L'Unità - anno VI - n.32 - 9 agosto 1917

Oportet ut eveniant scanclaia. Tulle questa do– mande. e la ~:tre, nr>n IT.C!lO •.. p-,ricoiose, che la.– sciamo nella. penna, rendono necessaria una con• elusione: Le democrazie dell'Intesa devono essere più so– speU.ose e più esigenti di fronte ai loro governi; - noi dobbiamo volere che il. prngramma di pace ttell'lntesa, s'ia ~mmedliatamente e integralmmi.te pubblicato: - noi non possiamo più oltre consen– tfre cJ,e i ministri e gli ambasciatori decidano in segreto, e secondo il l<JrObeneplacito, del nostro denaro, del nostro sa.ngue, della nostra Ubertà, del nostro onore; - noi dobbiamo gridare sui tetti che qualunque cosa i governi abbiano finora com– binato, essa non avrà per noi che il valOTe di « pezzi di carta », se non corrisponderà alla co- L'tfNl'l'A i=:icicnzamora};J t.!;.:~· t ~mn ·1:-:u. l'!"!.:t2,J~o:a.:,za. Uet com'.battenti, che fanno la: guerra perchè vogliono la pace; - chi s'immagina che i popoli sieno di– sposti a dimenticare le promesse fatte, nell'ora della battaglia, s'inganna: a partito; - una nuova mist.ificazione come quella del Congresso di Vien– na prnvocherebbe reazioni di gravit,à, incalcolabtle contro i governi, che se ne rendessero responsabili; -e non varrebbe la pena di combattere e di vin– cere la Ge,mania, se dopo lll- vittoria i vincitori dovessero trovarsi alla loro volta intedescati, per– cbè sa.reil:ib<- quest,:i iJ più g.ande autentico trionfo della Germania, e la nostTa vera, spa– ventevole disfatta morale. L'Unità. Il segreto dei fatti palesi Se l tribunali militari non avessero messo fuon di circolazione gli scritti del Bastone e della l''it– toria, e l'italianissimo· Vittorio Cutlin, in lettei-a tura « Tojo di nena», noi avremm(\ certamente oggi questi spioni austriaci. all'avooguardi,a del– le proteste contro la dichiarazione, con cui è sta– ta affermata: a Corfù la necess.ità di un Regno serbo-croato-sloveno. Essendo stati privati di que– sto insegnamento prezio'So, proprio nel momento in cui era divem1to più interessante, noi dobbiamo limitarci ad esaminare e spiegare gli atteggia. menti analoghi di coloro, che fanno in Italia il gioco dell'Austria per cecità intellettuale, o ~r altri motivi, non certo ignobili come quelli delle spie a pagamento, ma non meno inconciliabtli con quelli che sono gli autentici interesssi itallani. I clericali. InWum sapientae timor Domini. Cominciamo dai fedeli del Vaticano. JJ Corriete d'Italia afferma, senza beninleso 1ar nomi, che alcuni promotori della dichia.razione di Corfù « banno mantenuto e mantengono relazioni con gli agenti del Governo austriaco»; motivo µer cui i lettori del Corriere d'Italia sono sollecitati a pensare che la proclamazione del Regno serbo– croalo-sloverro fuori dei domini austriaci, sotto la dinastia degli Obrenovich è desiderata.... dal– !' A11stxia. :,e truppe austriache occupano la Serbia, co11 q\tei metodi amichevoli che tutti conoscono, n<m tperchè l'Austria voglia impedì re la nni ficazione nazionale e la indipendenza degli Slavi del Sud, rna perchè vuole promuover– la; infatti i suoi agenti già la proclamano a Cor– fù! lnsomma il Governo austriaco, secondo i:l va– ticanesco Corriere d'Italia, fa la guerra contro la Serbia, l)erchò deeirlera ceaerle un sesto del suo territorio. E l'Italia deve opporsi a un cosi spaventoso suicidio, e deve volere· che almeno la Croa1.ia e la Slovernia restino attaccate all'Austria. Così tutti i salmi finiscono in gloria. li Corriere d'Italia, nel numero del 10 luglio 1917, terza pagina, terza colonna, linea 40, ha procla– mato « l'Au~tria, balaurdo della Chiesa». Ecco il seg1-.eto dei fatti palesi. I: clericale Corriere d' Ita– lia non può volere lo smembramento dell'Austria, « baluardo della Chiesa». Quindi non può volere la fo,mazione dell'unità nazionale serbo-croata– slovena. ~1a non può spiegare i motivi del suo malcontento. Perciò cerca di diffamare un movi– mento cosi specificamente antiaustriaco,' insinuan– do che è promosso dal!' Austria. E' una toppa cucita a filo bianco. Ma non ce n'è altre possibili. Del resto i lettori dei giornali bevono grosso. Qualcosa resta sempre delle men– zogne, cbe un giornale mette in circolazione. Può rimanere, almeno in avvenire, il ricordo e il so· spetto delle polemiche e delle calunnie passate, ,. quindi una maggi.ore difficoltà per intendersi tra italiani e slavi. In mancanza d'altro, il « baluar do della Chiesa» si contenti di questo servizio. N~ che poco io vi dia da imputar .,ono, Ch~ quanto posso dar. lutto •:i dono. 1 nazionalisti Nella dichiarazione di .Corfù, è detto che il nuo– -vo "Stat,:i serbo.eroato-$loveno n dovrà compren- neo de.re " tullo il territo,io, nel quale vive in masse cornJ)atte e 1.enza discontinuità la nazione n. Sic– come non v'ha nazionalista slavo, per matto che sia, il quale possa pensare che la Venezia Giulia e le coste dell'Ungheria settentrionale siano regio– ni compattamente slave, e siccome città. come Fiume e Zara costituiscono evidente discontinui– tà nel territorio 'slavo, se ne deve conchiudere cr.e la deliberai.ione di Corfù ha lasciato intenzional– mente riservati questi argomenti agli accordi col– l'Italia. Lo stesso fatto che a indicare• il nuovo Stato sia stato preso non un nome geografico, il quale avrebbe costretto a precisare troppo l'l.n da ora i confini territoriali, ma una triade di no– mi etnici, la quale non può essere che pÌ'ovviso– ria, è indizio che si sono voluti lasciare impre· giudicati i problemi, ~he intere.."6ano quelle po:po– lazion i delle zone non compatte e discontint,d c,1e non sono nè serbe, nè croate, nè slovene. L 'lcl.ea Nazionale, invece, non vuol capire: pub– lblica una carta della Jugoslavia, disegnata dai nazionalisti slavi nel 1913, e nell'a quale anche le terre non compatte e discontinue sono incluse nel nuovo Stato, da Antiva.ri ad ... Udine, e scam– bia destramente la carta di propaganda naziona– lista del 1913 col programma ufficiale di Corfù del 20 luglio 1917; e si A.ugura che il barone Son• nino protesti senza ritardo contro questo nuovo « attentato ai diritti dell'Itali:1. ». L'Idea Nazionale, insomma, falsifica i testi per presentare come tat– to, antitaliano un fatto antiaustriaco, e per 1 ,o· tersi opporre al fatto antiaustriaco, facendo le vi– ste di credere che sia un fatto antitaliano. Anche di questa falsificazione è agevole com– P rendere il motivo. Scriveva FrancesJo Coppola sull'Idea Naziona– le del 15 1 uglio 1916: « Chi credesse che a noi se,ribri indispensabile la soppressione totale del– lo Stello austro-ungarico, non sarebbe nel vero. Una .\ustria-Ungheria, ridotta a potenza di secOn·• do 01•dine, potrebbe benissimo convivere in Euro– pa con la grande Italia». Ora la formazione dello Stato serbo-croato-sloveno signiiìca appunw quel– la soppressione totale d~llo Stato auslro.ungari– co, che ai nazionalisti sembra tutt'altro che indi– spensabile. Perciò si sforzano di colorire come un pericolo per l'Italia quella che è una dichiara– zione di guerra ali' Austria! Essi sono stati tedesoofili e triplicisti convinti fino all'agosto del 1914. Il loro programma era semplicissimo: non a!ppena fosse sopravvenuto il " guerrone » dei loro sogni, l'Austria avrebbe ce– duto gentilmente all'Italia l'Adriatico, andando– sene a passeggiare verso l'Egeo e il Mar Nero; l'Italia, soddisfatta nell'Adriatico, avrebbe mar– ciatç contro l'lnglùlterra e la Francia, a conqut– stru·e la Savoia, Nizza, la c,,rsica, Tunisi, senza pregiudizio del lago Ciad, dell'oasi cli Cufra, e rii altre consimili " tene promesse" lranco-1-ngie– si. TIprogramma saltò io pezzi a:l primo urt.., <!el– la realtà. Non appena il Governo italiano, sugli ultimi del luglio 19H, accennò a ricordare l'artt– colo VII rlella Triplice, l'Austria s'impennò e ri– fiuti>. Le alleate offrivano bensl all'Italia tutto quel che più le facesse comodo prendere a spese della Francia; ma intendevano mantenere nelle loro mani il controllo militare d"ll',\driatico ~ del– la pianura padana per essere sicure del vassal- 231 !aggio dell'Italia. Se I Italia fosse rimasta nella Triplice e l'avesse aiutata a vincere, avrebbe avuto nel nuovo sistema europeo la parte di sen– tinella della Gennania verso il ibacino occidentale del :\1editerraneo, e di vigilata speciale dell'Au• stria nel bacino centrale. Avremmo dovuto sacri– ficare ai bombardamenti franco-inglesi Genova, Livorno, Napoli, Palermo, per saldare sempre più tenacemente 1a nostra schiavitù nell'Adriatico! Germania e Austria si sentivano cos-1sicure del– /ci vittoritJ, che nei primi dell'agosto 19'14 sem– brò 11erun momento che volessero disdire la Tri– plice, accusando l'Italia d'infedeltà. La battaglia della Marna salvò la libertà d'Eu– ropa, e la lih<'rtà d'Italia. E l'Italia entrò in gu .. r– ra, o.pintavi anche dai nazionalisti. cioè dai tri– plicis!i delusi. :\'la, anche dopo la guerra, costoro sono rimasti sempre tedeschi per tempera.men"° mentale . .Non {fllesta era la guerra, che essi so– gnavano. E nni,, invLn.:!ibile nostalgi.a li riconduce _ sempre al loro "vecchio 1)rogramma. Questa guer– ra, io fondo, essi la ·concepiscono come fatta per strappare all'Austria quel « parecchio di più n, che l'Austria avrebbe dovu({) dare, se fosse stata "buona alleata». Se l'Austria ced~sse quel « pa.– i·ecchio di più ", e,,si ritorrnerebbero immediata· mente ad e sere i triplicisti convinti di tre anni or sono, e si metterebbero magari in moto perchè l'Ttalia, durante la guerra, ritornasse ad allear- si colla Germania e coll'Austria e si rivolgesse al- la conquista del... l{isimaio. E poichè il " parec– chio di più " devon:i (!011quL~tarlospecialmente a spese degli Slavi del Sud, ecco che la loro guer- ra non ,; contro l'Austria, ma contro gli Slavi 11ei Sue/. E poichè dagli Slavi del Sud non possono sperare di ottener mai la Dalmatia, mentre con un'Austria tedesco-magiara possono sempre sp,e– rare di intendersi o prima o poi a spese degli Slavi, ecco perchè combattono l'unità nationale sud-slava anche a· costo di salvare l'Austria. H' una politica assurda: data la mentalità dei dirigenti dello Stato austriaco, un accordo, come quello che i nostri nazionalisti sognano, non si av,·à mai; e tutta la nostra slavofobia nazionali– sta serve solo a seminare odio fra gli Slavi con– tl'O l'Italia, e a rafforzare fra essi l'autorità del- 1' Austria, che può atteggiarsi a loro protettrice contro di noi. :\1a agli occhi degli ideologi della Realpolitik, questa politica di amici dei nemici e di nemici de– gli alleati ha sopratutto il merito di essere una politica da canaglie. Quella gente ha lo spasimo delle cattive azioni. Nel suo orrore della « po11U– ca delle mani nette ", vuole !potersi ad ogni costo vantare di avere le mani sporche, anche se do– vesse rl.manere a mani vuote o a mani spellate. · E' un caso curiosissimo della influenza, che le idee tedesche esercitano vittoriosamente fuori del– la Germania. X Più curioso ah'l.cora è il caso di alcuni irreden– ti e dei giolittiani. Ma la tirannia dello spazio ci obbliga a rinvia.re la fine al pro<-&simonumero. g. ,. Gli agricoltori cominciano a capire La !Pgisla;ione che gli agricoltori debbono chie– dere deve... sforzarsi ... piuttosto di sollevare le bar– riere opposte dall'estero IÙ supero della nostra pro– du;ione, che di serrare le porte d'Italia per rinchiu– rfrre le indu.,trie il.aliane, e siano agricole o mec– rnniche, nella lizza sen:a gloria del mercato in– terno. Questa visione ristretta indica tale assenza di coraggio e di iniziativa in quelli che l'hanno ronrepila, rhr 111•vienedi stt1piui leggendo che In– li richieste sono fatte per l'incremento della indu– stria. O piul/o.<to per la sua le1,ta stagnazione, per il suo deperin,ento e la sua morie? Le industrie rhe non affrontano il mercato estero non sono industrie vitolt. L'industria agricoln italiana ha dato segni di vitalità non dubbia: essa era uno industria di esporta:ione, e su qualunque merca– to. il clnpoguerra dovrd aprirci, l'industria mecca– nica non ha che a seguire i! suo esempio, la sua adattabilit,! r la s1111, enPrr1in, in 11inr,n di rfrrrrn– re il primato cui pretende nella conur,11,. dirrtta (flttale dallo Stato del mercato interno. (l.n. Na1ione, !'i agosto 1917).

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