L'Unità - anno I - n.42 - 29 settembre 1912

Lt ortodossia cattolica. C'è an cora oggi chi parla del Catt olicism o com e di una 1>otcnza paurosa, con tro la quale de bbano rh·olgerc le loro forze concordi tutti gli uomini lii buona volon tà, amanti de lla luce e del progresso. E <li qu esto ep ico apparato di loll e anticl ericali, che vien proclamato sc nz::i. lrt!gua, necess ario, appr ofittan o spesso e volen– tier i i furbi per far p:,ssare fra le piegh e del bandieronc bloCl'ardo qm1lche comprom esso pun· \o dem ocratico, e per dim enticar e, e far dim en– ticare, nt'I suono de lla vecchia rettorica, i pro– blemi ver i della democrazia. An ch' il) cre do all'utilità di una lotta ant icle – ricale . Ma base di questa lott:1 deve essere il principi o che la ortodossia del Cattolici~mo non è più che nn rico rdo del pass:uo: !'.attività df'lla 1 ..:hieS.'\ c:1Uolica è ormai puramen te polili<'a, e quindi nc>n solo è perfe ttamente estranea alla ,,ita religi osa delll1 coscienza modern:1, m::i.con tra sla con la stessa natura originaria del cristia– nesimo cd ha esaurita la s ua forza s1>irituale di re ligione riv elata e rivt'latr ice. Perc iò occorre dinidn re (!elle pose da congiura ti t: delle eser• citazioni dia lettiche contro la dottrine lla dei parr oci di rnmp; 1gn11; e tenere br•n fermo che le vera e seria lott a nnticlt ricalc dev e rien trare in un a più vasta ampi.l lotta per l'aumen to de lla cul tura, per una maggior~ ntl ività ciel pt"nsiero; che la vera e seria politica nnticle ricale è la politica democratica senza sette e settarism i, intesa a tr.idurrc nella pra tica dei rapporti ci• vili I' i::leale de l diritto. A dim ostrare In nullità del pensiero ct.ttolico, <1ualc si è fat~lmen te rin <'hiuso nei confini del• l'ortodos sia chiesastica, può gio,•:ire un buon libro pubblicato recentemente d;il S ,itta sul 1'eo• tomismo (1). Senza che forse l'autore se lo sia propos to, come dice il Gentile nell' Intr odu– zione, appare evidente da ques to libro che le origi ni ciel Neotomi smo non sono punto filoso• liche, e che han no qui ndi ragione gli s torici della li\oso fia, che non ntl ribuiscono alcun va• lorc A c1ues t:1soprnvv ivenzn med ievale pro trat• la si lungo il r inasc imento e l'd:\ moderna fino ai nostri giorn i. Nessuno si sogna na turalm ente di nega re il vnlorc st or ico della scolastica, quale fu espressa dalle men li 1>0<lerosedei dottori. Ma il valore <li uhn filoso fia non consiste in -.quello l·hc essa è astra tt amen te, be nsi nel suo divenire concreto , nella sua forza ideale di svi– luppo nelle creazioni nuove in cui ~ssa si tra– sforma, f", trasformando si, sopr:wvive a sè stessa nc~II' imm ortalità dell o spirito. Ciò che non ha v:1lore è, dunqu e, non il pensiero dell'Aqu ina te con sidera to nel suo momento s torico, ma è la varrn ri1f'tizione di 1>roposizioni tom !stichc su- 1>rrnte , l he la Chiesa ha do~matizza te e irrigi – ,litr in \'c rit à ass olute e insup <:rnbi li, nega tril'i cl,•lla Stor ia e del suo spiri tu ale prog resso . Il Sai ttu seg ue pnsso pas so qu esta povera ve na filosnfic::i, l,1quale da lla Res taur:azione ca t– tolica fino ali' Enciclica Al'ltrui palris, accompa– a;na con un,1 111onolona serie di pi.tgnist ei con• tro gli cnori e la perver sità <ld tempi, il trion• fonte pensiero laico, sempre nuov o ,li :.ltleggia• men ti e di as pimz ioni. Con Cartesio app:ue or– m:.i evidente: il fatale di ,•ergcre dall'or todo ssia c:1ttolica e <lal pc usiero htico. Dio non e;: più n<'I Car t(sianismo fa hcomlilum quid della sco– las tica , ma s1 risoh-e, come dice il S:1itta, nella connessio ne continua e unÌ\'ers: ,le dell' esis tenza: I•· c1uali1:\ della maleria cominciano ad essere ricondotte alla coscit:nza e qui mli nrga te; il fon•· dame nl o di ogn i certezza è I' lo. T.tli 1>rop osi– zio11i,so no I' inb:io di que l rov,'!sciame nto de lla specn lnzione d:ill'c ster no ali' interno, che è ca– rnttt!rc della fìlosolìa mo<lcrna. Ed è facile com- 1>re11dcre che l'ort odoss ia c:1ttolica doveva ne– cessariamente con trastare a ques to indirizzo sogge ttivistico della filosofia, do,·e,·a a cos to d" i– solarsi dal mondo, sottrarsi :1lla sua funesta innuenza. E la Storia <lell'or t~tlc.>ssiacattolica, fu, come ci mos tra il Saitta, una storia di con – <lannt!: tutt o il suo cnmmin o non fu ch e una i.;:rnduale iJentificazionc coll:1 Scolastica. I mod~rnisti vecchi e nuovi non h::mno mai \·oluto capi re che altra cosa è la religione, altra cosa r, la Chiesa, e cli\'erse son o quindi le esi – genze llell'una e dell'al tra. ~cl primo periodo Il G. S\l r rA. L,t o,içùu J, / 1\', c/O'lfU.,, o ""' u ;.,:o .\'IX ._n,. l'\l rodui or e d1 G. Gcntìl.- , El L11ttrt• 1 D•ui. lt L'UNITÀ J67 de lln religione cri sti:urn, nel periodo di vita e di conquista , l'ap ologia era n:llur: ilmeat e libern, l.1 filosofia si s\•ilupp;w a libera men te dall' inter• prelaz ione d el mito religioso secondo le condi• zioni degli 5piri ti e <lei tempi. Perci ò ci avviene d'inc ontrar e nel Cr ist ianesimo antico, in opere dei santi padri, dottrin e che sarebbero oggi cond annat e come eretiche. Chè qu an do, nella sua seco nd,1 èra, la religione si f11 pr ovv edu ta di vesti e di arm i, si fu concretata in un or• ga nismo mat eria le, nllora la prima nPcess ità non fu più acce ndere spi riti alla fed~, ma as– sicurar e la dig nità della Chiesa, privilegiata de• pos irnr ia della ve rit:\ rivelata. Essa qui ndi senti il bis ogno di forma rsi :dia Scolastica, in cui vedev a la dimostrazi one più compiu ta e coe• rente dd mito rel igioso e della sua autorit.ì. di interprete del mito. e di .1sse rvire .td essa ogn i npolo~ia cris ti:m:t. La riforma della finanza comunale. (J) L'irnt orltà dommati ca della Chiesa postula un duali smo b~n m tto e prt>dso fra il soggetto unumn e la div inità ogge ttiva e trns cendc nte, postula la limitat ezza della ra gione di fronte al mist ero di cui essa è ar:,itra, ma 1>0stula anche l'attitu tline a compren dern e la spieg azione che essa sola può fornire: e tale è appun to la po– s izione della Scolas tica. La Chiesa non può veni1·c n pntli con alcun a forma di sogge tti vismo. Tan to é pericolosa l'af. fcrmaz ione razi onali stica dcli' Io, quanto l'affe :-• mazione mist ica: l'una e l' alt ra, infatti, tendono a fare a mi.:no della Chiesa, run a col potere della ragi one, l'altra coll'esperienza d1 Dio. La Chiesa è e dev'essere per forza scolasticamente int ell~ttuali sta, ma d'lm intellcttual 1s1110condi– zio,rnto alla sua au torità: nulla può ammette re di suµeriorc alla filosofia, fuorchè l'assenso della sua parola infallibi le. E questo valga per tutti g\' ingenui che so – gnarono un nuovo cattolicis mo con tendenze mistiche, fondat o su argom enti pramrnatis tici, sulla volontà di credere sull':tzione fiduciosa de llo s1.,irito. Tutto q1msto s:11à religione, ma non è ca ttolicismo. La tes i ultima dell'o rtodos– sin cnttolictt non può es!Scre nllru l'he questa : la ve ri1:\ si consrgue sottomt>llt'ndo la libe rtà del pe nsiero ind ividuale alh1 sovrnnitù delln c:ista saccrdo t:lle: in questa sottom issione chr. è una aù tlicaz ione, sta il fondamento della te ocrazia cattolica. Naturalmente la Chiesa, arrestandosi qui, si C messa in con trasto collo sp1rilo che è sviluppo pcrennt', perenne continui tà d' esp ress ione; si è cond11nn:1t:1 :ili' immobilità; si è messa fuori dell,1 storia , Ma d':1ltra part e pole\'a essa cam– mina re .ti pari col pro~resso Je lla nuova co– scienz;i, che si avviavi,, attr,1v erso la riflessione critica e.Id mito, alla sco1>erta Jd dio dormente· nel pr ofon do del cuore unrnno? A,•rf'bbe potuto pred i<"are imch'essa l'u niv<"t sa h1:\ della rivela• zione spirit uale, scnu distrugg er~, colle sue mani stesse , le sue v_cs ti, le sue armi,· il suo edificio ? Er:i fnllin suicid n. Coli:, s ua snpicnza pratil·a ts.;a prefc rl restare nel p:iradosso intd lett ua\e, cht> è tutta la sua forza. E di ques ta forza si valsr con tutta la tenari a, che dà l'i stint o d; cnn-.t'rvaziont' , ad .ts• salire e difendersi. F, nchè potè se rvi rs i del br:tccio secolarr, alzò rn~hi e apri carceri, tentò con ogni .sforzo di trntt t>nt•rf'l'unda de l pensiero nunvo che mirava lontano, di l:1, dni confir.i de lla sua immobiht!l. Qnando 1 111pote più tan to, sì rinchiuse nel sil t 11zio,e :ltl• S,· ad eliminare .ti• meno i nemici interni e ~lt :ilkat1 incomodi, a difendere coll';1-.tuzia pc.1ht In e col prestigio tiella su::.~lori.i paSS:lto almeno l'ombra del suo domini o teocratico ca dut , : attt•sc, come :tltcnd e, a pr olung :,,re la pr opn a v1t:1. Ti,li es.;endo le co ndiz1,in1 della Chiesa, cigni aument o di attiv 1t:\ i11t1•lkt1 11.1\c• e politica, ogni J>rogresso della cult111:1 ,. il• I diritto è nnticlc· ricalismo, cd anticlerica li~11,o pn) scr io di que llo in cui si tras tull.m o I,·S 1,•i1 t:i ,Id libero 1>ensiero HAI.IIIS O GI L:1.IASO. Abbonamenti ali' " Unità,, A bbonamento sos tenitore annuo • L. 20,– A bbon amc:nto sostenitore scme str. ,, 10,– A bbonamento ordinar io annuo • ,, 5,– Abbonamc:.nto ordinario scme str. " 2,50 A bbonamento a una determinata serie di num eri succ~ssivi , cia- scun num ero. , • • ,, -, JO P er ave re un numero arretrato, inviare una cartolina e.on rispos ta pa gata. L'auto aomla tribu tarla del Comuot. Prima di ven ire all e propos te conC'fete di una riforma della tinanza degli Enti locali, è <l'uopo sta ùiiire la nt"cessit!l che i Comuni non sia no tutti uniformemente comprrsi in un un ico si• stema, ug,rnle per tutt i. Urrn fondam ental e distimi one per <'S. da te• ner prese nte è quella dei Comuni rurnli da i Centri urbani. Scriv e il Flora (L'Evo/w;;io11e dei sist, mi lrtlmlarii. Forli, 1<)08) : u Nei Comuni rurali, dove l:1differenz iazione dei reddi ti è mininw, l' 11111>0sta indiretta sui consumi necessari rimane pur s~mpre il fatale complemento delle i1111>0ste dirf"tte reali su l pro• J otto, ed ogni riforma lt>g1slativa, nvnlla a so p– pnrnerne l'uso, riusci fino, a inut ile e dannosa ... . La trnsforrnaz1one dc li' imposizione indirella sul c..onsumo in una impo sizione com1>lemen tare su l reddit o, poss ibile nei centri urbani e nella eco • nomia della 1rnt:ione, non è possib ile nei comun i 1 un.di , ai qu.tli si può solt :11110 conse ntir e un migli or uso della tassazion e indiretta su l con– sumo, giovimdosi delle forme eml>rionuli della imposta sin tr tic-a sul reddit o. delll;I tassa di fa. migli:1 e dcli' imposta sul valore locativo •. E come legittima , natu ra le consegu enrn della necess: 1ria div ers ità di ordin .11ne11ti fiirnnzi:iri i, relativi a tlifferenti co1 dizioni <liComuni, s' im• pone oggidì, pili che mai, la C<'llCf'SSiOnt'lag li Enti locali, compa tibilmente col sum mwu j us dello Stnto, de lla maggi ore hl>ert à poss ibile nello escogitar e ed attua re quegli ordiname nti tributari, che mrg lio rispondano alle specia li lor'> condizioni. Ojlprimere le iniz iative della volontà clrgli Enti loc.tli co n le più minutr , ri• gorose prescrizioni cli legg i e di rego lamenti , speci e in materia di finanza e di tributi, C uno de i più grav i torti della nostra IC"gislazione. Una volta, forsf', questa un ità si potè giust i– ficare com e un neces sario sacnfizio di fro nte al concetto tlell'acctulrm nm lo, pel tri onfo del prin– cipio tmilari o. S1 potè ~iust1fìcare con le condi • zioni mora li o intellettuali inadeguate alla capa – cità richies ta pel st lf -go11u11tmtul degli Enti )pca li j ma ora, di fron te alla sicu ra affermazio– ne del concetto unitario dell,1 patria 'nos tra ed alle progredite condizioni morali ed intelle tt uali dell e nostre 1>npolazioni 1 il pri ncipio del self – go11trnrmwl s' impone sempre più, anche per eli minare ora mai tutt i i da nni della de plorata umjor m ilti di legislaz ione. 11 Dato il di ritt o e– " lellornle ai contadini, ci ::.crivcva il Direttore • d1 ques ta Uuilà - occor re dare ora liber tà • maggi ore Hi Comuni. Fmch è i contad111i erano " esclusi dal voto, era necess :1rio mettere qual- • che freno (di c non funzionava !) ullc ammini· • strazi oni. Ma ora occorre essere più larghi e 11 cons cnt1rr al nuovo Cor po elettora le di tas• " s:1re sè stess o 11. Ques te idee, che noi da anni propugniamo in giornali e rivis te, furono solennemente confer– ma te l':mno sco rso in Roma da l Congresso dei sinda ci d'Italia , i quali • inww::irono tlal Go– " verno e da l P:1rlamento riforme legis lative, ., che riconoscessero :,i Municipii magg iort di– " g1tilfl di libtro rrg.1:ilnrulo, facendo vot i per- 11 du\ con la istilllzivn c di un Consi glio supe– M 1 iorc dei Comuni , questi siano chiamat i a lla • elahorazionc dei provvedi menti d 1e li riguar– " dano i>d :,cqui-;tinn una ma,:::istrntnrn prop ri:, • per la risol uzion,· dei prob lemi riflettent i la • vit,1 1mrnici1.,;1le "'· Li hu e ddl a riforma. ~fa - ammesso il concetto cli una maggi ore liberi:\ tr ibutar ia concessa ai Comuni - in c1ual modo si cos truir ebbe la b.tse su cui :1ssi dere princip :ilment e il sistema dei tributi locali 1 La tendenza, r he si riscont ra nella finanza 1lello Stato, a fondarsi sop ra i:randi imposte indir ett e da una part e e grnntli imposte dirette person.th dall' altrn . fa riscontro :llla tendenza del Comune a rica\'.tre le sue ent ra te, se non esch 1'ii\•nmen t<',prevale ntemen te da gnmdi im– poslr di,-t lle rt,1/i. \I\ Intorno :.li• 1ifor n1:. 1rolrn1111il\ confeoi11rnO ,ti non l\l't're 11hn id"" ben definit•. n!I' infuo11 tli quc•rn : ch111ten11ulmente Hl ne 1:ul11• v,,nvcr11, e cho \' IOW<tCIIIII 1111ifo1n111tribu tariA ~ti ..11ni ,,••• ., CO'UO il ,01 .. IU!'U/1 O!Jl)OllllLIO per '·" frnnto a.l– l'1n1p1c•:1lib ica, :.Ile pcn•i •11u opc11ie, 11\11, tlliOccupui ono, ecc. e.-C'., t prnu di rlarlaun ,smn od' Ìk"o u nu . In quuto a11icolo, ("h.- _.1amo lieti d, rubhl1c:111eper ten er de,111 l 0 attcn 1iono dt"i r,c1tri lt t1011 int onm a un problema di wil11locd u•genl o im• porf ;o1111 per il nou, o p11ue, ,I ftOltU:t •"' ko (i , Car11no Oon– vtln non cl prc•t"at11u1111nforma-pa11a cc11, dHli11.i11 • f111e K.ll • 1ur lt:' I in ltOni e I m 1,..,d , po, 1u1te 1.., ln11i11ti"8 p:tts ibill, cd ahre ancoi;a, )I•, a11rht" ndou-. lii ri(,uma in confi ni c01o, r• – icionevuli, \ I• ,nu ali uni punt i nello propoll a Jt l nu•llo 11mic , che , u,cit•nu 1n no, qu,.l(h C ru11e ,l1oblt o, (;o n 111111\i nuovi o p U .:10• i c111cr1 il,H naue re i Comu ni rur111; d11i Conauni ut• t,a,,i t p<t"i b1l~ ullcn cre •ub IO da un11ia1µo. l1 cener11le tu l redd ito una ent111a •nnn11 d, 185 11uho11i > Come or,:11niuue l'11ccc r1• cnenlo • ncer o de, 1eJ d11i? S.JnO probl em i 111ni 1tr•vi to cu , ,pc"riamo 11 no1no •mico .-erri 1110,na,e tti propo, i10, J: c:i augurÌ. mlJ che 11lui fr• i nostr i ami ci •oi:lia opportua :i.• mente 1ntcr1·cn 11e i11 que110 ll 1d io alt rc11• 11to difficile quant o K d. D. Le finanze locali della Prus sia, riordi na te in base alla legge del 14 luglio 18g3, offrono un esempio import.tntissimo dell e nuove tend enze che si vanno man ifostando in ques to campo. La legge prussiana del 18g3, part endo <lai pri nci– pio che le imp oste rea l: sono più adatte ai co• muni, le impo ste pers ona li ullo Stntn , cercò J i fare in guisa che ogni :,bitant e pnrtec ip:,sse alle sp ese comun:i li e pagasse le impo ste in pro – porzio ne soltant o del vanta ggio ricav.1to da que• ste spese. Il comun e dev(", prima di tutt o, va • lersi delle risorse demania li, dei con tributi re • lati,• i a pubbliC'he imprese , delle tasse: solo in · casn C'hequesti cespiti s1eno insnflicient i, può sta – bilire impost<\ dando prima h1 prefe renza alle impos te ind ire lte. Dovendo ricorrt· re a impos te locali dirette, la l<'gge favorisce la formazio ne di imp os te re .1li spec iali , non p~r,utll e ai CO· ,mmi a/c1111a imposta sul rtddil u, se uou, in al– cuni c,1si, sollo f orm a di ce11/tsimi addi:;io,wli nll'impo sln di Staio. Le imposte clirt-tte reali (Realsteuern) sono tre: qu ella sulla pro1>rietft fon– d iaria urbana e rurale, quella sulle pate nti in• dustriali, quella infine sui grandi magazz ini crea– ta con legg e 18 luglio 1900. l),11le impo ste: in• dir~ tte sono ese nti la carne, i cercal i, le pas te, le patate e i combu stibili, cioè gli oggc:tti dì pri ma necessi tà. In fondo la finanza locale prus• sia na si fonda larga mente sulle entra te dema– niali, sulle tasse , su lle im1>oste direlle reali; su imp oste indirette che esclud ono i consumi di prima nect!ss ità. 1 comuni prussiani so no, nella loro gestione finanzia ria, rigi dam ente co ntr ollati dallo Stato, medianl e il minis tero dcli' interno. Ora se in It:ilia si volesse .tffrontarc per in• tero il problernn della riforma dell.t finanza co– muna lC, lo Stato dovrebbe cominciare col rinu n– ziar e ai Comuni le due imp os le dir ette reali sui terreni e sui fabbricati. li pas saggio delle due imp oste reali importe– rebbe una perdi ta per lo Stato ed un guad.1gno pei comuni di circa 183 milioni (8g pei terreni, 94 pei fabbric ati - secondo i dati del 1907). J\g• giunti anco ra ai preceden ti 183 milio ni i 158 circa che i Comuni perce piscono pe r le sov rim• poste, avremo un'ent ra ta totale per h1 Finanz a comunale di ben :J4 1 milioni. Se nonchè, ridu– cendo le sovri mposte nei limiti del 5r, ¼ della attua le imposta principale, i 158 milioni si ri- d bb 183 . d.. C . urr e ero a-, -= 92, e qum 1 1 omum ver - rebbero in totale a re.1lizz.1re dalle due imp oste dire tte reni i sui lerreni e sui fabb ricati : attuale impos ta princi r>ale: . . . milioni 183 più il 50 °lo dell'impos ta pr incipnle 92 milion i 275 Abolendo invece del tutt o gli attu :1li centesim i addizi onali pei Comuni e lasciando a questi la sola attuale impos ta princip:1le essi r iscuotereb– bero soli 183 milioni, che, rispett o ai 158 milioni di sovrimposte (che appunto si aUolire l>bcro), costi luirebhero pei Comuni nn guadagn o di 25 milioni, poco più poco meno. In consc~uenza poi de l passaggio di cui so– pra dell e imposte dirette 1eali sui terreni e fab• bric:1li da llo Stato ai Com 111i,questi ultimi do• vrebb ero abolire l 1 1 tttwle impos ta fuo('atico e quella sul valo r loca tivo, ciò c 0 he importerebbe per c.ssi una perdita approssimativa (stan do ai <lati del 1907) di circa 27 mil ioni (23 pel foca– tico, 4 pcl ,,nJor locat ivo). In consegue111.:1sem • pre del passaggio di cui sopra, conve rrebbe for::,";1nche :1bolire la imp osta sulle bestie da tiro e da soma e sul bestiame minut o, ciò che impor le• rebbc pei Comuni una nlleriore perdit; 1di circa 16 milioni {sempre seco ndo i tinti del 1907). Si avrebbe c.-osl pt.r le e1,trat e comun:1li un guad agno di 25 milion i, cui starebbe di contro una perclita di 43 milioni ; per conseguen1.n una perdita di 18 milioni. Ma 1>0ichè pensiam o che almeno nel prim o momento della rifor ma non sarebbe prudent e rinunzi ar e .ti 16 milioni delle impos te sulle bestie da tiro, da som,1 e su l be– sti:une min uto, la perd ita dei C'lmtni si rid ur– rebbe cosi a soli dut milioni. A compensare l.1 perdit a de gli or detti due 1mlio11i e ad ,1ppo rt.1re inolt re ~Ila finan za co– munale quell' aume nto di entrate, quel ristoro, ad eguato 01lle crc3C'iute e crescenti spe3 e dei Comuni, di cui si sente universalmente neces– si tà, dovrebbero pron·e dcre l'impo 5lt1:.11gli tse r– ci~i e rt've11dilc e i dt1:;i commwli. Coll'imposta sugli ese rcizi e rivendit e, si chia– mer ebbe a contrib uire alle entrat e locali anc he la rk chczz:1 mobiliare nelle sue var ie forme , cosi come con tnbuisc e quella i111mobili are (terreni e fabbr icati), nstabilendo quindi in r;1pporto alla finanza local e l'equità tri butari: , fra ri<'chczza immobiliare e ricch ezza mobiliare . Sarebbe per•

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