L'Unità - anno VIII - n.3 - 18 gennaio 1919

16 alternativa, i,e uon mi volete 1..:on ,·oi, ii .-..fido a una gara dfarma.mcnti con mc, che non può finire che in un modo solo .... Tali bOllO i tre punti intimamente connei,gi del pensiero di Wi180n. A proposito dei quali Clémenccau e Wìlson hanno rivelata una grande divergenza di vedute': una divcrgem:a, che In realtà ..,j doveva ..u1>porre eliminata cJall'acccttazione dei famosi 14 punti, accetta- 1.ionc che pareva avesse annullato i trattali segreti, che la precedettero. Ma mutano i saggi e I... viceversa. Che cosa pcn3a su queste c1uestioni l'opi– nione pubblica britannica ? Una cosa mi par profondamente sicura: cd è che se l'Arnerfra si ritira~ nella sua ,p/emlirl iSDl<ilùm, l'Impero Britannico non larderebbe a fare altrettanto, la.5eiando la di– plomazi., continentale a rhoh·er da :sè se può, i suol ·problemi di sicurezza. Ed t! :erto anche, che In tal caso, il mondo anglosassone potrebbe trovar conveniente di valersi della fc.rrnidabilc arma, cLc po~iicde nel $UO q"oasi monopolio delle materie prime e del tonnel– laggio, per indurre gli incorreigibili naziona– lismi del continente a miglior consiglio o per arTrcttame la bancarotta. Inghilterra e Stntl Uniti non hanno ncs• suna Intenzione di urtan~i fra. di loro per amore del Quni d' Orsas e della Consulta. Tale almeno è I' impressione che ricevo da conversazioni con pubblicisti autcrevoli e menti politiche aperte ed acute, d'ogni par– tito, e sopratutto del partito liberale e del partito labt11hta In Inghilterra. ANGP.I.0 CRESPT. Il metodo di Wilson 1:: il metolo del carciofo. I la incominciato con PJnghilterra, visto che in Italia e in Fran– cia i govern:mti sono troppo lenti di compren– dcinio. E ha detto agli inglesi: « Se accettate la Soclct:\ delle Nazioni, Inghilterra e Stati Uniti pùS!JOnoaccordarsi per distnbuirsi equamente il peso degli armamenti na,•ali; avremo così la noua più potente del mondo: una flotta rhe nessuna altra Potènza o coalizione di po– tenze potr:\ eguagliare. Allora potremo dichia– rare a chiunque .ibbia for:ze navali: o entrate nella nostra Società, oppurç vi lasceremo cuo– cere nel vostro brodo coi vostri armamenti, che uon serviranno a nulla, ma vi negheremo ogni aiuto nelle vostre difficoltà dei prossimi anni. Questo sistema dà agli Stati Uniti il vantaggio di non essere più alla mercè dcl– i' Jnghilterra nel suo commercio marittimo. perchè gli Stati Uniti avranno anch' essi la loro flotta proporzionata alla flotta inglese. Ma cl:\ anche all'lftghilterra il vantaggio di ri– durre almeno della metà le sue spese navali. Inoltre obbligher:\ i muli bendati della Fra u– ria e dell'Italia a rinunziare a unn corsa agli armamenti, che sarebbe una folli~1,data la impossibilità di p,1reggiare, non che superare, lnghilterra e Stati Uniti. R da questa stasi degli am1amenti navali, Inghilterra e Stati Uniti guadagneranno una diminuzione delle loro spese totali. Accettate, signori inglesi, si o no? Se accettate, qua la mano. Se non :,ccettate, mi metto anch'io a costruire navi da guerra ; ne costruirò più di voi; dirò a voi quel che voi dicevate una volta alla Gennania: se ti rermi tu, mi fermo anch'io; se metti in cantiere una nuova nave tu, ne metto due io: \'edremo chi prima farà saltare il banco». Quest'at1/ aut sarebbe stato assai più effi– cace, se \V'ilson avesse avuto accanto qualche altra Potenza europea: l'Italia avrebbe po– tuto e dovuto avere questo merito e questa gloria. L'on. Sonnino 1 al solito, non ha capito. M,t gli ingl~i hanno capito, per fortuna loro e nostra. E hanno scelta la prima alternativa. Ora verranno le altre due foglie del car• dofo: Francia e ltalia. Inghilterra e Stati Uniti metteranno ora !'aut aut: o nella So• cietà delle Nazioni, con la riduzione degli ar– mamenti e senza trattati segreti, o al dìavolo, L'on. Sonnino dovrebbe capire almeuo ora: cercare di non es~re, anche questa ,•olta, l'ultimo .,d arrivar, come Gambastorta. Ma non c'i: pericolo. Tutl' al più, sarà esclusivo merito di Clémenccau, se non saremo pro– prio gli ultimi. Anche in questo lo itellone ci aiuter.:ì. L'U 'lTA Delle diverse maniere di intendere la Società delle Nazioni Leggendo tutto quel che si può leggere sulla Società delle Nazioni, mi sono an~to che c'è almeno una mezia dozzina di maniere di pensarla e volerla. Due di queste maniere sono Mate spiegate dalla direzione del gior– nale nel primo articolo di questo numero. Al– tre quattro \'Orrei spiegarle io. Serviranno que– ste quattro a far comprendere meglio le due prime. E chi sa che continuando a leggere quèl che si può leggere sull'argomento, io non ne -.copra un'altra mez~ dozzina. l. Molte persone considerano la Società delle Nazioni come un assetto di assoluta giustizia, di totale egueglianza, di perfetta fraternità fra tutte le nazioni e fra tutti gli individui di ciascuna nazione. Stabilito questo fine alle loro escogitazioni, edificano una nuova t: Città del Sole > con procedimento esclusivamente logico: cioè trascurando ciel tutto I dati della realtà attuale, ricercano quali Istituti politici, giuridici, economici, intellettuali, regolerebbero la vita della nuova umanità giusta e pacifka e felice; e aflidano la realizzazione di quegli istituti alla Società dèlle Nazioni, e a colui, rhe \'iene considerato come il più nobile e pili autorevole promotocc di e.fls..1 1 il Presi– dente \Vilson. La Società delle Nazioni diventa, per que– sta via, la ho11nt h tout /aire, la panacea di tutti i mali, l'inizio della ~cmpre aspettata e finalmente arrivata età dell'oro. Ad e:ssa si domandano, pertanto, le leggi per la prote– zione dcli' infanzia e il disarmo j l'eguaglianza fra i sessi e l'uniricationc del diritto interna– zionale privato; la riforma dei metodi scola– stici e l'arbitrato obbligatorio; la sociafo:za– zlonc del capitale e la lingua universale. Chi si mette da questo punto di vista a invocare e a descrivere la Societa delle Na– zioni, non fa se non costruire una nuova uto– pia. E nessun peggiore servizio si può rendere al Presidente \Vii.son, che considerarlo come un nuovo Platone, un nuovo Tommaso Moro, un nuovo Fénelon. Tutti i pae:si del mondo potrebbero adot– tare le medesime leggi, perfezionatissime, per la protezione dcli' infanzia; e non per questo creerebbero ~m solo ostacolo contro la guerra: anzi gli uomini, essendo meglio nutriti e cu~ rati neWinfanzia, verrebbero su più robusti, e ci sarebbero più soldati per una nuova guerra. Fra gli Stati Uniti di America non esiste nes-– suna perfetta omogeneità nel diritto matrimo-– niale o penale o elettorale dei diversi Stati: e non c'è pericolo cli guerra fra loro. Le di– verse nazionalità dell'ex impero austriaco ave– vano le stesse scuole, gli stessi programmi, gli stessi libri di testo, la lingua tedesca co– me studio comune obbligatorio per tutti : e non appena hanno potuto, si sono messe a roaLellarsi. La Svizzera ha tre lingue e due religioni : e non c'è pericolo che i suoi can– toni si facciano la guerra. La Società delle Nazioni oon si deve proporre nel mondo la fraftmità perfetta, la eguaglianza totale, la giustizia assoluta. Que– ste belle cose non saranno una realtà, mai. È v,1no cercarle. La Socict;\ delle Nazioni ha il solo e sem- • plice sco1>0di impedire il rinascere di quella ingiusti;da più paz;m e più mostruosa e più diabolica di tutte, che è la guerra : e devt oc– cuparji di quelle sol~ ituguaglia,i e e ingiuslù:ie, da cui può 11ascere1111a guerra; e deve cenare di limitarle solo jiflO a 1i·1ul pufl/o, in cui no" possa110 più Ja,.e origine a una guer a. Questo problema è gi:\ cosi difficile da ri– solvere, che ogni nuova difficoltà, non neces– saria, che vi si aggiunga, facilita il gioco di tutti coloro, che in buona fede non credono alla Societ:\ delle Nazioni, o per interes:si in– confc:;sabili cercano di farla naufragare. • 11. Altri aspettano dalla Società delle Na– zioni una garanzia asso/uhi contro la guerra. Perciò nessuna forma di arbitrato li <.:Ontenta; il pericolo che la Società :si di\•ida a un tratto in maggioranza e minoranza, li angoscia: si tormentano "0pratullo intorno al problema della forza internazionale, che do,•rebhe e:s– sere al ~erviz10 del potere centrale della So– cietà: come sar.ì formata? ~ cia-.cuno St,10 aveS:;Cesercito proprio, la guerra non rimar– rebbe sempre latente fra gli Stati? e se do. vcsse esserci una forza organi1.zata intemaz.it, – nalmentc, do"e risiederà, chi la Cl•mander.ì? come evitare che il comandante di essa la metta a servizio <li un gruppo di Stati contro gli altri? come resisterebbe la c..-ompa– gine di essa, in cato di contrasto fra le varie nazioni? come impedire che divenga stmmento di dis1>0tismo militare In tutti gli Stati, se riesce a rendersi davvero indiJ>endente dai singoli governi e dai sentimenti delle singole nazioni ? E le domande - log,(a1ne11t, ragio– nevolissime - po~sono moltiplicarsi ani infi– nito. Ma l'assoluto della logica è una cos.1, il relativo della pratica è un ~'1tra. Noi non dobbiamo proporci di creare un sistema di garanr.ie am,/ul~ contro la guerra. Come è stato spiegato nel pass.1to numero dell' Umtd, noi dobbiamo in qua/o mumn,to ap– profittare della rivolta, che nel rresmte m<r 11u11lo storico è vivissima negli spiriti contro Il fatto e contro l'idea della guerra, per creare, con l'aiuto di questa for1.a., oggi fonnùlabile, il maggior numero possibile di organi di re– pressione contro gli istinti ferini, e di prote– zione per gli Istinti di giustizia e di pace. Non dobbiamo pretendere di risolvere oggi tutti i problemi della Società delle Nazioni, e per sempre. Dobbiamo, Fi, contentarci di una Societ;\ delle Nazioni, rudimentale, imper– fetta, attraversam da mille sconnessioni logi– che e difficoltà pratiche. Quel che importa è che sorga con quel mimimo di organi econo– mici, politici, militari ecc. senza cui non po– trebbe funzionare. 11 perfezionamento di questi organi sarà l'opera del tempo. Il problema, che dobbiamo, insomma, pro-– porci, non è quello di garantire, una pace as– soluta e perpetua, m:i quello di inserire nella realtà attuale contro il pericolo di una nuova guerra il maggiore numero di ostacoli, che la coscienza morale della umanità civile sia di– sposta ti, questo ,,wmenlo a riconoscere ed ac– cettare come legittimi e necessari. Per es., sono rari oggi gl' individui, che abbiano il coraggio di dichiararsi contrari al– l'arbitrato obbligatorio. Ebbene, esigiamo che tutti i governi si impegnino a sottopore tutte le loro controver~ie all'arbitrato. - Quest'ob– bligo ci assicura in modo a:>Saluto contro la guerra? -- No davver\l. Le guerre si fanno precisamente, quandi> ci .si rifiuta di ricorrere al giudizio arbitrale. - Ma quest'obbligo, assumo da tutti gli Stati ogg,~ ,;, t11i ,us.,uno oserebbe rifiutarsi, rappresenterà per domani un ostacolo contro la guerra, che ,um tsùteva ,ul/'a~ta 1914. Il go\'emo, che volesse rom– pere quest 1 0!>tacolo,dovrebbe prevedere la in– surrezione di tutti gli altri popoli contro la sua slealt.ì.; do\'rcbbe prevedere le opposizioni dei suoi stessi cittadini contro una violazione brutale di un cosi solenne contratto; dovrebbe prevedere maggiori difficolt:\ durante la guerra, maggiori probabilità di sconfitta per dissensi interni e per rcs'ste11zc esterne, maggiori re~ sponsabilità in ca-.,) i -.confitta. E queste prevbioni lo renderebbero assai più restio a tentare la guerra, che non sia :;tata la Ger– mania nell'estate del 1914. L'abolizione totale di tutti gli eserciti na~ zionali, e la creazione di una 1>0lizia inter– nazionale ,l :sen•izio della Società delle Na– zioni, è cer~o la soluzione logica pu/ella e asso/11ta del problema del disanno. Ma ù, qut• sto 111omenlo la co:scienza dei popoli' civili non è pronta ad accettare questo sistema. È, in– "ece, dispo!-tta ad accettare la limitazione e il controllo internazionale sugli armamenti t.lei :,rngoli "'triti, il divieto della fabbricazione privata delle armi e<.~. Non t! qu~ta la so– luzione logica perfetta e assoluta. Ma è un gran passo su questa ,·ia. Ed è ,opratutto w1 formidabile ostacolo contro la guerra, eh, nel 1914 ,wn e.sUttva. Approfittiamo di vuulo mommlo per creare quest'~t.1colo : da ro;,,.'l nJsc(: cosa : fra un anno non :sarebbe. for-.e, altrettanto age\'olc co·:quist.1re quC!<it0 fram– mento. sia pure im~rfctlo, ciel nostro ideale. Tutto ciò, che ci distrae da tiueste con– qubtc realinabili. per condurci ali' in.segui• meuto dcli t a~luta perfcr.ione logica, fu il gioco di col ro. che non ,·ogliono saperne della Societ.) delle Nazioni, ma non osano dirlv, pef\hè sanno che sarehbcro tr.;i\·olu dalla indignazione un·versale. Ili e IV, li G•>\"erno tedesco, durante il 1917 e il 1918, quando credeva di avere nelle mani le vittoria, in\'ocava, anch'eS!K>,a gran voce, la Società delle Nazioni, perchè que11taavreb– be costituito la g-Jranzia del predominio tede– sco nel nuo,·o a~tto mondinle. Invece di dire brutalmente che le nazioni vinte dovevo.n.:,di– sarmare ed abbandonare ogni velleità di ri– \'Ìncita, la Cennania le lnvhava fratellcvol– mente ad entrare nella capponaia tedesca, chiae mandola Societ:ì delle nazioai, e promettendo In compenso di rispettare da ora in poi la loro indipendenza sotto Il predominio germanico. Questa concezicne della Soclet:, delle Na– zioni sembrava destinata a naufragare con la sconfitt.'l ddla Germani,1. Ma bisogna ricono-– scere che do1>0questa sconfitta è spuntat1 nei discorsi di Lloyd Ceorge e di Clemenceau, ed è stata sempre vivace nello spirito dell'on. Sonnino. Dopo la sconfitta, i tedeschi si sono dati a invocare, ora più che mal, la Società delle Nazioni. Molti rra essi sono certamente, ora, sinceri : la paura è come il vino, rende gli uomini sinceri. Mentre la vittoria minaccia di abbrutire i vincitori, è naturale che la scon– fitta umanizzi i vinti. Ma parecchi tedeschi invocano la Società delle Nazioni, dopo averla derisa sei me~i or sono, perchè s~rano di , trovare in essa una scappatola per non pa• gare i danni di guerra. La Società delle Na– zioni, in questo senso, vuol dire : « Fratello, • ho peccato; mi pento, mi dispiaccio e mi « addoloro: dimentichiamo il passato; ab– « bracciamoci nella Società delle Nazioni : e t. chi ha avuto, ha avuto, e chi ha dato, ha «dato: viva la libertà, siamo fratelli! • Quando vediamo l tedescofili d'Italia dl– \'enire anch 1 essi teneri della Società delle Na– zioni, teniamo presente che essi sperano di far servire quest' idea come paracadute per la Gennania. Va da sè che anche questa forma della Societl1 delle Nazioni dobbiamo rifiutarla. La Gem1ania deve pagare i danni della guerra. Non dobbiamo pretendere l'assurdo. 1 Ma dob– biamo esigere che paghi tutto ciò che ,può pagare. l..a giustizia non è l'oblio. La giusti .. zia è punizione proporzionata al delitto, per quanto temperata dalla umanità. AGRICOLA. Wilson e Borsarelli Salutando a Torino il Presidente \Vilson on quella untuosa as-.enza di dignità, che è caratteristica di troppi nostri uomini politici, l'on. Borsareili espresse« la speranza che il Pre– « sidente degli St •ti Uniti non avrebbe per via « dimmticato l'Italia: questo paese che vi ha (< ospitato, che ha combattuto, che ha ~offerto, << che ha resistito, per raggiungere quella che << era la meta dei SllOi pensieri e che era di– « ritto conseguire». Poco mancò non gli pree senta-se il cvnto delle spese della ospitalità, con trnto di « ~!dato mediante la Dalmazia: « Sidney Sonnino ». \Vilson ris1>0 e: « In America noi sappia– « mo molte cose riguardo ali' Italia, perchè ab– « biamo tanti concittadini italiani. Quando il « barone Sonnino ~tava discute.odo l'altro gior– « no per l'estensione della sovranità d'Italia e sulle popolazioni italiane, ic.Jdissi: - Mi « duole non potervi regalare New Yorl::, nella " quale vi sono pill italiani che in qualsiasi « città. J' Italia ».

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