L'Unità - anno VII - n.1 - 5 gennaio 1918

4 L'UNITÀ lmpè.rialismo e libertà Xella ,;loria le idee sonò forze, in quanto ani– mano le coscienze e muovono gli uomim. E chi combùtLc per la libertà sente che anche un mo– mentaneo prevalere della violenza sopraffattrice non può soffocare nello spirito suo l'ardore della volontà e della fede, ma solo rav, irnme la fiam. ma e rnoltjplicame lo <;oergie. :Ma chi lotta per impone i~ proprio dominio ad altri può sentirsi c>ocitato all'aziono aggressiva solo fin che gli ar– rida il successo; o si prostra e si abbatte quando - sia prossima quell'ora, - la fortuna gli si vol– ga oo.ntro. Non soltnnlo per pari,e degli altri, ma noi lru·o stesso inverno attende i popoli superbi la sorte, che Mazzini presagiva: che il trionfo dovuto alla violenza può affasoinarli, ma il pri– mo indie.io di docadimcnto li muta e li rivolgo. Allora, secondo Mazzini, per opera dell'Umani– tà, cqo non perdona l'orgogliosa ufferrnaziooe dol privilegio, viene per quei popoli, che han vio– lati~ la legge morale, supotiore a tuLti i calcoli e a tutte le tattiche ,ulllane, il momento della espiaziono: ma una cspiaziono, potremmo ag– giungere noi, anche prima è cominciata, rac– chiusa nella stessa volontà di impone la r ropria n.m.biziooe egemonica .. Come io questa si cli $fre.oa l'isti.nto di poteo– r.a, avido cli afferma.re un suo proteso diritto a una lib01,tà superiore a q.uella consentito. agli al– u·i, cosi la pena, cl.io Dante avrebbe cl,iamato del contrappasso, colpisce chi persegue il sogrio supe~bo. tmmutando in servo di esso il preten– dente alla signoria del mondo. R ooll'ora im– maQcabile del risveglio, quando il popolo germa– nico sarà tratto a compiere quel ripiegamento sopra sè stesso e quella revisiono della propria tavola. di valori, che tutte le nazioni imperiali– stiche han dovuto compiere al declinare della para/boia storica della loro egemonia, anche nel su.o spirito si farli strada la oon~{\JW\ olezza del solenne severo mòoito della storia: ohe ad ogni pretesa, di sopraffare l'autonomia aJtrni viene per prima sacrificata l'autonomia propria, e che l'e– sigenza dcli,, propria libertà ha por condizione e premessa il rispetto della libe1·tà ~i tutti. « Il despota - aveva ammonito un giorno Herder - è il primo sc.hia,vo». E sohia,vo finaJ– mente diviene il popolo che pretende all'egemo– nia del mondo, quando, aJ dire del p~incipe di Biilow, segue docilmente come oessu11 altro po– polo mai le Siue guide inte.llettua.li . Il popolo, ohe per imporre ad altri il suo do– mi.Dio, accetti di rinunoia11C alla autonomia e al- 1111 dignità dei oittadini, mentre crede di essere il fulvo leoncello, vagheggiato da Nietzsche co– me simbolo dell'idea di potepza, si t.J:asforma invece nel mastino della poesia di Guyau, che mioa,ocia ringhiando· obi gli si avvici.ni, per ti– more che attenti alla, museruola ohe egli porta fieramente io bocca. O popolò, asclama.va Guya.u, che porti con tanta fierezza la tua mu– seruola come sacro e inviolabile fardello, rtcsserre 11nr,eu lCS 1leills, lU sera.s délivré. Solo i popoli liberi - è uno dei più begli i.o– segname.oti• di i\Iaziini - possono segnare il pat. to dell'Uma,nità. E a noi par di sentire un'eco del pe.nsiel'O ma.zzioi!IJlo nell'afferma.zione del presidente Wilson, che solo una società di na– zfoni demooratiche possa a sicura,rc I 'umanità da ogni ritorno d.i spirito egemonico, ohe attenti alla sua pace. Fra democrazia e pretese cli pri– mato dominatot'll v'è antitesi inconciliabile, io quanto la conquista cli un'egemonia ha sempre richiesto e richiede qua.le condi½iooe prolimin !l.re la rinunzia, cl~lla 11azio,1e alla li,bertà propria e la sottomissione ad un cesarismo autocratico. Ora spirito dernoorat,ico ~ignifica invece co– Rcie.nza sicura e vigilo del valore.umano, dell'au– tonomia pcrsonttle inteR:.t come diritto e dovere n. un tcm po, secondo l' insognamcnto di R-ous– sei>u, ,ohe la l'inuncia, alhi libel'tà è rinuncia alh propria qualità d'uomo, ai diritti, aor.i ai doveri dell'umanità. La. consapevolezza,viva e desta di questa esigenza tende a portare una grande in- o no, uzionP udii, coovi,·cnza umana, affermando lu necessità che la toria non sia pii,, come nel pnssnto ,tHeone, opera di minoranze dominatri– ci, ,·ui l" maggiol'::tnz<Y ignare obbediva-no del pa- 1·1 clw il gregge al suo pastol'e; ma diventi risul– tnt.o dell'azione cosciente delle intière collettivi. t,1, compenetrate in tutto il loro spirito dell'esi– gl'11z;1 dell1t libertà, non consenti.ranno mai ad adoUare, ncppu1,c per un miraggio di supre,na– zitt dominatri()(', regole e forme cli condotta, cbe importi.no il sacrificio di quella, che è la loro ~tessa , ita, la ragione e la finalità più alta della t•sistenz,\ ed attività lol'O. La conqui$ta cli unà più alta umn.nità, di una torma superiol',• di v't,, no,~ si compie se>gueodo 11, via. "ho passa per l'abdicazione dellu dig11itlt uma.na : l 'errnl'o e la colpa di tutti i sognatori cli egemonie è di far proprio quel convinciinento, die si t!-Spl'ime con pc1'Sisoo11za impressidoante n,•i teorici del primato germanico, da Fichte ed Hcgt•I a llricdrich ,Lange, e· Reimer, e Lang– behn e Ch,,m berlain, che i preoetti della, morale individuale o, secondo la gp1,ezzante espressione di Hegel, « i luoghi c:>11'\uoi » della morale priva– ta, che hanno nome « umanità, probità, buona fedo », restino a un li,·cllo infe,riore nll,e neoes– sità della politica. <1 La formula, « salus eL clocus ·populi suprema lc-x» non esprime, come Fichte pretendeva, il <'Olltt•nuto di 1m ordine rnoraJe superiore, guao· do la si supponga i.n antinomia con le leggi clel– l'etioa comune. l-ie.lla morale privata, che que– sti tru·cli a,pologis',i di Maohiavelli mostra.no di sprezza.re , l'esigenza dell 'autonomiA personale significa pme, ru1r.i, condiziona l'esigenza della res ponsa bi]ità. « cenza libertà (ha scritto una \'olta l\fazz.ini) non esiste mòrale, perohè ... non esiste responfo– bilità )>. J<) la cosçiensa, della, propria responsa,bi– lit/\ vien rneno per l'appunto là, dove in nome di un destino privilegiato della. na,,ione la per– sona individuale sia fatta semplice anello di una 001·1·ea catena e convertita da fine i.o puro stru– mento, privo .d'ogni ,·alore per sè ste·sso. Nessu– na a,zione vergognosa o criminosa. ripugna, p,iù a obi si consideri esecutore di un destioo_di supre– rnar.ia del suo popolo : anche il compimento di delitti può sem bra,·gli adempimento di sacra missione; e allo sfrena mento dei più brntali istinti di fronte ad · uomini di stirpe 'straniera 110n fa più da ritegno aloun eutimento di uma nit~ in chi abbia ri.nunciato alla coscienza della propria dignità' umana. Per !'.assoluta subordinazione del!' individuo, oho l'ambizione egemonica reca io sè, ·potrà !IJl· ohe w1 popolo riusci.re ad· 'aCqHistare, una <,upe- 1·iorità materiale sopra gli a.Itri; ma resterà s,em– prc eticamente inferiore a tutti quelli, i quali soubino fede al precetto kantiano, che la politica debba piegar i ginocchi dinanzi aJla, morale, ,i ehc anohc i.cll,f condotta degli Slat.i debbano es· scr seguite massime, ca,paci di valere come nor– me universali. Noi, per questo insegnamento, non abbiamo elio a richiamaroi al profeta dell'Italia nuova, a G;useppe Y[ar.1.ioi, ohe acffermava altamente la so~rnoità della legge morale, da cui non può se– p,m:n-si la politica, come non può il 1,ealc sepa– rarsi dalle idealità. « Ad ogni opera. vostra (egli ammonirn) nel oorchio della Patria o della Fa– miglia,, chiedete a voi stessi: « se questo fosse fatttY da tutt, e per tutti, gioverebbe o nuoce– rebbe all'Umanità?» e se la. cosoieoza vi rispon– de: « nuooerebbe », desistete: desistete quando ,inche vi' sembri che dall'azione vostra escirebbe un vantaggio immediato per la Patria o per la Famiglia». Per questo già ai suoi giorni Mazzini prote– sta va contro lo spirito esclusivo, mo11opolista e vanaglorioso degli scrittori tedeschi, _affermanti che la Germania porta io sè i destini del mondo. ,, La Na.z,ionc, egli scrive-va ad alcuni tedeschi, dev'essere per l'Umanità, oiò che la famiglia è, o d9vrebtb '.essere, per la Patria. Se essa opera il male, se opprime, se si dichiarn missiona,·ia cl 'ingiusti½ia per un interesse tempornnL'◊, essa pt•rde il diritto ,,.li 'esistenza e si ,ca \'8 la tomba». J,' ('mi.nitil non sopporta l'orgogliosa afferma– zione di un pri\'ilegio: ciascuno nazione ha, sì, « un,i capacitit propria, uuu speciale attitudine, ,m,i pnrticoh1t'<> « mis ione», che " il suo segno, il suo h,1Ltesimo o la sorgente dei suoi diritti di fronte alle altro nu,.iooi; ma quella missione de– ,c compiersi pel bene di tutte, e nella direziono del « finé ». De"e <,;Ompiersi colla <,;OScie1JZa del– l'ugual diritto di Lutbe le nazioni e della esigcn- 1.n dl'lla libertà per tutte: l 'Umm1it,1 è l'associa- 7.iooe delle patrie; « a sociazionc d 'eguali, <lac– chè non può c.:o. titui,,si a ociazionc che fra li– b~ri, nè può essere libertà se non fra uomini ,·euaH ». I~ l'amore della Potria, deJla libertà propria, del proprio diritto dev'essere la consapevolezza e J'n.ffcrmaziono cli un principio et>ico universale: "adoro la mia patl\ia, perchè aclO'l'Ola ·Patria; 1:i nostrn li.berlà, 1perchè io credo n~lla Libertà; i nostri diritti, perchè credo noi Diritto». Xell 'ora della lotta per la co11quista della li– bertà cosl pensava, così oredeva, cosi amruooivn Giu~cppc •J\Jar.zini: e così riaffcmniamo noi oggi l,1,nos(ra icde, nel! 'ora che la lotta, epica si rin– nova per la dife a della. Libertà. Xoi non seutiamo il bi ogoo, che Fichte pro– ,a,·a uc.ll 'ora buia della Germania, di attribuire un pri, ilegiato dcstjno di supremazia• nlla na– ½ionc propria sopra tut~e le altre, pei· iofouderJ.e la fede in sè stessa: nostro è il motto di Ma,.– r.i.ni « liberi fra liberi»; nostra. la sua affei·ma. ziouo: «·la pace non può essere cbe la conse– g,uenza della. Libertà e della Giustizia-». Con questa insegna nella mente e nel cuore il popolo nostro, nella sua. lotta d'oggi, meriterà il saluto augurai-e del poeta: « O popolo, tu porti io te l'lhnanità ». Rodolfo Mondolfo, Una teoria di governo Qualche \'Ol!a l'.l. Mpienza ,-olgare, sotto form,, 1,iù rnzr.e, è anche più laconica è profonda cl i quella dei dotti, Un l'CCChiolavandaio del Voricro, Jll'~SSO N,l poli, diceva a. un mio amico: Si.gnotino mio, io ,·orrei prO!tri0 vedere v,· todo Emanuele, J)er fargli m1 discorso solo. Vor– rei parlal'gli così: Dimmi una co~;a; io c1uar,to :n',1b/1u.H"o la settimana? Tre pes;e (scudi), non è ,·ero? Tu quante 1,c n1oi? Una e mcanr E p1·cn– dile. ,la .... non mi seccare. In quest'ultima 1m1·ola era luttn. l'espressione <leL!a sua anima, e tutta la sua teoria di go\'crno. 1 ·na tco1•ia, del 1·csto, non molto error,ea. Pasquale Villari. LA NOSTR '-\ OPERA può essere aiutata: J. Prendendo un abbonamento sosteni– tore annuo di lire 20, o semestrale di lire l O; 2. Prendendo un abbonamento normale di lire 5 annue, piuttosto che comprare settimana per settimana il giornale dal rivenditore ; 3. Facendo conoscere l'Unità al mag– gior numero possibile di amici chieden– dolo in Iett\.tranei caffè, nei circoii, nei pubblici ritrovi: 4. Inviando all'Amministrazione 'dei– l'Unità (Roma, Via Adda, 4), nomi di possibili abbonati, per !invio di numeri di saggio.

RkJQdWJsaXNoZXIy