L'Unità - anno IV - n.19 - 7 maggio 1915

, problemi della vita italiana ~ 1059. Sig. Aldo Andreoli Belle Arti, 8 BOLOGNA ~i pubblica il Venerdì in Firenze - Direttore GAETAN O SAL VEMINI - - Direzione:e Ammini strazione t Lungarno Vespucci J2 b - Abb ~ mcnto annuo ordinario Lire 5 per il Rc:goc ?et i paesi italiani dell'Austria e della Svi zzera: per l'estero Lire 7,50 - Abbonamento sostenit ore Lire 20 annue - Un numero Cente simi JO - Cont o corrente con la posta Anno IV - N. 19 - i Maggio 1915. SO ì\DIARIO : Golucbowsk-1, P. S1LV,\. - I lavoratori e la guerra, D. LLO\ 'I> GEORGE. - Guerra e classi dirigenti, U. G. ~fol'-DOLl'O - g. s. - I proverbi in azione, E. G tRRTTI . GOLUCHOWSKI Dunqu e n11che il co11te Coluchows ki · sta ptr arrivar e a Roma, u/Jimo 1/tlln serie dei • missi domi11ici » inviati dagli Im peri Cm– trali /rt1 noi, 11 rassodan· lt vncilla,iti cate11e dtl/11 1 r·iplice 1] il neutralismo giolittiauo . Dati i suoi prrudnzti poli tici e diploma– tici, - è stato ca,zul/ ieu austro-rmgarico ptr dieci mmi - il Coluchowski potrebbe nuche lui aspirare alla pittoresca e sig,zifi– cativa denomina zione, con cui fu salutato a suo tempo Biilorqdalla stampa trdrscn : <e ill or– tnio da +2 0 della diplomn-:.ia n. Subito, naturalm ente, la solita Tribun a e In 110n meno solita Sram p:i si son -mrsse a prrpara re il terreno al nuovo ospite roma110, rapprtse ntmzdolo, al solito, come amico del- 1' Italia e della pace. Che sia amico della pau, in qursto mo– me11to, date le condizioni nelle quali si trova la sua pat ria, non discutiamo. Disrnlia mo che sia stato amico de/I' lt alia durante il pe– rio,lo del S U() govemo, an-:,i affermiamo che ci vuole una bella ignoranza o una bella imp uden-:.n a soste,zere ciò. L 'ope ra caratteristica drl govem o di Ctr luchowski fu la conclusione de/I' accordo con la Russia per escludere tutte le altre potn,u dallr questioni balcaniche, r per dividere i Ba lcani in dri) Jjcre 4' injiurnzn: una au– striaca e :ma russa. La prima 11umilcstn– :io,ie dell' accordo si ebbe nel 189i con le famose note comun i, inviau r"1i governi di /I Ù'm,a e di Pietroburgo ai govt rni balcanici, e con le 110n meno famose dichiara:io11i dtl Co!uchowski alle Delegazioni, fatte per pro– clamare dina nzi a/I' Europa ill piena intnn /rt1 le du e pote nze pr incipa lment e int eres• satc nei Balcan i. Qualche armo dopo, ,ul 1903, l' acc()rdo divenne pi ,i stretto e palese. I due governi uel febbraio prepa raro,io e prt:sentarono alla Turchia tutto tm pia no di riforme pt'r la 1 /ncrdonin, che f u poi ampliato e perfezio– nato itt ottobre, nd convegno di tlliir..steg, f ra il Coluchoroski e il c,mcelliere russo l.amsdorjf. Co,i qursti progeni fermo rima– nendo lo stat u qu o tt:rritorialc, che prenu:va alla Russia, allora iu procinto di entrare in lotta col Ciappo 11e in Estrt·mo Oriente, l' Au– strifl si nssicuravfl libtrtà d' a:io,u: economica e morale nella p arte occidr11talc, riconoscendo alla Russia la sttSSfl /iberttÌ ,irllt1 parte orie,i- 111/c dei Dalcn11i. E l, Ita lia? si domnmlertJ. l' Italia, al– leata dell'Au str ia, fu tenuta completamente fuori da tuttt Jr combina zioni austro-russe riguardo i B alcani. E quntttlo nel 1902, il mùiis tro Prùutti affermava tlnvanti al Co– !ttchowski il diritto del!' f ttzlin di essere co11- su ltat11 dall'Au stria t' dalla Russia per le riforme in Jl/ acedo11ia, il ca,ictllicre austriaco rrspin gtva le njftrma:ion i dr/ mi,iistro ita– liano: le respitigro11con ironù, altamcttll' of– /tu siva.. Si obbietter,l che durante il et11u el/irrato Coluchowski, nel 1900, fu co,rc/uso il fa– moso atcordo scrillo italo-austriaco, con cui It alia e Au stria si impegnavano ad astenersi da ogni acqui sto turit oriale in /1/bania, cd tra riconosciuto ,,/l' Italia - a quel che sem– bra - il dirillo ad ottenere un compm so (/oru il 'lr e11tino ?) qua/om I'Au stria m1esse fatto acqui sti terri toriali oltrt' la !Josnt'a-Er– :.tgovinn . 111 realtti, questo accordo fu fatto per 'te– rurr n bada l' Italia, considerata come tm n vicina ùuomoda, i· per evitare che si unisse eve11111lmcntc agli Stati balcanici. Per r_lfetto di questo accordo abbitzmo vi– sto, durante !r crisi balcaniche dt1- l9"T2-'ì 3. il governo italia,io, i11catcnato n/lt, politica aust riaca, porsi co11tro le Mpir a:ioni della Serbia, e fliicnarsi lt simpatÙ' dti balcanic i e dtlla Russia. E· 11t'Iluglio scorso, in occasio11e della fa– mosti 11ott1,wstriata alla Serbia, abbiamo avuto una prova dei vantagg i eh,• af/rebbe portato a noi la clausola rig,w rda,ite il di– ritto a compr,tsi, in caso di acquist.i terr ito– riali dtll'A,; stria nei Balrani . L'Au stria, in– fatti, non domandava alla Serbifl cessioni territ oriali ; ma se la Serbia aflesst' piegato alle csigenu contenute nella nota austriaca, sarebbe diventata 11110 stato non pi ,ì:. indip en– delltc, ma protetto dal/' .-Justria . E noi non avnmmo avuto nlrnn dir itto di protestare, perché secondo l'accordo del 1900 1 il diritto italiano nasceva so/tamo in seguito ad acquisti territoriali dell'Austr ia. L'Au stria m;rebbe aunu:11tatoenormemente In sua potenza e la sua i11jlurnu 1 nei Balcani (.giacchi non oc– corre il /nito mulo e brutale del dominio ter– ritoriale per aver soggttto rm parse, basta il I lavora tori Avevo promesso da qualche tempo di par– lare in un comizio qu i a Bangor, ma non avevo potuto mant enere la mia promessa, pcrchè i consiglieri della Corona, sono cosi sovraccarichi di lavoro, che non possono nem– meno a pprofittare del riposo domenica.le . Se io sono ven uto qui qucst ' oggi, è perchè avevo qualcosa. da dire : qualcosa. che doveva esser detta senza indugio. Questo è I' unico giorno che io avevo libero, e la colpa non è mia . Per caso venerd ì matt ina, prima d'aver deciso di venire qui tra voi, incontrai uno dei pii1eminent i pastori scozzesi : il Or. \Vhytc di Edinbur go mio caro e \·ccchio ·runi co. Si parlò cicli' argomento , che intend o tra ttar e oggi. Gli dissi : 1( Ho solo un giorno libero in cui posso parlar e in pubb lico, la domenica, ma temo che i miei elci.tori non siano dispost i ad ascoltarmi in quel giorno •· • Se è cosi • mi rispose • venite in Scozia e io vi prometto il più nume roso comizio domen icale che voi avete ma i avut o ,. Ma io pensai di venire pri ma tra voi, nel mio paese di Galles. Il mio reverendo arnie · mi disse anche che il catc• chismo pen nette di lavorar e la do menica, se si tratta di un'opera di carità o di necessità. E quelli, i quali cred ono che q uesta. che io compio oggi, non sia opera necessaria, non conoscono il terribile bisogno in cui si trova ora la nost ra pat ri<L. In <1ucsto momento vi sono uomin i di Gal• Ics che combattono nelle trin cee della Fran • eia, :sfidand o la morte : il mart cUarc delle fer– riere oggi, risuona da un capo all' .iltro cl' Eu. rapa , con voce pi i.1 rortc del suono delle cam. pane delle chiese. E quando io penso che questo lavo;o febbril e ferve oggi, domenica, come in qualunqu e allro giorn o della setti • man a , io non posso' esser tant o ipocrita da dire: mi salverò l' anima , non par land o di ciò nel giorno del Signore. L'ora presente. Compr endiamo noi la necessità cicli' ora pre– sente ? Cc ne rcncli;un o ben conto ? JI Belgio fino a poco fa, prospero e tra.n. (1) Dl1co rso fatto a Bu111or il , S febbraio 1915. a Gino Bianco dominio indirtllo sulla vita politica dtl paese su sso) i' e noi saremmo rimasti ad ammirar e la rlestrtzza con cui eravamo stati imbotti– ·g),ati dal Ca/uchowski. Dopo m1eu ricordato questi precedemi, ltg– gimno q1ul che scriw sulla Stamp a il ben 11010 Cirmeni: l..e tratn:nive procederebbero an che me– glio e darebbero maggiori affidamenti se, come è st ato più volte annunziato dai gior – nal i, veni sse a Roma, investito di tale man – da to, il conte Goluchow ski, ex Mini stro de– gli affa ri ester i della mon a rchia aus tro-un– gar ica . Il conte Goluchows ki sarebbe molto indicato non perchè è stato Ministro degli affari esteri , ma perchè è il miglior e dipl o– mat ico che abbia l'Austria-Ungheria e per– chè ha un mer itato :.i.scende nt e sull'animo del vecch io im peratore. Egli per il suo pas– salO, per la sua autorit:ì, per la sua lunga carriera negli affari int ernazi onali e per la sua duttilit:ì, efficacement e aiutato dal prin– cipe di Blilow, pot rebbe molto contribuire alla riu scita de i negoz iati 11. R ridiamo, se In vergogna di tiedrre la poli– tica estera italia11a tra/Inta itt questo 111odo, ria mani di quel generr, ci lascia ancora tm po' di voglia di ride·rt'. P. Silva. e la guerra. (1) <1nillo, è ora devastat o e piangente, e i suoi figli vivono per la carità di amici vicini o lontani . E la Fra ncia? Gli eserciti tedeschi, simil i a belve feroci, hann o infitto i loro ar. tigli nella sua fertile terra, e ogni sforzo per cacciarli . fa a brani la carne vh ·cnte di quell e belle contra cie. L..1. bestia da preda non ha potuto scagliarsi sulla nostra terra, non è riuscita ancora. a torcere un cape llo della nobile chioma bri– tannica. Pcrc hè ? Per merito della vigile sor• vcglianza della nostra marina. Ed è questo il r;mp ro\·er o che io muov o alla nostra !lotta : essa non ci permette di comprender e che l' Inghilterra combatte in questo momento la pil, terri bile guerra in cui mai sia stata im1X!gnat a. Noi non lo compr endia mo. Poche sett imane fa io visitai la Francia, e vi fu una conferenza tra i ministri delle finanze di Russia. Fran cia, Bclt:,rio e lnghi l• terra.. Pa rigi non è pii, la stessa città : la sua gaicz7.a, la sua vivacità sono sparite. Si legge sul \'Olto cli ogni uomo , ùi ogni donna, che essi sanno qua le tra gica ora stia att:ra• versa ndo la loro pat ria ; essi sono decisi di uscirne vitt oriosi e hanno fiducia di uscirne vitto riosi, ma solo attraver so una lunga sof. fcrcnza . Nessuno che visiti il nost ro paese. potr ebbe supporre che noi siamo imJX!gnati nello stess o conflitto e che sui campi devas tat i ciel con• tin cntc e sui mari che circondano le nostre isole, si stia ora decidendo, non solo il fato cieli' impero britannic o, ma an che il destino de lla razza uman a per varie generazioni av• venire . );oi facciamo la guer ra come se non çi fosse guerra ! lo non ho mai dubitat o dcli' esito della guerra e vi d irò poi tX!rchè; nè ho mai clubi• ta to, mi dispiace dirlo, della lunghezza di questa guerra. Jn tutte le guerre, le nazioni sono portate a rimpicciolirne i pericoli e ad abbreviarn e la du rata: gli uomini , dopo tut to, vedono la potenza del loro paese, ma non vedono ugualmente bene quella dei loro ne• miei. lo so1Tb stato considerato come un pcs• simi:.ta dai miei amici, pcrchè ho a ffermato che la guerra non cesserebbe prim a de l ~at a lc. Inoltre io sono convinto che non si potrà giungere a un risultato dccish ·o, ~cnza una terribile lotta ; e ve ne dirò le ragioni. Lo farò non per abban donarmi ad inutili previ• sioni sulla dura ta della guerra , ma per mo• strar chiare ai miei concittad ini le difficoltà che essi devono affrontare , e per spin gerli a non trascurar nulla di quan to è in loro po– tere per assicura re la vitt oria e JX!r assicu• rnrla nel pili breve tempo possibile. È in loro potere di farlo, come è in loro poter e di prolungare, colla loro negligenza , in– dolcm. a e trascuratez za, la sofferenza del loro paese e mett ere a scr io IX!ricolo la compiu· tezza del suo t rionfo. Questo sono venu to a dirvi oggi. pcrchè si tratta di un lavoro cl' urgente necessità in cli• fesa della libert à umana. E non è male cli• scutc re. di domenica, i mezzi migliori per as• sicura.re la libertà umana. Vi esporrò anzitutt o le ragioni , lX!r cui io sono convint o che la vitt oria sarà con le no• st rc bandiere , se noi sa.premo util izzare bene le nostr e risorse ccl opportun iHL Le risorse natura li degli Alleati sono di gran lunga maggiori di que lle dei loro ne• miei. Nelle riserv e di uomini , nelle risorse economiche e finanziarie, nel!' accessib ilità a tulti i mercati ciel mondo. e quindi per il dominio dei mari, nella possibilità di rifor• nirsi cli armi e di numizi oni, per tutti qu est i · rispetti gli Alleati hann o un enorme vanta g• gio. r-.hL vi è un a ragione pii1 profonda di tutte queste : al cli sopra di tutt o vi è la forza morale della nostra causa : e questa conta moltissimo in una lotta , che involv e tanti sa • critici e sofferenze e privazioni . Una nazione, che ha sulla coscienza i del itt i commessi contro il Belgio, non può resi; ter c fino alla fine. Gli Alleati hanno a loro disposizione pili del doppio degli uomin i cli cui i loro ne– mici possono disporre. Voi potr este doman– darmi pcrchè non gettiam o subito sul ca mpo di ba ttag lia queste forze schiaccianti e non concludiamo subit o vittoriosamente questa tcr• ribilc guerra . Nella risposta a questa domanda , è spie• gata la causa de lla guerra : la ragione IX!r cui la Germ ania dichiarò la guerra è nella risposta a questa domanda . La triplice fnlesa era impreparata . :Nei tempi anelati , quand o la libertà di una na zione era minacciata da un aggressore, il soldat o staccava dal mur o le frcccic e l'ar co, o la lancia o la suada che gli era sta ta tra– mandata dagli antenati guerri eri. e si recava al luogo ili riunion e della sua tribù: e la na. zionc era pront a !X!r la guerra. Le cose sono ben differenti , oggi. Oggi noi çombatti a.mo con ann i assai complicate e perfezionate , senza conta re l'a rt iglieria. Ogni fucile è un mecca• nismo ingegnoso e compli cato che richi ede del tempo ad esser preparato . Gli arsenali tedeschi erano pien i di queste macchine cli distru zione: gli arsenali russi non lo erano, cd ceco la causa della guerra. Se la Russia si fosse propos ta la guerra , i suoi arse nali sarebbero stati ben forni ti ; ma essa desiderav a sop ratt utto la pace. lo non son sicuro che la Russia non sia mai stata responsa bile cl' una guerra di aggress ione con• tro qualcuno degli stati curOJX!i confinant i. ì\la cer to questa non è per la Russia guerra cl' ag. gress ione: essa dcside ra\' a la pace, ne a.vcva bisogno, la voleva e l'avrebbe ma ntenuta se

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