L'Unità - anno I - n.44 - 12 ottobre 1912

chi fosse andat o al Congres so a parlare ,. di creazione di un moviment'> es:;enzialm ente di cultura ~- E ben lo provò :. sue spese 11 Tasca che, avendo proposto una modificazi one ali' in– dirizzo del Kiornale per renderlo organo ti i stu– dio e di cultura soci:1lista 1 fu accolto da fre– quenti 11"4/mi {la parola espressiva t della Giu– sli:sia <lei 24 selt.) e vide il suo online del giorno respinto dalla maggioranza. Crisi del soci,,lismo? Fan tastic herie ozi("ISC di pessimisti! La crisi non esiste più, la crisi è stata ornrni sup<>rata, affr-rma apodittic.uncnte il Velia, dal Congresso di Reggio , da quel Congresso che in\·ece è la prova pili evidente dell'esistenza, anzi del precipitare <li tale crisi. çosl, sgombrato il terreno da questi noiosi arg om~nti, i giovani poterono sfogare a pi:1cere la loro f,,ga verbosa e rivoluzionaria su temi pili inte ressa nti e pili piacevoli, quali il soldo ~lei soldato, l'antimilitar ismo, la guerrn, 1• id~a di patri:-, t: sim ili. E lì, naturalm ente , a chi le sparava più grosse. Sicc:hè dopo tre giorni di torneo onHorio, presieduto con visibile com• piaccnza da qualcile giovine.... adu lto, i gio– vani poterono sep,1rarsi con la persuasione di avere a tutto provveduto e tutto risolto, ma in realtà lasciand o le cose allo stato di prima, e avend o solo ripetut o, in ultima analisi, l'orm ai stucchevole spettacolo che ci offrono i congressi degli adulti. L'unica discussione che può apparire, p~r la concordia dei sentimenti che s! sono in essa manifestati e per sinceri propositi di battaglia che ha fatto sc.,rgere, è stata quella contro la massone ria. In ques to campo i giovani sincet i e disinteressati pot~anno fare molto bene alla classe lavo ra tric e e al paese, e la sincer ità in, condizionata, di cui han Jato prova in questa discussione, è la sola luce di speranza che il Congresso di Bologna ha lasciato in noi. Un sano e serio movimento giovanile socia• lista troverebbe nel nostro giornale una coope– razi one en tusiasta. Già la qu_estione tu accen– nata nel num. 26 dell 1 U11ilà. Oggi come allora , piU di allora , crediamo necessario dover ripe– tere ai giovani .::he per fare opera veramente utile al movimento proletario e al paese, biso• gna anzitUlto studia re, stud iare , studiare, impa• dronirsi di quelli che, nell"ora presente, sono per noi i problemi d' interesse vitale. Chi vuole osserv sr e senza fatue illusioni la tr:– ste realtt1, non può non riconoscere che non mai come in questo momento è apparso forte ed ope – rante quel processo di disgregazio ne, di disso– luzione per cui la vecch ia compagine del Par– tito ~ocialista si va frantumando. Prima imper– vers arono le tendenze : ora è venuto il flagello delle aut onomie . Solto lo specioso pretesto del– l'autonornia 1 dovunque sorgono circoli, federa• zioni indipendenti, dissidenti. Il socialismo ita• liano, non solo nei collegi dei deput.ati espulsi o fuorusciti , ma anche nei collegi dei deputati ufficialm ente iscritti , si va suddivide ndo in tanti socialismi regionali o locali : abbiamo il socia– lismo genovese', quello man tovano, que1lo di Borgo S. Donnino, queHo di Pescarolo, quello di Budrio, quello di Imola, quello di Piazza del Duomo di Milano : e presto arriv eremo al so• cialìsmo di Roccacannuccia. Quel perico lo, che pochi preveggenti addita– rono e tentarono di arginar e allorchè ne appa – rivan o i primi segni, - quando cioè si comin• ciavano a vedere deputati e dirigenti socialisti perdere ogni vision e sint etica dei loro doveri nella dife sa di modesti interessi locali e coope– rativi , quasi se mpre in contrast o con le finalità di qualunque ser ia democrazia e COI\ i reali inter ess i di /11/10 il proletariato; - il peric olo - che dappri ma pochi uomini deri si e "ilipesi da– gli interessati denunciav:100 - di infondere nelle masse, già tropp o proclivi ad accog lierle, le tende nze al partico larismo f"goista, al meschino vivere alla giorna ta, senza curare il futuro, senza pensar e nll' interesse di tutta la cl:1sse, - quel pericolo è ogg i rcalt:\, e realtà operant e in tulli i suoi pili tristi resuh :\li. E in questo 1>roces o <li disgrega:cione tutti i giorni si notano nuovi sin tomi ~,ssai gravi. Ora mai appare anche ai ciechi che il moviment o sociali sta itflliano non ha pill una grande idea centra le che l'animi, non si muo"e più ,•erso nt:>ssu na finalit;\ cli ca• rattere verame nte generale e tale da int eres – sare e muov ere tutt a la class e proletaria . Manca oggi ;,I Par tito socialista ogni forza animatrice e coesiva, forse perchè tutta la mas sa L'UNITA d el Partito si "è frantumata in gruppi eteroge – nei, egoisti e ciechi, ed t per1:iò diven tat a in• capac e di ogni azione comun e, sup eriore ai bi• sogni empirici del momento ? Oppur e ci sono ancora nel Par tito, in num ero sufficiente, fori:e capaci di rinnovarsi e di rinnovar e : e sola– mente la pigrizia e interess e o la vanità perso• nale dei vec"hi dirigenti impedisce a queste forze di farsi avant i, di adattarsi alle mutate condizion i del pat'Se, di indirizzare la pr opria azione verso nuovi fini, superiori alle vecchie grette pre occupazioni eleuorali e locali ? Pr oporsi questi pro blemi, risolverli, mettere in pensione, ove occorra, i vecchi cond ottieri, riac– cendere l'entusiasmo "oncorde delle masse in• torno a un grupp o di grandi qut"stioni cl' inte– resse generale, rie<lucarlc alle difficili lotte e ai lunghi sacrifizi, - ecco il comp ito dei giovani, oggi, in Italia. E le belle battagli e non man- c:ino: pensiam o, ad est'mpio, quale interesse e qual e vantaggio potrebbe avere per la classe lavoratr ice una lotta riso!uta e pertina ce con• tr o il pr otezionism o industrial e e fondiar io ! Ma per capire l'imp ortanza e la bt llezza di questa lotta, bis ognerebbe studiare, studiare, studiare. E per farla con la energ ia e continuità necessaria, bisognerebbe sollevarsi dalla morta gora degl i egoismi mcsd1ini, l>isogncr cbbe avere il coraggio di c:.lpc,tarc l,?I' interessi par ~ssiti di qualche categoria privi legia ta di lavoratori. I giovani sar ebbero capaci probabi lmenlc di c1ucsto coraggio ; ma sono privi della cultura indisp ensabi le ad applic ,tr bene il loro coraggio E nel C()ngress o di Bologna, i più fra essi han no dic:hiarnto rum orosa mente che della cultura non sa nno che farsene ! PtE.TKO S 11.VA . Le origini dell'Italia contemporanea. O) I. Il nord nel 1860, Concliiloni favorevoli al pro· gr<sso. L 1 Italia settentriona le in generale, ma più spec ialment e cer ti tratti del territorio lom· bar do e ançhe della Liguria e del Piemonte nel 1860 erano, in complesso, in ,mo stadio economico e sociale pili · progredito del Mez– zogiorno e dell e grandi isolt. Non sarà dif– ficile di darcene una r.1gione se rammentiamo alcuni fatti di natura varia, ma tutti essen– ziali ·e convergent i ; le migliori condizioni fisiche del ter ritorio , come ad esempio, l'ab– bondanza di acque piovane, Ja ricchezza di corsi di irri gazione, i fiumi navigabili - esponente la grande vallata padana che ali– menta una pingue agricoltura e favorisc e il fiorire di industrie numerose, - la posizione geog rafica piit feli ce in relazione ali' Europa e al resto della penisola , per lo sviluppo del commercio ; la formazione e la permanenza non interrotta, dall' Evo medio in qua, del– l'c.utonomia comun:tle, che fu propugnacolo di libertà e creatric e di una borghesia ope· rosa e di un artigianato indipendente, delle classi cioè che nel Mezzogio rno non isvilup– _p.arono, percli~ compresse dal prc\'alere di un'aristocrazia feudal e, che, attenuata, ebbe a prolungarsi lin quasi :illa prima parte del secolo p•ssato. L'indole dell a popola – zione settentrionale pii1 ·intraprendente e di– scip linala, s1 ricollega diretlamente alle con• dizioni de ll' ambiente e ai precedenti storici. Lo stato di fatto dell'oggi, sotto tutte le for– me in cui esse si mani(esta 1 non può con– sidera rsi se non come il frutto dell 'azione e de lla reazione reciproch e dell'ambiente e dell'uomo svoltesi nei secoli. Negli ann i ante riori al 1860, in pili re– gioni settentrionali, massime in Lombardia, si erano formate o si stava no formando quelle complesse condizi oni per le quali la produ– zione rurale, e particolarmente la industriale era no favor ite e do\'evano tendere ad un su– periore sviluppo . I capita li si andavano ac• cumulando grazie alle elevate ren dite agr arie, ricavate da colture intensh·e e ricche, in parte ereditate, come le marcite, dai padri industri e generos i ; grazie alle intraprese in• dustriali, che, elaborando con spicca ta pre• ferenza i prodott i stess i del suolo, assoc ia– vano le manifattur e all'agricolt ura co n recipro– c.t sicur ezza e va1~taggio ; grazie al commercio pe l qua le Mila no, ad esempio , era come una grande stazione di sm istame nto; graz ie, intìne, allo spiri to parsimon ioso e accorto delle classi che più con tavano nella vita econom ica. Le classi sociali , prevalere della borghesia . Un ceto mectio , intrap rendente e intelligen te, erasi atlCrm alo, special mente in Lombardia. Lo atte stano mo lti scrittori del tempo e tutt a (1) Dal magnifico studio su L' Emi'grnr;iout ilaliaua, pubblicato nella collezione dcli'Accadt:– mia dei Lincei. Cinqu anta anni d1 storia italiana (186o•19 10) Milano Jioepli 1912. L't's lratto dello stud io ciel Culett i si può avere per L. 10 . una serie di falli ( 1). L'austriaco Saurau, dopo la caduta di Napoleone . I, mandava da Mi– lano al suo go\'erno una relaz ione sullo stato della Lombardia, che finiva co n queste parole riassuntive: e Insomma, la nobiltà è oziosa e prepotente, il clero ignorante, tena ce, cor• rollo, il medio ceto operoso e illuminato >. Questa classe intermedi a è, in effetto, la classe bor ghese e falliva. Aveva occupato una larghissim a zona fra l'aristoc razia ed il pro– letariato e con tin uame nte si r innova\•a coi la– voratori che acquistavano i titoli per appar– tenervi e con quegli elementi dell'aristocrazia che, a causa di divisioni ereditarie o d' altro, non pote vano segui tare a vivere nella cou– dizione privilegiala di prima. L'esistenza an• tica di alcune industrie che erano divenute famose, e 1' impianto di nuo\e che presto atte cchi vano, :t\'eva no dato origine a quel· I' insieme di elemen ti tecnici e morali che creano in seno al la classe laYoratrice le mae– stranze ab ili e pronte, l'i mportanza delle quali ci è anche oggi dimostrata, non osta nte la (acili1à dei richiami d i braccia dal di fuori e i mezzi num eros i di istruzione pro– fes!-ionale, dag li ostacoli che incontra in Napoli 1 il sorg ere delle industrie che vi si vorrebbero, con largh e protezioni legali, im- · portare. Tipica per questo compl esso di cose è la citlà Ji Milano, sede ricca di manif,ilture e grande emporio commerciale. I paragon i, più che odiosi, sono difficili per insufficienza di dati e perchè non è agevo le valu tarn e l' im• porlanza comr ,lessiva a non breve distanza di tempo. Si è dett o che sollo l'antico regime la città di Napoli superava per importanza indu str iale Milano. I pochi eleme nti addo tti in sostegno di ciò pJiono inadeguat i. La vi– goria economi ca di Milan o, st'o ntanea e per– sistt"nte, è spiega ta d::lla stessa sua posizione topografica. La consid eraz ione di que~t' ulti ma faceva esclamare a Ces2re Correnti, il quale, seb – bene innam ora to della sua città, sapeva <li• stingue re quanto è merito deg li uomini da quanto è dovuto alla n3tura : e Sia caso, sia sen no , i nostri arcavo li hanno scel to otti ma – mente il sito dove piantar e le radici : e la prova l'avete anche ìn ciò che, batt i e ri– batti, Milano è semp re Milano. > progressi economici e la dominazione straniera. Ma, nonostante tutt o questo, la produ· zione, la ricchezza e il benesse re di gran parte dei paesi setten tr ion ali erano ben mi – nori di quanto, per lt: forze organiche e per lo stadio d'evoluzione di quelle economie, as•rebbero potu to essere. Egli è perch è la po– tenzialità economica era compressa d;1 più e piit cause osti li, antago niche 1 massimamente dal la ristre11ez1.a dei mer cat i dei vari i Stati, dife si l'uno con 1ro l'altr o dalle barriere dogana – li se\·eris sime e, nel Lombardo Veneto , dai cri te– ri di go verno e da l siste ma amm ini strativo op · ( 1) C. CoR Rt:~T •, Sc ril/i seri li ecc. voi. 1. Roma, Tip . del Senat", 18g 1, pp. 507, 512 e passim. - S. jA c1s1 La proprieM fo ndiaria e le popolazioni agricole i11 Lombardia nella " Biblioteca clell'E· conom ista,, Se,ie secc,nd.i. voi. 11,pp. 377, 426. 175 pressivi ed iniqui, « dalle le~gi di tinanza e di dogana , tutte direlte - come di mostrav a il Correnti - a proteggere il commerc io ac• siriaco e boemo » così che l'un ione doga • n:tle con l' impero ~i tradu cevc1 per le nost re provincie, non nei vantaggi di un grande mercato, ma in occas ione di sfru ttamento. I danni del la subordinazione di ogi1i inte• resse italia no, politico, morale e intellettuale come materiale a quello austriaco, sono ana– lizzati dagli scri llori dell'epoca con impa rzia– lità che sorprende, quando si rifletta che essi erano nel tempo medesimo patriotti, congiu• ratori, con,battenti . Si erano lusingat i alcuni, osserva se mpre il Co rrenti, che « l'Au stria intendesse ad uno svilupp o economico delle sue forze nelle provincie italiane e che vo• lesse rea lmente favorirne gli interessi mate– riali, .... Ma un egois mo senza intelligen za sembra prevalere nei co nsigli vienn esi, ta lchè spessò direbbesi che il Rorido stato della Lo1ubardia e l'incremen to della capitale di essa sia uno smacco agli occhi di Vienna. Il Lombard o-Ve neto - egli prosegue per dimo• strare come fosse il più sacr iticato degli Stati della Coron a austriaca - avenJo un' esten• sione che non oltrepassa il diciottesimo di tutt o l'impero ed una pClpolazione· che non giunge alla settima parte della popolazione to– tale di quest o gran corpo politico, sostiene la quar ta pa rte degli agg ravii, e, quel che è piir, non gode nella società monarchica e nella ripartizione delle spese che la porzione del servo ». Ai comples~i danni del prot ezio ni sm o do • ganale, col quale l'Austri a, oltre che sfrut– tar e le provincie italian e, mir ava a scindere queste, in tutto quanto fosse possibile, mas• simamen te dal piccolo Piemonte, cosl acco r• tamente fa al fusione Stefano lacini. « Anche co loro che non fossero 1eoricam ente favore• voli al liber o sca mbio, dovrebbero ammettere che, in pra tica, il paese nostro non può che guadagnare dalla massima possibile libert à commerciale. Produttori Ji valori immensi avidamente chiesti ali' estero e consumatore di altri che non gli conviene e non gli con• verrà mai di produrre, sarebbe fortunato se potesse esportare quelli con maggiori facili• tazioni ed ott ene re .questi a più basso prezzo; ed allora ne risentirebbe la benefica influ enza anche l'agricoltura, la quale fornisce la ma· teria prima alla OO!-tta principa!e indu stria manif atturiera, e gli agricoltori che potreb· bero procu rarsi i com odi della vita a miglior mercato ,. Si pensi che la manifattura a cui lo !acini allude, è la seta, la quale il Cor– ren ti chiamava < il nostr' oro >. Impulsi al movimento unitario. 11 bisogno di maggiore espansio ne eco no • mic a si manifestava in pii1 modi e occasioni. Rammentisi il disegno vagheggiato da alcuni patriotti e studio si di una unione doganale fra gli stati italia ni, a somigli anza della fa. mosa lega doganale tede sca, la quale fu l'e· spressione anticipata, per bisogni analoghi a quelli italiani della unione politica in gran• de organismo dei num erosi Stati della Ger– mania. Potenzia lità economica, dunque, e limita– zione artificiosa della stessa: ecco le caratte– ristiche dei paesi più ricch i del Settentrione. D'onde un malessere irrequieto e pungente, diffuso in ogni ceto , ma particolarmente in quelli più operosi e produttivi. D'onde l'in – trecciars i dei bisogni economic i con le aspi– razioni pili ideali del patriottismo, poich~ redenzione politica nella coscienza '! ne ll' in– tuit o popo lare sign ificava, oltre ~I resto, mer• cato piì.1 libero, pHt largo, più rimuneratore; in breve, progresso economico. Francesco Coletti . Al prossimo numero : L U IGI EIN AU DI: Intorno alla riforma tributaria. Col J• del prossimo Novembre la Direzione e l'Amministrazione si trasferiranno in Corso "R_egi'la €le– na, 16.

RkJQdWJsaXNoZXIy