, che si può esigere da un Partito, è che abbia un programma chiaro e che non si vesta della pelle del camaleonte. Ecco tutto. Il qual raionamento pro\·a che quello che a prima vista avevo dichiarato, col Lombardo Radice, conseguenza logica della formula adot– tata dal CoO\•egno, non lo è affatto: e prova pure thc forse è meglio che ritiriamo la can– didatura a Partito e che continuiamo a racco– gliere intorno a noi gli uomini di buona fede e di buona volontà, i quali vogliano spass.io – natamcnte studiare e discutere i problemi con– creti, per trarne norma cli azione .... in altre i;edi. Per il Partito Mettendo insieme e confrontando quanto è stato scritto nel!' fji1ilù pro e contro il 4. par– tito», si vede che, come accade in discu:tsioni del genere, gli avversari :tuno spesso della me– desima opinione e si val~ono degli stes,i ar– gomenti per combattere la tesi contraria: come Amleto e Laerte, -;cambiandosi i fioretti, rimangono colpiti ciascuno dalla propria arma. Per giudicare meglio dobbiamo invertire i termini ordinari della dbt..us-ione: noi non discutiamo per dc~idcrc se dvbbiamv fond;,re un partito. ma per t·onstata1e liC siamo un partito. I casi di coscienza e gli stati d'anima di coloro, che personalmente ripugnano a qu,\1- -,insi disciplina della propria attivitl politica. o che hanno vecchie affezioni coi partiti esi– stenti, non 1-ossono "-he interessarci rnediocra– mcnte. Ognuoo salvi la sua anima come me– glio può. Ma se noi troviamo d'essere cl' ac - cordo su certe idee, :,e le idee comuni rag– giungono una certa !isonomia (.: una certa ge– neralità, ')C riconosciamo d1c es')e ci distin– guono chiaramente, nella teoria e nella pratica. degli altri partiti. se 111somma riusciamo a ve– dere che non rappresentiamo ~emphcemerlle una correzione. una tendenza, un·a1.1 de.:itra o sinistra di altri partiti. se infine noi crediamo di rappresentare non solamente noi stessi ma una aspirazione e un movimento più vasto della coscienaa pubblic,i. all,lra noi 1im110 1111 parllÌo. anche se ci chiamam(). • gruppu », « lega » o con altro nome. Pcrchè l'UnilJ, nei -,uoi ~elle anni di vita non è stata una « ri,,bta » nel comune senso, indirizzata allo studio obiettivo dei fatti poli– tici e sociali. pakstra aperta. (' me t1i dice, a tutte le oneste opinioni: c-.s.1. ba agito in realt:l come un partito, cioè come nna ;.Jea-ai1one, tanto è \'ero che il fenomeno cMatteristico del • partito », il prosclitio;rnn. :-;i è generato spontaneamente intorno ad C!ha. Ora. quelli che negano il Jl3rtilo, dehhonu uscire dai propri casi <li co-.cienza, e rbpon– <lcrc chiaramente a qm:')ti quesiti: a) ~egano es,i il partnv. non nel c·aso singolare dcli' &iuiil e de~li «unitari». ma il ~ pa~ito m ... y » come elemento le;.;-ittimodel– l'atuvil;t J>olitica e s()1iale? Se si, !e loro idee 'iOno troppo "ecrhic O troppo giovam; comunque troppo lonta"ne "aT quelle della mag– gior parte cli noi e fuori di ogni c·oncezionc « prati<:a » della democrazia. La democrazia è il go\'emo dei partiti. contr• e di front· al governo delle « oligarchie •. oomunque -.i in– cami il concetto di t,l'.garch:a, ~ia es-.a formata dai « più capaci "> di Orlando, o da i« ditta– tori » ph':1o meno ,I:( proletari • <leileninismo. Ed è strano che, pur una vera aberrazione logica, si cont~ti a noi la possibilità di co– stitmre un partito, proprio perchè a noi man• cherebbcro i difetti rimproYerJti In genere a tutti !;li altri partiti. Per costitui,e un partito sarebbe fori;enecessario sem;,rc aver sottomano un consorzio di banchieri, di industriali o di cooperative? 11 «partito» dovr;Ì. essere sem– pre e fatalmente un associazione di uomioi, che non hanno idee, e d,\nno incarico a un comitato di pensare per loro. o di uomini che \'Ogliono mascherare con qualunque idea le loro catti\'C a:r.ioni? b) Se nessuno nega i~ partito ,;, Ji. si può ancora sostenere che noi non siam) un partito 1>erchèle nostre idee comuni rappresen– tano una tendenza o uno S\'iluppo dei p 1rtiti esistenti, sociali.:ita. radicale, liberale ecc. Un'indagine di questa natura possiamo anche ammetlerla. Ma. n questo caso, sarebbe da ve– dere. se invece di formare una scuola e una pratica a parte noi dove~-,imo agire, sia çia– scuno nel nostro 1>artitò di origine e di affe– zione, 'iia in quel partito che per intima e sostanziale idealità di dottrina e per capacità pratica anìdassc cli meglio realizzare gli inten– dimenti comuni. ln os.ni c~~Q il dilemma è questo: o par– tito autonomo, con qualunque nome si voglia chi 1marlo, o conquist1 di un partito. Ma ri– dursi a far da bramini, depositari e distribu– tori di verità· eterne. o a dar respon.si come le sibille a tutti i partiti, sarebbe infirmare con una prova di timidezza e di a~ialuta e irrim,.diabilc inc,1pacità politica, tutto il \'~lare dell'opera fin q,,i compiuta. UBALDO Ji'OR-'IENTINI. Tutto e subito! lmio l'adesione alla « l.es ;a t. Intanto \'Orrei e,porre alcune mie con,iderazioni su quello che deve es~ere il no-.tro compih> e ,;,ul modo di a~iOlvere il comp·to ste.:i',O. Ilo riletto e. meditato la • Dic-hiarazionc di principi •· Sono le idee, che !ti ,on \'e– nu~ elaborando nei quattro anni cirra, che andarono dalla nascita. dcli' Utlil?i allo scoppio della g,ucrra. Sono le idee, a cui c:i racco– mand:muno quando ci si butt;) nella \"Oragine della guerr.i. Sono le idee, con cui ;1l.lbiamo -,pini!"> e S()rretto i combattenti borghesi e -;oldati <lai rnaggio del quindici al novembre <lei diciotto. Ora ce le ritro,•iam) davanti nella dichb.razione della « Lega •· [nutile dire che ora, come allora. ~iarno perfetta– mente d'accorcio su queste idee. ).fa a questo punto una domanda -.i im• pone. a cui nella Dichi,uazionc non è data rii,posta pred~a: « 1 postulati della Dichia– razione ci '-Ono ora pro1>0sti come materia di meditazione o come materia cli attuazione' /..o lhd,ioro:iOne, insomma. ,,UQI,-,sere "" p10- grom•110 ti, sl114i0 o un progrom,1111di J:O!ll'f'lto _;; » .\ questa dom1ndol, ripeto, io non ho tn.>– ,·ato ris1>0staesaurie,te n~ nella dichiarazio– nc, nè ne1 commeriti. Eppure a questa do– manda è as!K>lutamente necessario rispondere. prinn di poter fare un pa,so m avanti. lo, per conto mio, e con me molti uni– tari dell'Umìd e molti unitari ""'' U11i/alm1. rispondo cosi. Programma di studio poteva CS'iCrcprima della guerra ; dopo la guerra non pii,. Que– sti principi noi li avevamo posti già prima della guerra, tutti ; se non veniva la guerra, noi .wrc-mmo continuato a covuli pazicnt<'– mentc, assiduamente, finchè non fossero na– tu· almcntc giunti a maturità: affarciata!i re– pentina l'atroce ncce,sit:l della gJerra, alla guerra noi abbi.1.modomandato l'acce'cramento ciel proccss,, d' incubar:ione di quei principi : la guerra l'abbiamo accettata e combattuta, alcuni di noi solamente, per questo sco1>0.Ora che la guerra è finita, ora che riisulta evidente come per essa si ia \'eramente effettuato e conchiuso quel tal processo _di maturazione, i 3uper-.titi di noi 11011 poswn" ,u:conciarsi alla idea di dowr.:ii di nuovo mettere a covare pa– ('ificaruente quelle idee. Programma <li propaganda, neanch·•. Pro– pagare una idea non \'UOl dir altro che me– ditarla iniieme con altri. E rissai l'abbiamo fatta questa meditazione in comune durante la guerra: la nostra famiglia, i no3tri scolari 1 i no-.tri conoscenti, il nostro pubblico, i nostri 111 colleghi, i nostri soldati, ne possono far testi– monianza; l'ozio pericoloso della vita militare l'abbiam tutto riempito di questa propaganda ; fu sol pro1;,ettendo l'attuazione certa e pros– sima di queste idee che abbiamo :;pinto, so– stenuto, ricompensato noi ed altri durante la lunga e variamente penosa \'icenda della guerra. Adesso basta. Se ci ripresentassimo a quelli, che ci hanno già tante volte ascoltati. con ancora un'offerta di parole e di promesse, Dio sa che accoglienza ci verrebbe riservata. No, ne. Non più programma di studio nè di persuasione, ma bensì programma di attua– zione, di governo. Tutto e subito. Se ciò non fosse, noi la guerra l'avremmo fatta per nien– te; saremmo dei « falliti » (la parola è del povero Serra). Bisog110 ù11porre al g.wen10, ad 1111 gooerno, pu la sua prOtJla e lo!ole applicm:ione, /'erse11- ::,1(l/edel 11os/roprogramma: bisogna, p-u parlar co11crelo, che il gqver110 facda le elezioni generali. con la propo, -r.1011.de, sulla pidlla/orma del noslru programma. E come ottener quei;;to? Col giuoco dei partiti politici. E qui non vale il dire che i vecchi par– titi sono i,crcditati, che da nessuno può ve– nirci la soddisfazione alle nostre aspirazioni, da nessuno la 'iperata salute. Qui non è que– stione di cercare com, sollo questi partiti, ma di sapere st d sono questi 1>artiti 1 e, siccome essi partiti difatto ,ci sono, così noi con tali partiti effettivamente esistenti debbiamo fare i conti, se ,·cramente vogliamo nella pratica della vita politica far prevalere le idee nostre. E' dei partiti quello che è degli uomini: l'a– postolo si impiccia di sapere se gli uomini sian buoni o cattivi, 1~er i buoni confortar nella virtù, i cattivi convertire; il politico piglia gll uomini come li trova e li adopera tali e quali per il fine ch'esso reputa buono. Prima della guerra potevamo, forse, essere degli apostoli, la guerra ha fatto di noi dei politici. Ora, in Italia, come in altrove, i partiti politici si possono r,par,ire "econdo due grandi correnti: la corrente costituzionale (di cui è nucleo principale il cosidetto partito liberalC), e la corrente rivoluzionaria (di cui nucleo principale è il partito &0cialista). A questo pu 1to parrebbe logico il doman– darsi in quale delle due correnti deve rien– trare la nostra Lega. Io invece un'altra que– stione mi pongo, per me più importante : t.:on quale delle due correnti si hanno le maggiori probabilit:'l di attuare immediatamente l'essen– ziale del nostro programma? Ecco: dall'armistizio fino, pres~1>0co, :ll– l'inizio della conforenza di Parigi, molti di noi hanno accare1.iato l'illusione che il nostro partito storico di governo, chiamiamolo libe– rale, chiamiamolo monarchico o costituzio– nale, poco importa, galvanizzato anch'esso dalla guerra, facesse suo, almeno nelle sue linee generali. quello che è il nostro pro– gramma, e.si preparasse con sincc:-ità di prv- 1>0sitiad atluarlo, facendo intanto di CS!IO la propria piattaforma per le prossime elezioni gener.1li. Dall';mnistizio m poi noi siam vis– suti nell'attcs,l angoscio~a che dalle file elci costituzionali si levasse un uomo, l'uomo dell,t :;ituazionc, che dicciJse la 1>arola 1 che facesse il gesto : gestQ, parola in cui J>Oteva consi– stere, letteralmente, la salute del paese. Ma abbiamo atteso irH·ano: la nostra, forse trop 1 x> ingenua, a3pettazione è stata de– lusa. No,. sola1nente la parte costituzionale non ha esprCi'I0 dal suo seno 1'1101119 (vorrebbe il sen. Tmoni esser lui l'uomo del momento, ma ... ci vuol altro). ma, tollerando dal go– verno .muale il rigetto della riforma eletto– rale e la ~an1.ione della politica sonniniana, ha dimostrato di avere a<ldirittura una vo– lont:1 antitetica alla nostra e di essere erme~ ticamcntc chiu)a alla intelligenza ddlc neces• .:iità.presenti. E allor.1, $1ccomc noi crediamo sempre, più che mai, che, per la salver.za del nostro paese, il nostrv programrna debba 3"°luta– mente e subito diventare il programma del governo, a chi rivolgerci per questo, da che parte ricercar la salute? La risposta che soccerre, ovvia, è: indi– rizzarsi alla corrente rivoluzionaria. Scnonchè noi crediamo che, prima di disperare delle istituzioni, prima di g.;ttarci alle soluzioni

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