L'Unità - anno VII - n.36 - 7 settembre 1918

• L'UNITÀ 179 seguente lettera. E nulla meulio di siffatta coin– cidenza ci aiuta a comprendere il terribile sabo– taggio; che da tre anni è stato orgcmizzato contro la guerra dalle autorità ·ooverna./ive, e special– mente da quelle autorità militari, a etti sono state attribuite con incredib-ile c< dM funzioni civili. Chi vuol comprendere le origini dei sentimenti antiguerreschi di tanta parte dei noHrt tontadini, deve cercarle neu· opera di molti tenenti colon– nelli e colonne!li imboscati nei 1avor~ di requi– sizione. PROTEZIONISMO Op-ERA I O « Caro Popolo, fra le tante aggiungi anche que•· sta. Domenica 28 aprile, v'era i·n questo Comune la requisizione de( ,bovini. Pioggia dirotta. I vac– cari arrivano da ogni an_golo colle lrn·o mucche. Si requisisce, si conducono alla stazione le be– stie. Mancano i vagoni. Si telegrafa, 'si· t.elefona, nulla. Intanto continua a piO'V~e fuottamenlc. Le povere ,bestie tanno compassione. Non parlia– mo dei poveri soldati addetti alla requisi,z,ione. Sono fu.ribondj, più che .col tem1io, con eh i è la causa di tant-a incwia. I vagoni sono poi giunti due giorni dopo. Nel frattempo tre vacche sono mort.e, e le altre che non poterono a'Vere per usi lo éhe hl cielo piov~o, non sairan,no certamente au– mentale' di ·peso. I soldati dicevano èhe è un mese che 11equ\siscono e che l'Incidente della man– canza di vagoni si è sempre verificato. « Q'tiesla"'11on è soltanto negligenza, è qualche cosa di peggio. L. Argentero. Calmieri e requisizioni agricole Pubblichiamo l'Ordine del oiorno votato ,talla Associazione degli agricoltori leccesi, perchè i:sso risponde aUa cruda verità, e ri.ch.iamiamo l' atten– e ione del .Presidente del Consiglio dei Ministri sul– r'indirizzo <li aper-ta ostilità all'agri.colt11<r-0,che ha assunto la politica (I.scale. ed economica d·ez « Regime assoluto btirocratico », sollo il quelle vi-· viamo e contro il qu,ale è ine·vitabile là rivolta. ORDINE DÙ GIORNO La Sezione ptovinciale leccese della Associazio– ne degli Agricoltori Italiani, convocata in assem– .blea: Rileva che il Governo compie atto ingiusto, im– •proV'Vido, imponendo prezzi di impel'Ìo alle pro-· duzioni agrarie, quando nessuna ragione possa ciò giustificare; a,fierma che gli agricoltori, intensificando la loro azione attraverso immani difficoltà., affl'on– tando alee pericolose ed. esiziali, Compiono il loro dovere, mentre il Governo mostrasi improvvido ed ingiusto, turba la Loro missione imponendo cal– mieri inferiori al prezzo di costo della produzion~ delle dermte; ricorda che gli agricoltori nutrono sentimenti di puro patriottismo, e ne han dato, e ne danno prove indofesse, epperò non vogliono venire tur· hati nel loro elevato entimento fon atti di vio– lenza che li mette fuori legge; constata che, mentre i prodotti della agricol– tura sono colpiti da prezzi spogliatori, gli indu– striali manifatturieri, ,gli afppaltatori anicchisco– no a ·miliardi; osserva che lo stato di guerra non deve fare smarrire nessuno, nè governanti, nè cittadini prl– vatl, ma impone maggiore oculatezza, e più alacre e più intenso zelo nel servirè il paese, con criteri sani e fecondi e non già perturbntori ed ingiusti; ritiene che i provverlimenti fiscali ntti a sost.e– nere la finanza dello Stato debbono venire ripar– ti ti con critert di giustizia distributiva, e non già a danno della classe degli agricoltori soltanto, come avviene quando si requisisce il prodotto a– gricolo ad un ,prezzo inferiore del corrente; Epperò: protesta contro la costante, incalzante sopra[· razione del Governo; li Convegno nazionale degli operai delle mani– fatture tabacchi lìa votalo un ordine del giorno, i,, cui " considerato gli ingenti impianti compiuti " llallo Stato nei suoi stabilimenti bellici e la « conseguente creazione . di · una enorme massa " operaia. che dr.Ila cessazione della produzione " bellica ~potrà m,e:re disoccupazior,c e fame ove " dal Governo non si studin~ fin d'ora i provvedi– " menti atti a lrae,,formare le lavorazioni di guer– " ra in produzione cli pace, invita la Federazione " dei lavoratori dello Stato a fa,rsi portavoce "-presso i I Governo cli questi concetti ». Dunque lo Stato ha crecito, in occasione della guerra, una enorme massa operaia. Che cosa vo– gliono cli,·e queste pai:o le? Coloro, che oggi lavo– rano nelle indusLrie di guerra, sono stati forse fa.blwicali per l'occasione dallo Stato come si fab– bnicano i giocattoli'? No, ùavverol Erano fo,'se pri– mfl clcl!a guerra milionari che andavano in automo– bile? No, davvero! 0 allora? E allora lo S'talo non ha creato niente: ha solamente sposlato verso le . industrie di guerra, promettendo •più alti salari, molte diecine cli migliaia di uomini e cli donne, che prima della guerra erano occupati n_ei lavori agricoli, o in altre i1<rlustrie: lavoratori erano prima, e lavoratol'i sono oggi. Perchè allora gli overai d~ tahacchi h,1nno usato quella formula dello Stato che ha creato una enorme massa 01)eraia? Pe,·c!Lè in larghe pro– rporzio.ni la massa operaia cl-elle i11dust.tie di guer– ra è di origine agricola; ora pe1· l'operaio socia· list% o socialistoirle, rhe vive in città· e lavora nelle grandi fabbriche, l'agricoltore non fa parte èlella classe oper~i.a; è qualcosa ,Ji inferiore al__ l'dpcrnio indusll'Ìale; il vero prolela••iato è il vro– letllriato industriale. Qunnclo, du1 qne. sorge una fabbrica fuiogginosa e ·11.uno.rosa la quale si mette a inghiottii-e dei la,voratoTi agricoli, attirandoli da.Ila vita assai più sana dei campi a diventare tubercolosi, neurastenici e alcoolisti col mi raggio cli più alte rn~rcedi, allora non avviene uno sposta– mento di t1n certo nume,·o di proletari da un'aui– vit,à. ad un'altra, ma è a.ddi1•itiurn .crealo dal nulla un, nuovo nucleo operaio e J_)rolelari.o. La conseguenza cti qnesto curioso prngiudizio 'è c!Ye, se una fa:bbrica si chiude, il nucleo rprole– tario, che prima lavo1·a,·a in essa., non si sposta vch:;o altµ.·e.occupazioni, ma. sparisce senz'altro. E bisogna evitare che sparisca. Ed ecco allora gli operai di quella fabbrica, e gli altri per soli– darietà, ad esigere che il Governo impedisca la chiusura della fabbrica e la 1l!)arizlone del... pl·o- letariato. Beninteso Ghe a questo pregi uclizio risponde un interesse: gli operai, che hanno il.bbandonato una 9,ntica occupazione per venire rrella fabbrica per– chè vi erano attirali da un salario maggiore, e che sono pronti acl ab.bandonare la fabbrica attu:i.le [)Or andare a mille chi lomelri di distanza non ap– pena possano spei•Rre un salario maggiore, non vogliono che la fn'bÌ:lrica si chiuda quando essi non sono sièuri di trovare senza àifficoltà un'altra occupazione, almeno altrettanto rimu1;erativa: perciò domandano che il Governo studi i <proVYe– climenti alti a impedire che la fabbrica si chiuda. L'ehormò industria di ·guerra, destinata nece~– sariamente ad avere fine o a trasformarsi colla fine della guero-a, è natrnrale che dia origine ad analoghe domande. }1a, che cosa può fare il Governo per I rasfor– mare le lavorazioni pace? di guerra in laYorazioni di Dove questa trasformazione potrà avvenite, perchè i prdprietari delle industrie avranno il tornaconto a farla, ivi non vi sarà Jiisogno del– l'azione del Governo. Dunque gli operai chiedÒno che il Governo lnr tervenga a tener su le fabhriche dove non ci sono Io condizioni, che rencleL·ebbero convelnient.e ai invoca l'e,l)lpoggio e l'aiuto di tutta l'Associa- zione degli Agricoltori Italiani, della De1>utazione proprietari iI conservarle. r,olitic~ll!ccese, degli Enti di questa re.gione, per- E in che forma potrebbe ,,ealizzarsi queat'in- chè facciano comprendere al Governo l'errore ine tcrrnnto? cui è caduto e nel quale si oslina a rimanere, e Di iorme possibili non ce ne sono che due: o il ne è prova 11 nuovo decreto che impone il prezzo Governo ~ve aoquistare esso i prodotti a prezzi di requisizione del vino. • superiori a quelli, che sarebbero falli dalle !ab- briche. le quali potessero Lrasformarsi senza aiuti governativi; opp1,1re il Goverpo deve concedere · alle fabbriche, le qua.li altrimenti non pottcl)bero tràsformarsi, dei dazi cli confine diretti ad ele– vare i prezzi, h~ grazia clei quali le faJibriche fa– rebbero pagare ri lorn prodotti a prezzi più alti di quelli che correrebbero senza la protezione do– ganale. Nel primo caso il Governo dovrebbe ricavare clalle. tasse, pagate dai cont,ribuenti, i fondi ne– cessari a manLenere le fa1Jjb1•iche;1,el secondo caso le fabbriche preleverebbero esse diretta.mente una tassa su tutti i consumalor~ dei loro prodotti. E poiché fra ,i contribuenti vi sono in prima . linea tutte le classi \>rolctarie, e JX>ichè fra i con– sumatori ci sono in prima li ne.a tu tt.e le classi proletarie, ne con.segue che il Governo deve fare pagare·in uo modo o in un altro a tutti gli operai e ,contadini, che non lavorano 11ellc fabbriche, per.le quali s'invoca l'aiuto del Govern6, ciò che occor,,:é affinchè gli operai di queste fabbriche non al,biano il disturbo di cercarsi un n,uovo javoro. 1 n questa pret.esa assurda e immol·ale gli o<pera1 delle lfÒlbbriche di guerra si t,rovano d'accordo con gl'industriali; i sociaJisti riroluzionari coi bor– ghe~i; l'.1wmli/ con l'Irica Nocionale. Il protezio– nismo operaio è stato sempre 1111a sottospecie ciel p,:otezionisrno ,borghese. Tutto sta a 'Vedere se quegli altri lavota:tori, che sono sotto le arrrii, coftsentirannc a lascia:rsi lo– sm1e dal Governo per mant.enere sf.nza nessun cli slurbo quei lavoratori che sono occu11ali oggi nelle. in_clusLriedi guerra. Pcrchè lò Stato, se ha e-reato le masse •dperaie delle fabbriche ·<li guerra, ha creato anche le masse assai più numerose, che la- . vorano nelle trincee. Le prime hanno la p&Ìre al sicuro, e guadagnano saia,r! assai cievati; le se– conde si t,rovano in condizio11i 1,erfetlament.e vi– cevcrse. E lo Stato, ,quando licenzierà i lavoratori delle frincee, non potrà mi.ca assicurare a ciascu-· no cli questi un'occupazione immecìiala. di loto gradi men lo: dirà via via eh~ li met leril. fn libertà: arrangiatevi. Ed essi si arrangeranno .. Per qual mot[vo gli operai delle frubbriche clovreb'.bero qt– tenere un tratlament6" dive,·so? Sopralullo, sareb– be gi\lSlo che i lavoralo1'f-delle tri,,cee facessero, o come cont,•ibuenti o come consùmalori, le ~se dei privilegi dei lavo·ratori delle la.bhriche? Che lo Stato, il qua~ non ha creato, ma Ila spos stato verso le t.rincee e verso le fabbriche di guer– ra una massa enorme di lavoratori, a'llbia il do– vere di non dire a tutti insieme du un momento all'altro: arrangiatevi, io me ne lavo le mani, è evidente. Cioè è evidente che. occorreranno provve– dimenti speciali per facilitare la smobilitazione inclusiriale come la smobilitazione militare. Ma >ìlLro è dir questo, alt.ro è dire ohe lo Stato deve compiere sì la smobilitazione militare, ma non la industriale; che mentre i soldal( devono essere mandati a casa a cercarsi lavoro, gli ope~ai delle fatlbriche di guerra. i•nvece, devono continuare sempre a •rimanere dove sono, magnri semlpTe coi ,,ala,ri del tempo di guerra, a fare poco importa quale JavoTo, a spese degli anticili soldati. · Agricola. Dii dopo guerra ha cowinciato ad occuparsi, ,.;ol ben noto spinto di previsione i: di ,praticità, anche lo Stato 11tti!· ,.;iore dell'Esercito. ~lotivo per cui ha deciso che ~ol l' clicemJ>re si a1>rirà a Torino 'Un corso di 5ei mesi per 250 nuovi ufficiali cli Slato Maggiore. .[.'esercito pe~derà, in questo ,nodo, per sei mesi, 230 frtt i migliori comandanti di balla.gliono, e questo ne\ periodo in cui occor'rc1·ebhe disporre ciel massimo delle forze. ~'la, in compenso, se Dio non voglia, la guena dovesse 11ni re uel 1919, lo Stato ~[aggiore si. troverebbe semp~e sotto mano per ri– costituirsi, 250 ufficiali, che avrcbber-o imparalo• a far la guerra, non in zona di guerTa, ma a To– rino: condizione sine qua non pe1· un perfetto uffi– ciale cl.i Stato ,1aggiore.

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