L'Unità - anno II - n.22 - 30 maggio 1913

308 rio, di cui ogni gio rno s'avvertorio i frutti. I quali nelle scuole dell'Agro non solo vo– gliono essere il risveglio dcli' int elligenz a e la formazione dello spirit o, quali si cercan ~ bene spesso a traverso teorie e metodi in– certi e mutevoli - po ichè anco ra la scuo la uffici ale può dir si, nel suo fondamento peda– gogico e nel suo ordin amento didauico, un continuo tentativo - ; ma sopratutto la re• denzione di una, di molte anime, dall'o blio di s~ stesse ; la cono scenza e il possesso de• gli aiuti, delle dif ese, dèlle gua rentigie che il consorzi o uman o si è procacciato nel corso <lei tempi. E tutt o ciò ottenuto in confronto con le corttin gente stesse della vila. I Maestri, messi a cosl diretto cont atto ~olla vita dei nostri cont adini, nello !'pie• gare, e più nell' adempiere con zelo ed af• fetto i doveri elemen tari della vita collettiva, nell'enunc iaz.ione e nella spiegaz.ione delle leggi fondament ali dello Stato, nel procac– ciare un soccorso, nel co nfortar e un dolore, nel denunz.iarc un abu so, nel porgere un co n– sig lio, nello svegliar e una aspirazione , hann o in certo modo ritrovato s~ stessi, nella su– blime missione dcli' insegnant e, dell 'edu catore del popolo ; qu ella missione ch e difficilmente può eserci tarsi fra le pastoie degli ora ri, dei rego lamen ti, delle gerarchie. Ond'è che ognuno di essi ha verament e, liberamente , amato la sua ~ olarcsca, la po– polazione del suo villa gg io : la sua guilleria. E sl che il febbrile lnoro didattico da compier si nelle due ore della lezione non con sente riposi, ma richie de una fatica tutta materiata di buon senso e di accortezza. Ogni alu nno, può dirsi che costi tuisca una clas ;e per sè. La frammenta rietà e I' insuf • ticienza di nozioni e con oscenze apprese qua e là, a voce, da un cont adino jj/r11ilo, o, in un giorno lontano, dal Maestro del paese, o dal Parroco; la povert à del ditionario cor– rente ; i difetti della pronuntia abruzzese, o campàn a, o laziale, formano gravi im~ dimen ti, nei primi mesi di scuola, all' inse• gnamento spedito e simu ltaneo. Eppure ogni sera, ogni alunn o vuo le uscir di scuola con qualche dom anda soddis falla, con qualche peoto svelato del meccani smo dell'~fabe to e della numerazione. E le scol aresche Son folte ed assidue t Tale l'ufficio e la fum.ione di queste libere scuole serali, che il Comita to ~ venuto dir– fondendo nell' Agro Romano e nell'Agro Pontino. Oh 1 diffuso in ben limita ta zona; per quanto sia stato rapido il loro accrescimen to : da : nel 190-4-; da 8, soltanto festive, nel 1908 ; a 32 1 tutte serali , nel 1912; a 43 1 nel cor rente anno. Ma il loro spiri to si è sparso da per tutto nell 'Agro, e no'l v' ha contadino che non ne abb ia not izia. Alla scola I alla scola I La parol a corre di bocca in bocca. Il pa• store abruzzese , il guillo, il bovaro , il car· bonaio , il cavatore di pietre , l'aquilano {·esperto sca vatore di alve i e di fossi), il tagliator e di boschi, ricono sto no ogni sera, dal Novembr e al Maggio, ancor se la piogg ia scros ci e il vento infuri , un carr ettin o che viene dalla citt à. - E' il Af aeUro cl,e pana.' - Incon– trano per qual che strada con solare, ridotta orribi le da l malt empo e dall'i ncu ria, un au– tom obile, (IO bm ;Jna, com 'essi dicono ), carico di persone, che ad una ad una scendono ora a dritta, ora a manca, e si perdo no nell'oscu– rità, per ritr ovarsi poi al rit orno , sul mar• gioe della via maestra. - Sono i Maestri che vanno! - Ed è il Maestro che va, quella lan tern a che sale len tame nte la collin a, verso un castello dirut o dal nom e famo so, sia esso la romana Gab l o il medi evale Cas tel G iu• bileo: E il Maestro giun to al luogo della scuo la, quando è già nolte, suona una cam panella o 1 me un suo tischio, e allo ra nell' oscu rit à s'al– zano ,·oci, si muovo no om bre, e pel triste villaggio o pel pantan oso accampamento cor re il grid o di richi amo : - A lla stola .' alla $COia .' il Mae$/ro ! - Nelle tenebre s'a ccen• de un bag lior e ; una finestra , una porta, uno spi raglio s'illum inano i le lampade aJ ace ti– lene che il Maestro, pazien te fratello, egli L' UNITÀ stesso, prepara, brillano e il lavo ro inco : minci a. Neì lun ghi e freddi mesi invernali , quando il silenzio della nott e ~ rotto appena da qual: che cigollo di carro o da qualch e latr ato, cen tinaia é cent ina ia di contadini stud iano: la Scuola fervidam ente lavora I v' ha installato una famiglia di contadini, e per dùe volle i banc h1 sono stati buitati fuori, fin che ha n tro vato posro in -altr a capanna angusta e cadente, dove si riponeva il fieno. Un'altra s'è cacciata in uno streuo pollai o, ove gli alunni (o ltre 40) per uscire dai ban– chi, cosi stretti l'u no all 'alt r:o, dovevano sa– lin •i sop ra. Alt ra in ,·ece ha avuto il pronto asilo d' una vasta camera, O\'e non. man cava il fuoco del cunino, o d'un a comoda barac- E, la Scuola ch e trion fa, che esu lta poi, in un bel giorno di Magg io, spiegando al sole sullo sfonJo verde dei prat i i suoi bian– chi vessilli, riemp iendo le vallette e le col– line dei canti e degP inni della Patria. In quel giorno tutto è bello e lieto, an che i pover i g";u; sono meno cenciosi, le fanciulle, tutt ~ l'ann o piegate al rude lavoro del solco, ha n• no sciall i sgargia nti sulle spalle e fiori nelle mani. Uomi ni e donne di ogni età, vengo no da lonlan o in lunghe file, condott i dal Mae– stro, com e it! pe llegrina ggio festoso, s, incon· trano con gli alunni de lle altre scuole, fra– terni zzano nella re fezione comun e, nel saluto augur ale che si scamb iano alla fine di ogni anno pri ma di separar si, • ca, costruita dal Comita to, o d'un vagon e fer– roviario fuori d'uso, che le Ferr ov ie dello Stato han concess o con ogni so llecitudin e e facili• tat ione. Cosl le notizie della Sciiola, dei suoi be– nefici, delle sue feste, i nomi dei Maestri, si propagano di tenut a in ten uta, si app rea• don o e si commentan o di paese in paese, su, in montagna, quando i contadini vi tornano in Luglio, dopo mietitur a. E ogni Novembr e porta con sè richiesta di nuove scuole per i molti ssimi che ancora non I' hanno. La lotta per vivere. Qu ante scuole occorrono per l'Agro Ro– mano e per l'Agro Pontino? C hi pu6 dirlo? Cento, duecento forse; e tutte straordina ria– ment e agili, pronte a trasport arsi, a cangiare i loro orari, i loro itinerari, secondo la vi• cenda agricola , che qua fa aumentare, là di– radare, altr ove scaccia affatto la popo lazione ; talchè il piano sco lastico di ogni anno deve essere un vero studio logisti co per conc iliare la po~sibili tà dei trasporti , della viabilità, degli orari ferroviari, con le sempre presenti dif– ficoltà finaiiziarie e talvolta con la volontà degli uomini : cio è dell'uomo che è il pa– drone delle terre, padrone assoluto in casa propria , padrone tanto da ppter <fire. alla Scuola : « Qui non si passa I > Ogni scuola ha una vita propria , diremo un meccani smo proprio per il suo funzionamento. Diversi i locali : capanne, baracche , oster ie, stalle, casal i... vagoni ferroviari. Diversi gli orari : qua li, oltre che sera li, diurni, poich è il Maestro, se anche non è fisso, per due volte la settimana almeno ~ mestieri che pernott i in tenuta ; quali solament e invern ali, quali anche estivi. Svariati i men i di comunicazio– ne: P automobil e, lungo quella via maestra nei cui dintorni sorgono almeno sei o sette scuole; il treno o la tram via, se le stazion i e le fermate non distino più di due o tre ch ilometri da farsi a piedi ; il carrettino per le distanze fino ai dod ici o quindici chilo– metri; le vie fango se, il freddo, la pioggia, il disagio da per tutt o 1 O gni scuola ha una storia a sè, dal suo nascere al suo fiorire e talvolta al suo estin– guers i. Taluna incontra fin dal •pri ncipio il favore del prop rietario, cosi prop izio da co ncedere - gratuit amente, s' intende, - il locale per la scuola e pe r l'all oggio de l Maestro ed an• che il veicolo per conJurv elo. Tal' altra, que • sto fa,·ore, allorch è essa è nel suo pieno svi – luppo . . . lo perde; e il Maestro, ;ppena tol– lera to, deve percorrere di notte, a piedi, lunghi tratti per i campi fangos i, e ridurr e i banchi ne ll'a ngolo di una stalli!. Taluna illcòn tra lar– vati o pales i ostacoli , co ntro cui occo rre fer• mezza e tenaci a cong iunt e con la massima adaltabilitò , fino a che l'opini one pubblica stessa non s'imp onga o vincai tal' altra s'af• ferma e prospera mercè la volontà stessa dei contadin i, giu nti perfino a costruir e, essi, l't dificio scolas tico. Una scuola, in un anno, ha cang iato di sede tre volte: nella stalla si rimt tlevano i buoi e la Scuola si rincattucciava nel magat– tin o i ne l magazt ino si riponevan gli atlr ezti 1 e i banchi si t rasportavano nel granaio. Una altra, adattatasi in una capan na costruita dai con tad ini col legn ame offerto da l pad rone, s'è vista tolta la capan na dal capo r-1le rapace che Ma, o che la pioggia filtra sse tra le paglie e le assi della cadente ca panna, o ch e il vent o soffiasse per le finestre sconnesse, o che l'aria grave e rarefatta del pollaio obbligasse a ten er aperla la ·porla ad ogni temp o; - ne lle sere pretisse la scuola s'è fatta, con paziente sere– nità con ope ros ità costan1e, co n cresc ente ri– suh ato morale e dida ttico . Qu i incomincia la no vella istoria. Risuh ato mora le; po ichè vog liamo affer– mare, senza falsa modestia, che l'ope ra della Scuola, nell e sue varie manife s1azioni, ha sem– pre più mostrato alla Nazione il suo dovere verso questo Agro desolato, che dalla gene· razione presente vuole gli sia tolt o il pesante e dol o roso fardello della sua bella ma tragica immobi lità; esso vuol vivere laborioso e frut– tifer o e aver le sue messi, le sue vigne, i suoi olivet i, i suoi orti, le sue mandrie, i suoi abi– tatori stabili , e non restare solo con le sue rovine e con le sue me mori e, il leggendario sepolcre to, divora tore di genti I La pubblic a opinione e i pubblici poteri, venuti a cono scenza diretta della vit:i dei no– stri contadini , grazie alle visite {non molto frequenti finor a) fatte da Mini stri, Senatori, Deputati , giornalist i, alle nostre Scuol e, sem– bra abbian o compreso che l'oper a dell a Scuola sia fondamentale per ogni reale e durat ura rigenerazione di uomini e cose. Lo Stato con le stie erogazioni, in specia l modo quelle della Commi ssione pel Mezzo– giorno ~ c,iodu ta J a G uido 8-'cce lli, in seno alla l.(Uale Camillo C orrad ini si ~ mani• festato fervido pro pugnatore de lle scuole per i cont adini - e quelle del Ministero di Agri– coltur a i i privati con le loro obl azioni , non copiose certo, ma talune cospi cue e commo– venti, come quella di Adolfo de Bosis, il quale ha voluto, fin dall' iniz.io dell e let ioni serali, che in ogni scuola fosse abbond ante la luce i ci han dato coraggio ed aiuto , onde a loro la nostra profond a e commo ssa gra• tiludinc. Per certo, lenti saranno i frutti dell'opera della Scuola, quale noi l'intendiamo i chè gC,: nerazioni, non vogliamo dire la tri ste parola di schiavi, ma di assen ti, con suetudini di do· lore, di prepo tenza, di super tizione, di basso interesse non si cangiano d'un tratto. Ma· quale nazion e, quali 01dini costiluiti vor ranno a queste folle doloranti e aspett anti, rese, mercè la Scuola, conscie dei loro diritti e pronte ai loro doveri , fare il gesto del rÌ· fiuto e allon lanarle da sè, per cacciarle lon– tano dalla terra nati a, bella e fert ile, feco n· dat a pe r seco li dal loro sudo re e dal loro sacrificio; o per mantenerle nell'abbrutim ento , nello sfrutt amento ignobile , nell'a bban dono ? G rave respo nsabilità sare bbe qu.,elladel Go • ve rno se, ment re la Scuola va pati entemente destando aspi razioni di ci" illà, proclama ndo il do\1ere dell' assistenu soc iale, de lle guaren– tigie pel lavo ro, svegl iando intelligente e co· scie nze, accrescen do i valor i umani, di pari passo non pred ispo nesse, se pure non coman – dasse, in tutt e le nostre terre , una radi cale trasform atione nei sistemi di vita e nei rap– porti fra gli uomin i ! Ch e a\1verrebbe dei con • tadini della Campagna romana, non pi\l ana l• fabeti, non più otte nebra ti, se anco ra, e per mo lto, fossero ad atte nderli la fetida capan na o la fumos:1 bo lgia, la pizza di gra nturco, le acque put rescen ti, l' usura de l caporale? La Scuola sente l'or gog lio di a\1er con nuo – ve rive lazioni , con l'indi struttibi le argom ento delht necess ità di guardare ant i/111/0 agli 110· mini che lo coltivano, pos to in maggiore evi – de nza il prob lema dell'Ag roi pro blema che a Gino Bianco • non s'ar resta alla SOia convenienta economica a bene ficio di t~lta la nazione, ma della na– zione tocca i più del icati interessi sociali e um ani e lo stes so duoro, in cos~ Ho del mondo civile. A. Marc ucci. Dm:ttou delle 3cuole. CONFESSIONI Scrive 1~ Tr iluma ciel 3 ;caprile che le cau-.e de – termimmlt dei nuovi armame nti della G~rnrnni; sono da ricercare anche nellè conseg uenr.e dellR guerra i111lo-turca, ciOO nel f.1110 che e l'lt~lia, fi– nan1.i11ri11mente e militar mente i1111>eg11xla nel Me• dite,r-t11"0, potr~bbe por1:tre iu c;im1>0 un più scarso co111ribu10 di fon.a In prò dell'11ll~:tta in caso di 1,:uerr11europe:, •· E il Ctu·riere della sera, lo stesso giorno J a1>rile, \1 1ole che il paese e comprendi. che J>er ora la conquista del111Libi.1si è f,tll:t e si 11an– tiene a ,:1>ese de.Ila nostra sitmuio ne 111ilit:1re in• tern a: cusicchè noi oggi abbi.u no un' Itali.i inde• bolita iu mezzo 11. nazioni, che si raRorzauo ., : mot ivo 1>er cui bi1ogna correre ai rip.iri, aumen– tando le spese mililari aHinchè quel per o,-a non diventi per sempre . Nè divers11.nu !nle ch,i due giornal i nostrani souo apprezzftli all'estero gli efletti della guer ra libica. Nel discorso fatto al Rdc hstag, nella seduta del 8 ap,ile, in appoggio delle nuo,•e spe:ie militari tedesche, !I C.t J>O dt:i nazionalisti lil,erali, Basser• manu, ha spiegalo come 11. giustificare quelle spese vad11tenuto conto anche della posizione di::ll'lla • Ifa, e che hR ora una parte delle sue forze impe• gnt1:e in Tr ipolilania • · Qne-.10 1 non altro, è stato per noi il resuha to di qud h, conquista di Tripoli, senza cui I' llalia avrebbe çorso pericolo dei più spaventosi disastri poli tici e militari, second o canla\1ano nell'estate del 19r I i diplomati ci e gli strateghi improvvi sati del m,zionalismo. La vericà, invece, è che la conq uista ci indebo – lisce militarmente , obblig,rndoci a distrarre laggill: molte forae terrestri che potrebbero esserci 11uai pili ullli in Europi:1. E per rip.1rnre a que st'inde– bolimento, si aflerma ora la necessità di maggiori ,acrifizi finanziari, che senza la cOnquista libicà avrebbero potuto eue re risparmiati to n \lantàggio della forza econom ica del paese, o, nella peggiore delle ipotesi, avrebbe ro servito a renderci :>iùforll militarmente in Europa . Per nostra fortuna, le vittorie degli stati balca• nici - non aspettate da nessuno! - indebolendo l'Austria più a!lsai che la guerra libica non abbia indeboliti noi, ci 111111110 dato la 1>0ssibili1à di srug– gire alle conseguenze, che pote vano essere altri • menti irre parabili, della e bella _guerra •· Ma l'aver potulo sfuggire per un colpo di inl\• spellala fortuna ai pericoli di un.t situazione stol– tamente creata, non toglie _nulla alla gra vilà del- 1•errore. E via via che andremo avanti negli anni, _e si Kccumuleranno le passi\1itàfinanziarie della im– pres;t, mentre i vanta ggi economici di essa svani– ranno sempre pili 11el111. regione delle favole, - riconosceremo a nostre spe~... quale brutto tiro abbia no giocato al nostro paese la leggerezza, l' ignoranza, la rettorica, l'abitud ine di scimmiot• tare servilmente gli altri e le cambialt lte accese e uon s1>ente dagli eroi del giorn alismo tri1>0lino 1 sui regis tri del B.inco di Roma. Premi agli . abbonati A gli abbonati sost e.nitori annui saranno -inviat e gr atuit amente. Le Memorie d'un can– didalo di G. Salvemini (in vend ita dalla Librer ia della VOCE al prezzo di L. 1.25), e la rela zione. di G. Le:maire, S. Al eramo, G. C.na, G. Salvemini su La Scuola po– polare Inpro'/Jincia di CR_eggio Calabria (in ven – dita presso l'ammini strazione dell' UNITA ' al prezzo di L l ). 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