L'Unità - anno VII - n.28 - 13 luglio 1918

L'UNITA Il problema ungherese Da 'parecchio tempo mi si è ficcata nel capo un'idea. Un'idea, che la vita che sto conducendo m'impedisce di approfondire, ma che, appunto per questo, amo prospettare su le libere colonne' dell'Unitd, sperando di provocare una discussione da parte rii quanti, meglio di me, sono in grado di conoscere la questione. '.\ii posso ingannare: ma a me sembra, '(ler quel tanto che ho letto, che nelle discussioni fatte negli ambienti scientifici e politici intorno al gravissi– mo quesito della successiorte dell'lmporo d'Au– stria sia stato soverchiamente trascurato iL pro– blema un91tcrese. Per non rubare troppo spazio all'Unità, riassu– mo i miei dubbi in 1pocbe parole: distrutta l'Au– stria, così com'è sotto lo scettro insanguinato de– gli ,\ib;tburgo (quod est in votis), i popoH ohe com– pongono quel faticoso mosaico sarebbero a.ttratti nell'onbita delle rispettive nazionalità, i ~edeschi domi11atori fatalmente finirebbero per far parte della German;a; ma ··- e l'Ungheria? Quell'idealista della politica, che fu Giuse,ppe Mazzini. al quale ... l'idealismo nor. impedì di ve– dere, in molte cose, bene e lontano. già ottanta– cinque anni or sono scriveva che l'Ungheria co– stituisce « un. elemento politico d'alta importanza in Europa ». Ma il '.\1azzini fu t~oppo ottimista nel considerare il problema ungherese, traviato r,el suo giudizio eccessivamente benevolo dalla sua amicizia con alcuni patrioti magia\'i e dalle fiere lotte di Budapest contro Vienna. Quando Berlino, e non più Vienna, incominciava ad essere il centro politico egemonico del Germanilsimo, Ciiuseppe Mazzini era t.rO'ppovec~hio per mutare le sue idee sul pdpolo ungherese. Anche nel 1871, infatti, ilt qu~l testamento politico che fu il suo celebre scritto Politica internazionale, egli riaccare,,:za,·a il suo vecchio sogno di un "affratellamento del po– p,olo ungherese coi popoli slavi: « Al nord la fede– razione slava, fra'l}poota tra la Russia e la Ger– mania e alla quale, svelta dall'Impero d'Austria, potrebbe aggiunger i l'Ungheria ... "· Ma la verità, la trist.e ,verità, della quale siamo testimoni, sembra invece dar ragione ... ad un cu– rioso svarione tipografico, che è sfuggito al Sal– vemi ni nel suo Maz;ini (Catania, 1915, p. 80) e che, in un altro mio libro sul Mazzini (ca1>. lX, nota 4.1, pp. 2!)8!299) io mi sono :permesso di rilevai·e, non per amore di pettegolezaz. ma per quella ... pedan– tesca esattezza, che è... uno dei miei più noiosi diletti. Lo stam:pat.ore ha fatto dire al Salvemini, tradendo non meno le sue intenzioni cha iL pen– siero mazziniano, cbe l'Ungheria ... « sorella del– l'Impero d'}\ust.ria, potrebbe aggiungersi alla Gei·– mania u? Mazzini, invece aveva scritto: « L'Un– gheria, svelta dall'Impero d'Austria u! Ahimè! se l'Ungheria è rimasta, forse, nemica di Vienna, è però diventata troppo amica di Bei·– lino ! Pr<1prio un anno [)rima che scoppiasse la con– flagrazione eul'Opea, negli ultimi giorni di luglio del 1913, io facevo i I monotono viaggio sul Danu– bio da Vienna a Budapest. e rammento che un ma.gi.strato ungherese. trovato sul battello, mi di– ceva - in eccellente italiano - che l'unione fra l'Austria e l'Ungheria era « un matrimonio mal combinato ", aggiungendo parole di viva simpatia per il nostro paese. Nemici tradizionali dell'Au– stria, gli italiani e gli ungheresi s,mo stati, però, ipl•ofonclamentc separati dall'ai>isso di questa guerra. , '.\fa quale sarà la sorte futura de,l'Ungberia? E quale deve essere, oggi ed in un ptossimo domani, la nostra politica verso quel popolo? '.\1i sembra opportuno iniziare o, quanto meno, avvi\·are una <:i~cussione su questo p111Ìto, che, se io non erro, è particolannente import.ante. Tale, almeno, pare a me, per una di queste due alterne rngioni: - o l'Ungheria rimane fedele al prograrnma medieuropeo, ed in tal caso, se l'Im– pero aust ro-11ngarico non si sfascia con questa guer·ra, es.a acquisterà probabilmente una pre– iponderanza sn l'Austria, e, ~e l'.\ustria finirà con neo l'essel'e incorporata, ne11a sua parte autemica– mente tedesca. nella Confederazione germanica, d.iverrà essa Ungheria la Longa manus di Berlino verso. l'Or·iente; - oppure c'è la possibilità che anche l'Ungheria, anche parte della sua popola– zione magiara si ribelli alla prepotenza non meno degli Ab,burgo che degli Hohenzollcl·n (il recente scandalo del tentato 8pionaggio tedesco a ùanno del conte l{arolyi, se non è una commedia, po– trebbe fornire qualche indizio di questa secor..da eventualità). ed in questo secondo caso l'Ungheria 1)01.rebbe•Pssere attJ•aLl.a, es•·a '[)ure, nell'orbita di quella federazione di ptJpoli liberi, che è spera.bile rac\lolga la ;uccessione del'le ma led et le cornne absburgbesi. Nell'un caso come nell'altro conviene... tener d'occhio il problema ttngherese, che è, forse, per l'avvenire più im'()Ortante che non sia lo stesso problema propriameute 11uslriaco. Ed è necessario che su quello come su questo, su quello ancor più che su c1ue,to, si faccia una larga e serena ùi– scussion.e. C1it10Liw di Romagna, ~6 mayr,io 1918. Alessandro· Levi. POSTILLA Forse il vecchio sogno cli Mazzini di affratella– mento del popolo ungherese coi 1popoli slavi è assai meno irreale di quanto gli attuali odii slarn– magiari non posrnno fare sospetta.re. )lei volume The war and democr«r.y, pu'bblicato dall'editore :\1acmillan di Londra nei 1>l'imi del 1915, il Seton- Wat.son ha osservato che, datò lo sfasciamento della :\!anarchia degli Ahsburgo, l'Ungheria cost.ituiret-bc uno Stato nazionale in– dipendente, « ma in UP senso !Ylolto divel"so di ,. quello che i suoi ipoliticanti imperialisti inten– " elevano: nono assimilerà le razze non magiare « del pae,,e, ma abbandonerà sigli altri Stati na– " zionali vicini tutti i territori estranei ai distretti " puramente magiar; delle 'pianure centrali. La « Ungheria sarà aUora più che mai un vero Stato « Da111tbiano; sulla sua fertile terra recondata « dai fiumi si potrà sviluppare l'agr;coltura, e sa– " ranno così limitate le correnti non necessarie « dell'emigrazione magiara, favorita ora dalla si– " tuazione '()Olitica ed economica del paese. Chi guadagnerd più di tutti, sarti il contadino ma– " giaro, sfrnttato così crudelmente. come il suo « vicino non màgiaro, dall'oligarchia domin(lnte. « Un 1isultato importante di questa guerra •arà. « cli discreditare la politica ed i metodi di questa « oligarchia, e di solfacitare lo smembramento dei « vasti latifondi dei grandi Magnati e della Chie– " sa, affrettando quelle alt.re radicali riforme agri– " cole, senza dell~ quali l'Ungheria non può spe– " rare di raggiungere il s110 pieno valore econo– " mico come granaio dell'Europa centrrule. Fi– " no'ra, il governo ungherese si è assicurato una « maggioranza '(>a.rlamentare, corrompendo e !er– " rorizzando il corpo elettorale non magiaro della « periferia, e ottenendo cosi una maggioranza di « voti a scapito dei radicali magiari della grande « pianura. ~1a con la perdita Clei distretti slo– " va.echi, ruleni e rumeni, questo sistema andrwbe « automaticamente in sfacelo, e ne risult.ereboo « in Ungheria un vero consolidamer,.to degli ele– " menti democratici Sarebbe per l" razza ma– " giara l'alba di una nuova era ». Se non c'inganniamo. è accenn.<i.t.ain crueste os– servazioni del Seton-\\"atson la linea, lungo la quale i Governi dell'Intesa debbono cercare di incamminarn la soluzione del problema ungherese. E' certo che, costretta dalla sconfitta a rinun– ziare alle sue ipretese di predominio sulle rnzze vicine, la oligarchia (Ylagiara cercherà di prepa– r\'-re la sua rivincita. stringendosi sempre più alla Germania. Ma incontrerà la opposi:ione della grande massa dei contadini, che desiderano solo cli vivere e di lasciar vivete, e no·1 hanno nessun ,nteresse a continuare a rovinar i a servizio elci Magnati magiari, sfruttatori nello stesso tempo e dei contadini magiari e delie nazionalità non .magiare. 139 I Governi dell'Intesa deblx,no favorire questa 011>posizionedei contadini magi:ui contro i loro magnati, e la pacificazione ira l'Ungheria rinno– vata e gli Stati vicini: 1° opponendosi risoluta– mente a quei tentativi, che non mancheranno di manifestarsi nei paesi circostanti all'Ungheria per strapparle territori '()eriferici prevalentemente magiari; 2° esigendo nei trattati di pace drulla. nuova Romania e dalla nuova Jugoslavia le più larghe garenzie cli libero transito doganale e fer– roviario per i prodotti ,mgheresi verso iutti I 1porti del Mar Nero, dell'Egeo, dell'Adriatico. Qnando la massa della popolazione magiara non fos e permanentemente offesa dai suoi vicini bè nel suo sentimento nazionale, nè nei suoi inte– ressi economici, il bisogno di pace non mancbe– rebbe <i poco a poco di prendere in essa i: '[)Osto sui rancori della oliga,·chia antica. In fondo l'Un– ghe1ia, per la sua poai1,ione geografica, non ba nessun interesse ad essere nemica degli jugoslaYi e dei rumeni, per essere amica piutfosto della Germania: il suo commercio d'im'(lortazione e d'e– sportazione troverà sempre più convenienti le vie dell'Egeo e dell'Adriatico, che. quelle del Mare del Nord. L'importante è che i /icini non pretendano 1 cli approfittare deJla loro !posizione marittima per imporsi iniquamente ai. magiari che non hanno uno sbocco politico sul mare. E dev'essere ufficio deH'Intesa vegliare affincbè nei trattati di pace lo. volontà di rapipresaglie non prenda il soprav– vento sulle nècessità di vita e sui diritti dei Magial'i. l'Unità. Sul discorso Kiihlmann A proposito delle ultime dichiarazioni di Killll– man,n, ho letto nell'articolo di fondo di un gior– r-ale democratico: « Se anche Kiihlmann dicesse " il vero, se anche tutti i tedeschi fosser·o del suo « parere e dichiarassero di non a-.ere p.iù fiducia , nella sorte delle armi, noi non cederemmo lo « stesso la parola alla di 1plomazia, ossia noi vor– " remmo lo stesso che il generale in capo Foch, ecc. ecc. )) . Ora, secondo U mio modesto parere, siffatto modo di ragionare non persuade le mamme, le spose, i figli del pQlpolo, non persuade la più gtan parte dei soldati; vale a dire è più pernicioso che uWe! Siffatto modo di ragionare (proprio di coloro che l'Unità chiama i tedeschi d'Italia) equivale a porgere un'arma insi<liosa e cla,vvero disfattistica nelle mani dei nemici esternj ed interni. lo sono figlio di operai, che tuttora (sia detto fra p(\rentesi), mentre io mi diverto a scrivere, lavorano col braccio; sono nato e cresciuto, e mi ritrovo spesso e volentieri, fra i proletari; presu– mo quindi di conoscere la psicologia d.el '()Opolo un pochino meglio di moltissimi giornalisti e po– liticanti che s'improvvisano conoscitori e inn 'l.mo– rnli del popolo! Gaetano Angelici. POSTILLA 11 nostro amico ha mille voltè ragione. L'abitu• dine, che banno •presa tanti giornali italiani, in– E;lesi e francesi. di mettersi a strillare all'inganno e all'impossibilità di una p~e per accordi non appena parte dalla Germania una delle così Jet.te offen.sive di pace, è una delle tante prove della inintelligente leggerezza. con cui giornalisti e pur– troppo uomini cli governo sfidano spesso i senti– mElnti più profondi dei soldati e dei popoli. Rifiutare a priori ogni parola di pace, che ven– ga dalla ~rmanfa, è un grossolano errore. Dob– biamo rifiutare le parole vaghe, equivoche, non impegnati,ve; ma dolX>iamo dichiararci sempre proni.i a trattare la pace non aP'J)ma il Goverr;to tedesco faccia pubblicamente proposte concrete, non equivoche, dirette a tutti insirme gli alleati. Wilson. si è espresso appunto in questo senso. - ·' . .:'-!-::I l'u . .,

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