L'Unità - anno VI - n.14 - 6 aprile 1917

10 6 nella misura in cui, superale le legittime ra– gioni militari della difesa terrestre e maritti– ma, la nuova politica italiana intendesse a so– praffare o ad ostacolare lo sviluppo delle na– zionalità balcaniche, a cui del resto è legai.a la nostra politica estera. L'UNITÀ Epperò di fronte al fatto nuovo, cioè all'in– tervento di un grande Stato, in cui l'opinione pubblica è fa Uore decisivo della politica este– ra , a noi pare di gran momento, che sia chia– rito il problema della guerra italiana I.Il Ame– riça e anche in Inghilterra. Poichè in ambo i paesi si ignora come e perchè l'Italia è entra- · ta nella « guerra europea » fin dal nrimo gior– no, in cui dichiarò la sua neutralità contro gli alleati che le erano stati fedifraghi! E si ignorano i problemi concreti dei confini etnici e militari di terra e di mare o se ne ha una falsa impressione, prodotta dalla intemperan– za della stampa nazionalista e dal tenace mu– to silenzio del Governo. litica.. Il 14 marzo , Von Bethma .n.n Hollw eg, tiJ'• 1>arso ina spettat amente al Reichstag, replicò con veemenza a i « Junkers prussiani"· Egli ins istett e sull a necessità di una rif orma pel dopo-g uerr :1 elci suffragio pru ssiano. Nega rl a, pr ovochereb be « una convul sione int ern a, la cui estens ione nes sun uomo pot rebb e pr evede re.... Guai all 'uomo Ji ' talo che non ri conoscesse i seg ni dei tem pi ». l i Canoollier e confess ò che fino a qu ella matti – na, non aveva ness un a in tenzion e dl pren dere h parola. Senza dubbio fur ono le notizie della Ri- 1·oluz ione russa ch e lo spinsero a lJa tri bun a. Le dimi ssioni del conte Yorck, e d el suo colle - ga, sign ifica no che la m assa dei conserva.t.ori , i– conosce la necess ità di fare qualch e concess ion d, in un mom ento in cui traballano i tron i, e che, il fY!'etcnde re che mor isse ro senza alt ro soopo r he quello di con servare int at to il regno dei Junlter , metterebbe a trop po durn prova fìnanco la pa – zien'za del pop olo tedesc o. :Vfa le mas se tedesche posso no esse re acq11ie– tato con p,romesse di rif orme dopo la guer ra , e a nche alJora, soltanto ill qu ella mi su ra che i J unk ers saranno dispos ti a concedere gra zioJO· mente? Ma, rimandando a poi i problemi più remo– ti della pace, a cui bisogna prepararsi , ciò che più preme al pubblico è di sapere quale effet– to avranno sull'andamento della guerra quei più larghi contributi ·di armi, munizioni e da– naro, che il Presidente Wilson promette al– l'Intesa. Or questi (liuti non possono essere di effetto immediato; ma comunque renderanno possibi– le il prolungamento della guerra in condiziO'Ili sempre più favorevoli per l' Intesa·, sempre più sfavorevoli pc! Blocco germanico. In che modo questa circostanza agirà sulla mentalità tedesca? La pace dipende rlalla Ger– mania! Se molti altri elementi non complicassero la situazione, si potrebbe prevedere che il peso futuro degli Stati• Uniti nella guerra europea dovrebbe spingere il governo tedesco ad affret– tare la conclusione della pace n~l i917 , piut– tosto che subire la sconfitta completa nel 19i8 . Ma molte, troppe incognite sono·nel proble– ma : - la resistenza militare immediata della Nuova Russia ; - la guerra dei sottomarini che potrebbe neutralizzare. alm~no in p11;rt~ n?te~ vole le promesse dei nuo<V1 e maggion amti americani · - la incerta situazione politica in– terna dell~ Germania, dove senza dubbio si è delineato un principio di dissenso tra il Go– verno e la Ranpresentanza popolare: dissen– so che la Rivoluzione russa ha delineato e che il Messag~io del Presidente Wilson non mancherà di accentuare. O~server. La Germania e la rivoluzione russa In Italia è pas sato in osse rvato un fatt.o aesai significativ o, primo frut t.o in Germ anl a della nuova èra in Russi a. lJ conte YoJ1Cke il sig . von Bu ch, leaders de.I Partil o conserva tore nella. La · mera dei Pari pru ssiana ·, ha nn o rasseg nato le lo– ro dimi ss ioni d~l Partit o. I du e « Junk ers » sudd ett i, s) gua-dagna.ronc una singol are notorie tà, qua nd o, il 10 marzo, fe· cero rigettare un pro getto cli leg,ge (sostenuto _d9I Govern o e dai Cons ervato ri della Came r" Ba ssa ) per Ja concessione ai depu là ti di stipendi e di 1 i· glietti di lib era circolazione ferroviaTia. li pro– getto da per se stesso era di sca rso va lore. ma so no signi ficat ivi i mo tivi del rigetto. Il cont e Jor ch denun ziò il pro get.to , rome 11n principio di pa rl amenta rismo , un a malattia eh.' dall'inizio della guerr a s lava fa cendo progr~8~i insidi osi. La Came ra dei PaTi, dichiar ò egli, <le– ve &alvaguar dare la Pru ssia « dal contag io de;Je istituzio ni parlamentar.i de ll'E ur opa. occident.a1°. Noi abbiamo bi sogno del milit ari smo a~sai pili ohe del pa .rlame nt ari smo ». Tal e aperta sfida ad ogni progres so polit ico, fu aspra ment e commen tn:ta dalla stampa liberale e socialista.. Ma fu l'int erve nt o del Can cclJiere a c!ar· vi il <:ai-atte re di un incident e di imp oPlanza :-.o- n o Lasc iand o dn par te qu ello che il Cancelliere dell'Imp ero ha· elett o e dir à , suita opport.unilà cÌ1 · concedere riform e e libert à a l 1 01iolo ted~sco, clu ranle la guer rll., o piutto sto dopo l;;iguerra, è per noi Imp ortant e di rHevarr il fa tto stesso, r he t•1Ui gli scrittor i politi ci ted eschi discuto no di . qu este riform e c0nsider,andol e co111e concess ioni g rau.;o. se del Governo, non com e con quiste del Popo lo. Ciò dà la miBur a delJ'abisso che 6~a ra il con– cetto ru sso deLJa libertà , dn I concet.to tedea oo. Nessu na ret orica va le n na scondere lo verità , he <;li Hoh enzollern e i Jun k-ers m ai permetterann o lo sta biliTSi in Germani a dell e istit uzioni oo· i– tiohe necessarie ad una democrazia. Non vi è ., , ,. s ibil!tà di compromesso noi co ntlitt o tra Qlllel si· gnori e la d emocr&2ia . La. Rivoluz io·ne russa ha fornito agli Alleati la ocegsione di far e toccare (J11esta verità al popolo t.édesco. Il p~imo sproposito del neo-protezionismo inglese Se la più parte dei corrispondenti dall'este– ro della stampa italiana ?On fossero politi– camente dei perfetti 1mbec!lli, non ci sarebbe <lato 111 questo momentodi assistere a .questo spettacolo ed1fi_~nte: da _un lato si protesta contro le restriz10m che 11Governo inglese è stato obbligato a mettere contro le importa– z1on1 dall'Italia per la guerra dei sottomarini· <lall'altro si gongola sulla pretesa disfatta dei· liberisti inglesi a proposito dei dazi sui manu– fatti di cotone proposti dal governo indiano e sanzionati da quello inglese e dalla Camera dei Comuni. ' _Evi_denteme_nk non passa per la testa a que– s~1 g1ornahst1 .1nalfabeti, che c'è contraddi– z1o~efra il prùtezionismoinglese e gl'interessi 1ta!ian1_. Qutl che l'In ghilterra consente oggi all India contro 1 prodotti cotonieri. farebbe per suo conto domani contro il commercio an– che _d~gli _A!leali, ~e vi prevalessero i prote- 210111st1: cwe quegli ostacoli alle nostre espor– tazioni, che oggi sono resi necessari in via pro1Jvisoria dalla guerra e- che fanno strillare i sullodati imbecilli. diventerebbero defini– tivi! Per fortuna i nostri giornalisti non hanno capilo nulla di quanto è avvenuto in Inghil– terra in questi giorni a proposito del cotone e clell'Jndi11. In realtà il Governo di Llovd Geor– ge non poteva rommettere nno spropÒsito più adaIlo per provvedere al paese un11più ef– ficace lezione di cose su quello che sarebbe ·la riforma dognnale in senso protezionista. Lo sproposito è stnt.o tale. da sollevare le protesto{' non soln dei liberisti. ma perfino rlel piiì au– torevole giornale protezionista. In Mo""Tting Post, nonchè di altri giornali conservatori. quali la Pali Mali Gazette e lo Spectator . i quali sono addirittura snaventati che il prote– zionismo sia stato messo in pratica nel modo più allo a rivelarlo per quel che è. E nella Camera dei Comuni si è assistito allo spettacolo di un Ministero, che deve fare appello al patriottismo del capo dell'opposi– zione - l' Asquit.h - per esser liberato dalle conseguenze di un suo sproposito. E' not.-0 in che lo spropsito consista. Il Governo dell'India, dietro press10ne oei cotonieri di Bombay, ha offerto di sottoscri– vere 100.000.000 di sterline dell'ultimo pre– stito di guen a purchè questa somma sia rim– borsata al Governo dell'India coi proventi do– ganali di un dazio protettore del , % sui ma– nufatti di cotone importati in India, la massi– ma parte dei quali viene dal Lancashire. Ognuno vede che la· cosa danneggia a un tem– po i manifatturieri del Lancashire e I consu– matori indiani, e giova solo ai cotonieri di Bombay. E ognuno vede che il precedente può essere allargalo. se non viene arrestato di botto. I pretezionisti inglesi si sono cosi in– caricati di mostrare di che sono capaci, pre– sentandosi a un tempo come una i:oinaccia ai consumatori inglesi ed indiani, e come una minaccia alla più importante tra le industrie . esportatrici inglesi. Il Governo di Lloyd George, dopo avere commesso l'errore di adottare la idea del Go– verno dell'India. si è salvato accettando la proposta cieli'Asquith che il provvedimento sia consideralo come un espediente df guerra, che dovrà essere l'imesso in discussione a guerra finita. allorchè si dovrà discutere ex-profess o la. politica commerciale dell'Impero. Frattan– to Lloyd George si è. inimicato il Lancashire. e ha destato l'allarme in tutte le industrie esportatrici e nella marina mercantile. Se così grande è stata la opposizione al ten– tativo protezionista in piena guerra e nono– stante si presentasse come un mezzo per assi– curare alle spese di guerra un contributo <li due miliardi e mezzo, si può immaginarequan– to formidabile sarebbe la reazione in condi– zioni di pace. Si aggiunga che le restrizioni _contro le importazioni, . a cui il Governo h_R provveduto in questi giorni, offrono al_pu_bbh– co una lezione pratica eccellente per gmd1carc degli effetti di una tariffa protezionista : ognu– no, per es.. non può a meno d! pen~rci opi! giorno quando adopera uno d1 quei pess1m1 fiammiferi ma<k in Englari.d e carissimi! . , Tutto considerato, io non posso a meno d1 riconfermare ciò che scrivevo sull'Unifd del 9 marzo nel mio articolo snl neo-protezionismo inglese. Le difficoltà di un rit-0rno alla prote– zione doganale in Ine-hilterra. sia in sà me– desime. sia nelle probabili condizioni econo– miche rlel rlopo guerra son(\·praticamente in– sostenibili. A Crespi. Ancora sul ·calmiere dtll'olio d'oliva I Fa ccio s1>gui rc du o l'igho alle critich e·mosse n.l 1\ecoole· decret o, sul l'u ltimo numero dell'Un i tà, di)l sig nor s. A~zolini. :'\on l'ilengo che J'on. Canep,a abbia, con qu,•I p1·ov,,edim en to, inteso fa re della polit.ica re gio· nal e. Se ciò avess e volut o, aNrebbe dat o il calmi 0 • l'e assa i pr ima d'ora, quando J"olio va leva appe r:i du e !il'e, dimin ue nd o cosi l'utile delle regioni p,·o du tt de i a favo re del le l'egion i cs>'Bnzia lm ente com mercial i e consumat rici. ~la !"on. Canepa non pc c– c<1d i protezionis mo reg iona le, come non pecca, ne siamo convin ti, d i n1ai1ca nzn di bu on a volontà e rii spirit .o di a.bneg a,.ione.... Tutt .e •belle quo lità, dhe non bastano però n,l evitare gli enormi inconve nien ti che deriva no rial l'i ncompetenza e da ll'impr evidem,a. Bvidentemenl e l'on. ' Commissario a i consumi , trap iant-ato d'un colpo dall e pa ndett e e da l g!or• nale ... ai form aggi, ai risi , a.i p ani , a.Ile patatr . agli oli , ecc., è cascato dir etta ment e nel!e brac c1>1 di qu ella nu ova buro crazia del consumi e deg li opp rovvigio nme anti, n_ata, come d'in ca nto , pe r genera zione spontan ea, attorno al nuovo ufficio. E siam o in momenti in cul (chi non lp sa?) la

RkJQdWJsaXNoZXIy