L'Unità - anno VII - n.21 - 25 maggio 1918

• • '>f. • L*UNiTA scité fra tutte le operazioni di tutti i belligeranti, insieme con ,gli Stati Umli; tiene le !:hiavi del– I avvenire econ01iiico della G!ll"mania, col tener , le chiavi dei mari e dei mercati di materie prime. rudi, vittime, come nei, italiani irredent.i, della oppressl'6be au!triaça. l'w· se tutta l'Europa fosse sotto il calcagno te– òesco, V mondo anglosassone col conLrollarne la rossibilit.à. ,<li emigrazione ·e i troffici, l!}uò farne un focolaio di ,1ivoluzioni sociali economiche e una caldaia costretta ad esplodere, rendendo cosi im– possibile alla Germania di ria,·ersi dalle spese cH gue1,rn e di far frullare le sue vittorie militali. ,Hinclenburg non 1>uòbattere Nelson; Marte non J)UÒ baUer~ Nettuno;_ la Germania può vincere halt.aglie, ma non p·uò vincer la guerra; sa fare la ~uerra; ma non può im•pon-e la pace. Tale è i,! significato delln vittoria di f.Joyd Gebr– ge; un Puritano - come \o\iilson ~= l'Inghilterra è più che mo.i compatta dietro di lui; esso. è quella fortezza, descritta nella visione .lei Bunyo.n, il mi– sUco puritano del secolo XVU, " le mura d~lla quale no_n potevano essere abbo.ttu te od infra11..te dal !>i-~formida.bila Lrn i poten,tati, a meno che si:oi abitanti vi aoconsenlissero ». Angelo Crespi. .Un di$corso italiano Ne! volu11,e degli Atti, Rela,:ioni, ordini del gi'orno del cc Primo Congresso Generale dt/.la De– mocrazia Sociale Irredenta » tenulo a Milano il 6 ~ 7 aprile 19i8, leggiamo a 1pag. 90-92 un ti.i, scorso .dellìavv . .1\filcovich, dalmata, a cU.: I« Jlampa quotidiana non dette a suo tem.po tutto il rilievo, che meritava. L 'a·vv. Milcovich, se . no11, c'inganniamo, è il primo italiano di /Jalma.iia eh• abbia avuto la forza di s/tdare le auaressiont e le calunnie della troupe Duda,i, Tamaro è C.i, a(fermando il suo d01Jere d'Italiano al di sopi·a dei rancori di parte e delle preoccupazi471i locali. Più volte, .in questi 1111ni scorsi, ci era avvenuto di ricevere attesta.ioni di consenso e <li incorao– giamento dei irredenti adriatici alle nostre opi– nioni sulla equa solw:ione ciel pr-oblema della Dal. • 1na1ia. Ma nessuno osava rivelarsi pubblicamen– te: tutti erano sotto il te.rrnre, che spargevano mtorno a sé i npzionalisti, aggre!tendo brutal• mente, denunciando r.omt traditori, t:ituperand6 s,nia scrupoli chiunque osasse opporsi alla lor• follia malvaoia. L'auv. Milcov1'ch htt osato, nel Congresso di Milano, sJtd,are la bu.(era. E noi c'i sentiamo onorati di riprodurre qui le sue parol~, come documento di probità e di coraggio. Sono dahnata anch'io: l'l'l!ermo con orgoglio. Anch'io nel mio paese, ho lottato nei post.i più avanzo.ti , in difesa della civiltà a della lingua italiano.. Quandv, ai ()rimi bagliori della confla: gro.zlone europoa, nel luglio del rnu, sfuggenjo alle vendette aust.riàche, riparai in questa nobil• e grande Jlallo., madre gloriosa della mia Dal· . ,nazia, avQyo' ancora, per cosi dire, le carni cli– lo.niate d,alle ferite dell'a~>ra guerra sostenuta r~lln mio. terra natale contro gli slavi, che siM a. quel momento erano apparsi agli occhi miei Il\ vesto di aguzzini al servizio degli Absburgo. Ma! primo. ancoro. che da.I 1>0nte Jel battello, che m1 porlo.va verso lo. libertà, vedessi dilegua:re nella lontananza la bia.nca visione della mia Z !l.ra di– ltlta meni.re ancora mi risuonavano nelle orec– cl,ie 'sii ultimi addii dei miei cari, ebbe principio i,el prJfondo dell'animo mio, una crisi, un pro– cesso di elevazione morale, che andò man mano mo.t.urondosi e perfezionandosi nel mio e1iilio, t>Cr cui ora, dimenticate le passate lolte rrat.ricidd, cancellati i rancori e gli od.ii di parte, in, unn piò o.Ila e piò alt.rulsUca concezione rlei flui delll.l. ,,ostro. guerra, - che è guerra di liberazione di tutti gli owressi, cl1e è guerr.a di rcqenzione di tutta l'umanità, c)\e è uno. rivoluzione c!i popoli, tendenti vers:> una più alta meta di giustizia e cli libertà contro i t.rlsli retaggi del medio evo, •difesi nnc01·u dntror1i.bilo most.ro del militarlsmo prussiano e dal regal rurore degli Absburgo - rui è dato di guardo.re con occh più pu.ri <Li pro– blema del nOl ,t.ri rapporti aon gli ;lavi mer1di.l· Già nei ,primi 11iorpi deÌ mio esilio, quando :i Venezia (mi tremli il cuo1·e nel pronunciwre il nome della me.raviglios11. città, fu11to Cllil'a a.i dal– mo.li, sublime nel ma,rtirio -dell'ora) mi sono in– comra¼) con quegli slavi, che nella mia terra natale o.vea considerali nemici, quando li vidi esuli anah '=i, come me, ma. più sventurat.i di me, che avea il conforto di sentirmi stretto a.I cuore aflettuoso della madre l'lalia, quancj.o seppi che ancora: essi e.rana ·s(tilpipati alle galere, fora. alle rovche austriache, mi son ohiesto se non era. forse pn,rt,iiiano, ae non era almeno troppo a1- fJ·eU11.to il iiudizio di quelli che afferma1Va110 cha Lutti gli slavi maridionaJi arano :..genti .• ,tru– meriti della dominazione austriaca. Alloca, iJ1 quegli estùi ~avi, dil6guali i rantori e la diffi– denze di uno. volta, ho visto dei fratelli, diii com– p,'\gni nel dolore e nella speranza. d8lla l'edenzio– ne. Le loro parole erano, allora Ispirata all'amo– re e alla ·ammirazione per l'ltalia w suona'Vano riconoscimento della Jegitt.imit.à delle nostre aspi– razioni ad.riatjche·, armonizzanti. il piincipio d\ nazionalità con la tutela dei più vita.li interessi dello. naùone. Ed ora lo.sciatemi dirlo a.pe1ta– mente: se questo st.ato di reciproca fiducia e dì ' mutua simpatia, esistente fra: italiani e slavi al princ~pio della gueri-a venne poi malaugurata– mente a eessan·e, ,ne va data un.o. parte di colpa all'opera di 1>ropaganda di certuni, di cui non voglio djsconoscera la buona fede, ma nei quali forse non si era ancora maturata ia crisi spiri· t.uale cui dianzi ho accennato. / \ Ma quell'accordo con gli slaTi meridionali clie primo. "d'oggi non fu com!pletamente conaeguito, è conseguibile ora, se noi tutti so.remo pronti a M· crificare un IJ)O' dei nostri egoismi regionali, ~ si può_ chiamare con questo antipatico nome la carità i:lel natio luogo. Se, nei momenti più gravi della st.orio., quando sono in giuoco i vitali inte– ressi delle nazioni si chiede ai cittadini il saeti– fìcio delle cose più care, compresa la Tita., non si av,•à f~1,se il, diritto di chiedere do. tutti no! che si dimenlicl1lno la 'Passioni. ,li parte, gli lqt.– rcssi personali e regionali, '!>urchi! sia raggiunti. In più ,alto, melo.? Forse, propugnando quesU .principi, o.r.rischio d,i o.piparilre Isolato fra i dal– mati quj convenuti. Ma prima che dalmata .ml sento italiano. l~ima che dalmata mi sento uomo. mi sento fratello a tutti quelli che, stretti ad un wl patto, combattono per la libert.à. -0el mondo contro Ja forzo. brut.a dello. coalizione auatro– germanica, che vorrebbe ricacciare l'umaniU.. r.elle tenebre del medio evo. E' in nome di questi principi che faccio sentil'e, ln questo Congiresto lo. mio. umile voce, voce che trema !per la com– mozione nel present,imcnto che essa forse non troverà Ìl consenso di uno. parte dei miei eont.er– ~anei qui convenuti, che, pur ieri furono miei com1>agni di lot,t.a, E' ad essi, ai miei cairi fra– telli di Oalma:tia chP. si nvolgc 111- mia p"b.role. commOS$O. e aJ:letluosa. Oggi che ~ in giuoco h. sorte di tutta l'umanità, non t,eniamoci ag_grap, paLi al passnto, non addossio.moc: una t.er.ribil• responsa.bilit.à; non dico. di noi la ·storia che •oi nostri rancori abbiamo resa impossibile· un'lnte_. sa con i popoli 01>p.ressi dal.l'Austria-Ungherio! Alla vigilia del Congresso in Campidoglio· dalle ,,nzionolità oppress€ di cui non v'è <;hl non -vedu. l'alli imo signi.flca.zione e la storko. importama, v1 chiedo che non sin turbata con accenti di piu. siont! la solennintà dell'ora. DimenUchlamo ,.I p,issato o tendiamo frate_mamcnt.d lo. mano agi! s!avil Ve lo chiedo in nome de; principi da noi professati, per l'avvento della futura società del~• nazioni, per il bene rlella nostra gra.nde 1>at.r1& Ualia! Ve lo chiedo ancora <per il bene della no· stra Zara, la cui sorto potrebbe, ver o.VTentura, essere pregiudicai:\ do. un naufragio dell'accordo con 1 gli slavi meridibuall; per il bene cl.i Zara, C\'e non ;olo le mura, gli archi e le colonne • i templi cd i leoni rugge.11ti ancor nel marmo p:i.r· Inno di Roma, parlano di Venezl~, ma don pula la tpiù puni. ltnlia.nlt.à nel ouora di tuiU i eme.- neo 107 • • • din-i, di ZIU'a, l'indomita, eh~ noi rivend.iahiamo in nome del principio dI na1ionalità, in ome del 1>rineipio de!l'aÙ.to-deci!ione dei popoli, di Zara che, ove un plebi~cito vi avesse luogo, libe– rata dalla !ferzai.~ -da,J bavaglio 11.ust.ri ,aco,1spon- ' <lerl>hbe, asultant con la voce di tutto il ~uo 'PO polo, f~11. w u tolo unanime 11l'ido: Uali11.I La CasadeiParti Una clinica gitrecologica nell'antica Roma ' Chi vuol fair• 11.J1a grande scopeTtli, legga. nel· l' Emporium dell 'ottobr~ 1913 un articolo assai po~– tico, inti lolato: La passeooiatri archtolouica di Noma: sutl,i 11ia delle v•ftigia in~hirlandatt; e tlrmnto Tomaso Si!lani. ,Vi t.roverà il seiiuento ~quarcio di lirica a:rcheologica: 11 Sor.o rovine che disegnàno quasi una linea cc ,serpeggiante eO"pt1·a U declivig: st.anze scoper- · cc chiate che s 'incw-vo.no in forme d'absidi nel– " l'ombra: vOlte ancoro. incombenti, pareti lisce 11 qua • là macchiat,e dalle (Jt'accie d'un remoto 11 intonaco, o ingemmate· daJ candore cl.i alcuni 11 311pru-.atitimarmi. E v;è qui lutto <1uelche ,·esta 11 della II Casa dei Parti»: la clinica_oineco,logica 11 del./'I11ipero Romano. Ma quel che re1it.o.non è " poca cosa. Una delle vòlt,e suporstiti è t,utta 11 coperta di conchiglie marine, in una. leggiadra ,, decorazione archqettonjca: altrove uppaion trac– " cie d 'o.ff' reschi: una sLanza piò ga•o e e megpo " co'nsorvo.t offre il prodigio d'una ri\'ela.zione " inattesa . .Anche conoscendo la peri;ia chirur– " oica dei Romani, v'è alcuno che avrebbe scsvel– ,, kllo l'esiste1ua di una sala overatoria, _coslntita 11 con oli stessi criteri< e con le medesime fl,nalità 11 dei modernissimi (l.nfl,teatri.? Ed in qi,al soano 11 sarebbe ap1iarse>inturno allo sciemiato intento " alla sQll.guinosa cura, il cei·chio degli scolari vi– " gili 1opra i suoi at.ti .?Hbben.e 1 ne/11.1. sta~iza da « m• ricordar.a. l'i'lnvossibile diventa ,·ealtlU e t'an- • " Jtteatro è innanxi ai nostri occhi, perfetto e cc p,ronto alla 1,iù completa ricostruzione. La ~-ma u razionale doll'ellissi. d.i.&egna la !Ua vasta. su- 11 p«11llcie ed in alto, sulle pareti, si pret~ndono ,, ancora i eoelegni ma:rmorel della t,ribuna ch,e ,. ii:i..-,na intorno intor"iio, e pennetteva ai discepoli 11 di seguire gli insegnamenti 11ratici <Lei /.oro mae- 11 stri famosi. Plllrtiroppo manca sulla stanza il ri– " paro dèU11. vOlba.. Chiome scomposte di cespugli " e'affaociano rul fac;tigio: qualche papavero u fl.Mnmeggi tra le re11dltuTe: e l'ombra ed il " eole corubat tono il loro eterno contrast.o sul po– " vimento Ignudo ove pietruzze ùi musaico, ~!ter- nate di bianco e di nero, pongono iI rieordo d1 simboliche ftgurnzioni. Verdi ro.murri indugia.né > ,, sul !Da11no nobile de.I.la t.ribunA. depredo.la : pas– ce !eretto rapaci scendono a becca.re i semi caduti do.ilo. verde corona della terra. Ove suonarono " le r 1 1•it1a delle pazienti ed i vaoiti delle piccole ,. vite. , come •I odo di una piccdla morte quieta 11 e s1ftr1;.iosa u. .Il ,li~g aziato avevo. coni-uso i 'Parli (popolo del· l'."-sis coi parti, che sono !o.Ui ,Ja)lc donne, quan– do «rrivu.no al noTe mesi. E inventò sénz'o.ltro. la clinica ·ginec,jloa-ico.~ i ma.est.ri famosi, gl'in&egna· menu pratici, Id iiricle. dellè paz!enli, e i vagiU delle piccole vite. E questo bel l.i,\)o di at.udioso e di storie• che probabilmente con0&cc la storia. rlei Dalmo.Li come quei lo. dal Parti trova modo: l' di accoglicr~•,i quattrini ·per fondo.re una Rivista, il che è sp1c– sabile quando si penso. con quanta to.cililà. si tro– vano in Jt.alta In (Il.testo momento ùana,ri por fon– cuwe gtornali passivi; 2' di a .sso:io.rsi uomini cl\e hanno responsa,bilit.&. scientifico. e pollUca, il che rl~dereltlle 11•&'1.ohe aplesulone. ( •

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