L'Unità - anno VII - n.20 - 18 maggio 1918

L'UNITA 103 per vedere come foss~ ripartito il consumo dei coml>ustibili fossili durante· il 1913, ultimo anno per così diJ•e, normale. E trovò i ~eguenti num~rl (che io, per comodità, raggn1.ppo un po' d•ver– samente): Quando ]lOi g,li eleltrosiderurgici, che già Jol· tarono inrnno coi siderurgici per 1ndtl'l'li acl ah– banclpnar la produzionp dclJa ghisa, 'JYropongon,:, di risparmiar carbonè nella procll1Z1one d°ell'ac– ciaio, impor1anclo dall'Inghilterra ghisa e ,·ottami ese111i <la dazio, e usando convertitori e forrn oletLrici, :tllo1·~ ~altano su gli ele1trctecnici a cli•·<' cl,e in&omm·i le enèrgic icl,·oefatt1iche clell'lt,uia 110n sono inlìnitc, e C"he bisog1Ht riservarle agJi sropi pi,r 1►1·oficui. Ecl ecco, infatti, al CGngresso delle scienze_ in .\i ila.ne, ,iell'ap,·ile 19li, !e 'J>rime a,·visaglie fr, indu"triali, i quali si contendono le energie id1·a11lirhe, temendo eh~ non ve ·ne sarà a sufficienza per tutti gli scopi. combustibili, ecl è inutile accingersi a dispendiose intraprese u. Quand'ecco, J. Trasporti . . . • . . . • • a) 1!1er~ovio e tr-amvie . • . . b) M4nnt~ mercantile (e militaro1 U. Industrio mcta.llurgichc o minera.– lnrgi<ihc . . • . . . UJ siderurgia o indus, l'io ;not"u1: lurgic-hc minori. • . . • . b) gas illnrninnnt"' • . • • • e) alt_ro ofTi<•_iuemineralurgiclie . n l. Altre industrie e U"Ticolturn . IV. _I111pinn1i teC'uiei pèr en,.n-gin etot. t>l'ICfl .•. 2.-l19.0.l0 (>i0.00() 1810.000 1.m.coo &lU.l,O!/ tonnellate a..1,~1uxx> U.810.0.JO ::!.Z'd0.000 700.000 V. Vari .. • • • • • • 8-lll.000 1'vtale 10.t.b!-.I.Ouo La maggior domanda di carbonv p,roviene dal– I 1ndu tria dei trasporti. Ferrovie dello Stato Ferrovie Sarde . . . Alti-e ferrovie e tramvie Navi mercantili . tonnellate 2..200.000 111. ouo 600.000 500. 000 Totale • 3. 319. 000 Ora per' far correl·e le navi, le energie idroelet– triche non servono. Ci vuol carbone, o, se mai, ci vogliono oli pesanti, e nei riguardi dell'indi– pendenza economica fa lo stesso; l'uno e gli altri dovremo andarli a cerca.i:e fu()ll'i d'Italia. C'è !,anta gente che chiede una marina mercau· tile colossade, degna delle gloriose tradizioni ita– liche; ed è ,poi la medesima gente che strom!bazz,1 di volersi rendere indipendente dallo staniern. C'è gente che ambisce una marina da guerra fonnida,bi le e ~)retende in pari tempo di conse– guiTe una completa indipendenza economica: 1 due termini eono contaddittori. . Quanto alle ferrovie, è vero che ·molte di esse, a!lmeno in teoria, sono elettrificabili. Ma per vari motivi non conviene generalizzare la trazione eletbrica. Se oonvenisse, nei lliguardi dell'indipen– denza economica di nuovo non ci sanibbe scam po: dovremmo importare, fra l'altro, ingenti quantità di rame. Ecco un illustre tecnico delle strade ferrate ammonire che: « Le nostre· dispo– nilbilità in energie d'acqua - a parte una valuta– zione esatta, che è, del resto, ipressochè impossi· bile - sono tali da non hastare a tutto il nostro bisogno in .forza m,:,trice. Dovremo, perciù, im– portare sempre una quantità 1>iù o meno grandA di cal1bon tossi,le dai ,paesi che le posseggono "· E « siccome per una parte del nostro bisogno In energia dovremo sem'pre ricorrere al carbone • egli dimostra che « nell'interesse generale, con– viene piuttosto alimentare le ferrovie col carbone lasciando le ener.gie idrnelettriche aille industrie .: Oltre che a trasportare, il car1bone se11vea ll'i– scaildare. Gli elettrotecnici vedono d1 malocchio l'energia elettrica adoperata a scopi termici; s,o. stengono che a.dopl'.rarla così è U'll degradarla. L'eneTigi•a eleU.Mca, essi dicono, si ,p1·esta più di ogni altro agente fisico allo. tra=issione a di– stanza, consente l'elettrolisi, genera le altissime temperature, ma è assai meno adatta del car– bone a llrasfonna111Siin calore industriale. Occor· rono 10 dh-ilcwattore 1ler ottenere !tanto calor~ quanto ne sviluppa un chilogr:.unma di buon car– bone: tenuto conto delle perdite cx:correrelbl>eche 1 kwo costasse da 1{6 a 1/8 di 1 kg. di ca1ihone perchè l'energia eletbrica fosse convenient.e: e que, sto in tempi normali è impossil>ile. · L'.industria del gas illuminante pi·ogredisc~ dl · pal'I passo all'industria della distribuzion~ d'e· nergia elettrica. E' quìndi da escludel'e che H consumo di carbone )JeT il gas diminuLsca. D'al– tra parte la stessa inùustria dell'en~rgia. elettrica, 1·1vale deli'indust.i•ia del gas, consuma cai•bone. Le motrici agricole non saranno ,sostituite dal motorè elettr,co nemmeno quando le ·reti di di– s(tibuzione elettriche av1:anno ,Preso coi nosti·i frazionati centri agricoli " quel diretto e .intime contatto che ora manca ». Le industrie della carta ·e della tintotia usano il vapore come ele– mento diretto delie loro elrubor-azioni, sicché una larga quota del ca11bone adop~rato da tali ir,idu– strie « sfugge alla produzione di forza ». Pari– menti il carbone consumato nelle foo-naci e nelle vetrerie non è sostituibile. Concludendo, ti solo prognostico serio - ed è anche un augurio, ).'.)et'Chèpresuppone davvero 11n continuo iprogll'esso industriale - è che in fu– turo noi vedremo crescere a un tempo e di co– mun~ accordo il consumo di carbone e quello di energie idroelettriche. Così e sempre a.vvenuto fuori d'ItaJ!ia, così stava succedendo in Italia e S€guite·rà a succedere. L'illusione delle ligniti. « Ma le ligniti"? Voi dimenticate le ligniti! , mi 1>ar di sentirmi rimproverare da qualcuno cle· gli ingenui italiani che credono ai discorsi dei ministri o a.gli articoli di gioa·naJe. Di~rriamo uP poco delle ligniti. L'Italia è un paese ricco di ligniti, lo si sapeva da un pezzo: non è una SCO'perta nuova, non è una 1ivelazione della gu81'ra. Lè ligniti c'erano, 111aconveniva lasciarle dov'e,rano perohè non francava la spesa di estrarle. S~o1>piata la guenra. e venuti a scanseggiare i rifornime11ti dall'estero. è aocad'uto per le ligniti lo stesso che per altre materie ciel ~ottosuolo; ci siamo ll'assegna,ti a sor– vircene in mancanza d'i meglio, e l'attività che viene da molti guardata compiacentemente, cc, m~ un !prodigioso riaveglio industriale provocato dalla guerra, è, in fin dei conti, l'effetto dell'im- 1poverimento ciel mondo, non di un ilnpro,vvisc. arricchimento dell'JtJalia. Le ligniti c 'era.no m!\ erano (e quindi seguitano ad esse;re} di cattiva quali,tà e costavano troppo. Una pe-rsona com• petente e fiduciosa. n_ell' « avvenire lignitifero del– J'JWia 1, (J.)er adoperare il linguaggio immagino· so dei giornali} deve 4>m·confessare, sul Sole del 28-29 gennaio 1918, che la produzione çli questo _combusti-bile languiva per tre cause: 1) « la natura chimica e fisica delle ligniti, che in ispecie peir le xiloidi, presentava poche ca– lorie, rairburi volatili di odore nauseante, ceneri abhonclanji, igroscopicità, una perc~ntuale spesso elevata di zolfo e 11na facile polverizzazione del· l'al'ia n; 2) « la difficoltà cli escavatione e di Lra6port6 r,er mancanza di st1'ade »: 3) " il [Yrezzo cli costo troppo elevato in con– frontò al rendimento ,. CBNSURA. La se- 1·a del l'. gennaio il Mini&hro del Tewro esclama, nelle aie dell'Associazione commei ciaie a·omana: •· Se vorremo fare a meno di molta parte del 00,r– bone, durante la guerra, dobbiamo portare du– rante (Juest'cmno la 11roduzione delle ligniti e delle to,·be ad una quantità fra i 15 ed i 20 milio– ni (ti tonnellate "· Il 10 fabbl'aio :i.I Teatro s. Car– lo il 11inistro ripete: « E' una ver'?,'og;na che p~ 1 - una rngione o per l'altTa non abbiamo saputo fare a meno dal ca.rhone straniero. La produzio– ne delle ligniti deve essere poTlia.ta con cgni sfor– zo !ra 15 o 20 milioni di tonnellate "· E soggiun– ge: « Se interessi privali ~i frappongono, li rove· sceremo, se poca en~rgia di uomini non consente fai· pres_to, bisogna· al pa,ri rovesciarli "· Quasl ir,el.mandosi al suono ripetuto delle sue parole, 1I _Mm1stn·o,ede teSOJi e a Bologna \:)l'orom).'.)e in gridi esultanti: " Noi manchiamo o per meglio, d_1remanca\'amo di due diamanti neri dell_a pro• d11z1one,_ il carbone e 11 ferro. Ura questo proble– ma è risoluto, o per mFglio dire si sta llisolven. do. ln ltulia esiste f P.rro di qualità superiore a quello di Svezia e in quantità enorme. La Jigr.it.. può sostituhre l'antracite almeno in grandissi– ma parte; e noi 1>ossiamo comipiere Ja trasfor– mazione solo che spingiamo la nostra produzione, ,fu ran te la guerra, fino a 15 o 20 milioni di ton- 11 eltate, dopo la guerrra da. 20 a 30 ,,. Ora, per tutto commento alle promesse del Mi· nistro, si consultino i seguenti dati statistici: Produzione della lignite in llalia Anni 1913 191/4 Hlt5 1916 I 1917 . tonnellate 701).000 800.000 900.000 1.000.000 1..800.000 Aggiungeremo, a maggiore tliustTazione del ta– bellino, che fra quelle 1.800.000 t. si comprendono ligniti, i cui principali ingredienti sono terra e acqua: ligniti che scaturiscono da escavazioni frazionate qua e là e conces;;e per motivi eletto– rali. Aggiungeremo che que_§te ligniti incombusti· b11i, insieme colle alt.re , su comando deHa bu– rocrazia centrale marciano su e giù ,per- l'Italia in treni, i qua.li , è opportuno ricordrurlo, vanno avanti e indietro solo a patto di divorar combu– sti,bile. 'Sono inconvenienti inevitabili. In tempo di gue11ra oCCOOTe faT presto e non guardare p6!' il ·sottile. D'altra 'Pairte il servizio lo si vuole nelle mani _di un Commissa:riato (ossia di un conpo bu-, rocra Lico, accentlratore •per su.a natura, e non sempre competente in cose industriali} g,uidato da un >Uomopolit.ico ( non insensibile quindi, per sua natura, a liohiami parlamentat•i e cenni elet– torali}. Non ci scandalizzeremo di malanni che ir.evitabilll)ente discendono dall'imperfe,zione del– In natura umana. Pnrtubtavia l'eguaglianza: 1.800.00 = 20.000.000 non si regge in !piedi nemmeno sorretta daJla suadente pa,rola ciel ministro Nitti. eENSlfflA II problema del cotone. Inestricaibili sembrano i contrasti ai quali dà origine di siderurgia. Ci sono da una parte i ~i– derurgici, quelli che ipiù anrotano i denti 1>eldopo guenra, e che più soffiano nei p1'0grammi d'indi– pendenz,a economica. Essi non sono certo ruspo· sti ad abbandonare la produzione della ghisa, - come fu consigliato non pure da economisti, ma anche da ingel'(neri speciali ti di eJeilmsideru.r– gia. Al contn'ario, seguitano a costruil'e alti forni -si avYenturano in vistosi aum~nti <l'i capitale e riempiono H,tta. rtalia dei loro 1·eb<,anti pmposit:. Contarno dunque di consumare molto ca,rbone, anche in futuro: 1>revedono d1mque cli essere u trib1.1tari ,, - con1e i mercantili~! i si e~primono - dell'estero e tril>uta1i in misura crescente Dunque un- prog,ramma, che al grosso pul>bliro si giustifica coll"indipendenza economica, 1ibadi• sce le nostre catene. Per dippiù !'on. De Vito, Commissario genera– le pei coml>ustibili nazionali, '.'icordn\'a ai tprimi cli febbraio 191 che 1>er prodt11'l"Cle ligniti e gli altri combustibili occorrono ttornini, m!lçchinari ~ meczi rii tl'asporto. 11G(à,oggi produciamo li– gniti, legna e carbone vegetale più di quanto pos– siamo trasportare .... Se non ~1risolvono le que– ~tioni della mano d'o'pera e dei trasporti è per– fattamente intttile J)Cnsare alla intensificazione dei Quanto al cotone, è notorio cli'e lo si coltiv!\ ~por.iclicamente in Sicilia e nell'estremo lemb <lell'Italia meridionale e che la coltura si è v: 1,uta restringendo col volger ~egli anni. ESS,l

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