L'Unità - anno VIII - n.12 - 22 marzo 1919

72 raccogliere i fondi ncces,;ari al mantenimento di -,cuolc proprie; e) la Chiesa cattolica, gra1.ic alla sua dif– fusione internazionale e nello stesso tempo alla sua gerarchia accentrata, è la sola organizzazione, che sia in grado di so,-~'cnire sistematicamente le comunità povere col su– perfluo che le proviene dalle oblazioni dèlle comunit:'l ricche:. La questione degli esami. Il riconoscimento completo e incondizionato della libertà d'insegnamento non si può :1serc finchè manchi la sanzione finale di questa li– bertà : .cioè la libertà degli esami. Nella società 111oderna 1 abolito ogni privi– lef{io giuridico della nascita e della ricchezza, stabilito il principio che la classificazione sociale deve essere r1.;:golatasecondo il merito di cia– scuno, e che I1escrcizio clclle professioni e dei pubblici impieghi dcv' essere Rubordinato al pos.,,;cssodi un detem1inato livello cli coltura, la Scuola è divenuta uno degli organi pili delicati della struttura sociale, in quanto essa esercita la fmli',ione non solo cli istruire e di educare, ma anche di accertare le capacità ed assegnare a cia::.cuno il suo posto nella gerarchia sociale. E questa runzione selcttrice e classificatrice non può essere, logicamente e moralmente, che delle scuole dello Stato. Mentre, anzi, la fun1.iooc ed~1catricc può essere abbandonata anche del tutlo alle !:iCuolcpri– vate, la funzione politica della selezione e della classificazione non può essere esercitata che da funzionari pubblici, ind,"pemlmti dagli ahm– ni clu devono dassijìcnre. Un insegnante privato, pagato direttamente dagli alunni o da una associazione privata, che ha interesse a rac– cogliere nelle sue scuole il maggior numero possib.ile di alunni, può essere senza dubbio un ottimo educatore, non può essere che un pessimo esaminatore,pcrchè mm ha difronte agli alunni la ùulipenden:::a economie I nccessarià. Nelle società democratiche moderne, per– tanto, la concessione di titoli di studio a\'enti valore legale per l'esercizio delle professioni e per il conseguimento di uffici pubblici, non può essere che funzione di Stato : è questo il principio che i francesi chiamano il mono/10/io um'versitan·o. Ma con questo monopolio minaccia d' es– sere distrutta la chiave di volta della libert:\ d'insegnamento della Chiesa. A che varrebbe alla Chiesa educare liberamente i suoi alunni, se questa educazione non poLesse essere cer– tificata legalmente dalla stessa gerarchia ec– clesiastica, la quale ha presieduto agli studi. e se gli alunni foggiati attraverso il meccani– smo educativo della Chiesa cattolica non po– tessero trasformare senz'altro in valori econo– mici i loro studi, ma dovessero passar· attra– verso un 1 controllo finale indipendente della gerarchia ecclesiastica ? Per risolvere questo probltma - che è il vero centro strategico di battaglia - la Chiesa rivendica, dove può, la, più assoluta libertà dei privati e delle loro associazioni di rila– sèiare diplomi di studio a\·enti valore morale 1 e nega allo Stato la competenza a rilasciare per mezzo di suoi funzionari dipbmi di valore nè legale uè morale. Ciascuna scuola istruisca i suoi alunni come crede: il pubblico sceglierà. a suo piacimento. l\:la per gli uffici pubblici ? - Qui è il nodo. L'ammissione ai pubblici uffici, e in gene– rale la concessione di attestati di capacità, aventi valore legale, deve essere - secondo la dottrina clericale - affidata a commissioni miste di insegnanti delle scuole private e cli funziori,ari dello Stato. Queste commissioni miste possono funzio– nare sia come commissioni di esame alla fine di ciascuna scuola, ed essere composte d'inse– gnanti pubblici e dì insegnanti della scuola privata parallela; sia all'ingresso dei pubblici uffici come commissioni di concorso, e con– stare di insegnanti privati e di delegati dello Stato. Il coronamento di questo sistema è, dovun– que è possibile, la fondazione di università catto– liche in concorrenza colle università dello Stato, e la domanda che i diplomi di laurea siano concessi eia commissioni miste. Fu que– sta, per es., in Francia l'ultima grande con– quista clericale (r8j6). L'UNITA Il risultato di questo sistema, quando si può realizzare, è che attraverso le commissioni miste, gl'insegnanti clericali subiscono ben:-l il controllo clegl'insegnanti pubblici, ma lo fanno anche subire alla loro volta. E basta che l'in– segnante pubblicq sia anch'esso clericale, o sia uno scettico, o un vile, o un ciuco - e ci penseranno sempre le forze di retroscena. di cui (; ricco il Partito, a influire sulle scelte! - perchè non resti in' piedi a funzionare sul serio altro che il controllo dell'insegnante prh·ato a tutto ,·antaggio della scuola privata. La ((libertà d'insegnamento» in Italia. li programma scolastico dei clericali ita– liani è analogo a quello dei cattolici di tutti gli altri paesi: la conquista della scuola in tutti i suoi gradi, con quei mezzi che. secondo la varietù delle condizioni locali, appaiono pili opportuni a ricostituire con la maggiore ~api– diti1 e sicurezza po:-sibile il monopolio scola– ::.Licodella Chiesa cattolica. Trovandosi in Italia di fronte un a sistema legale, che aflìda allo Stato in misura larghis– sima la cura dcli' istruzione in tutti i suoi gradi e sottrae le scuole dello Stato o riconosciute dallo Stato ad ogni c<.ntrollo delle autorità ~cclesiastichc, e neg:\ qualsiasi valore legale :lgli studi fatti nelle scuole private, e sottopone - per quanto assai platonicamente - le stesse scuole private al <:ontrollo dei funzionari dello Stato, i nostri clericali inalberano anch'essi la bandiera della « libertà d'insegnamento» contro il ((dispotismo dello Stato »: cioè rivcf!– dicano il diritto della scuola privata alla mas– sima libertà e alla più incondizionata capacità giuridica, in nome della « libertà di pensiero. che si identifica colla libertà cli credere e colla litiertà di trasmettere ai figli la fede dei padri». come ha scritto l'Osservatore R, 1110110 del lo gennaio ,9r 2. Ma anche in Italia, come in tutti gli altri paesi cs:,i non rinunziano in nessun modo al– i' ideale di monopolizzare, non appena sia poil.– sibile. tutte le funzioni scolastiche: << Non fa– remo atto scltario nè partigiano, nè intollerante - ~crive l'Osserv<1/oreRomano nello stesso ar– ticolo del 10 gennaio 1912, in cui si atteggia a tutore della libertà cli pensiero - se pro– clameremo, anche una volta, la necessitil per noi cattolici, apostolici, romani di imp~clronirci <li lutto /'ìusegnam111to, e cli poterlo guidare tu/lo secondo i nostri sent11nenti>secondo i principT, secondo le nostre credenze », Se in questo mommto i clericali fanno la campagna per « la libertà d'insegnamento », an1.i che per «. il monopolio scolastico catto– lico», è <1uesta una semplice abiliti! tattica, allo scopo di ottenere consenso <( anche al di fuori del loro camp) >>, << in quanti sono :J,mici. anzi propugnatori. della vera liberti,>>. (0Jr– r1~re d'Italia. 29 settembre 1912). Rivendicare, infatti, genericamente la << li– bertà d'insegnamento»: significa rendere pos– sibile al partito clericale di utiliz;r;are in proprio aiuto. - non tam.o quei pochissimi liberisti in– transigentemente antistatisti, i quali negano allo Stato il diritto di i.1gerirsi nella educazione dei citt.,i.clini e vorrebbero abbandonare del tutto la scuola, a somiglianu di molt~ altre attività, alla iniziativa privata - quanto quei moltissimi liberali conservatori opportunisti, i quali si troverebbero ir:nbaraz;r;ati assai nelle elezioni, se dovessero dichiarare esplicitamente di voler abbandonare al clero, l'istruzione e trovano assai più comorlo atteggiarsi anch'essi a liberali intransigenti, aiutando i clericali a soppiantare le scuole di Stato sotto la bandiera equivoca della « libertà d'insegnamento>>. Che soppresse IC scuole dello Stato e proclamata la libera concorrenza delle scuole private, la vittoria debba toccare alle :i:olescuole clericali gra1.ie alla superiorità e:onomica e non didattica di queste, nessun liberale-conservatore è obbli– gato a saperlo. I conservatori aiuteranno i cle– ricali a conquistare le condizioni giuridiche, in cui costoro sperano assicurare la prevalenza alle loro scuole; in compenso. i clericali vote– ranno per i conservatori. Con questo il con– tratto sarà esaurito. Toccherà da allora in poi ai clericali approfittare delle nuove condizioni conquistate con l'aiuto dei conservatori sotto la bandiera della libertà, per arrivare con le loro rorze, come meglio e quanto prima po- 1anco tranno, a quel mono1>0lio di fatto che è nelle loro speranze. Il « diritto alla preminenza ». Naturalmente, la << libertà d'insegnamento» produrrà frutti tanto pil1 copiosi e più rapidi, quanto intensa sarà l'opera del clero secolare e regolare nella organizzazione delle « scuole libere ». e non che in un paese, c, mc il no~ stro. di scarsa ricchezza e di deboli iniziative 'pcivatc, i clericali non possono illudersi di poter creare in breve una co::.i larga rete di scuole proprie da sostituire vittoriosamente' quelle dello Stato. Le s<..uole pubbliche, per qllanti progressi pos::.anofare le iniziative cle– ricali, ::.ono destinate ancora per molto tempo a rimanere in piedi e ad attirare masse este– ::iissimedella nostra gioventù. Or potrebbe mai la Chies..1 - mentre pur si sforza di moltipli– care le scuole proprie e di rivendicare a queste l'indipendenza da ogni controllo che non sia quello delle autorità ecclesiastiche - potrebbe mai 111Chiese abbancl0nare senza cura alcuna tante anime al pcr\'ertimento di scuole, in cui i clericali proclamano che s'insegnano « mas• sime e concetti, che sono ~Bsolutamcntc in– compatibili coi principi religiosi e colla fede cattolica, fra cui quello, per es. che tutte le religfrmi sono buone e perfettibili, e che verdl giorno in cui nel mondo non vi s:ir'l che una religione sola, la quale comprenderà il meglio di tutte le religioni attualmente esistenti; e si dice che bisogna esser buo11i,•bisogna fare il bene, bisogna esser virtuosi solo perchè ciò porta ad una soddisfazione personale dello spirito ed al rispetto dei propri concittadini? Chi rimedierà a quel climulo di massime er– rate ccl erronee?>> (Osservnlore Romano, IO gen– naio 1912). Bisogna, dunque, che la Chiesa conquisti in Italia, oltre alla « libertà cl'insegn.Jmento » per le scuole proprie, il massimo possibile inter\'ento nelle scuole pubblici1e. E questo di– ritto i clericali lo rivendicano' alla Chiesa come conseguenza della supremazia, che tocca legit– timamente alla gerarchia ecclesiastica io un paése, la cui popolazione è in maggioranza cattolica e la cui costituzione riconosce il cat– tolicismo come religione dello Stato. « La que– stione dcli' insegnamento religioso nelle scuole di ogni grado - diceva il 22 settembre 1912 il conte Sassoli De Bianchi, inaugurando la scLtimana soci11ledi Venezia - in Italia non è soltanto una questione di rivendicazione di libertà. più o meno ampia, come potrebbe esser per moltissimi altri pOJ>Oli. Bcri altri sono i nostri diritti da rivendicare e da difondere. Si cotnprerlde benissimo come il regime cli per– fetta libert~l sia utile ccl efficace nell'America del Nord: :-:i comprende benissimo che può servire come ottimo terreoo di lavoro per la Chiesa cattolica in Germania; e non è neppur difficile darsi ragione r-hesi lotti erçicamente (!) in Belg o per jl regime di libcrù nelle scuole. Presso di noi le cose ::.onosostanzialmente di– verse. Noi dobbiamo domandare per la nostra religione nelle scuole tutto il trattamento do– vuto alla maggioranza; anzichè la libertà che possono ragionevolmente pretendere e rich;c– dere presso di noi le minoranze ebraiche, val– desi cd altre. Noi dobbiamo rivendicare non solo la libertà pt·r noi di 111a11tene•t privatamente itoliallO il nostro popolo, ma il dovere in tutti e nello Stato di volerlo e ,nantenerlo assoluta– mente tale. Noi ci troviamo nella assoluta ne– cc,.il.ità cli dover combattere, non solamente per una posiziohe cli libertà che equipari la religione cattolica alle religione delle mino-, ranze. ma per una posizione cli preminenza, che appartiene di diritto al cattolici!.mo ». (Re– ligùmc e Patria: questioni del giorno, Firenze, Stab. Tip. S. Giuseppe, 1913, pag 45 e seg.) E la << liberti! d'insegnamento» ... degli al– tri? Questa non è entrata mai in alcun modo nel programma clericale. Per « libertà ct1inse– gnamento », come abbiamo gi,ì.spiegato, i cle– ricali intendono la « libcrtit del loro solo inse– gnamento », non dcli' insegnamento di tutti. Nell'edurazione del r,mciullo - scrive il Rez– zara (li problema scolastico nell'ora jn•ise11tc, Ber– gamo, SLab. S. Alessandro, 1913, pag. 103 e ::.eg.) - tocca ai genitori il diritto di scegliere liberamente la scuola, a cui vogliono mandare i loro figli: << soltanto a tale condizione, il mae::.tro potrà esercitare la s~a funzione, di fatto e di diritto, quale delegato della potestà del padre. Ma i diritti del padre e quelli del maestro, supplente ciel padre, non sono asso– h1ti. Essi sono temperati da quelli della Chiesa e da quelli· dello Stato. I diritti della Chiesa, in materia d'insegnamento, sono stati proclamati dal suo divino Fondat.ore, che l'ha costituita maestra universale. Si potrà chiedere Se tale djritto della Chiesa sia illimitato. Rispondiamo che la Chiesa ha diritto proprio, esci11si1Jo, as– soluto, d'insegnare tutte le verità che Gesù Cristo ha insegnate e delle quali essa è depo– sitaria e interprete. :\'fa il diritto della Chiesa si estende ancora alle materie filosofiche, sto– riche. sociali, che sono connesse alle verità dogmatiche, e quando tali materie sono inse– gnate da mae::.tri profani (cioè non soggetti ,ti!' autorità ecclesiastica), la Chiesa ha diritto di vigilanza, in quanto esse abbiano attinenza alla conservazione della purezza della fede nella società c1 istiana. Per ciò che riguarda gli altri rami di cultura. nessuno può contestare alla Chiesa il diritto comune a tutti gli uomini di comunicare ad altri ciò ciò che è \·ero ». Jn– somma, le sole materie che i « profani » ab– biano il diritto di insegnare liberamente, sono quelle che non interessano nè direttamente nè indirettamente la verità della fede; per es. possano insegnare la.... calligra~a, la ginna– stica, la computisteria e generi 'simili. Per tutto il resto, cioè per tutti gli insegnamenti veri e propri, il diritto della Chiesa è esclusi\'O, as– soluto, e gl' insegnamenti non possono essere dati che o dal clero, o da « pro.fani » vigilati dal clero. C è, è ver<?,oltre al diritto della Chiesa, anche quello dello Stato: diritto, scrive il Rez– zara, «_di protezione e cli alta sorveglianza, e più oltre lo Stato non deve andare ». Ma in che consista quella protezion ... -e quell'alta vi– gilanza, nessuno scrittore cattolico si avventura mai a definire: sono parole vaghe, buttate li da m.ila voglia, le quali o vogliono dire sola• mente che lo Stato deve adoperare i proventi delle pubbliche imposte a<< proteggere» le scuole dominate dalla Chiesa, oppure non significano assolutamente nulla. Questi due principi, della « libertù d'inse– gnamento » per le proprie scuole, e del « di– ritto alla preminenza » cattolica sulle scuole pubbliche, i nostri clericali li maneggiano in proporzioni diverse e con maggiore o minore energia e coerenza, secondo le diverse scuole e secondo lo stato della legisla7drne di cia– scuna scuola. 'Ma dell'atteggiamento dei clericali cli fronte ai diversi ordini di scuole in Italia, parlerem~ in un altro articolo. Chi ha fatto la guerra? // Corriere Economico .Pubblica alcuni dati rilevali da/In Commissione di studio nominala dal 001,erno per i provvedimenti relatil>ial passa{!gio dallo stato di guerra allo stato di pace, e riferentisi a/l'assistenza e ali' aVviamento al lavoro dei disoccupati. Tali dati, re/a/ivi al 1917,per quanto incom– pleti, riguardando soltanto 5866 comuni, sono del maggiore interesse e noi li riassu– miamo qui appresso: Famiglie dei richiamati alle quali si pagarono sussidi. N. 1,677,224 Persone componenti le famiglie > 4,528,375 Imporlo dei sussidi mensili L. 59,285,481.25. La11oratoririchiamati alle armi: Operai dcli' industria e del com- mercio Impiegati Artigiani Operai agricoltori Operai diversi e non qualificati N. 326,408 56,535 387,141 1,656,229 406,106 Totale lavoratori N. 2,833,482 Come si vede, il numero pitì alto dei lavo– ratori richiamali é dato dagli agricol/ori (58.45 per cento); vengono quindi gli operai diversi e 11011 qualificati (14.31 per cento), e subilo dopo gli artigiani (/3.67 per cento), gli operai della industria e del commercio (11.31 per cenlo), ed infine gli impiegali del– /' industria e del commercio (2 per cento). Abbonatevi subito: la forza di un giornale settimanale è tutta 11egli abboname11ti :: :: :: :: :: ::

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