L'Unità - anno VII - n.16 - 20 aprile 1918

tegrata domani nei conrini che la natura le ha dati e che, la nostra difesa militare assolutamente esige. >< eanche è da dire che con questa nuova oTien– tazione ,più conforme alle nostre vecchie e gloriose tradizioni patriottiche il Governo italiano moslJ·i cli rinunca.re a checchessia di ciò che prima ave– va ritenuto essenziale J)er il. suo interverito nella guerra. Il ti-attato del 26 al)<rile 1915, :il moménto della sua stipulazione fatta Coi criteri deha vecchia di– plomazia a base di convenzioni segrete e di « c– cruilibrio europeo », rispondeva ad una situazio– ne internazionale, che è oggi fondamentalmente mutata, non importa. qui riandare per qùali cause ecl anche per quali errori commessi non soltanto dal nostro Stato, ma da tutti gli Stati dei due lJlocchi belligeranti. , Altra cosa era. cÌi assicurare la tranquilli là fu– tura. dell'Italia dalla. sua. parte adriatica, quando vigeva ancora, a1meno. nelle sfere ufficiali della diplomazia, il concetto che non convenisse dare ansa al movimento di liberazione dei popoli slavi del Su~ dalla tirannia austro-magiara considerata. ancora da molti come un baluardo utile e neces– sario contro il tanto stoltamente paventato J)e- 1·icolo panslavista. imper.sona.to nella Russia i.m; paziente di giungere al Meditena.neo e di. stabi– lirsi a Costa.ntnopoll a. difesa. degli stretti ago– gna.ti, ridotti in sua completa balia.. Altra cosa. è ora provvedere, alle flesse strategiche materiali difese dell'Italia, quando, per lo sfacelo della Rus– sia, quel pericolo non esiste più affatto, ed in sua vece è sorto un ben maggiore e più imminente pe– licolo: quello che non si riesca a distruggere la. supremazia dell'Austria. sull'Adria.ticO) dove, de hellato colle forche e colle sapienti arti divisorie, il moto rivoluzionario che tende a 1!<1.çcogliere in sol fascio d'azione demolitrice le va.rie stirpi op– presse e tormenta.te , la :Monarchia duale sarebbe più che .ma.i la « longa manus » delia Germani~. per la sua impresa di conquista e di dominazione mondiale. Per riassumere e concludere: l)er quanto gli av. ven>menti degli ultimi tre anni abbiano dimostrato che molti enori commessi dalla dfplomazia uffi– cia.le si-sarebbero potuti evitare con :una. conce– zione .della guerra. meno ristretta e più conforme allo spil'ito del nostro Riso1·gimento na.donale, non è il caso di parlare di rinuncie cli•nessun ge– nere, quando a.l Governo italiano nessuno doman– da od impone di rioudia.re la. politica, colla. quale r' per la qua.le ess~ è entrato in guerra. Il trattato del 26 aprile 1915 rimane fermo per rispetto a.i Governi allea.ti· che lo hannò firmato insieme col Governo italiano. Ma nulla impedisce al Governo italiano di l'Ì– considera.re a fondo la. questione dell'A<lriatico nella nuova. situazione che gli ultimi avvenimenti militari e politici hanno creata, e di dire esso a.i Governi suoi alleati, che saranno felicissimi' cli ac– cettarle, quali altre garanzie puo e vuole sosti– tuire a. quelle che il trattato del 26 aprile 1915 stabiliva, allo scopo di assicurarsi, per la conti– nuazione della guerra e per la. pace futura, la cordiale cooperazione e, la simpatia. di Lutti i po– poli che l'Austria-Ungheria. calpesta ed op1wime \l,lpari delle nostre popolazioni irredente. Neanche si tratta di assumere impegni per il completo e definitivo smembramento dell'Impero austro-ungarico. Ciò è cosa che non p,nò far parte di una. politi– ca concreta di guerra, nella. ,quale i Govern; ,1,,. vono sempre tenere conto, a. lato delle ragioni ideali, delle possibilità reali dei risultati. · Rimanga o non rimanga in piedi e comunque l'Impero austro-ungarico dopo la terribile prova di questa guerra, della qua.le esso è stato il primo diretto responsabile, quello che per l'Italia som– ma.mente importa è di acquistare diritto alla sal– da. amicizia dei popoli che da.. esso ed in esso sono violentemente compressi, e che con tutte le loro forze anelano a liberarsi. n Bj neo L'UNITÀ Liberazione che, potrà avvenire durante la guer– ra stessa., se da 'Parte dell'Intesa si saprà favo– rirla. ed aiutarla con una politica nello stesso tempo ,ruudace e più saggia di quella che si è se– guita sino· a.dora; ma che in ogni caso conlinueril il suo cain.mino fata.le , perchè ora.mai nulla più L'Istituto Nazionale Il sogno d'un monopolio .Le rag.ioni teoriche che ful'Ono esposte - duran– te i lavori preparatori alla, legge ,; aprile 1912 - dall'on. Nitti per sostenere l'opportunità del mo– nopolio delle Assicw·azioni vih in Italia, sono tutte àccettaibili. L'assicurazione deve sostitui– re l'assistenza.; essa. deve essere considerata co– me un pu'bl>lico servizio in quanto esce fu.0ri daJl'orl>ita. dell'economia privata e presuppone una collettività; poichè tutto ni riduce a ripar– tire tra un numero di individui la perdita. subita da uno di loro. Quale gruppo magg-iore di quel– lo ohe possono costituire tutti i cittadini di uno Stato che si àssicurino, che ~i associno in una g,rande mutua che offre il massimo della sicu– rezza ed il minimo di spesa? L'a.ssicui-azio·ne ideale è quella eretta a pubblic>o ,iervizio, quella che diventa un. grii,nde servizio nazionale. E, nelle assicurazioni vita, in cui la funzione del capitale è assa.i limitata. e tutto, o quasi, si l>asa sulla fiducia, sul credito, sulla. regolarità e sulla onestà dell'Impresa, appare più ohe mai utile ] '.esercizio di Stato. Nessuna. società; per quanto sia nota., è nota. come lo Stato; trattandosi di upa impresa la cui durata deve essere indefinita, lo St11to, per il suo carattere di continuità e di per– petuità, si trova in condizioni vera.mente mira– bili di esercizio. Si aggiunga, a ciò, ohe, per la legge del 1912, l'Istituto Nazionale a.vrebl>e dovuto provvedere a creare un fondo per l'invalidità e la vecchiaia; . cosl che, ,a. mezzo di questo istituto, che doveva essere l'espressione della solidarietà nazionale, le classi più agiate, pagando i premi per le loro assicurazioni, venivano a. dare un notevole con– tril>uto alle classi meno a,l>l>ienti. a.i lavoratori v&Xlhr o ìna.bili. . Il monopolio nella realtà Se fosse possibile costruire e mettere in moto qu~sto monopolio idea.le , senza dispersioni di ricchezze e di eneng'ie, in modo da ottenere il massimo rendimento, esso rappresentereilbe la realizzazione completa, e splendida. della. previ– denza. nazionale. Ma. spesso, tra le noslire rappresentazioni ideali e la. realtà,· si frappongono tante piccole cose e grandi, da impedirne f successo. Dinanzi ai vantati l>enefici del monopolio di assicurazione, la prima istintiva domanda., ripe– tuta più volte, e sempre grave, è questa.: per– chè, nessuna delle naz.ioni, che pure sono alla avanguardia, dclla previdenza., delle assicurazio– ni e della legislazione ,;ociale, ha, attuato il mo– nopolio-vita? Perchè l'Inghilterra, che ha, in rapporto alla popolazione, un capitale assicurato di L. 666 per al>itante, la Francia con L. 162, la, Germania con L. 297, lo Stato di New York. con L. 2015, non hmmo creduto di attuare il Monopolio? E l'abbiamo attuato noi, con solo 50 lire di ca.pitale assicurato, in media., per abi– tante? Tutte queste nazioni si affidano allo sviluppo di ricchezze e di ri.sparm.io che crea la. concor- , renza, e non pensano al monopolio, forse per– chè un monopolio ideale, non può attuarsi che in forme sup'eriori e più' perfette di solidarieeò., quando si saranno inventa.ti me:izi nuovi di inter– vento statale, e la burocrazia., con i suoi fasti, o il parlamentarismo, con le su;, inframmetten– ze, saranno passati alla stcrria. Per vedere se in Italia I ':attuazione pratica 'del monopolio, ha oorrisposto 'e.ile ·promesse, 00001'- 81 va.le a ra.ttenere la rivoluzione, che adempirà la « Federazione delle Nazioni », secondo la profezia. del noslro Mazzini, ,-accolta e rinnovata da.I Pre– sidente \\'ilson, a nome della. grande e potente clemoDrazia federata degli Stati Uniti d'America. l Edoardo Giretti. · delle Assicurazioni re vedere, se il monopolio ha apportato in con– fronto al regime precedente, una notevole in: tensifìcazione della previdenza. Per gli esercizi 1914 e seguenti, c'è senza. dub– bio un elemento di fatto che turba l'indagine ed è la guerra. Ma que~to elemento perturba'. , t~·e ha agito anche per le società private. E nel 1913 di guerra non si parla.va .. , Si hanno allora le seguenti cifre di affari, com– piuti in- Italia, pér ogni anno, dalle società, pri– vate: 11)08 1909 1910 1912 Capitali a.ssiourati 278.525.112 276.200.346 297.438.561 252.898.544 ·&nùito ailsiourute 579.245 487.351 930.683 615.820 Mancano i dati, ohe pure sarebbero interes– santi del 191i Ma da.· alcuni dati di singole so– cietà. abbiamo ra-à)one di credere che fin dal 1911 sia cominciata quella. diminuzione di affari ohe è aùm~nat~ nel 1912; e questa diminuzione è stata caus11,ta.dai lavori preparatori e dalla ap– provazione della legge sul monopolio delle Assi– curazioni, ché ha portato una diminuzione ne– gli affari delle società priva.te. Per il 1913, in seguito alla nuova, legge, si hanno questi dati degli· affàri conclusi in Italia per le assicurzioni-vita: ' Istituto Nazionale Società autorizzate Totale C11,p.ital i assicura.ti Uondite as~1eur. 212.151.023 72.530.627 284.681.650 327.039 202.176 529.215 Confrontando i dati del 1910 (antico regime) , con quelli del 1913 (nuovo regime), si vede co– me per le rendite si à,ilbia una diminuzione di produzione di circa 400.000 lire, e nei capitali · assicurati una diminuzione di tredici milioni in ci'fra tonda. Si può quindi affermare che il nuo– 'ì'O regime non ha aumentato gli affari, ma ha anzi 'portato ad un ristagno della, previdenza.. na– zionale. Il fa~o risulta sintomatico, speci81lllente se si confrontano i dati 1904-1909 coi successivi. Le assicurazioni-vita erano in contimto progressivo aumento in Italia: 1904 1907 1909 Capitali assicurati 211.030.900 254.610.013 276.200.346 Questo progressivo aument6 è continuato nel 1910; deve essere diminuito 'lel 1911, in cui si cominciò a parla.re del monopolio; è diminuito nel 1912 a causa del nuovo stato di esse; non è rifiorito nel 1913. Per il 1914, 1915, 1916 nè l'Istituto Nazionale nè gli orga.ni del Ministero di industria e com– mercio, che dovrebbero occupar':li di assicura.zio– ni e previdenza,, hanno fornito dati sufficenti per stabilire quo.Le è la. produzione esatta dell'Isti– tuto Nazionale confrontata con quella delle Com- p:i.gnie priva.te autorizza.te . ·. Questò, ad ogni' modo, dai dati\ che finora si hanno si 1PUÒ rica,vare : ohe la legge del 4 aprile 1912 non ha portato ad un incremento, ma ad un ri~tagno, della previden~a. nazionale. I :vantaggi nelle tariffe Senza dubbio l'Istituto N11-zionaleha arrecato alcu 1i vantaggi notevoli agli assicurati. Le tariffe, per es., sono più economiclie di quelle delle sooieta private. Per es:: nelle a.ssi-

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