L'Unità - anno VIII - n.3 - 18 gennaio 1919

18 =iolla/e nel 1912, e il Ca-,tellini n .. J dicem'.Jre del 191-i. La cifra di 60 mila italiani. I.a cifra di 00 mila si fonda i',,UÌ resultati delle elezioni a suffragio unfrersalc per il Reischr:1.th di Vienna del 191 I. Votare per un italiano o per uno slavo - .-,,i è osservato giustamente - in un paese di lotte nazionali ·:udenti, è fare un'affcrm~zione consapc,·ole di :,entimento nar.ionalc, o per lo meno è dimo- 1)trare l'influenza, il pe.so nella vita pubblica, la forz.'\ di atLra1.ionc, di un dato gruppo na– :donalc, a prcfcrcn1.a di un altro. ?Ila le elezioni <lei 1911 hanno d~t•J i .:ie– g-ucnti rcsultati : Pop)lazione . . Elettori i:,critti . Votanti ... Voti ~erl.JO- t·roati » italiani. • 028.'>00 1-44.000 81.674 i5-i 2 .; 5.951 Suppone. 111.lo t,.·hegli astenuti si debbano distribuire fra italiani e oorbo-croati nelle stesse propon:ioni dei vot,mti, se ne <onchiude che gl' italiani sono non 60 mila, ma 45 mila su 628 mila. Occorre tener conto, poi, d1c è ass.i.ipro• babile che gl'italiani si :-.icnoastenuti dal ,·oto meno degli slavi: sia perchè le minoranze hanno una più intensa , ·olon.tà di :iffennar::.i che le maggioranze; - sia perchè, fomiti di pi?i alta coltura, dovevano sentire più chiaramente il valore dell'affermazione na1Jonale ;-sia per• chè, , i"endo nelle città., a,·evano 1 per parte• 1. . ipa.re al YOto, maggiore agio che la· moltitu– dine rurale sla\'a disseminata in una miriade di piccoli centri rurali scar!li di comunicazioni. Cosi noi vediamo che la città di Zara, con 13 mila abitanti, dà 2700 votanti, di cui 210.> italiani; invece il collegio di lmos.ki, con 14.367 iscritti, dà. ::;0li i.749 voti slaxi e 89 italiani, mentre nelle elezioni del 1907 ave,·a dato 4.200 ·voti slavi. E che gli italiani fos• ser0 nelle elezioni di Dalmazia più atth 1 i degli :,,lavi,risulta anche dalle elezioni dietali del J 1)09, nelle quali secondo l'Ouurreichisell~· Stat1stid1ts Jlan.dbuclt, votò il 6o. 7 per cento degli elettori iscritti nella curia delle Camere di commercio e industria, e il ~4.1 per cento in quella dei Comuni urbani : nelle quali curie \'Otano ~li elementi italiani; mentre votò solamente il 10.7 per cento nei Comuni rurali, che sono compattamente slavi. In base a queste consi– derazioni, si ~deveritenere che gl'it3liani :.icno qualcosa meno di 45 mi!a. e :.;iaggirino ap• punto intomo a quella cifra di 40 mila, che è data dall'_-\scoli, dal Sanuniniatclli, da! Villari. Zara e la Dalmazia. Bisogna, poi, notare la distribuzione del• Felcmento italiano nelle varie zone del paese. Circa un terzo di esso è concentrato nella città <li Zara, dove forma la grande maggioranza della popolazione. Ne consegue che tutto ciò, che assicura la prevalenza all'elemento italiano in Zara, è sottratto alle minoranze italiane disseminate negli altri e.entri, e ne accentua la esiguità. Ecco, infatti, come si divisero i voti ita• Jiani fra i ,·ari collegi nelle elezioni <lei 191 I: (.."OLU.Gl J~J:.TTORAU Vot.i i1al:an; 1. Arbc-Pago-Zara-Zara vecchia: \'u1i..Ja .. i "') Zara città . . 1.13-4_ 05-4 6) Comuni minori 3.628 ; .9-40 e contado . . 1.694 7.292 2. Scbenico-Stretto-Scar- dona . . I 39 8.094 3. Dcrnir,-Traù . 351 q.049 4. Spalato . . . 538 4.467 5. lmoski-AJmi,,a 8ç 1.749 6. Brazza-Lesin:.rLbsa. 584 5,693 i• Benkovac- Kistanje-U- brovac-Knin . . 7 .566 8. Sig-na-Verlicca . . 0.497 9. l\lacar.sca.~lctkovich 8.223 10. Ragusa-Stagno . . 395 6.078 1 J. Cattaro•C.i:,"telouoverPC- rasi...Budua 20 5.ooj Tot.aie , 5.951 I resultati delle singole sezioni del colle– gio di Zara r,i pu~no vedere in D'l\.l.J.!. ,UJ .Datnu,::ia, pag. 86. .\oche m Lucorano gl' italiani, con -414 voti, sono in grande prc• va1enza sugli slivi, che riportano 77 voti ; a Pago quasi si e~uilibrano c•~li slavi; a )J'o,•a, L'CNlT . 4,. a Xo,cgradi, a Zemc,nico, a Gah::si afl·ennano con miJ1oranzc più o meno no1ernli; ma ad Arbe, a No,aglia, a Sale, a Eso Grande, a :.\Jclada, a Selve, a Zara"ecchia, non raccol– gono complessi\'ame11tc 1.he IO') voti contro ,).500 voti r,la\li. f: interessante notare d1c ~e, su 13 mila abitanti. la città <li Zaril ha 2. 1.34 elettori italiani e 654 clett()ri slavi, se ne deve con– chiudere che ai quei 13 mila abi1anti, circa 10.6oo sarebbero i1aliani, e circa z.400 slavi: e poichè i voti italiani di Zara sono poco meoo cli ,m terzo dc;j ,·oti italiani dcli' intera Dalrnazia, ne consegue che tutti gl'italiani di Dalmazia sarebbero poro più <li 30 mila. Conclusione. Concludendo, tanto le dfrc <lelcen.~imcoto austriaco. care ai na1.ionafo.1ijugoslavi, quar.w le cifre impro,·vi,;. J.tc dai naziona1i.sti italiani dopo lo $.;Oppio della ;uerra europea, son·.>o erronee o mendaci. • l.a opinione pilt attendibile (; che gli ita• liani di Dalmazia ::.icno fra 30 e 40 mila, pili vicini a 40 che a :w mila, s11 una popolazione di 6.28 mila abitanti. Questa, infatti, è la opi– nione di uomini, come Graziadio Ascoli e Pa– squale Villari, incapaci di mentire. E' s~ata, prima che la guerra sconvolgesse il cervello a molta ~ente, la opinione <liDon'ltO Samminia. telli, vicepresidente della « Dante Alighieri ». Era la opinione dei nazionalisti e irredentisti nostrani nel 1911-1914. E' confermata dal re.sul• tate delle elezioni a suffragio uni\ ersale del 1911. E questo, è sicuro: che J' Italia, ... e conqui~ Ma35e la Dalmazia, non donebbc fare nessun assegnamento sulla popolaik\ne locale per aru- 111inistrare i distretti interni di Knin, Sign, ;\Jetkovic : troverebbe scar.:Jssimi punti di ap– poggio nelle circoscrizioni marittime di Spa– lato, Traù, Jmoski, Braz1.a, Ragusa; incontre• rcbbc poche difficoltà nella citt:, di Zara; 1iia le difficoltà si presenterebbero tutt'altro che leggere nel resto della stessa circo::.crizionc zaratina. « Basta passeggiare la : ,c.ra .t Zara - seri– « veva nel 1897 il Samrn.iniatelli (]Votudle do!– « mate, pag. 48i) - per la calle lunga o a~i– « stere a uno spettacolo di musica o pro5a « nel teatro civico, per credenii veramente in « una deUe pii) vh,aci dttà del Veneto. •lntcn– « diamoci però: la ciltà è ilal.iaua, lu can11-1~11a « è slam: e chi voglia esaminare i tipi fisici e « le fogge del rnriopinto e bizzarro costume « dei campagnuoli 1mrlaa1u·, può farlo a suo <, agio ~ulla Piazza delle Erbe, dove COD\'Cll· « gono nelle ore antimeridiane i villici dei con– << tomi». Gl' italiani di Fiume Chi ,·uol sapere quanti ~iauo gli abitanti della città di Fiume e come distribuiti fra le diverse nazionalità, non deve fare aJtro che consultare la GT1idad1 Eiiu11e, pubblicata d<t-1 .Dcpoli nel 1913. li Depoli è uno studioso aS• :-.ai scrio; milita nel partito italiano di .Fiume: non c'è, dunque, pericolo che ~bbia alterato i dati a svantaggio degli italiani. D'altra parte, il cen::.imento del 1911, a cui il Depoli attinge, fu curato dalJa itunicipalità autonoma di Fiume: e quindi non c'è nessun motivo di sospettarlo alterato a danno degli italiani. Orbene, Fiume, secondo il Dcpoli, è abitata <la ~4. .2.12 italiani, 15.687 slavi, 6.000 magiari e 3.000 cittadini di altr.s. nazionalità. E anche l'a\'v. Icilio Baccich, cx podestà di Fiume, in un opuscolo di propaganda, pub• blicato nel 1915, per chiedere l'annessione di Fiume ali' Italia (J,ìVme, il Quamaro e gli in• J !eressi del 'Italia 1ull'.4dr·iati'co, pag. 15), fa am_. montare appunto a 14- mila il numero degli italiani, e a 15 mila quello degli slavi. Essendo gli italiani i due terzi della po– polazione cittadina autentica, e costituendo per giunta essi la massima parte della classe dirigente, il diritto degli italiani a rimanere padroni uella loro città è iudiscutibile per a&ni uomo di buona. fede. Coine assicurare <1uestodiritto: se annettendo la città all'Italia, o facendo l'Italia garante o protettrice della Bbcrtà cittadlna, è problema non e.ssc.nziale. L'es::.enziale è che gli italiani souo i due terzi della cittadinanza: e questo ba::sta. .i\fa nossir:uori, non basta. Gli italiani di Fiume ~ano diventati 40 mila ::iu50 mila abi• tanti nel PuJ'{)/o ,i'Jt,1/tt: ciel 3 ùi~embrc: e sono di\'enta1i 4~1 miia ')U bo mila abitanti nel Popolo d'Ila/ a rlcJ 19 diccmbrr. Sono bugie perfenamente inutili, anzi dan• nosc per lo ~copo che ..,i \'uot raggiungere, di dimostrare cioè il d ritto degli italiani sulla citt;\. Chi fuori d 1 J.talia conos<·e come stanno rcrahlcnte lr cose, e legge che in ltalia si pre• tende che gli italiani di Fiume sono, non 25 mila, ma 40, anzi 45 mila, resta urtato da questa evidmntc mancanza di buona fede," s, 1/l'lte,usosp'.lt<1ro,, lut,i .•i,k,1-J t1d/er– ;,erJdiro 011 • 11a:.ùmnli i /inm. a11 J.r ti, 911ella 1,1rr ,, fil ,o, r 1ro ss e 1111msr ltibd di d1s uss 11 . Volendo troppo, o volendo provar troppo. :;i di:-.eredita tutta la cama iraliana e I' ltalia. Un gr_ave errore commettono quti pubblichtti inglesi e francesi, che nella què~tione dell'Adriatico riservano tutte le loro cannonate contro l'imperialismo italiano - povero imperialismo da deficienti! - e non dicono una sola parola contro le prete~e dcli' imperialismo jugosla\'o - impe– rialismo anche più miserabile e più deficiente del nostro. Se questi scrittori si proponessero di impe• dire ogni compromesso italo-jugoslavo per te• nere impegnata l'lt 1\ianel ginepraio adriatico e togl·cre cosi ali' Jtalia ogni libertà ùi giu– dizio e d1 a.lione in e\lCntuali dissen::.i col• l'Inghilterra o con la Francia nella di\'isione del bottino coloniale, cs:-iagirebbero scn1.adub– b'.o con grande scaltre-1.za : quanto più infatti i nazionillisti :slol\·i')3ranno incoraggiati dagli eccitamenti di 1,;erti pubblicisti anglo-francesi ad e:,tenderc le lùro pretese contro l' Italia, tanto piii ditfo.ilc di\'enterà un accor<l? italo• jugosla,·o. Ai pubblicisti franc.:o-inglc::.i, che esasperano ·gli slavi con questo fine, non abbiamo nulla da dire: parliamo lingue troppo diverse. :\ quelli. invece, che agiscono in buona fede, per fanatismo ::.lavofilo, e non per pre– ..:onceua inimici1.iacontro l'Italia 1 noi vorremmo far 05:.ervare che c.s:,i fanno troppo decamente il gioco in Italia di tutti i tedescofili : i quali sono ben lieti di avere pretesti per presentare la opinione pubblica france::.e e iDglesc come ostile ali' Jtaliil. Noi non diciamo che i pub– blicisti france~i e in:Icsi debbano sposare la causa del na:t.ionalismo italiano contro gli s~;n·i, come qualcuno dèl resto ha già r'atto, credendo co:i.idi far piacere a tutti gl' ita• Hani. Inghilterra e Francia debbono essere amiche comuni dell'Italia e della Jugoslavia, e fare fra C:):.C opern di mediazione sincer.i e giusta. Chi ~cconda gli eccessi naziona• lbti delPuna parte o dell'altra. invece di rin• fori.are ovunque le sole correnti conciliati,·e e moderate, colui la\·ora ::.toltamcnte ad una nuo,·a alleanza italo-tede::.co-1oagiara. La "Serbie., Leggendo ~u la Snln"e del 30 dicembre 19r8 l'affermazione 1..hePola è una <' città :ilo• "Vena», e una protesta contro l'occupazione dcll'lstria fatta dall'Italia, ci ::.iamo ricordati che nell'aprile del 1918. il giorno dopo la chiusura del Congrb:i.O di Roma, due persone, che fanno parte della redazione della Sulu'e, io presenza di parecchie per::10ne, riconosce• vano esplicitamente in Rvma che nel com• promesw adriatico ~petta all 1 Italia Jl Istria, come spetta alla Jugo~lavia la Dalm .u.ia . Uno di quei redattori, poi, interrogato come mai la Seròù avesse, poche :,cttimanc prima, pubbli– cato Ull articolo in cui l'Istria era. rh·endicata alla Jugoslavia, :,piegava il fatto con una di quelle sorpre:.e, che av,·engono nelle redazioni dei giomali 1 non perfe1tamentc omogenee, quan~ do è a&.ente il direttore; e assicurava che il fatto non ::.i:.arebbe riprodotto più. Queste affermazioni non temono smentite. g. s. Abbonamenti semestrali Due • studenti liceali», lettori dcli" I.i~ nità, ci scri\"Ono chiedendo che l'abbona– mento annuo di dieci lire sia diviso in due quote semestrali, • per facilitare o.igiovani, che non hanno molti denari • l'abbona– mento. Accettiamo di b~on grado, e stabili– remo abbonamenti semestrali di lire j,2 5. Al Sig. W. Seton Watson Si:11ou 1 :\ wmiglian:m rlei miei amid. Giretti, De \"iti de Marco e Bruccolcri, \tÌ prego di so1- primere il mio nome dallil lic;ta dei collab•· ratori <leUa ,Vtw J:.i,rope. Quando nel gennaio ilei 1917 Voi mi f.t• ceste l'onore di domandarmi che mi iscrives.,;,i fra i vostri collaboratori, io \'i manifestai, co– me ric'Jrderete, Je mie riserve su11'11ttitudine (:i quei pubblicisti francesi e inglesi 1 che di– scutendo il problema italo-jugosla,•o manifc– :.tavano nno stato d'animo J)OCO conforme alla Yera equità. lo dcpJOra\'O di \'edcrli combat~ tere le pretese degl'impcriafo,ti italiani - il che era giusto - :,cnza mai opporre una o• biezione netta contro le pretese imperialiste :,la"e - ciò <he non era più gim,to, e sc,a– brava una specie di conscns.'.)tacito alle follie tlei nazionalisti jugosla,·i, mentre diminuiva com,iderevolmente l'autorit;, e la moralità dei rimproveri diretti contro i nazionalisti italiani. E aggiungevo che fino :t quel momento I• .. Yew .t:w·ope non sfug-girn disgraziatamente a :siffatto errore. :.\la quando ebbi, al Congresso di Honla, il piacere di fare la vostra conoscen1.a per– sonale e di ahcoltare le vostre opinioni, l(., .:redetti che csistc:.se l'accordo fra le nostre maniere di vedere; e non ebbi più esitazione a figurare fra i collaboratori della .Vew EurtJj>t', fra i quali il mio nome è stato aggiunto dal maggio 1()t8 in poi. Jo credevo da\'vero di poten i contare fra i sostenitori fedeli dell 1 Ul– te:,a italo-slava, su quella b:1sc di equità e di rt:ciproca buona Yolont:ì. t:he era stata stabilita a Ro1na. Da alcune setti mane ho dontto ricono– scere, con mio grande rincrescimento, che l'at– titudine della JVew Europ , <L'lme deplorata nel febbraio t917,si è affermata e accentuat.1; e questo nel momento In cui, pi~1 che mai, gli amici stranieri deW Italia e della Jugosla– ,·ia avevano da compiere una bella funzione di pace e di giu,;tizia. Il silenzio, che la JVat• l!l/1"(),/X mantieni.! scrupolosamente di fronte alle pretese più ec– cessive degli imperialisti slavi, unito all'indi· gnazione che C::,Sa manifesta., al contrario, in tutte le occasioni, di fronte agli imperialisti italiani, serve ad incoraggiare gli uni, ed esa~ sperare gli altri, e a mantenere nelle due parti lo stato d 1 animo meno adatto a un sereno esame dei problemi comuni. In queste condiYJon!, i,o mi associo picna– ,ucnte alla protesta dei miei amici; e ve uc esprimo, Signore, tutto il mio rincrescimento. .Accogliete i sentimenti della mia alta con• siderazione. c. S.\L\'EllL'-1 Ai prossimi numeri: ER~E~ToLl'GARO, profo!>Sorc ali' Università di Torino! La gw.'1-rae la democraria • ..-\u wrJ)Q G.\Lu-rn, professore dcli' Cniver– sit:i di Bologna: .\/a11/e11iamo la pro– messa.' C. B. l-;u1~, professore all'Istituto Supe– riore di Scienze Sociali di Firenze, /_a rapprese11ta11,a p1·opor;io11alet. '.'11cc0Lò Rooouco, professore ali"Istituto Superiore di Scienze Sociali di Firenze: I..A.1·icostru;io11c dell'Austria. l,;s- LFHCIALE m :i\l..\.RISA, iA guerra ntl• l'Adriatico e il 1.-altalo di l.011dra. ..\ 1-00 0HERl>ORFL:R: L' l'uive,~sitita Trieste. Dorr. A. Rh_.,: i.a h11g11,r fra11cesenella I ·alle d'Aosta. Si prega vivamente di prender nota: I O che il nuovo indirizzo della direzione e amministrazione del giornale è: Via San Zm1-obl, t;~, 1'''1-e,iz~; - 2• cbe l'abbonamento annuo non è più di lire cinque, ma di Ure dieci. Copie duplicate Quei nostri amici, che riceveranno nelle prossime settimane più copie della >tessa U11ità, sono vivamente pregati di inviare le copie soprannumc.:rar1e a loro conoscenti. Faranno cosi la migliore pro– paganda per la diffusione del nostro gior– nale. Tipoeraia Galileiana Vb S. Zanobi n. 64 EGISTO CASAGLJ Gtrmu l'Uj>Omdit~ I

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