L'Unità - anno VII - n.20 - 18 maggio 1918

102 LUNITÀ bisogno il comm. Parodi, so\·ventore dell'Iden na:ion<Lle. 1111111,, Gutorità rifasciò questi documenti irrego– lari o 1nconq,teli? menti irregolari e incòm1>leli, degli uomini as ai prominenti gioliltiano piemontese . avrebl>ero lavorato nel mondo politico .\la chi era l'av\ ocato, che mil'accia va la cam- 1x1.gna cli . lumJ)a, e che riesciv.i puntualmente 11. ra,·Ja ra.-e dall"ldca na:ionale, Se ma.le non siamo informali, il .\lartiny si fece arrolare nel nostro esercito per avere cosi, un documento, che lo facesse passa.re pèr italiano rd evitare alla &Ua azie11da il pericolo di essere mesM soltp sindacato. E a procun1:rgli i docu- E ritorniamo a domandare al ~1inislro della gue1•ra cli ~e,,liu·e il dovere, almeno ora, di guar– dare bene a fondo in que,t·affare! Speriamo che la l'ila italiana, ora che ne è 1"1- chiesta. da. noi, mantenga la prom~ssa di pubbli– carne. il nome. Chi sa che que.slo nome non ci permetta, du sè wlo, di capire n:olle allrc cose! Questo gene,·c di . candali non fanno certo bene al pae~c - e in ciò l'Idea na:ionalc, 1 pa11·e impos· sibile, ha ra.gio11e. Ma peggiore assai dello scan ·dalo sarebbe la. im1)unilà o la congiuTa del si– lenzio !alta intorno a i colpevoli dai giornali, che hanno voluta la guerra. Chi deplora oggi gli scan– dali, a,·rebbc fallo meglio ieri a non mettere lo. pTopria influenz:1. '))Olilica a servigio ùi individui equivoci, le cui cattive azioni non potevano, .., prima o poi, non provocare gli ~canda li. Il mito dell'indipendenza economica l'Unllà. 11 caso Martiny I ,giornali dell'll maggio hanno JJubblìcala la seguente notizia: MILANO, 10. '« lh s~guito a !nuovi accertamenti sulla• nn– " zionalità dei fratelli Gian Luigi e Walter Ma.-– " tiny. il Prefetto, con un decreto in data odier, " na, ha sotlO'))Osto 11. sindacato la Manifattm·a " Ma.Ttiny che ha la propria sede in via Dar.te 11, " e via Giulini, 3 "· Di questi due fratelli :-.1ar_tiny r Unità si occupò nei numeri del 26 gennaio e 16 febbraio 1917. cioè la bellezza di sedici mesi or sono. Ecco che cosa scrivevamo nel numero del 16 febbraio 1917: u A proposito di questi due frntelli prussiani, « che sarebbero oggi arrolali come volontari nel– " l'esercito italiano, e precisamente al 2' Teggi· " mento genio a Oasal Monferrato, noi riprodu– ~ cemmo dal giornale, che se ne occu>pav,a, due ., documenti: un certificalo del sindaco di To– " rino, da cui risulterebbe che « Martinv Walte> " Francesco ftt Francesco e fu WilleckP Ernesta, " nato in Torino il 28 a71r(le 1887, surldilo pnis– " siano, marito di Scioldo Amalia, industriale, è " inscritto in questo registro di popola:ione dal " 1887 come abitante in piana Sul/trino, 3, col " fratello »; e una ca.rtfJ!ina illustr11.ta del 17 giu– " gno 1912, con cui il .\1(l)l'liny invia i suoi saluh u a un amico italiano, u per rico,-do del servizio ., militare ", che in quel momento egli prestava « a Landsberg a/ Lech, presso il 9" reggimento " d'artiglieria da campo, seco1Ìda batteria. « Il signor Walter Martiny, soldato tedesco nel « 1912. non avrebbe ~)Otuto essere a1rolato nel 1915 u nell'esercito italiano; perchè non era cittadino " italiano. Perciò !"arrolamento (l i~regola!re. Cioè " l'airrolamenlo, che vra necessa,rio per permet– " lere al signor :vt:arliny di essere consideralo u come cittadino italiano, non avrebiJe dornto u essere concesso. u Da chi fu conces.•o? Su quali documenti fu u concesso? Dn quale autorità .-rue;ti documenti u furono emessi? Nelrultimo numero della Riforma sociale, Um– b•·rto J?icci 7,ubb/ica un nia1ni(ìco studio pole– mico sulln mwva misti(ìcazione messa in circo· tu:ione sotto la formula luccicantl della « indi- 71end,·n:a economica », dai 1ettera1.i dell'Idea 11a– zio11ale, assoldati rlai ;iderur[Jici. Ri71rod1tciamo, per ora, ia 71arte cenlrale dell'articolo del Ricci, a11yura1ulor.i che lo <71a:io Ci consenta di ri71ra– durre via via altri frammenti. La muraglia della Cina. Anche se og,ni Stato si vole~se cingere con una muraglia più alla di quella della Cina, sormon– tata, per maggiof prudenza, da una go·an rete ver~ca.L! ~li.il : .9i [er,mare i rapid( velilvoli: e si mettesse in mente di sfruttare, col solo la1voro dei suoi cittadini, i beni naturali racchiusi dentro il limite d,ella muraglia; e creèlesse con ciò di esse~si Teso indi71endente dallo straniero; 1)resto si accorgerebbe della impossibilità d'isolarsi dal rcsto del mondo. I beni dall'uomo non creali, ma da lui approuriati per foggiarli con il ,proprio lavoro e trasformarli e adalt,1rli alla soddisfa– zione degli sva,riati e progressivi suoi bisogni, sono assai disugualmente dislUibuiti fra le re– gioni del gldbo. ùa, natura li donò a tprofusione, ma li sparpagiliò a· capriccio, o ,&Imeno secondo regole a noi poco note. Qui abbonda lo zolfo, lì il fenro e li il ca,rbon fossile, altrove l'oro o il rame, il marmo o il petrolio. In questo paese si accumula il salnitro .e in quello si S\CCentr8Jlo\ sali potassici. Sotto i tali cl.imi spesseggiMo gli albim donde ricaviamo i preziosi legni di ebano, mogano, !palissandro, o quegli altri tronchi, dai quali s.i fa èola;re il latice, che poi si ra•pprende in ·gomma elastica. Entro tali confini trotterella l'elefnnle, entro tali corre lo struzzo. Se ncm si tratta di beni stratlamente naturali, quali i minerali grezzi, le piante spontanee, gli animali selvatici, ma di anlmali alleviati e di piante coltivale, anche allora la natllll'a ha posto limiti geografici: perchè la temperatu,ra, l'umi– dità dell'aria, la com'()osizione ùcl terreno e altri requisiti naturali, ai quali la vita delle specie animali e 'Vegetali è strettamente legata, si tro– ·;,ano dist,t·ilmiti in maniera non uni.forme. Cosi il thè e il caff~, il cacao e la canr: a da zucohero, il colone, la vile, l'ulivo, il mandorlo e l'aralilcio non allig-nanc> se non fra dele1minale latitudini e altitudini. S.Cehè, -se le signore ilal.ian,i. vogli()no as.5apo- . rare il lhè clèlle cinque, premere con addestrate mani gli eburnei tasti del pianoforte e impennac– chiarsi per l'ora del passeggio, devono consentire che la muraglia si apra e lasci l'adito alle mer– canzie della Cina e dell'India e del Capo di u In que la faccenda deve essere in gioco qual– " che grosso interesse, e la irTegiJ"larità dell'arro– lamento deve avere a'Vl .1toqualr.he gros,so mo- ,Buona SIJ)eranza. u tivo, e a ullenere l'irregolarP. ar:vlamento cleve 11 problema del ferro. u avere· contribuito q,talche //TOSSO personaggio. " A cr•csto punto ci fermiamo, augw·andoci E fosse solo per questo 1 Ma si deve aprire per ., che al Ministero della guenra ci sia qualcuno, ben altri pa~saggi! Il ferro, la cui a51:enza arre- " che senta it lloi•ere rii onore di continuare ", stel'0bbe di colpo le mille e mille arti della pace Questo noi s<·rirnvamo sedici me~i or sono. E e della guerra; il C81I'.bon fos5ile, che alimenta le ci ~ono voluti sedici mesi, prima che los~e possi- officine, ~ospinge i li·eni, ci illumina, ci ri~alda bile fare sulla nazionalità dei fratelli ~'ln1·tiny e persino fa cuoce1•e le vivande nella cucina do– quei llllli1"i accerl111nPnti, di cui pa:rlano og:gi i mestica; il colone, che ci veste e che, tramut.ato giornali, e c-1,epotevano es;;ere falli in cinque in e!iplosivo, ci difende dal nemico - per limi– minuti. tarci a tre merci indispensabili a 1111 pae&> mo- Ebltene, oµ-gi che ,)"azienda ~fa1iiny è ~lata cirrno - noi li dobbiamo prendere totalmente I} me,,;a ,otto "rndacato, noi ,;1on1iamo a noman- in ma'-'>ima parte dall·e tero. dnre: in basr " 11uali documenti il ,,;q11nr Wa[t,r Po~sediamo, è Yero, una certa ,corta di ininP– Jl1ar/ill!/ fu arruo/r,to n,U'e.~rrcito italiano, non raie cli re,,,.o, ma /> una me.-a inezia, confrÒnlntn ar,n//r,nP il diritto, 71erchè suddito priusinno?col nostro fobbisognc> attuale e futuro. E" molto eloquente un quadro che ricaviamo dalla colos– &ale n,onografia presentata all'XI Congresso in– ternazionale di geologia, tenuto a Stoccolma nel 1910. I dati, come la stessa rbcmografla avveTle, e come facilmente pu,i intendersi, sono approssi– mativi e non ri,gorosamenle com>parabili fra dt foro. L'Italia occupa l'ultimo posto in Europa, un posto addiritltira infimo. I 6 milioni di ton– nellate di minerale di ferro regi~t.1•ati per !'Itali& rappresentano la sola consistenza delle miniere elbane, sttmata nel 1909. La consistenza effetti va per lulla l'Ìlalia· ascenderebbe, secondo i calcoli \>iù recenti ripo-rtati da Calani e Janna.ccone, ::i 20 milioni di tonnellate, e la 1·is~Tva -ll)Olenziale it 50 milioni. Se confrontiamo i nost,ri gr/1-lili 20 mi· lioni coi 3600 della Germania, coi 3300 d~la Fran– cia ci si svela con tutta crudezza la nostra po– vertà. Nel quinquenn.io immediatamente anterio– re all'anno della nostra entrata in guerra (1910- 1914) noi dovemmo importare in complesso (dati arrotondati, in milioni di _tonnella~) : Rottami di ferro, ghisa e acciaio 1.7 Ghisa in pani . . 1.1 Fenro greggio 0.1 Ferro e acciaio laminati o battuti 0.5 Lrunieì-e di ferro e acciaio ,. 0.3 Fenro e acciaio di 2• fabbricazione 0.3 quat.trn milioni di tonnellate, se è lecito addi zionare materie che hanno raggiunto cosl diversi sta.di di la'Vorazione. Nel medesimo periodo, ap· pena un quinquennio, sottraemmo alle@11'amente 2.8 miHoni di tonnellate allo scarseggiante nostro tesoro di minerale di ferro, che dovrebbe bastarci pei secoli, e che, lo ripetiamo, ammonta ora, per qua.alo se ne sa, a 2'> milioni di tonnellate. Dopo la guerra occorreranno ingent.i quantità di ftll'ro in tutto il mondo, per ricostiruire strade fer, ra.te e treni, navi, ponti, case, macohinarto industria– le. macchine ag,ra.lie, utensili vart e via dicendo. Noi dowemo lmporta.rne cospicui ammonta.ri, tanto più se av,remo la prudenza, che mancò nel passalo, di riserbare a eventi stra.ordinari futuri le magre provviste di minerale' nostrano. Il problema del carbone. Noi manchiamo di caJJ1bonfossile .. <\ibbiamo i11 sua vece ora, in tempo di guerra, un Commissa– riato generale tpei combustbbili nazionali, il quale. a dLre il vero, si riNela a,ssai più a.bile a molti– plicare ordinanze che a moltiplica.r combustihili. Così alme!lo conclud~vano i lettori delle suddette ordinanze nel Rolletlino dei consumi, i quali, tro· vandosi poi a pas..<.nre per le ~if di Roma sul flnire dell'anno 191i, ~c.wg -evano talune vie in– gombrale da batklglioni cornpalii di donne aspet– tanti, per ore e ore- la modesta provvista del ca,11bc,nequotidiano. Grandi speranze rondiam,, sulle energie jd1-o eletL1iche. Sono SJ>eranze se1'ie, che già comi11- ciano a realiz1.arsi e ~empt'(• più dobbiamo au– g\Vrarci che si a\·verino in f11l111·0. ;\la i prnfanj 11tili1.zando al ma~simo le energie iclroelett,,•iclw, così ogni tanto fa rnp'llin0 l"iden che l'llalin, 11tiliz1.ando al ma,sirno le cne,~ir idoclettriche n rrin~rà un giorno afl affrancarsi dalla ffi'l'Vllù clt impo1·tar carhonr. La no~tra mnggior ~rhiavi- 1'1 Yiene dalla. no~t1·a n1nnrnn7.a di carbone, 'non è dunque :male disrut,•l'(· flll•'sto ~1unlo con qual c-hP ampiezza. li Comitato nazionale peT le ta,;ffc e i trattati cli commercio, figlio diletto dell'Associaz:one fra ocietà i~aliane per azioni, ~ 0 guì un'indagine

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