L'Unità - anno IV - n.19 - 7 maggio 1915

L' UN I TÀ 675 n1.• h,\ bi~ogno, che il pac:-tc s0stcrrà la nostra ,1wmc. e non pcrmcttc ra che alcuna debolezza po,,1 influire sul programma e sulle finalità < h1.· l'""'O -.i ~ prOpo!,t o in quc!<,la guerra immane. La vitto ria della G~rmani a. Tre clhe desidero che voi teniate bene a lllL'ntc. La prima è, e desidero che ogn uno la comp rcndn bene, che noi sia mo in guerra. I .. 1 i-t-<:onda è, che q11cst:1. è la piì1 gra nde guerra mai co mbattut a da qua l~ia<.i na zione. E la tcrt.a è, che i destini de lla nostra patria e il futuro de lla razza umana per varie genera• 710ni dipe nde dal risultato di questa guerra. Cosa sigmfichcrcbbc la vittoria della Ger– mania ? Vorrebbe dire egemon ia su l mondo non della Germania, ma dei peggiori elementi ~folla Germania. I tcclc<;ehisono una razza in– telligente, una razza indubbi a mente civile, a cui dobbiamo molte, gra ndi idee. )[a la vit – toria tedc-,ca significl1<:rcbbc il predominio dei peggior i elementi tedc--,chi. Se crede te che io ~tgcri. leggete gli C'strntti di articoli dei gior– nali piì1 diffusi e influenti. sull' assestamen to che c-.~i ~i a ttend ono da questa guerra. lo non faccio che affcrnrn,re In verità nuda e crud a. lo non affermo che il Kaiser. se vin– citore, siederà sul Lrono dcli' Inghilterra, nC! che egli imp orro\ le sue leggi e la sua lingua nl n~tro paese, come fece Guglielmo il Con– qui-.tatore. lo non dico che voi udrete il •;uono il rumo roso c.,uono del pa~-.o d" anatra nelle citù della Brit anni,1. X on dico che gli us– !-ari dalla tc-,ta di morto faranno la ronda ..,ullc n,-,.;tr<.• stra de maestre. >=on dico che chi ,·i..,1ti, pon iamo, Abcrd nro n, debba chiedere a un poli.tiOll t> della Pomerania la via migliore IX'r Bocca d' Inforn o. >=on intendo dir que– ~to. Quello che int endo dire I! che se la Ger– mani,\ u-;cì... '-<' trionfante da <1uesta guerra. C...-..L eietterebbe la politica internazionale del momlo. Il suo spirito ~arebbc dominante e co--1 pure le sue dott rine, e colla semp lice for.ta dcli,, sua volont à °'"a foggcreb lX! le menti ch.•J,::li uomini a suo stampo , u il germani smo, nolla M t.l uli imn. peggiore forma, sarebbe il llt'll"iit.'f\l i'-piratorC', In. filo<.,ofia d(•I momento. Vi rico rdat e cosa accadde alla Francia dopo il 1S;o? Cli e<.erciti tedeschi lascia"ano la Fr.uu.:i,l, ma per molti ann i ancora la Fran– l'l,l. mentn .• rico...tiiuh ·,\ 11 suo eserc ito, rimase in uno :..tato eh folk- tcrrc>re di questo mo– Mro. \nche doJXl la ricostituLionc de l suo po,..,L'llte esercito, la Fr.mci,\ fu opprcs..-...'\d., 1- 1' ;111 ... ii\ contin ua di <1uello t.hc sarebbe potuto i\crnd(•rc. La Gl'rrnania licc-n,ia."a i minisiri fmnc~,i; se non fo..c.,c,tato per I' inten •ento <.lell,l Hegma Vit toria nel 1874, non ~rebbc m,u -.t.,t<>conce,<.-.oali' c-wroto francese di ri– u,..tituir-.i. e la Frann., ... arebbc rimasta fino ad o~g, l'umil e schi.wa della Germania. Cho 11.•rribllc cond izionc pt•r un pae<-ic I Ed ora la 5,"'r,mu,\ comba tt c non t,\llto per ricoll(1ui:;tare k• pro\'incic ix•rdut<.\ quant o per riconq uistare l,1 1\ducia in :,è stt:'s'ia <.' la sua i11dipende1l/... 1. n;uiona lc : combatte pt:>r liberarsi da qu esto incubo, che r ha opp~ ... o per piì 1 d'una ge– m.·raLiont.•, l'incubo d'una Gennania mina c– cit)<.,,\ pro"ocantl' e ingcrcntl"ii negli affari altrui E t111e,to accadrebbc ~e I., Ra.,;;,..~ia ,·enè,se ç,t lpè .. t.u. ,. la Fran c.:1a :-,pczz .. ,ta e I' lngh il– tcrr.1 di... armata Noi non nvrcmmo più mezzi pt•r difenderci : '" rcmmo an cora . forse una flolt,l d1c cì permette rebbe tutt 'a l piil di pro– tt.-... t,\I\.' con tro un · olt~1. fattaci da l Xicara– gua .,vremmo ancora. fol',(', ;.\bba..c.tanza truppe ~r .u1rontarc il Maò )l ullah. intendo par– i.ire th quell o africano. lft>, t.' tro, .ue allor.1 l,1 nazione ca ,·allercsca, che interve rrebbe a proteggcrci. come noi in– tcnen11nmo in fa,·orc dl'll,\ Francia nel 187,1 ? L' \ merica ? Se- pac-,, come la Russia e la Fr.rnci.1 con i loro t.•~1.•rcit i col~li. e colle flotte pili potenti del mondo non fossero ca– p;.tc I di oppor.-1 a quella tcmb1le macchina m1lit.vc <' l.l Germania m.1.-<L,-.c a :,;pezzarc le loro forze cons;!1unt~. come potrebbe l'. \ me– rica mten·enire ? Dato che Id Germania trion– fa..,..._, ,irebbc anchc troppo -.e l".\merica riu– ~•:1,._c ,l chfrndert• 1 pn1pn mte~ ... i sul !--UO c.ontincnte. (.;li .uncncam ,ono ancora meno pr~p..u-ati d1 qu1.•llo chc eravamo 1101. E a qu..de Germania ,1.remmo noi ~tto– P""'h 1 l"na t,?randl' h:ma ~1 t' andata :-.voi- i:;cndo in Germania in questi ultimi trenta anni, tra i suoi clementi migliori e peggiori. Ess.1 ricorda la lotta che C!descritta, se ben ricordo . in una delle grandi opere di Wagncr, tra lo spi rito del bene e quello del male, per il J)OS..\Ch$0 dcli' anima nmana. Questa grande lotta ~i è anda ta !,\'Olgendo per tr enta o qua– ranta. anni. In tutt e le successive elezion i ge– nerali sembra.va che gli clementi migliori fos– sero in prevalenza ; cd io non esito a dire che ero uno cli quelli, i quali crede vano nella loro vittoria. lo crede\'O che questi clementi migliori sarebbero riusciti ad impadro nirsi dcli' anima della Germania {é un' an ima grande e potente che merita. di l'SM!r salvata) e l' a– vrebber o sa l\'ata. )la la. ca.sta militare disse: • noi non permetteremo nulla di simile•; e piombò I' Europa in un mare di sangue. La spernnLa è anda ta <fo.,t:rutta : se la Germania vince, &aranno gli clementi peggiori che usci– ranno trionfanti da questa guerra. Cosa ,igni fica questo ? Significa che noi sa– remo ,·assa lii, non della Germania. migliore, In Germania dei dolci canti e dei pens ieri nobili cd ispirati, la Germania della scienza com,acrara. al ~ervi ;.io dc li' uomo, la Gcm1a– nia d;llla virile filoso fia. che tanto cont ribuì a spcua rc i ferrei lacci della supersti zione in Europa; nHl vassalli di un a Germa nia che ha parl ato colla ra uca voce dei ca nnoni 1-Crupp. una German ia che ha aggiogato la scienza al carro della distruLione e della morte , una Germania della filosofia della violenza e della bna alit.i., una Germania che vuole spegnere ogni favilla di libertà tanto nella ~ua che nello altre terre, in fiumi di sangue. Jo non mi !,Cu~o cli venire, nel giorno consacrato al pH1 grande sac ri ficio, n pr<.'<licarvi - q ui una guerra -.anta contro quc:-.to pericolo. Ognuno di noi può esstu utile. L.1 guerra è un 'ora di sacrificio e di ser– vizio. Alcuni p<>S-.',Ono rendere un serv izio, al– tr i un altr o: alcu ni qui, altri altrove. Alcuni possono essere di gra nde aiu to, altri di poco: ma non vi ~ alcuno che non possa e~scr cl· aiuto in <1ualche misura, 110 11 fo,;sc nllro soppo r– t.uido lietamente la sua parte di sac rifizio. NL•lll•ncd1ie leggende gallesi, ,·i è la sto ria di un uomo, a cui ru imposta una serie di compiti apparentemente inattuabili. per po– ter r.igg iungère r oggetto dei suoi d~ide ri. Tra le altre impr ese che dOH'\"a compie re, "\; cm <1uell,1 di raccogliert:' prima di :-.era ogni grano di semenza che era ~tato ~cminato in un ,,a,.to cam 1x,, scn7.. a perderne neppure uno. Egli !<oi recò pres..w un formicaio (' conquistò tutti I ntori <.·..,, accaparrò tutte lc !-impatie di <111eE:li indu-,trìo-.i in~etti. Es..,i si sparpa– gh,uono per il campo c prima del tramonto tutti 1 -.cmi erano racco lti , L'CCC· t to uno solo: ma prop rio mentre il sOIL• t'..lla\".1all'occidente , una formica zopp.L :,i ferc tnnanr.i rcrando l'ultim o chiccc>di grano .... Alcuni di noi 1»--~ggono la giovc ntì.1, il v.i– gore <.· I' l'lasticità dl'lle lllL·mbrn : altr i sono rattr;q>pit i <!alle infcnnn.\ e dagli anni e pos– MlllO al pii1 p..1.ragonar:-,1 n piccole fonniche zoppe. ,\l ,1 tutti ~"ianw procedere innanz i, :-,;ia pure 1oppicando, colla nostra parte del carico della nazione sulle spa lle. o aiutare cosi la nQ!>itr.,patria, in questa terribile ora, e con– qu1,;tan• 1• og~ctto <l<'I MIO <le'.'tiderio. DAVII ) l..1.0YD GEORC1:. l.: editore Baui :uo di Catania ha pub– blic.1to nd1.t collezione la Ciot•in, Europa, dirett,1 da Giorgio D'A c:mdia, n. 2 1 il ,·o– lum c: G. AL\L"\11,1. ,\la z::.i1 1i, e.li p:ig. 199. Il libro. che è: me ..._o in vendita ., L. 2,50 può e... -.ere ;1cqui'\tato dagli abbonati del- 1' U11it,ì, -.ped i:rione franca e raccomandata , per ~olc lire due. Non si d,\ cor!\o ad ordi– nazioni. che non f.Ì<:no :iccompagnate dal- 1' importo o che ci ,·eng.1no da persone che non abbi.100 giù rag.no I' :ibbona– mento. Ci feroe11go110 all'ultimo 1110111cnloun ar– ticolo dd prof. Ixoo M. I [AR TMA'- " del– /' l/nive rsilà di Vienna, e un altro dt.' Gt~O L UZl.ATro sullo stesso nrgo111c11lo trattato dal/' I IARTMANX. Siamo costretti a rin– -;.,iarli e11lra1116i al prossimo 11u111&ro per ,um ritardare la rqrolare uscita del gior– nale. Gino Bianco GUERRA E CLASSI DIRIGENTI Caro S.1/vemini, Nella lunga nota che tu hai apposta all'ar – ticolo da me pubblic:it o nel n. del 26 marzo dell' UnilJ, ti sei occupato soltanto di ciò che io dic e,,o nei prim i periodi, associand omi alle idee espresse dal l'amico Marane lli , e hni trasc urato il resto, che era la part e sostanzi ale de l mio ragionamento. lo non so pertanto se tu sia interam ente d'accordo con me: in og ni modo non considererai inoppor tuno che io torni sull'argomenlo allora trattato, la cui impor• tanza è forse accresciuta dalle voci correnti che l'inter vento dcli ' Italia nella gue rra sia ormai deciso e non possa tard:u e oltre la met3 di magg io. È guerra naiion nle, si dice, perc hè desti – nata a integrare, sino ai suoi confini et nici e naturali, il ter ritor io della nazione. Tu sai che i", anc he più di te e di altri amici, considero ben poca cosa, 1n sè stesso, quest'ampli.amento terri torial e, e non so in ogni modo riguardarlo da un punto di vista '1a\ionale; ma lo apprezzo e lo des idero solo come cont ributo all'avverars i di un equi– librio int erna1.ionale, nel qua le mo lle cagio ni d i attri ti e di lotte pos s111O esse re el iminate nei rapporti fra le nazioni, e si schiuda al– l'atti vi1à dei popoli un periodo di pace ope – rosa. Voglio anche aggiungerti che, pur es– sendo più cht: 0 mai persuaso che la speranza di raggiungere siffatto fine non possa pog– giare se non sul I' ipotesi di una sconfitta della Ger mania, trovo ogn i giorno argomen ti nuovi per du bitare r.he realm ente la vittoria dcli' In– tesa basti da sola a gam ntir e un assetto di pace più sicura e non insidiata nè guasta dalla voracitil del militarismo , che da troppo tempo ormai sfrutta la bestia lità umana ripetendoci la canzonetta classica del : Si vis p.1rem para · he/111111. La pace sarà assicurata, non da una vittoria dell'una o dell'a lt ra parte, ma dalla creazione di una più intima solidari e1à eco– no mica frn le 1101.ioni; e que st'id ea, che io ho accennata alt re ,·oltc, sulle relazioni fra guerr:t e protezionismo, fra pace e libero scambio, e sulla quale ho prome sso di par• lare nell' Unilà (e lo farò pre sto), ho piacere di lt"o, arl:t nell 'opuscolo , da te ora inviatomi, cicli' industriale belga; sig . He nry Lamb ert, il quale sa consen 1 are una mira bile e simp :Hica seren tcà, pur nel mumen to in cui arde nella sun patria l'in cendio di qucsla spa ,•entevole conRagratione. E torno, dopo ciò, all'argomento da cui bo preso le mos se. Se la gue rra è nazionale e deve far tacere ogni ragione di dissenso fra i vari gruppi onde è form ata la nazione come asseriscono i moderati -lib erali e gli stessi democratici fautori dcli' inter vento, non è fuo r di luogo ricercare in qunl mod o s' in– tend e che i vari gruppi dcbb :rno asso lvere questo loro :tsserito dovere di so lidari età na– ziona le. Quando, 1; o 20 giorn i addietro, la \'io – lenza bestiale di un poli ziotto tronc ò la vita qui a Milano ad un po,ero gio,·ane che solo per combina zione si trova va. in mezzo ai di– mostranti, il Corriere della Stra ebbe la de– gnazione di riconoscere che lo zelo dei que – sturini era stato eccess ivo e aveva pertanto bisogno di qualche freno e forse di qua lche punizione j ma quando le organiu.aiioni ope· r.:1ie ,·ollcr o dare una prova sens ibile della unanimità e fer mezza della loro prote sta, al– lor a il Corrie re gridò che è ora di finirla con gli scioperi e richiamò all'ordine i rivo – luzionari int er\'e ntisti, che non nve,·a no inteso l'i noppo rtunit à di turbare co n dimo strazioni di prote sta la con co rdia del sentimento na – iionnle. \ 'icev ersa 1 quando la 11111/un dei proprit lari di fo rno cercò, per solo impulso di bieco egoismo, di eludere lo sforzo fatto da l Co– mune di .Milano perchè alla popolazione (al– meno alla classe ope raia) fosse assicura to pane buono a buon me rcato, allora il Corriere, pur nC'ln prendendo partito esplicito per i fornai , non cre dè tutta, •ia di far appe llo alle ragioni della concordia nazionale e di osser– ,·are che, mentre si parla tutti i momenti di preparazio ne ci\'ile e si fanno comitati e si tengono conferenze e con\'egni per questo scopo, la miglior preparazione è qu ella di avere, andando incontro all'e, •entualit à della guerra, un popolo non esa spe rato da l ma l– contento e dalla fame, convinto che i sac rifizi a lui imp osti sono l'effetto solo di una ine lutta bile necessil~, e non sono stat i creati o, almeno, aggrava ti dalla ma l:1 vo– lon t~ e dall'egoi smo di alcuni. Più recentemente P Unione Zuc rl,eri, senza che nessuna ragione potesse giustificare o al– meno spiegare il suo deli berato, ha profittato di questo momento d i ansia - in cui l'at · tenzione del pubb lico è rh·olta nltrove - per aggravare le impoc:izioni feudali che i baroni delle barbabieta le riscuotono dalla massa dei cons umatori. I grandi giornal i quo– tidiani si sono gua rdati bene dal far appello al sacrificio di interessi par tico lari (niente– affatto rispettabili, per giun ta) su ll':1ltare della patr ia ; e hanno creduto opportuno di ser– bare sulla cosa il più scrupo loso silenzi o, aiutat i da lla insipienza di giorna li e sod alizi democratici e socia listi, nes suno dei quali ha mostrato di acco rgers i di que lla pirat eria, contro cui sarebbe stato giusto ini ziare una oppC1sizione che andasse oltre una pla ton ica, per quanto vibra ta, protes ta. Pure a Milano è avvenuto che il Comune, per le condizioni eccrzional men te tri sti di quest'annata , ha ritenuto di do, •er fare in bilancio alcun e impo stazioni di somme de – stinate a pro,•vedere I pii1 largamente che ne– gli anni nddie tro, alla beneficenz:t, ad ese– gui re lavori , anche non urge ntissimi, che possano tuttavi:1 servire ad auenua re l:1 di– so"cupazione e ad impedi re l'accumularsi di tr oppi impegni nei bil:inci futuri. Per prov– vede re alle maggiori spese e all'a~se stament o del bHancio, un po' soffe rence ancora per una certa finanza allegra di qua lche anno addie– tr o, si è dovuto natur:t lmen le aumen tare le entrate ; e fra ( vnri mezz i il pìi.J acconc io in questo momento è semb rato un notevo le au– men to de lla sov ri mpos la. Si può forse discu– tere se non si potesse att ingere :inche da altri tributi una parte di quella somma che occorrerà per colmare il disa,·anzo di circa 6 milioni e mezzo; si può :10che non :icco • g liere interamen te l'argomentazione con cui la Giunta vuo l dimo stra re che l':tumento della sovrimposta non sar:1 destinato a ripercuo– ter si sul prezzo degli affiu i e sad in parte compensato da ll' abo lizio ne del dazio sui ma– teriali di costruzione : certo è però che classi dirigenti, con sapevoli dei loro doveri e illu– minate an che nella difesa dei loro intere ssi, a,•rebbe ro do, •uco sen tire che, men tre la gue rra ha gettato in una spaventevo le mi seria cen · tin ai:1 di migliaia di famig lie opera ie e ha tolto e pi11, forse, tog lierà :id esse l'a iuto delle brac cia pii.1 , 1 :1lid e, er:1 cos:1 gretta , inu – ma na e cosa incauta;nello stesso tempo, che esse con tende ssero, per avar izia, al Co mune il mezzo di far fron te alla situazione ecce– zionale, in misura meno inadegu ata alla gra• vità dei bisogni. Invece esse non hanno sen– tito alt ro im pulso che quello del più g retto egoi smo. I loro pili autent ici rappresentanti nel Co nsig lio comunale sono andati a pesare il gra do di urgenza delle varie impostnzioni di bilanc 10, hanno conc luso che si poteva aspettare, hanno criticato la soverc hia largbeua nella previsione delle spese, hanno richiama to l'ar ticolo 307 della legge comuna le e pro– vinciale che vieta, come è noto, certe spese facohati \'e .1i Co muni che superano il limit e ·legale della sov rimpo sta, hann o dich iaralo di riprometter si da lla Giun ta provin ci:ile am mi– nistrati va l'annull ame nto delle delibe razioni del Consiglio comuna le i e di tulio il resto, dell a miseria che dila ga, della fame che urla (non è demago gia I), dei doveri sociali di chi sta in alto e ha denari: di tutto ciò neppure il più lontano sen tore. E c'è, tra i ltaders della minoranza conservatrice , il presiden te di un'associazione in terven tista, a cui dovreb• bero esser fisse nella men te le esigenze de lla preparazion e civ ile ! Non parliamo poi di que l che scriv e il bollettino dell'A ssoc iazione dei Pro prie tari d1 case, e de l dup lice ricorso presen tato dal loro presidente con tro il bilancio prc\•enth·o e

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