L'Unità - anno II - n.23 - 6 giugno 1913

l nodi al pettine. Siamo di nuovo a gontie vele sulla via -dei debiti; - debiti veri e propri , ad onta ~i tutti gli eufemismi della scienz.a tinaniia– ria mini steriale. Finita la festa viene pur– troppo il conto da pagare, ed a poco a poco .arrotondiamo il miliardo. Si comincia, al so– lito, col debito Huttuante (buon i del Tesoro) ; poi, siccome i debiti è pii.1 facile farli che pagarli, perchè l'a umento de lle spese precede in ogni tem po l'aumento delle ent rate, cosi non c'è da illudersi : noi riapriremo il ga– leotto Gran Libro del Debito Pubbl ico, per iscrivervi quest'altro mili ardo, conso lidando tutti questi milioncini di debiti fluttuanti, che veniamo emettendo alla chetichella. E per giunta il noatro bilancio ordinario ~ già di nuove, in tleficil, nonostante il mi– rabile , continuo incremento delle entrate. E mentre gli spettri dei debiti prendono corpo, da un giorno all'altro, aJ uno ad uno, si de linea no già sull 1 aer fosco gli spett ri de lle ·nuove impo ste. Il peggio si è che tutto questo assorbi– me•;Ho di capitali da parte dello Stato avviene propr io nel temp o in cui più ne avrebbero bi sogno le nost re industrie, e fomenta anche e carezza sempre più quella spec iale tenerezza -che in Italia abbiamo per gl' invest imenti in titoli pubb lici: tenere zza non del tutto pa– tri ottic,, ma causata da quella comoda, dolce sinecura che è il possesso delle rendite pub• 'bliche, in cui tant o volentieri si rifugia il ri– -sparmiatore italiano ancora e semp re pauroso del le alee indus triali e più - bisog na pur -confessarlo - dei numerosi cavalieri. •.. d'in– dustrie. ~ noto con quanta assidua costanza noi abbiamo ritirato dall'estero, specie dalla Fran– cia il nostro consolidato j ma non è stato alt;ettanto notato che mentre gl' italiani riti• ravano dall'estero il prop rio debito pubb lico, -con tenta ndosi tapinamente di un basso; per <tUanto sicuro interesse, i capita li este ri s' in– vestivano magnificamente nelle nostre indu– strie ripor tando al di là delle Alpi, a scapito -dcli~ nostra riccheua nazionale, i pingui di– videndi de l 7 1 dcli' 8 •/. ed anche più I . Lo Stato italiano ha sempre app rofittato dt <tUCsto debole dei suoi sudditi, pompando -comoda men te i capita li nazionali in tutti i giorni, in tutt e le occasioni, in tutti i modi, .fin nei più reconditi ripostigli de l risparmio nostro : con le casse postali, coi titoli de l -consolidato, coi buoni del tesoro, co n le ob• blignioni ferrov iarie, ecc. ed ora anch e con le assicuraz ioni di Stato. E la stampa pagata da ll 1 alta banca ester3 non rifinisce mai dal far le lodi al patriotti – 'Smo de l risparmiatore italiano, perchè sa che ,· mentre il risparmio italiano si rifogia tap ino -e pauroso sotto le immen se e comode ali del -debito pubblico nazion ale, contentandosi del .J l/'t o 4 JO, rimane pii1 dispo nibile, meno conteso pei capi talisti del l'Alta banca estera, il campo de lle industrie nost re, coi più alti ,dividendi. ti pror. A. I. De Johannis, occupandosi, nell'ultimo fascicolo della Rit/15/a delle socie/ti <ommtrciali , con la sua nota competenza, della questione appunto del « Risparmio e del 'Debito pubblico >, most ra di preoccupars i assai de l perico lo del collocamento dei debit i 1>11bblici all'estero, per il dan no che ne può av,•eni re al paese deb itor e in caso di -contrasti pol itici co l paese cred itore. Ma sono paure che hann o sh\ fatto il loro tempo . 11 capita le ogg igio rno va e rima ne dove si trovi meg lio economicame nte e non po litica· mente . Ce rio siamo d'accordo co l De Joh ann is che, nei tempi che corrono, non sar~bbe possibile collocare i nostri nuovi debitt al- 11estero, se non a gravose condizio ni, specie -quando si consideri che l'A ustria-Unghe ria ha -dovuto sorpassa re il 7 °/, mentre noi di poco abbiamo sorpassato il 4 3/ 0 (collocando cioè a 9 8 i nostri Buoni del Tesoro 4 °lo)- È troppo vero, altresi, che l' Italia non ha oggidl veri amici su cui possa molto fidare politicam ente, -,e nessuno su cui tidare economicamente . Ma è anche vero, d'altra parte, che, se i nostri governanti fo~ro stat i pii1 pratici, avrebbero ben potuto a tempo apportuno ri– cordare che la storia della co lonittazione in• ·st"gna che non è l' abbo nd:mta di popolazio ne che spinga un paese alla co loninatione, ma l'abbonda nza di capitali. È noto infatti come l'Inghilterra, per citare un esenìp io tipico, invano si affatica sse a dirigere le cor ren ti della sua emigrazione verso le sue colonie australiane, fino a quando non segui appunto il sistema del \Vakefi eld fond. In Italia, quindi, se pure a\"evamo abbondanza di po· polatione, non a,•e\"amo .affatto quella esu• beninza di capitali, che più spinge alla fon• dazione di colonie. E perciò siamo costretti, o ra per un g-ra\'e errore de l nostro governo fo~enlato dalla pauia dei no stri nazionalist i, a sottrarre capitali al promettente risveglio del nostro paese, per andare a conquistare 'terre che non ci frutteranno che .... spese . L' UN LT À Chi no n sa, infatti , quanto danaro, sangue e.... delusi oni è costata l'Al ge ria alla Francia? Si è detto perfino che, se la Francia avesse voluto fare la più dura vendetta co ntro la Germ•nia delle di~fatte subite il 1870 e del– la perdita dell'Alsazia e Lorena, avrebbe do· vu to cederle appu::.to .... l'A lgeria! Il De Johannis consiglia i nostri industrial i ad unirsi pe r agire presso i nostri istituti di cred ito, perc hè quest i :attin gano dall'estero quei capi tali che lo Stato non ha cred uto di poter chiedere all'estero. Noi ci per mett iamo per lo meno di mettere in dubbio la pra– tici là di questo consig lio, segna lamente qua n• do pensiamo all'attesa dei capitalisti ester i per le emissioni di nuov i prestiti di Stati, alla chiusura del conflitto balcanico (perfin o la Cina si è data ai prestiti pubblici Il, ed alle condizioni altresl di molte industrie estere, specie le tedesche, non meno delle nostre bisognose di nedito. Le guerre, si sa, sono una gra n brutta cosa, anche per le loro incalcolabili conseg uente economiche; ma diventano ancora pili odio – se quando ad esse si vada incontro cosl leg– germente, cosi inconscientemente 1 come in certe guerre coloniali dirette a por tare la ci– viltà a chi sapeva tanto farne a meno . E pensare che noi stavamo bene , e che per star meg lio, ci siamo cacciati in tanti guai ! ~ questo P infecondo senno del poi? No; perchè so n ci rca due anni che no i ripe– tiamo le stesse cose. E ritornando, per concludere, al credi to pubblico e privato, il miglior consiglio che si possa dare ai nostri industriali, è questo, troppo semplice sl 1 ma sincero : di sapere, ciqè, ritro\'a re in sè stessi la ene1gia, i metti per superare la crisi, di assegnarsi alla dura concorrc nu de l Debito Pubbli co, ed anc he di non illudersi troppo sul possibile int er– vento a \Qro Javo re i)e l risparm io estero , cosl .,.come troppo facilh1ente s' illusero, fra il gri– .... dlo nazionali sta, sulla facile conquis ta del nuovo mercato colonia le con la relativa cinta protezionista. Ma parlar e a molti indu stri ali di cercare in sè le energie per superar la crisi, è come parlare al vento. È assai più probabile che le nostre indu strie, anti chè mantenere il bron· cio allo Stato per la concorrenza nella incetta del risparmio, si mettano d'acco rdo con esso, sulla base di nuovi compensi pro – tezionistici . E cosi anche ora, chi finirà co l p.!lgare le spese, sarà il pili minchione, cioè a dire il grosso pubblico dei consumatori e dei contribuenti minuti. G. Carano -Donvito . IL CONCRETISMO DE " L' UNITÀ ,, La vita pubblica e gli interessi partic olar i, Vi sono periodi della vita pubb lica, in cui ressi di ra ppresen tanti e rappre sentali, dimo• mentre i contras ti astratti di idee continu~no ~. • slTeranno cioè la insussistenza della vecchia tener dis tinti ed oppos ti i par lit i, razi òne con•,.J, _proclamata e sven tolata politica democratica, e creta dei singoli uomini e dei singoli gruppi "'-:coitrin geranno tutt i, conservatori democratici e non differisce in nulla. Tutti vogliono e fanno "pseudo-democra tici, ad esst"re più sinceri. le stesse cose, pur dichiarando di avere diverse idee: tutti non si curano che di promuo vere nel miglior modo possibile i propri inte ressi parti– colari , e perciò non tanno più un'azione poli • tica che riguarda la societ.'\ tutt a quanta e non le singole persone o gruppi , ma una azione schiettamente egoistica. Ora che i singoli facciano il proprio intereSSe, non è certo giuridicamente e socialmente male, sebbene etica mente sia il peggiore dei mali il restrin gere che ess i facciano ,lelln loro attività unicamente a quel fine. Ma diventa un vero e proprio male sociale quando l'inte resse privato dcli' individuo o del gruppo si present i, non per quello che realmente è, in modo che sia facilmente ricouoscibile da tutti, nt:lla sua ge– nuina rsSf!m:a utilitaria ed egoist.ica, ma invece nasconda questa sotto le apparenze di una fom1a politica, che al contrario, richiede la sottomis– sione di quegli interet,sì singoli ai bisogn i ed alle aspirazioni di tutta quanta la vita jOciale. Ed è male, perchè l'azione fatta o voluta dai singoli acquista cosi un valore sociale, laddove essa può, per la societ.'\ stes,a, essere indiffe• rente o addiri ttura dannos11. Se questi singoli sono persone o gruppi che ne costituiscono le clientele, il male è cravi ssimo anche moral• ment e; ma res ta sempre social mente un male, anche c1uando queste singo le unità sono le class i nella loro spo ntan ea forn1azione socia le, de ter– minata da partic olari condizioni di luogo e di tempo. Ques te sono pur troppo le condizioni fonda– mentali di vita, in cui gi:\ da parecchi anni versa la democrazia italiana in tutte le sue gra– dazioni. E contro queste condizion i è sorta l'U - 11ilà : che perc iò non ha voluto fare altro che smaschera re la nostra pseudo democrazia, e contrappo rle l'imm agine di una democ razia schietta e genuina. E si è sforza ta di raggiun• gere questo scopo ir. due modi : 1° mostrando nei singo li fatti concreli, piccoli e grandi, come la falsificazione della attivit.'\ politica democra – tica abbia luogo; -zO de terminando, in ordine di urgenza e di importan za, le soluz ioni concrete che l'autentica. idea democratica richiede dei singoli problemi della vita italiana. L'opera dcli' • Unità •. Questa è la sintesi di tutta !"ope ra dell'Unità . Pcrchè l' U11ilà ha salutato con tanto favore il suffragio quasi universa le? Perch~ vede in esso un potente mezzo di risanamento della nostra vita pubblica, in quant o le grnndi masse, che non potevano finora far sen tire direttamente la loro voce nella conquista di una sempre magg iore giustizia sociale, interv erranno da ora in po i nel gioco dei ,•cechi partiti, e col loro inten· ento sconcerteranno gli :iccomoda ti inte- • Perch é l'U11ilti, nei limiti concessi dallo spazio , ; va spigo lando nei giorna li, nelle manifestazioni pubbliche, magari negli avvisi elettorali, nelle "azioni o discorsi degli uomini politici, in breve ) n tutti i • frammenti di vita italiana•, fatti o òetti contraditt ori goffi, volgari? - Perchè '{uei ·piccoli frammtnti, piccoli e insignificanti per chi non sappia o non voglia analizza rli, sono invece pe r chi li comprende, indi.i palesi della falsi• ficaziQne, alle volte inconsapevole, che i nostri partiti fanno della loro attività politica, Jn. consap e.v61uta, che prov iene appu nlo da l di– menticare th e. fton è lecito nè è a lungo an• da r,e possibile il fare del semp lice interesse di pochi, o molti che siano, il fine prevalente <li ogni auività politica. A questo problema fondamentale della sin– cerità della nostra vita pubblica si attacca quello della burocrazia. La quale, infatti, da una par te è s,·iata e cor rotta da l par lamentarisTllo , dege• ner8lo in favoritismo per la sopra notata falsi– ficazione della attività politica i dall'altra è un fattore principale dt'lla degenerazione del par • lamentarismo. E a questo problema della sincerità de lla vita pubbli ca va conneS3a la campagna anti– massonica. In organismi di cosi eccessiva com• plicaziont", quali sono quelli degli Stati mo– derni, non può non riesci re nefasta e pertu rba re il corso nor;nnle delle funzioni pubblic he, una setta segreta che non ha più ness un tiranno contro cui complo ttar e e di cui offrirsi vittima, e perci ò non può servire che a reciproco favo– reggiamento, che è assolutamente delittuoso quando non corrisponde più al rischio che in regime dispotico si affronta coll'appartenere alla se tta. Ma assai pitì che l'opera critica dcli' Unitll, noi abbiamo fede che contribuirà a risan are la nostra vita pubblica, lo studio concreto, che J'LJ. t1ilà viene facendo, elci nostri più grandi problemi nazionali, accompagnando costan temen te le pro– poste di riforme concrete e positive alla pura proclamazione dei principi ideali. Per questo mezzo , e solo per questo, si può evitare il pe– ricolo che la v::1gaincletermina tezla delle teorie 1>0litich e si traduca in opere opposte nllc ne– cessi tà logiche delle teorie o solo indifferenti. Lo studio concrctC\ delle azioni, che so no lo• gicame nte richieste da un ideale democra tico sinceramente inteso e fortemente vo!uto, costrin– gendo lo spiri to a passare sempre dalla uni– versalit!a dei principi alla determinni one pra– tica della azione necessaria nei singoli campi , non perm ette pi,ì, nella ignoranza degli ele. menti precisi delle questioni, una azione aber• rant e dai principi; e dove quest'a1.ione avviene , ne manires ta subi to la falsità e rompe l'equi – voco politico di cui quell'azi one cerca rivestirsi. ca Gino Bianco 313 Nord e Sud. In ques lo lavoro positivo l'U,,ilti ha un' illea centrale, anima trice, tutta sua caratteris tica, che fa dell' opera nostra qualcosa di assolutamente nuovo e orig inale, a cui nessuno de i vecchi nomi si adatta, e a cui se \Togliamo dare un nome, non possiamo chiamarlo che .... • unitarismo • . In Italia - il nostro giornale afferma e do– cumenta con una tenacia di fede e con una ric– chezza cli dnt i, che o prima o poi non potranno non far breccia nella indiflerenza e nellRostilità deg l' inte ressal i e degl' ignari - esiste al Nord un prol etariato alfabcta , organizzato, consape • vole della propria coscienza politica, favorito da1la natura e dalla storia, che ha trovato un relativo benessere economico in patria; ed al Sud un popolo analfabeta, disorganizzalo, i~naro di sè, maltrattato dalla natura, crud elrnenle op• presso dagli uomini, il quale combattendo contro la 03:tura e vincend o la storia si sforza faticosa – mente · di ele,•arsi e di porre in valore con eroici sforzi la sua misera terra. Ora cli questi due popoli, convivent i nella stessa patria, il primo !foppo spesso non solo disprezza _ e trascura, ma sfrut ta direttamente o aiuta indir ettamen te le classi oggi dominanti in Italia a sfru ttar e il secondo. DisognA unire questi due po1>oli, farne un unico popolo: il popolo cl' ltali fl. È queslo il prob lema pili urgente cieli' Italia contempo • ranea. Questo proclama e dice forte I' Uuit,i. E non può dir ques to in nome degli interessi di pochi o molti: può e deve dirlo solo in nome della giustizia, voluta dalla democrazia, cioè di quella giustizia ideale che.(ende continu amen te ad am• pliare le linee di qu ella rea le. • T11 devi •• dice il nostro giornale al popolo del Nord, come a quello del Sud. E se Parla di interessi, è bene intendersi su qut:sti interessi. ~ chiaro che sarebbe follia vo• lere un'azione, cioè chiedere la realizzazione di una idea, che a niuno sia utile, che ci~ non faccia gli interessi di alcuno. Tutto che l'uma– rlità fa, lo fa a propria utilit:\. Un qualunque essere che rinnt"ghi questa leggr-, si condanne • rebbe fata lmente a morirt". Ma, nell'attività·po• litic a, l'utilil:\ non è In forma dell'azione , è il contenuto: la forma è il dove re. Un uomo, un grup po, una nazione intera, che creda di far opera politica parlando e agendo in nome de i propr i interessi, si inganna e finisce col cadere in que lla falsificazione dell'xttività politica eh~ sop ra abbiamo analizza ta, Perciò ai contadini del Sud - ed a quelli del Nord e di ogni parte d'Italia che si trovi nelle stesse condizioni - noi non diciamo: • otga• nizza te la vostra forza, e vi ()Orleremo alla vittoria dei vostri inleressi •· Se ciò dicessimo, ci condanneremmo o a doverli abbandonare quando fossero organizzati e forti, e questa forza volessero mellere a profittC\,seco ndo l'in – segnamento utilitari o ricevuto , dei loro esclu– siv i interessi, opp ure a di,enire , rimanendo con loro, anche noi sfr uttat or i dei disorga nizlnti di domani . Noi cliciniuo bcnsl: è giusto che voi abb iate una coscienza politica che vi faccia ve– rame nte cittadi ni d'Italia e allarghi in voi la vostra umanità ; l giusto che nell'equilibrio eco• nomico della nazione voi non siate più gli etern i cirene i, perch ~ solo cosi voi potrete conquistar e una maggior vita umana , per salire poi ancora più su per affrontare poi nuovi doveri, per sO. stenere nuove battagli e. E in questa lotto doverosa, che additiamo ai contadini de l Sud, ben possono oggi, se ani• mati da c1uella buona \'olontà che regge il mondo, fars i compagni e partecipi i lavoratori ciel Nord: perchè noi non parliamo e non agiamo per procura re gl'·inleressi di alcuno, ma in nome della giustizia, che subordina a sè gli interessi di tutti, pur neccssariarn enl~ favorendo alcun i. E abbiamo fede che domani, quando ques ti disorganizza ti di og~i sian dive nuti orga nizzati e forti, non si fermeranno a cnf)ilnlizta re van• taggi materiali per se soli, ma sapranno n lor \Tolta f~rsi sostenitori di una supe riore giustizia anche per chi non sarà ricscito a sollevarsi in• sieme a loro, anche per gli ultimi, sopra tutto e sempre per gli ultim i. Nel dir questo l' Unità non si ferma al vago verbo del dovere . Chè questa parola essa non la pro nunzia e quasi si perita di pronunziarla , appunto perch è essa è imp licita nella sua oper a. É l'azione concreta che de, •e essere, e deve essere dimostrata giusta, e tale che accctt ·ati i

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