L'Unità - anno VIII - n.2 - 11 gennaio 1919

IO L'UNTTA alla guerra e sono state rafforzate dall.respe– ricnza cieli:\ guerra; e dobbiamo cercare di creare, con l'aiuto di questa forza, oggi formi– dnbile, il maggior numero possibile di organi di repreisione contro gli istinti ferini, e di pretczionc per gli istinti cli giustizia e e.li p ace. Ogg,~ la coscienza morale dellè na1.ioni civili è pronta ad accettare molti più organi di re– pressione e di protezione, che non ne a"rebbe accettati prima del 1914. E·co il va11/aggio111as• simo della 11 stra azi 1u di oggi, in confrç,nto di quella dei pacifi<iti d.i ieri. E noi comme:tc– remmo un grande errore, se ci la~ciassimo distrarre <.!al'cconquiste, che s lamente oggi possiamo raggiungere, per occuparci , 1 i pro– blemi, a cui ci è tempo per pensare anche domani. Orbene i problemi poliLici della Socicl:1 delle Nazioni (limitazione degli armamenti, c-ontrollo sulle €abbriche di armi, arbitrato ob– bligatorio, garenzie internazionali per l'equo tr:ittamento delle minoranze etniche, cc-e.), i problemi, che il Crespi chiama giustamente negai ivi, sono i problemi, su cui oggi possiamo phì agevolmente riport:ue villoria, anche perchè abbiamo la forlll'la cli essere rappr•sentati nelb Conrerenza delb pace d1 un uomo come \Vilson. Noi, insomma, non dobbiamo pretendere cli risolvere oggi tutti i problemi della Società delle Nazioni, e per sempre. Dobbiamo, anzi, con– tentarci <liuna Sor.iet:l delle Nazioni rudimen– t,lle, imperfetta, aura versata da mille sconnes– sioni logiche e diffit10ltà pratiche. Quel che im– porta è che sorga con organi pol,~i'ci appropriati. A questi organi si aggiunga pure fin da oggi il maggior numero possibile di organi di coope– razione economka, sociale, intellettuale; ma non dimentichiamoci de~li organi politici, anzi romù1e,tl1110 da es,i. Ogni giorno ha il suo coanpito circoscritto nella rcaliuazione di qua 1 unquc grande ideale. 11 compito d'oggi è per noi quello di dar iorza al Presidente \Vilson nella piì1 giusta soluzione possibile dei problemi nazionali suscitati dalla guerra, e nella creazione immediata del maggior numero po~sibilc di freni preventivi e repres- ' sivi contro la guerra. Agli altri problemi sa– remo a tempo a pen:--arc anche ... fra sci mcRi. T~' UNITÀ. Passata la festa ... ? A considerare quello che i nostri giorna– loni scrivevano alcuni mesi or sono e scrivono oggi intorno alla figura morale tli ,vuson, e gli sforzi che oggi fanno p~r smorzare l'entu– siasmo intorno a quest'uomo, vien voglia di <lire che \Vilson (: il Santo del giorno, per l'applicazione che a lui si vuole estendere del proverbio: passata la festa, gabbato il santo. Sicuro: ieri a guerra guerreggiata, i vari Gio111nHd'Italia erano tutti a dipingere, at– torno al capo ciel Presidente americano, l'au– reola dei propositi schiettamente democratici. Er:L il tempo in cui occorreva (< tener su· il morale». Wilson era gridato l'Aral<lo delle rivendicazioni di tutti i popoli, l'Avvallante della guerra liberatrice contro gli ultimi governi reu<lali, il Garante della pace equa t: dure– vole e d'un migliore assetto soc:ale. l\fa da che mondo è mondo, sono st:-iti sempr..: in uso Santi di gucrta e Santi di pace. E ora che grazie all'aiuto della de– mocrazia americnna abbiamo avuto \'ittoria, oggi si spengono, bel lJello, le candele a Wil– son - che non serve più - e si riaccendono al sacro egoismo, che si spera possa servire • moltissimo da ora in poi. S'incomincia perciò col dire che le iclee wilsoniane hanno avuto « un esagerato svi• luppÒ ». La stessa Francia - si fa scrivere cli là il G1'or11ale d' flalia - « la Francia è un poco incomodata dalla formula wilsoniana, lanciata in un'ora in cui le civiltà non sono eguali ovunque, e che d'altronde non è così wilsoniana, come si pretende ». F. se ora la Francia è incomodata, perchè deve sentirsi a suo ngio proprio l'Italia ? - Si torna con fer– vore al trattato di Londra del 1915, dando addosso al Patto di Roma del 19l8, conchiuso • in un'ora di paura». E anche qui da capo la Francia: se questa aspira alla occupazione di tulta la riva sinistra ciel Reno con teste di ponte sulla riva destra, perchè non do– vremmo anche noi aspirare a tutt,l la riva orientale dell'Adriatioo? Arrangiati che mi arrangio: prendono gli altri, prendiamo anche noi. - E poichè dall'Adriaticoorient::t.legiun– gono noti1.ie che la Francia (: avversa a secon- 1.lare le aspirazioni nostrane fuori ciel trattato cli Londra, allora: povera Francia! prende e non lascia; chi parla di disarmo? l'armi! qua l'armi! A Wilson frattanto si è ammannito i! pranzo delle dimostrazioni romane con nume• rosi manicaretti agrodolci. Jl giornale, non « uffi~ioso» ma « fodele ;> all'on. Sonnino, gli di– chiarava in prt:cedenza che sarebbe stato accolto c:dorosamcnte, purchè «si penetrasse realistica– mente di quei v:ilori, che a lui drmagogii:ammlc r,Jlessà.JO (?) sembrano essere sfuggiti per effetto della rigida clausura \'Olontaria nella Casa Bbnca ». Del re,to,aggiungeya disinvoltamente, « col catastrofico risoh-ersi della guerra, l' i– deologica autorit;\ wilsoniaua ha smarrito gran parte del suo valore •· E gli si buttava :mila faccia il risultato delle elezioni ciel Congresso Americano, in cui la parte repubblicaua (pro• tczionista) ha a\'nlo I:,, maggioranza dei voti. E gli si spiattellava sul viso che!• lo sfaccio della Mitteleuropa restituisce urgènza e preminenza a. interessi schiettamente nazionalistici • : il suo programma sarà buono pei dì futuri, ma in– tanto• lascia erette e prepotenti molte neces-.ità costituzionali del vecchio assetto cu opeo •. : « il suo demagogismofu p,·ez,OMJ, ji11c/1è co11lrilmì al ,·r"'°lu::ùmnritmo tm/0111~0_; però attenti ai rischi, che la siw applicazione per\'ertita fatta dai nemici (?) potrebbe c~1gion:ue »; << alcune delle sue formolc 11/0JJÙ!icl1e c s:'>anocli rappre• ~cnlare <lclle garanzie per gli alleati conti– nentali ». Eppoi, or.tmai contro le nuvole <li ,vibon si clev:1 il fatto compiuto del conve• gno a tre, ségrcto, di Londra, in cui Inghil– terra, Francia e Italia si sono già accord:ttc in • una politica di reciproca fiducia a tran– sanzioni e-on le nccess1t:ì vitali cliognuno •· Mentre cosi parla il giorn;1le «fedele» del– l'on. Sonnino, noi democrntici sul serio e non per burla, abbiamo il dO\'ere di riaffermare ri• snlutamente che la Società delle Nazioni fatta. b:1lcnare ncll'arclorc delle battaglie ai combat– tenti come conforto e sprone, non deve asere oggi messa nel dimenticatoio. La camorra elci giornaloni riduce oggi in stitici riassunti e confina nelle quarte pagine i discorsi che \Vilson fa su quest'argomento. Ma il sotter– fogio non deve avete successo. La Societ:\ delle Nazioni de,·e uscire dalla Conforenza della pace con tutte le sue ovvie conse– guenze: rimozione di nuovi irredentismi nel seno delle potenze vincitrici; limitazione degli armamenti, controllo sulle fabbriche <l'ar 1.i. riduzione delle barriere protezioniste. Se que– sto non si fa, in pochi anni, i pretesti degli irredentismi, la corsa agli armamenti, le guerre doganali che nasceranno dalla t,eoria che ogni nazione deve bastare a .sè stessa, renderanno insopportabile la vita dei popoli, e anemo o in una nuova guerra o in una rivoluzione anarchica il totale naufragio di ogni civiltù. Se non vogliamo irridere all'agonia dei nostri morti, che accolsero l'ora suprema colla vi• sione cli una migliore convi\·enza per l'uma– nità; - se non vogliamo irridere al dolore di tantt: madri, che elci loro sangue rinnovcl– lato in giovani vite, fecero sereno o:ocausto .tll' ideale d 1 una patria migliore; - noi dob– biamo Yolcre che il programma di Wilson sia integralmente attuato. \Vilson, come fu il santo della nostra gnerra 1 deve essere il santo della nostr.t pace. Non <lobbiamo consentire che, passata la festa, gli sia dato furbamente lo sg:mibetto. come si è fatto con Bissolati e come è pratil·:1degli uomini del (,','ornale d'Ila/in. ll. J. La tirannia dello spazio ci costringe a rinviare al prosSimo numero l'articolo, giit a111111nziato, di ERNESTO LUGARO SII la Democraziae la guerra; e un altro articolo di LUIGI EINAUDI sul Pf,l)blema finanziario della pace. Nazionalismo francese Nel pas,ato numero dcli' U11ilò facemmo :1ppena in tempo a richiamare l'attenzione dei nosh i lettori sul fatto che la Commissione franC'e:.e degli affari c:.teri ha re5pinto all'una– nimita l'idea di annrttere alla Fr:rnda i paesi tede~chi della riva sinistra del Reno: ma ha affermato a\l'unnnirnit:ì che non solo que– sti paesi, ma tutti i territori sulla riva destra del Reno, per una profondità di quaranta chilometri. <le\·ono essere neutra I zznti; ed h.t a1,provato a maggioram:.i, C'iOt col voto con– trario dei soli socialisti, l'annessione alla Fran– cia ciel bacino della Sarre. E il Ministro Pi– dion e Cle1uenceau hanno in forma meno esplicita fatto comprendere che sono queste le intenzioni anche del Go,·erno. JI presidente defla Commis.sione, Franklin , Bouillon, non osando dichiarare che qucst'an– nes~ione di un territorio ahifato da popola– zione assolutamente tedesca, qual' è il bacino della Sarre, è pretesa pcrchè si tratta di ter– ritorio ricco di miniere; non potendo affer– mare che il bacino della Sarre sia necessario alla Francia per le famose ragioni strategiche:; ha messo avanti il « diritto storico»: il ba• cino della Sane fu ~taccata clall'Alsazia,Lorena nel 1815, e la Franci l oggi se lo riprende. Non altrimenti nel 18iI la Germania si prl•fe I' Aba1.ia-T.orena, perchè questa era stata !.taccat:l dalla Germania ai bei tempi ili Lui– gi Xl V e del tr:1ttato di Castel Cambré!ds. Quando la Germania commi,;e questa pre– potcn1.a - radice princip.de c!ella guerra, da cui l'umanitil comincia appena a respirare - il grande storico francese FustC'lde Coulangei, discutendo cui Mommsen il preteso « diritto ~torico» della Germani:) sull'Alsazi:t-Lorena, sci ivevn : << 1:: puerile sostenere che l'Abnzia– << I orcr1a cleve ritornare alla Germania, per• « chè ne faceva parte alcuni scfoli or sono. • Rist:lbiliremo forse noi tuuo ciò che ha « esistito nel passato? E allora, {li grazia, a « quale passato ci fermeremo? Rifaremo l'En– « ropa del secolo XVJI, o quella del sec-oloXV, « nppure quella in cui lrt vecchia Gallia pos– « sedeva tutto intero il Reno, e Strasburgo, e « Savcrne e Colm.tr erano citt:l romane? - « A'o,· abb1tl1110 qua/rosa di 111rglio ehe. I, storùr « per guidarri. Noi possed'amo nel XIX f.ccolo • un principio <li diritto pnbbli o du'aro e i11- • dùc111ibilt: il nostro principio è cbe una po- • polazione non puù essere go"ernata rhc • dalle istitur.ioni, che essa accetta libera, « mente, e non deve far-parte di uno stah) « se non di sua \'Olontà e per libero consenso. « Quei;to è il principio moderno: questo è « oggi l 1 umCo /011dm11eulo dcli' ordine. Ed a e questo principio de,·e obbedire chiunque è • amico della pace e partigiano ciel progresso e della civiltà • (Quesh'om ,011/e111Jorai11es, Pa– ri•-::, llachette, 191-z, pag. 100). }~dErnesto Rcnan, discutendo con Strauss, protesta\'a perchè: lo Strauss gli aveva attribuito l'opinione che la Francia dovesse pretendere dalla Germania la retrocessione di Saarlouis e di Landau - proprio il bacino della Sarre, staccato dalla Francia nel 1815 e agognato oggi da 1 1 ranklin Bouillon, da Pichon e da Cl~men– ceau. « Io sono dolente - dichiarava Renan - « cli esse:e stato presentato da voi al pubblico « te~esco come capace cli una t le assurdità. « Se qualcosa risulta chiaramente da ciò che ho « scritto su questa guerra funesta, mi sembra « sia il pensiero che bisogna tenersi alle fron– << tiere na1.ionali quali la sto:ia le ha fissate, e « che ogni .tnnessione cli territorio senza il \'Oto « delle popolazioni è un errore e un delitto .... « 11 diritto di una \'Olla non (: il diritto di oggi. « 11 sentimento delle. nazionalità non ha cento « anni. La cessione cli una provincia non era « un:1 volta che una trasla1.ionc di beni immo– « bili da un principe a un altro: i popoli in « generale vi rimanevano indifferenti. QL1esta « coscienza dei popoli, l'abbiamo creata noi « nel mondo grazie alla nostra rivoluzione.; l'at– « biamo data 1\oi a coloro, che abbiamo com– « battuti e ~pesso i11giust:11wnte combattuti: « essa i il 11oslro dogm ·.... Quasi dovuntp1e i pn– << trioti della Germania reclamano un diritto << germanico, noi 1>otremmo reclamare 1,11di– .: ritto celtico anteriore; ed innanzi al periodo « celtico, ri ernno, si dice, gli allofili, i Firrni, « i Lapponi; e prim:l dei J.:ipponi. ci furono « gli uomini <lelle caverne: e prima degli uo– « mini delle ca\'eme, ci furono gli orangutang. << Con questa filosofia della storia, non ci sarà « nel mondo altro diritto legittimo se non quello • degli orangutang, ingiustamente spossessati « dalla perfidia dei civiliz1.ati 1>. (L: réfor,,u ti1• !el.'e~·/urllet 111mie, Paris, Lhy, 1872, pag. 188, 195, 196). Dimenticherà la Francia d'oggi l'insegna– mento che viene da queste parole? Franldin Bouillon sostituir;\ nel pensiero francese Fu– ste! dc Coulangcs e Renan, come l'on. Son– nino aspira in Italia a << sbancare a Ma1.zini e Cavour? Quanti sono io Francia i francesi autentic-i, che resistono all'ubbriacatura della vittoria ? Quanti i francesi degeneri, a cui quest' ubbrfr1catura ha dato una mentalit:1 schiettamente prussiana ? Noi - lo ripeteremo fino a quando la delusione non ci abbia proprio sfondato gli occhi - noi ri:naniamo incrollabili nella fich1- ci:11 che la grande maggioranza del popolo flanc-ese sapr:ì. superare nobilmente e gloriosa– mente la crisi cli follia che travolge oggi, i suoi go"ernanti. Lo auguriamo per l'affetto ardente, che abbiamo per la Francia : noi, gli ;unici della vigilia e della. prima ora : quelli, che nell'agosto del 191◄ avrebbero sacrific:ttQ anche la vita per impedire che I" Italia par– tccipas~e all'aggressione gennanita contro i I Belgio e contro la Frnncia; quelli, che non aspettarono reanche la battaglia della Marna per invocare l' inter\'ento dcli' Italia nella guerra :1ntigermanica. I nostri amici fra,\cesi non si lasc;no in– gannare dagli incitamenti cli coloro, che oggi in Jtali·a consentono a tutte le pretese del– !' impcriali~mo francese, per ottenere in com• penso dalla Francia m:mo libera nell'Adria– tico. Costoro, nell' :igosto del 1914, awebbero quasi tutti voluto marciare a fianco della Germania contro la Fr:1ncia. E, nonostante il snngue sparso sugli stessi campi di battaglia da francesi e da italiani in questa guena, restano sempre antifrancesi e tedescofili in fondo al cuore. Ben volentieri vedrebbero la Francia, coi suoi 40 milioni di abitanti, itu.– pcgna si in una nuov:i lotta eterna con una Germania, che avd sempre almeno 70 milio11i di abitanti. Per la prossima t'Olia si propon– gono cli fare quel che non hanno potuto fare nel 191,1: mettersi con la Germania. Se dovesse prevale~e oggi nella politica fr:mcese la mentalitfl prmsiana, rivelatasi a un tratto, dopo la vittoria, in Franklin Bouillon, in Clemenceau, in Pichon, la Fran• eia - la Fnmcia dei diritti dell'uomo - sa– rebbe uccisa anche nel cuore della demOL ra– zia italiana: si costituirebbe in Italia uno stato d'animo antifrancese universale. E nel . giomo di una nuova crisi, la Francia si avve– drebbe allora a che cosa le sarebbero servite le miniere della Sarre, e le garanzie strategi– che, e la s«Ù/as sceleris che i nazionalisti fran– cesi sperano di stringere oggi coi nazionalisti italiani. Che questo giorno funesto e per la Francia e per l'Italia e per il mondo non venga mai: - questo è l'augurio pili rervido degli amici veri della Frani ia. La questione dell'Adriatico Quei nostri abbonati, che ci hanno man• dato, oltre alle dieci lire dell'abbonamento, le lire due per la Quulùnu de/I' Adri'atico, sono anisati che debbo•o aspettare il volume fino a quando l'on. Sonnino e !'on. Orlando non abbiano smesso di averne paura e non ab– biano tolto il divieto di pubblicazione. Si prega vivamente di prender nota: 1° che Il nuovo Indirizzo della direzione e amministrazione del giornale è: Viu. Sam, Zauobi, (;4, 1?ire1tze; - 2° che l'abbonamento annuo non~ più di lire cinque, 111a di u,•e dieci. Copie duplicate Quei 1 nostri amici, che riceveranno nelle prossime settimane più copie della ~tc~:1 Unità, .sono vivamente pregati di tnvtare le copie soprannumerarie a loro conoscenti. Farunno così la migliore pro• paganda per b diffusione del nostro gior– nale.

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