L'Unità - anno VIII - n.3 - 18 gennaio 1919

L'UNITA Per la Società delle Nazioni Il problema finanziario Forse uno dei problemi più difficili da gr:t\'i. Le hanno sentite tutti gli uomini di Stato sormontare per 1:1 ostituzionc della Lega delle i quali hanno dovuto lavorare e governare alla nazioni è quello di creare la sua finanza. Nes– sun corpo politico può esistere ,enza il fon– damento di un bilancio di entrate e di spes<". Una Lega delle nazioni, la quale non avesse redditi, non potrebbe spendere, e quindi 11011 potrebbe efficacemente esercitare quella qua– lunque autorità che gli Stati collegati voles– sero delegarle. Se la polizia dei mari sarà un compito della Lega, essa d,,vrà. costruire navi proprie da guerra, ripararle, mantenere gli er1uipaggi e lo Stato maggiore. Non gioverebb · che un co - siglio internazionale di ammiragli sovrainten– desse ad una flotta mista di navi appartenenti alle nazioni collegate. Gelosie, confusione, inef– ficacia, sarebbero le conseguenze inevitabilt della mancanza di unità di c.:omando e di ese– cuzione. Anà la Lega ii ufficio di decretare il boicottaggio commerciale di uno Stato recal– citrante alle regole comuni? Siccome il boicot– taggio danneggia, insieme al paese messo al- 1'indice, anche il paesi, i quali prima asporta– vano verso di esSO,e li danneggia ù, mi'sura diverso, così dovrà escogitarsi qualche mezzo per ripartre uniformemente sui confederati il danno prodotto dall'azione voluta nell'inte– resse di tutti; cosi da evitare i malcontenti e gli screzi di una incidenza disuguale sui sin– goli. E così via. Qualunque funzione, di gestione dei porti internazionali, dei fiumi, dei canali, degli strl!tti; di amministrazione delle colonie; di tutela della proprietà industriale cd artistica ; delle poste, dei telegrafi e dei telefoni; implica una spesa e quindi un'entrata corrispondente. Talvolta, l'entrata è fornita dal servizio stesso, come nel caso delle poste 1 dei canali, dei fiumi ecr.j ma tal' altra no, .come per compiti politici di poli1.ia intemazlonale. Due tistemi principali p ssono essere 111essi innanzi per provvedere alla formar.ione di una finanza. della costituenda Lega <lclle nazioni: quello che italianamente si direbbe dei r tizu' e quello delle imposte propn'e. • •• Dicesi sistema dei mliu.i quello, per cui le nazioni collegate si obbligherebbero a versare in un fondo comune un contributo annuo de– termitato in ragione della popolazione, super– ficie, riccher.1.a o reddito nazionale rispettivo. Il metodo delle ;,,,poste proprie si ha quando la Lega delle nazioni direttamente si ri\'olgc ai dttadini degli Stati collegati 1e loro richiede tributi, che i cittadini versrmo nella cassa della Lega, senza passare attraverso alle casse del proprio Stato. Col primo sistema i contribuenti .sono i si11goli Stoli; col secondo invece i con– tribuenti sono i ci/ladini degli Stati collegali. Il primo è meglio o~sequente all'idea del a sovranità statale; il secondo metodo suppone che i cittadini si conside,ino nel tempo stesso sudditi del proprio Stato. ad esemJ?iO, l'Italia, e dello Stato mondiale, detto della Lega delle Nazioni. Pare più agevole accogliere il metodo dei ratizzi, come quello che meno perturba l' as– setto vigente, meno urta il senso di indipcn· denza delle singole nazioni, e non richiede la formazione di un sistema tributario supcrsta– tale, con proprie imposte, propri esattori, con– trollori e proprie tassazioni per i contribuenli. Costoro non si inquieterebbero troppo, qualora potessero superficialmente riflettere che chi paga le spese della nuova Società delle nazioni è lo Stato; mentre potrebbero rimanere sor– presi nel \'Cdere che il primo e più tangibile risultate della costituzione della Lega è stata 1 1 iscrizione nella bolletta delle imposte del– l' e:1attore di una quarta fmca, accanto a quelle del comune, della provincia e dello Stato, re• cante l'imposta dovuta alla Lega delle Na– zioni. Il metodo dei ratizzi, più semplice, più age– vole ad introdursi, meno urtante contro i sen– timenti comunemente nutriti dagli uomini di ogii, offre tuttavia il fianco ad obbi~ioin sua mercè. Si potrebbero moltiplicare gli esempi storici. lo mi limiterò a qualche citazione, indubbia– mente cara al presidente Wil-.on. Scriveva Ales– sandro 1-Tamilton (IVorks, voi. I, p. 262) che in una società politica il potere senza entrate è un puro nome. Ed Alessandro Hamilton è una grandissima autoritii in argomento, poichè fu egli massimamente che, insieme con Jay e Madison, col suo giornale Tlu federalist 1 pro– mosse In trasfonnazione della Confederazione delle 13 colonie nord-amcri.cane del 1781, retta col metodo dei ratizzi, nello Stato federale del 1787, governato col metodo della finanza propria. Eransi bensì nel 1781 gli Stati obbli– gati ad obbedire alle leggi del Con~rnsso dei delegati, e ad osservare in perpetuo le norme fondamentali della Costituzione fe<lt::rale.Di fatto gli Stati non ubbidivano, la costituzione non era osservata: sicchè in pochi anni 1 1 u– nione1 la quale intendeva essere « perpetua », sembrava « destinata a cadere sul capo di co– « loro, che 1 1 avevano formata, ed a schiacciarli « ~tto le sue rovine » ( Tlu federolisl, N. XV). Washington, il grande fondatore dell'Unione, era ridotto alla disperazione dagli ostacoli frapposti dagli Stati a pagare puntualmente i loro ratizzi, e dalle condizioni impossibili, a cui subordinavano il pagamento. · « Malgrado la +:: grandezza del compito - scrisse il suo bio– « grafo Marshall - la urgeaza dei bisogni e « la influenza benefica che un reddito sicuro « in mano del governo avrebbe avuto sulla « guerra, mai accadde, finchè durò la Confe• « derazione (del 1781) 1 che gli Stati si' met– « tessero cl'accordo per attribuire al Congresso ~ i p teri richiesti; tanto m,ll disposti sono gli « uomini provveduti di potere ad investirne « altri, e /a,,/o di~'/t è di fm·t quoltmque, co,a « a11cht tinporlanlissimo, la qualt dipendll dal « comtnso ,·oncordt diparecchiè dislillle sovmnilit. ». li biografo riassume in tratti lapidari le lagnanze di cui riboccano le lettere di \Vashington: « Su • qual parte del nostro continente trO\'crcmmo « un uomo od un corpo di uomini, il quale non « arrossisca nel proporre provvedimenti calco– « lati appositamente 1ier denibarc i -soldati del « loro soldo ed i pubblici creditori delle som– « me loro dovute?... Nessuna visione più « mclru1conica e pungente di quella degli uo– « mini, i quali hanno versato il sangue o sono « rimasti mutilati al servizio del paese, rimasti « senza asilo, senza amici, privi dei mezzi di « ottenere le cose necessarie o confortanti della « vita, costretti ad elemosinare di porta in porta « il pane quotidiano :.... Eppure a questi estre– mi cosi co1nmoventemente descritti in questo brano di lettere dì Washington, conduceva la mala volontà degli Stati sovrani nel pagare i dovuti ratizzi alla cassa federale. Alla mala volont'1 degli Stati a privarsi della loro sovranità cd a fornire i me1.zi di vita allo Stato federale, si aggiunga la perpetua gelosia di uno Stato contro l'altro. È diflici– lissima già la prima ripartizione del contin– gente totale tra i vari Stati. 1 criteri della su– perficie territoriale e della popolazione sono troppo grezzi e riescono ingiusti contro i po– poli più )X>veri.Il criterio della ricchez7,a o del reddito nazionale rhipettivo dei vari Stati, si fonda su valutazioni statistiche certamente di– sformi e non comparabili e per lo più an– che soggette a dubbi gravi intorno alla loro esattezza. Ad ogni variazione delle basi di cal– colo dei ratizzi, ad ogni triennio o quinquen– nio, ogni Stato farebbe sforzi sovrumani per dimostrare la propria povertà ed impossibilit:\ a pagare. Troppe \'Olte vedemmo irrigidirsi il pro,•ento di imposte ripartite con questo me– todo nelJIambito dei singoli Stati, per potere sperare una di,·ersa conclusione nel caso della Lega delle nazioni. Ratizzi irrigidHi, fissi, ve– leno!>e periodiche controverSie, malanimo fra gli Stati associati, pagamenti in ritardo o mai fatti : ecco ciò che l'esperienza storica ci in– segna essere il ri.:;ultato meglio probabile del– l'adozione del primo sistema. • .. « La funzione di un ostacolo è quella di essere superato», ha,detto il Presidente Wilson in una di quelle sue frasi semplici, scultorie, destinate a restare. Occorre solo che l'ostacolo non sia rinascente, periodico, inasprito dalle meno buone qualit~ ùella natura umana, come · sarebbe nel caso dei ratiz1.i. Gli Ostacoli del secondo metodo, quello delle imposte proprie, wno tutti ini=i'ali; sono di quelli che si devono e si possono superare con un atto cli vvlontà e di rinuncia. Basta che ~i Stati collegati rinuncino, una volta per sempre, ad una data entrata e la trasferiscano al tesoro della Lega. ;>upponiamo, ed esempio, che questa en– trata sia il provento di certi o di tutti i dazi doganali, di certe imposte ~ulla produzione di certe merci o su certe mutazioni della ricchezza, come le successioni. È un sacrificio rinunciare a cotal reddito; 111.anon è senza compenso. Gìi Stati singoli dovranno spendere meno per l'esercito, per la marina da guerra 1 per la sorveglianza degli stretti. li bilancio si alleg– gerisce all'attivo ed al passivo, e le partite ri– tornano ad equilibrarsi. Dopo la rinuncia iniziale, il meccanismo fiscale funziona da sè, all' infuori dei singoli Stati. Lq Lega delle nazioni non deve lottare con ognuno degli Stati per ottenere l'aumento ed il pagamento del dovuto ratizzo. Tratta con i singoli contribuenti, i quali più facilmente sono costretti a fare il loro dovere. Non sor– gono più quistioni intorno alla quota spettante ai singoli Stati, poichè essa è determinata auto– maticamente dai pag menti, che alla cassa fe– derale ogni e cittadino del mondo » farà in ragione dei proprii consumi o delle proprie ricchezze. Lo Stato, i cui cittadini consume– ranno più c.t.rbone o più caffè - supponendo che queste due merci, cito a caso 1 siano scelte per una tassazione federale - pagherà di più; quello, i cui cittadini riceveranno eredità più èospicue, pagherà di più. Se dapprima il sistema tributa.rio federale sarà zoppicante, il difetto col passare dei de– cenni e coli' accumularsi dell'esperienza, sar:\ miglioratu; così come si migliorano i sistemi tributari statali. Il miglioramento di esso sarà sempre un problcm l di più equa ripartizione dei tribué Ira va te wtegoriè di co11lri/mmlt~ non mai Ira Stoh, e potrà risolversi sulla base degli criteri generali, con cui si risolvono tutti i problemi di riparti1.ione dei tributi. Fa d' uopo non esagerare neppure troppo l'importanza degli ostacoli 1 i quali dovranno essere superati nel mettere in moto la mac– china. fiscale della Lega. Ho detto dianzi che gli Stati dovrebbero rinunciare a qualcuna delle loro entrate. Occorrendo, basterà che trasfe– riscano alla Lega il diritto di im1X>rre1 miro urli limiti di ammontare o di f"rce11tualt, su certe merci o certe ricchezze; nulla vietando che, ad es., oltre il 5 o il 10 per cento sul valore, ri– servato alla Lega, i singoli Stati possono poi sovrimporre dazi o tributi addizionali, così come parrà opportuno ai singoli legislatori. Non è nemmeno necessario che la Lega crei di sana pianta una propria nuova ammi– nistrazione fisca}e, Le esistenti amministrazioni dei Singoli Stati - dogane, ricevitorie del registro 1 - potrebbero incassare, insieme colle proprie, le imposte federali e versarle nella cassa comune. La Lega potrebbe dapprincipio contentarsi di mandare in giro proprii coq– trollori per \'erifiche e rese di conti periodiche. A poco a poco, col crescere dell'importanza delle funzioni della Lega, coll'abituarsi dei popoli alla ~ua esisten7.a, ('O\graduale migliore apprezzamento dei suoi utili risultali, sarll posssibile creare una amministrazione fman– ziaria federale, <li\"ersa da quella statale. I singoli problemi di applicazione si risolvo•10 strada facendo. Qui ho voluto solo, in rapidi tocchi 1 se– gnalare l'importanza del problema fondamen• tale della necessità di una finanza della Lega, eè indicare i vantaggi e gli inconvenienti pre– cipui delle due vie, che si possono percorrere per rio;;olverequel problema. LUIGI .EINAUOJ. 15 Stati Uriiti e Inghilterra La :,isita di \Vilson a Londra, le ova1.ioni da cui è stato accolto nella metropoli anglo– sassone, e i discorsi da lui pronunciati alla Mansion House e a Manchesier sono stati tra i fatti più simbolici delle ultime settimane del 1918. ,\ViJson è stato acclamato in Inghilterra da milioni di inclividui di tutte le classi, non come il capo d'uno Stato straniero, ma come uno di quei grandi mistici-pratici 1 di cui, da Crom– well in poi, il mondo anglosassone ha dato esempi cospicui, e che ognuna delle due parti quel mondo, di qua e di là dall'Atlantico, considera glorie sue. Ognuno ha intuito e sentito che \Vilsòn non muover;\ mai dito contro la patria della madre sua, e che l' In– ghilterra è con lui, più o meno secondo i partiti 1 nel volere un nuovo ordine internazio– nale. \Vilson ha mostrato di saper apprezzare la speciale posizione navale dcli' Impero Bri– tannico e dcli' isola madre; e in Inghilterra si senton sicuri che egli non frtl.pporrl ·alcun ostacolo a che la flotta britannica possa in avvenire continuare, occorrendo, a compiere la stessa funzione che in passato, sebbene non più sola, ma associala alla flotta delle altre nazioni della Lega e a parità di condizioni con l'americana. In Inghilterra non si chiede di più: una simile posizione è infatti an:tloga a quella che si avrebbe, se la rivoluzia1,1edelle colonie ame– ricane del secolo XVIII non ro~se mai avvc- · nuta. Le differell?-c, che possono rimanere, sono dovute a diverse tradizioni ·giuridiche, che hanno del resto molti clementi in co– nnme e che dovrebbero essere armonizzate da speciali studi, che per la prima volta sot– toponessero il problema del commercio ma– rittimo ad un esame comprensivo ed orga– nico. I punti di maggior divergenza e più peri– colosi non sono tra Inghilterra e Stati Uniti, ma tra le due Potenze anglosassoni e le po– tenze associate continentali: e vertono sul così detto << equilibrio delle potenze », sui trat– tati segreti e sulla riduzione degli armamenti. I tre punti sono organicamente connessi. Wilson ha detto chiaramente che l'Ame– rica non intende partecipare a una speciale al– leanza contro altre alleanze, per meri intt:res.si <turopei. Ed è chiaro: l'America non ha nes– sun interesse particolare, che coincida con altri intèressi particolari di singole Potenze ciel– i' Europa. E non meno chiaro è che in una Eur1Jpa, nella quale non si sa qual mondo sia par nascere dal Reno e ~all'Adriatico agli Urali e al Caucaso, le democrazie occidentali, abbandonate dall'America, si troverebbero pre• sto anch'esse in preda a terribili convulsioni sociali, causate dagli ingenti debiti pubblici, dalle enonni imposte e dai nuovi armamenti. li sistema cieli'« equilibrio delle Potenze• - oioè un'alleaza di Poten1.e, che si contrappone ad un'altra alleanza - questo sistema, fallito nel 1914, fallirebbe ora P!ù che mai, univer– salizzando il bolscevismo. Viceversa, se si accetta la Lega delle Na– zioni - lega per b difesa e pro1riozione di interessi universali; lega contro nessuno in particolare, e contro ogni violatore della legge in generale -, la partecipazione dcli' America e di molti altri Stati è virtualmente certa; e si hanno 1 oltre ai vantaggi militari delle alleanze, molti maggiori vantaggi politici e morali. Ed è qui che entrano in campo i tratta.ti segreti e gli annamenti. Questi presuppongono un'alleanza contro un nemico: sono suggeriti da preoccupazioni strategiche, più che da con– siderazioni <lei diritto dei JX>polia disporre di sè : ...- ~ono la negazione del principio della responsabilità tra governanti e governati, cioè della dernocra1.ia . E \Vilson dice : non si può nel medesimo tempo aver trattati segreti e Lega delle Nazioni, alleanze militari e società di tutti; dovete decidervi tra la sicurezza, che vi possono dare i vostri trattati segreti e le vostre alleanze e misure strategiche, senza l'America, e la sicurezza, che vi può venire dalla solidarietà con l'America, senr.a allean1,e segrete, che suscitano inirnici1.ie invece di at• tutirle. Se non volete scegliere quest'ultima

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