L'Unità - anno VII - n.17 - 27 aprile 1918

88 I peggiori fra i deputati, senatori, giorna1i,sti, finanzieri, ocè., non possono accctlat·e qLLesto si– stema di idee: hanno_ !bisogno che la lburoora.zia abbia le mani libere affinchè essi possano interve. nire conliuamenle in tutti glj affari a vantaggio dei [)l'Op:rielettori e a vantaggio tpnoprio. Si pen&t che in un solo anno sono sLati intentati diue pro. cessi a élue deputati (De Bellis e Corsi), perohè accusali di ussel\si latta i,aga,re una somma. per ottenere nomine e trasferimenti cli impiegali: se due fatti di questo genere sono venuti a galla, chi sa qua,nti delputati campano vendendo sistemati· camente le nomine, i trasferimenti, i favori am– ministralilVi di tutti i generi. lE d'a,ccordo col lleggiori politicanti e cogli affaristi sono moltissi· mi 61,a gli attuali grossi burooralici, i quali sono saliti a.i più ,altJ uffici a1)1mnto come compari dei 11eggiori politica:iti e. affaristi. E la lparte inteJ. letlualmente e moralmente più bassa degli impi.e· g;.li deve volere la continuazione del sistema at– tuale, perchè 1,olamente in esso può t,r,mmela pos· sibilità di far camriera: L'attuale legge sulJo stato giu.i•idico degl'imple– gati, fatto votare al Paafamento dall'on. Giolitti nel 1909, fu alppunto il trionfo deJla p.airte più nb· bietta del nostro mon'cto parlamentare, affairistico " 'bUil'ocratico. E una intensa campagna 'per la ela!baraz:ione di una nuova legge è un d.overe uTg,ente di tutti gl'impiegati e di tutti i cittadini, a cui la 1guerra l,a aperto ,gli occhi sulle necessità più profonde della nostra vita nazionale. L'"Unità,,. I Padri Eterni In Ciel(} ce n'è 'lino solo. E st{I bene. Qui in terra siamo alquanto meno fortunati, sopratutto in lt.alia. ln Uatia c'è abbondanza di Padri &terni. Tutti li conosciamo e potremmo darne una list!l che, 7;er quanto numerosa, non sarebbe mai completa, Ogni società, classe -4tsta ha i suoi Padri Eter– ni, che non si posson toccare - meno male - e . ,enza i quali sembra non si possa f!lr nulla - e r1uesto è molto male. Per fare un congresso, per costituire un Comi– tato per muovere un'agitaaione, 1 per fondare un 1iornale, per, dare una festa, per offrire un rice– vimento, c'è sempre ,bisogno in Italia d'un-0 di quei tali Padri Eterni. Gu11i a non scomodarli. ll Padre Eterno ha, in generale, queste carat!e– ,.istiche: essere giubilato sempre intellettualmen• te quando non materia/mente, avere più di 60 an. ni, sedere almeno nel Senato se non nella Ca· mera, portare un abito nero e parlare sempre con dei ma, dei se, dei vedremo, dei forse, per farvi -cascare dall'alto la sua prote:ione inacce.<· sibile. , Quando volete fare una cosa, vi accorgete subito che il Padre Eterno non ne sa nulla: se ne sa un i,ochino, ri~ate ai suoi ve,;,t'ann,, quando lavora– rn e studiava sul serio. Ora che è Padre Eterno, non soltanto non fa ma impedisce agli altri dt fare. Se voi non lo chiamate, non lo nominat-. Presidente., Capo in testa, Direttore, il Padre Eter. no 1Ji fa il muso e sott'acqua vi lavora contro, vt fa una finestra sul tettq o vi calunnia presso t'Utti quegli altri Padri Eterni che sono.necessari pur– troppo pere/tè la cosa vada avanti. Regola generale: un P<tdre Eterno non si 1t1·ta mai contro un altro Padre Eterno. C'è, fra loro un tacit<> accordo per non rovinarsi la carriera. Dicono male uno dell'altro, ma in segreto. La– sciano che si attacchi il Padre Eterno contrario, ma non alzano la mano contro di lui. Sono gU aruspici del tempo antico. La chiesa è diversa ma la prebintda è eguale ed è meglio non gua– starsela. perciò, quando ripenso a tutte queste cose, e 1Jedo che in Italia si riesce tuttavia a compiere qualche lavoro, malgrado tutti questi giubilati, questi impicci, queste zavorre e qu'listi vecchi di Padri Eterni che non fanno nulla ed impe– discono di fare, mi viene in mente quel corridore l -L'UNITA assoldato dal Barone di Munçhausen 'il quale, per andare al passo conie noi semplici e comuni pe– (1.oni, doveva. portare dei 11esi di cento chili le– ya/i alle caviglie. Come corre1ebbe l'ltaliit se a·vesse un' po' di Pa. dr i B terni <li meno! · g. pr. .E' • necessario tratta1·e bene la fanteria specie quwdo è in trincea. Nessun sacrificio per la fante11a cieve sembrane esage11ato. Chi vive in trincea (morire è nulJa in confronto di (ftte.lla 'Vtita) è sempre un e11oe e un san ho: è fatto eroe e santo dallo sta.I' lì ctmtinuo. 1111 nes· sun tempo· si chiese a uomo tanta re!;,istenza, tanto. coraggio, tailLa abnegazione. Tutti gli eroi di tutti i tempd diventano uomini qualunu.qe, in controiito del più urile soldato di fanteria che sia rimasto anche per 1pochi mesi soltanto, in trincea. E un tempo Ja guemra drurava pochi mesi e nori più, e i soldani non vivèvano in kincea nè in nessurì aJtTo modo lontani dal mondo; ma ave– vano per sè Je donne dei paesi conquistati e i beni dei pae&i conquistati, mentire oggi le une e gli a,1- tri sono inl1olal)ili. , . • 1 Oggi si domftnda, il massimo disinteresse he1. servi1•e la patria; ma che co.sa abbiamo fatto in sessant'anni di unità italiana !per fa,r senti:ì-e al contadino (che è crue!Jo che sta in tirincea) la Pa– tria? E se la sentisse, oredete che basteJ'ebqe per resistere Lanto a.Ila vita di ùrinc~a? [ F ,rance.si , eh~ conoscono cos'è la guOO'ra, cha l'han sempre fatta, intendono bene tutto ciò: e hanno creato la fo·tt1'1'agère, .un distintivo per ogni sei mesi di guerra. E' necessa1io compensare Ù fante di tutto quel– lo ci,e soffre più degli altri. Bis'ogna innalzarlo tanto che egli possa passare, scendendo dalla trincea, con là coscienza di una immensa supe· riorità, fl'a i soldati cl'al1re armi. Bisogna fargll sentìre che è giusto che. la vita in trincea sia ri· servata a h1i, se ha tanto più degli altri. Biso. gna portarlo su e giù . Sieno sub'lo tolte a lutti i soldati, che non so· no in trincea, e anche a tutti gli ufficiali che non sono in trincea, le indennità speciali; e si dieno invece a quelli che sono in trincea - trupJ)a e uf– ficiali. - La spesa sarà forse ancora la stessa. :.1a se sarà superioi·e, nessun dena.1)0sarà meglio speso. Si vesta il fante meglio deglialtri, e gli si dia llA distintivo d'onore. Si pensi che gli austriaci davano la meclagli,i, al valore a tulti j loro com· •battenti dell'Tsonzo, 1:;e1· il solo fa.it.o d'essere • combattenti dert'Isonzo. Che il tabacco in trincea a1ibondi. Non si dice come sia demoralizzante la mancanza di tabacco in trincea. Se ne privino lutti gli altri reparti, e se ne dia molto e molto a quelli che sono in 1rincea. Non si a 1 >usi cli quelle Brigale ch·e si sono di– mostrate yàlorose. Ense seguiteranno ad essere lali, che su loro si possa fare serio assegnamento nei momenti più gravi, se si manderanno a riposo come le alt re. E mandare a riposo le Bri·gate molto, molto indietro, dove non giungano lro1>pi segni della guerra, dove ci sieno mo.Ila popolazione civile e svaghi. E quando i sol da ti sono a riposo, non costrin· gerli a troppe istruzioni. Ne resi.ano demoraliz· zati. Pensano che lo si faccia perchè preferiscano pinltoslo la vita in trincea, e si domandano se dunque non si voglia vedel'li morti a tutti i costi. Quando i soldati sono a riposo, specie se di fan· teria, non più di quel tanto d'isll'uzioni militari e di clisciplina quanto basta per tenerli alla ma· no. Canoretto si deve anche a non aver capHo ciò. ,Pèrchè chi più ne resta offeso è I/ufficiale subalterno che non farà più il suo dovere, che non mahl~1Tà più il soldato a distanza, ma sen– tirà cPavere qualcosa di più in comune con lui. xxx. Italia e Serbia ' Esistono numerose• iniziative (comitati, leghe, biblioteche, bollettini e uffici d'i0:formazione, uffici di propaga.Lda·) per u,na più intima unione, per una maggior conoscenza reciprnca lr,1 Ita}ia, e Francia, e Inghilterra, e Belgio, e Hussia, e Stati Uniti d'America, ecc. Ma nulla .ancora si è fatto 1:;et' facilitare quel avvicinamento ilalo-senbo, d1'è 1;e1 voto di tutti coloro cbe prevedono il mollipll· carsi dopo la guerra dei rapporti spùituali ed eco– nomici tra Jlltalia ~ i popdli balcaniC'i, primo f,·n. questi. perc~è a noi più vicino e prospiciente sullo stesso mare, il serbo. Un comitato italo-senbo era sorto a Belgrado nel 1912 per raggiungere, a traverso la sta.mpa, .con le missioni speciali, con la presentazione ai due governi dj proposte d'indole commerciale o finanziaria, questa comunione tra i due paesi. Nel 1913 s'era sdoppialo in due sezioni, uoa serba ch2 fu solennemente inaugurata nella Camera di com· mercio di Belgrado, ed unn italiana che dovev.:t costituirsi a Rona ma che, causa lo scoppio delle ostilità a nstro•serbe, non ebbe moi vita. Da quell'epoca ciel tempo è trascorso, e qtrnle tempo! Possibile che tra i giov~ni italiani e serJ1l, che sono aYVicinati da una n~desima visione Jella Y1ta dei popoli e che soffrono di vedere la tabe dell'impel'i'alismo g~rmanico penetrare r,egli ani– mi dei loro connazionali, non si trovi chi dia mano a quest'opera cli fraternità? Basterebbe inizialmente una sede con una bi· blioteca sulla Serbia, gli slavi dell'Austria e la Balcania in generale, con un ufficio d'informazio• ni per la stampa e un bollettino mer.sile per il pubblico. E' forse questa un'impresa così eroica e dis))è rata eia giu~tifkare la presente inazione? Un funzionario enciclopedico Il nostro amico, on. Giretti; .ha presentato la seguente interrogazione: « Chiedo di ipterrogare il Presidente del Con– siglio· per conoscere: 1° l'elenoo completo degli incarichi affidati al Consigliere di Stato comm. professore Vin– cenzo Giuffrida,; 2° i provvedimenti che il Governo ha presi od intende prendere alla. soopo di tutelare la. pre– ziosa salute di uh funziona.rio cosi encicfopeiiieo e riconooiuto cosl indispensabile per l'andamento della pubblìca. azienda,>. · 11 tem~o e~~ fa , li nostro alll!ico Giretti ha 'J)lresenlato alla PrP– .siclenza della Camera la seguente interrogazione: Chiedo d,i interrogare il commissario Generale per i combustibili nazionali· 1. per conoscere il iiome dal funzionario~ che, al. lo scopo di meglio cementare l'unione det Paes'e in guerr(L, gli ha suggerito ii decreto 23 marzo 1918, col quale egli. ha vietato, a datare dal 1. a· vrile, in, tutta lt!Llia il. riscaldamento degli edifi– ci pubbli.ci e privati; 2. per sapere se, prorogando con successivo de· creto 29 marzo 1918 l'applicazione di que! divi e· to sinò al 15 aprile, non sarebbe stato anche op– vortuno di stabilire che, a datare ,/,allo stesso giorno l'ufficio centrale di meteorologia e geodi– namica (lebba registrare una temper.at' Ura unica per tutti i Comuni del Regno. UNA MADRE che ha perduto il figlio in guerra, è stata invita– ta dalla Stampa a mandare la fotografia del ca. duto affinchè il giornale potesqe pU!bblicarla.. Ha, risposto ohe non le è lecito lasciax pUibbli. care, su un giornale come la Stampa, la imma. gine di un figlio morto onoratamente per la di– fesa della patria. ' al

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