L'Unità - anno I - n.42 - 29 settembre 1912

166 di organizzazio ne e di disciplina sono dovuti a que sto nuovo conc etto della rego la disci– plin are. Anche il fatto che nell'alta ufficialità fran– cese molto si discute into rno ai pr incip i di offensiva strat~g ica o tatt ica, non trova gra– zia presso il Porta, il quale sentenzia che • nell'eser cito fran cese manca comple tam ente la disciplina delle idee. Se discussioni non ce ne fossero, è probabi le che il P. deplo– rerebbe nella ufficialità francese la mancanza d'int eresse per le grand i questio1,i tecniche e l' inaridimento scientifico. Il fatto, che eg li adduce come prova di mancanza di dis,ipli11a delle idee, non è al– tro che un contras to di teorie in cui è dif– . lìcile dir e a priori chi abbia ragione. Se fa guerra russo-g iappon ese ha mostrato la bontà del principio nipponico dell'offensi va str ategica, altre testimon ianze, fra le quali anch e quelle della nostra guerra libica, fanno ritenere che tal e principio debb a sub ire qual – che correzione in base al princ ipio opposto. E propri o la Franc ia, con la recen te campa– gna al M3rocco, dimostra come si possano conte mpe rare e conc iliare con felice suc– cesso i due principi I E, mentre in pubblico si discute, che cosa sa il P. dell' indirizzo che prev~le nei piani segre ti dello Stato maggiore franc ese ? Lo Stato maggiore francese stud ia la or– ganizzétzione di una arml e 11oire destinata a compen sare la deficienza numerica dell 'eser– cito franc ese di fronte a quello ted esco? Non sarà poss ibile, afferma il P., trasportare qu este tru ppe, anche se si rie !-cirà ad orga– n izzarle , dall'Affrica in Fran cia; e cit~ scri tti di ufficiali frances i quali il Sorb, il De Cu– vervill e, il Carfort ecc . Ma qui c' è di mezzo un grosso equivoco. Gli scritti di questi uffi– ciali non sostengono già che, la difficoltà di trasportare l'e sercito nero sul terr ito rio na– zionale, sia una difficoltà tecnica ed insor · mon tabile in sè, come vorr ebbe fare appa– rir e il Porta; essi mettono in relazione il compito di scor ta ai convog li che sarebbe affidato alla flotta con la potenza effetti va di questa in caso di gue rr a nel Mediterraneo, e mi rano evidentemente a conc lude re che, per ottenere la possibilità di tale serviz io, occorre aumentare la potenza de1la marina. E l'ac– cordo con l'Inghilterra e la ormai certa cooperazione dell'armata britannica co n la fran cese, risolve ormai il problema in gran parte. Questo acce nno alle flotte ci porge il de– stro <li indicare un'altra grave pecca dell'ar• ti colo de l Port a: il suo assoluto silenzio sulle forze navali de lla Francia, de ll'Austria e de ll' Italia. E si che nel caso di una no– st ra guer ra, sia con l'Au stria sia con la Franc ia, le forze navali suebbero chiamate ad esercitare un a grande azion e I Da un lato, in una guerra sul nos tro confine or ientale e nell'Ad riatico, è certo che Ja nostra superio– rità marittim a sull'Au stria varrebbe anche nei riflessi della guerr a terrestre. Nel caso oppos to, di una gue rra ad oves t, si avrebbe un simile intervento delle forze marittime francesi nel Ti rreno, ma con previsioni com– pletamente dive rse per noi. Data la superio– ri tà della flotta francese, dat e le condiz ioni del le nostr e ferrovie litoran ee per tutto il trntto Viareggio -Spezia e Spez ia-Genova , sar~ sempre possibile alla f'ran cia tagliare una delle lin ee fon damen tali ed essenz iali della no:;t ra mobi litazione \•erso il confine occi– dentale, ed an che operare uno sbarco nella spiagg ia toscana, come dimo strarono tutti i genera li che si sono intere ss:iti de l probl ema ferrovia rio in rapporto alla guerra, e come risulta da lle discussioni nel Parlamento circa la Lucca-Aulla e la Genova Borgotaro. Tutto questo senza contare la possibilità di uno sba rco in Sicilia, per opera dei corp i d' ar– mata africani e dcli' assalto inevitab ile al confine libico. Cosi, da qualunqu e lato si guardi no , i ra– gionamenti del Porta appaiono difettosi e mostrano la tendenzio sità della sul tesi. Soster remo ora noi, per il semplice fatto di a,·er dimostra to la tendenzio sità della tesi del Porta, che Lt t esi oppost:i è vera : che cioè le forze militari francesi sono inv inci – bili e quelle austriache buone a nulla? L'UNITÀ Nemmeno per sog no! Ciò facendo cadrem– mo ne llo stesso errore del Porta capovol · gendone i termini. Quel che vog liamo no – tare è ques to solo : 1 ° Che i confronti fra le forze di due nazioni non si devono fare col metodo de llo scritto re della Nuova A,:Jo/ogia, sta ndo al quale parrebbe , ad esemp io, che solo l'e ser· cito austria co possieJa automobili e canoc – chia li. i° Che il lato milit are de l problema delle allean ze merita di essere discu sso con maggiore probit à e serietà. Pietr o Silva . Ancora sul Problema delle Alleanze. ReUlflcbe oecuude. lii.mo S,t. Dirti/ore, Mi permetta che io La preghi, anzitutto, di qualche rettifica dopo le sue poderose osse rva• zioni. Lo stuc 1 io pubb licato sulla Ri vista Popolare e l'ar ticolo inserii<' nel n. 38 dell'Uuità si fon– dano sul riconoscimento cieli' interesse che Ger– mania e Aus tria ebbe ro, e iianno ancor oggi, con la nostra alleanza. Il mio sistema di idee non fa, qu indi, alcuna sva lutazione di quell' in– teresse, com' Ella ha riassunto (1), ma pone, tra l'altro, nella vera luce questa verità: che al mo• ttitnlo in cu! furono sottoscritti i legami tra le cennate potenze, esse non consideravan o l' Ita– lia come uno Stato degno d'importanza, nè con– tavano su noi come elemento necessario ad in– tegrar~ la loro unione. Occorrono ancora nuove dimostrazioni su questo punt o? Eccole. L Al• l'epoca del Congr esso di Berlino Bismarck, nei colloq ui che ebbe con lord Beaconsfield e lor d Salisbury, riferendosi all'Ita lia, la defi~i II un fatt ore mal sicuro, che non sapeva esse re nè amico, nè nemico "• giusta quanto riferisce il biografo Maurizio Busch. - II. Quando poi, reduce da Vienna dopo la firma de l t rattato con l'Austria, fu richiest o dall'ambasci atore fran• cese de Saint Vallier se avesse vagliale le con– seguenze del nuovo aggruppamento nei rispetti delle altre potenze e specie dell'Itali a, Bismarck rispose: " Si I' ltalie était une puissance mili– taire rtdoulablt, nous aurions eu pcut -etre à nous en préoccupt r; mais j'aurais craint de blesse r l'Autriche en lui offrant une protection contre une aggressio n de son voisin suba lpin " (2), Ed è noto l'att egg iamento tenuto in quel p~riodo verso il nostr o ambasc iat ore che doveva supe– rare gran di diOicoltà perfino ad ess ere ricevuto dal Cancellie re. •- III. Infine è storic amente accertato che l'Austria, insofferen te per le ac– centuate manifestazioni irred entiste, nel 1879 e nel 188o 1 è stata ad un punto per iniziare le ostilità contro di noi. Ora bisogna conven ire che non si parla cosi, nè si agisce in tal modo, quando si abbia stima di una personalità, che per giunta si voglia chia– mare a far parte di una negoziazione in comu– ne. Per quali rag ioni le circostanze ulte riori permis ero che dalla disisti ma si venisse all'al– leanza ho già adombrato, ment re Ella ha benis– simo accenna to alle cause per cui noi eravamo cadu ti cosi in basso. Mi attribui sce, inoltre, due idola n1tnlis che, in verità, non ho mai avuti. Circa il prim o devo osservare che nessun peso ebbe sul mio sistema di idee la considerazione concernente il giudi. zio StJII' impe ro tedesco . lo ho semp liceme nte inteso, in via di incidenza, richiamare al pregio di una più esatt a e serena valutazione coloro, che dalla stampa e dalla tribuna par lame~tare esp rimono giudizi, che a me paiono poi velati di pas sionalità. E mi è caro poter cons tata re che anch'Ella condi vide il mio pa rere, poichè ammette come fatto in:liscu tibile che la Germa– nia svo lge la sua azione non per capriccio lus– suoso, ma per le indecl inabili necessità della prop ria espansi one demografica ed economica. In quanto ali' Austria io devo chiarire il mio pensie ro su du e punti, che mi sembran o essen– zi~li per la nostra condotta realistica nell'avve – nire. Non bisog na adagiar:,i sull' illusione, da molti condivisa, che alla mort e dell'attuale im– peratore un moto catastro fico segui rà, per cui sarà sgreto lata e distrutta la presente compa– gine . Chi contas se su tàle aspetta tiva per infe – rirne conclusioni in un senso o nell'altro, po– trebbe espors i ad amare delusi oni ; giacchè tut– to fa supporre che, malgra do gli innegab ili con– trast i fJl, l' impero daril. prov.<1di rinnovellata (1) 1: f!ni1d. 1911, r»g. 151. 12) t>o Cn\l ;DOlll\': ,... F,-~llt:'t "" 188'1· Parit. Plon, 1$39, pag. 216. Ques10 brano coufermcrrbbe l'ahr o Ji fonte crispina Jei pochi reg~imenti a10110-ung1rici, che nre bbero b1~111i per ruetterci 1\la rngionc. (J) Il piu :ic<enwato or.- è quello che \·iene J11II' Ungheria. Ma. 11parte che l:1m,i::~ior:inza del raese uon condiviJc il con– cetlo ri,·oluli ooario, b da pre,·cdere che l'odierna criti sard com– pos111 coo le dimi~,ioni del presiden1e della C.me11 e del gal.,i– ueuo, per dir luo11:o,a un mini,t tro di p;acificnione . vilalità sotto l'impul so più vigor oso del nuovo monarca . Io penso, d'al t ra pane, che bisogna esam inar e con maggiore ponderazione e pene• traz ione-,in confron to di ciò che finora si è fatto, il fenome no per cui tutti gli sforzi delle gene– rnzioni che si succedono nella nostr:1 vicina o• rientale sono polarizzati ,·erso il sud. A me sembra di veder e in tal fatto il ricorso di una legge storica, secondo la quale i territori cao– tici, più t!ebol!, di civiltà esaur ita o avvia ta al– l'esa urim ento, tosto o tardi, sono destina ti ad esse re asso rbiti nella sfern di influenza del fi. nitimo orga nismo signort>ggiante. La questione fondamentale •. Il momen to l'hc attrav ersiamo <", senza dub– bio, di eccezio nale grnviuì, perchè è un fatto che la.struttura archit ettonica dei due maggiori aggruppamen ti delle potenze e:-uropee, a cui si son venuti sovrapponendo patti laterali c:he ne alterarono l'euritmia, non offre più quella sa l– dezza, che fu elemento costit utivo della pace goduta finora. Ed è appunto la sensado ne de lla instabilità che rende inqu:eti gli elementi int e– ressati. Malgra do tutt o, a parte le impreved ibili cause e soddisfatte le nuove condizioni da con• venire, a me sembra che la pace possa conti– nuarsi a mantenere solo rimanendo nell'attu ale raggruppamento, il qu ale, per evidenti ragioni, comuni ai tre fattori primari che lo compo ngono, non potrebbe che conservare tuttavia il carat – ter e puramente difensi vo esplicato a tutt' oggi, acquistando cosi titolo a pretendere che eguale atteggiamento sia mantenuto dall'altro gruppo. Si ussumerebbe qu esto la terri bile responsabi– lità dav anti alla storia di passare all'offens iva? Tutto dovrebbe consigl iare la risposta negativ a. La pace, che ~ il vanta"ggio e il fine imme diato e supremo cui dobbiamo oni. mirare, assicu ra il godim ento e lo sviluppo dei beni che ogni Stato possiede: la gue rra dist ruggereb be questi beni al vincitore e al vint o. Sbag lierò, ma mi pare che Germania e Inghilterr a dovrebbero guar– dar e alle Joro ineluttabili conseguenze pensando seriamen te anche al fatto che, con la reciproca distruzione, non si servo no i propri interessi ma quelli rli terzi lontan i che, dalle rovi ne fumanti, trar rebbe ro motivo per un nuovo dominio del mondo. Per la pace, adunqut-, ma con onore. Quali ali' uopo le nu.:>ve condizioni da convenire pel rinnovamento? Sono state già da me ndombrate nello stud io che ha dato luogo a questa non · certo vana discuss ione, ed in quanto possa es– s~r concesso di parlarne a chi sa di non pos– sedere ' tutti gl' intimi element i di giudizio. Qui mi pare che giovi fermar meglio quale dovreb– be essere il punt o di vista specifico italiano nelle nuove negoz iazioni ; poichè è ovvio appe na avvertire che i nostri interessi, come non con– sentono di rid urci alla funzion e di ponte mili– tare e politico della Germania e dell'Austria verso il sud o di appendice dell'imp ero mon– diale tedesco , gius ta quanto insinuano i pubbli– cisti inglesi, così escl udono categor icame nte ~le maggior i e chime riche conquis te territoriuli nel– l'op posta sponda medit erranea col consegue nte disinteressamento dell'assett o bak:mico, gius ta quanto suggeriscono i pubb licisti germanici e aus tri aci. Le ver e nostr e es igenze fondame nta li ed asso lute si potrebb ero conc retare in questo , che a noi impor ta ora solta nto gare ntire in ogni dettag lio la posizi one acquistat.i nel Mc:diterra– neo, ma importa ancor più (come inter esse che non C nemmeno identico a quello tielle altre potenz e, perchè preval entemente italiano) ga• rentire la nostra sic ure zza e la stessa esiste nza nazionale escludendo che l'oppos ta spond a ad ria• tica, albanese ed epirota diven ti territ orio au – striaco. Nè, a questo intento, sembrerebbe idonea ad acquietarci la stessa forrnula dello slnlu-quo che ha tutte le parvenze di una caut ela efficace, mentre esso viene egua lmente alterand osi a no– stro svantaggio nell' iuvisibi le lavorio delle fila occulte per cui 1111 giorno ci potr emmo tro vare giu1>cati dav.1.nti ali' irre;>arabile. Certi atteggia• menti, frammisti al salmodiar e del rece me con• gresso eucaristico , non possono sfuggir e all'a – cuta sensibili tà di un baromclro internazi onale; sicchè il pt-rno della qu estione dovr ebbe esse r chiarito e posto nettamente a tt:mpo debit o, onde il rinnovamento tlel tratta to p<ltt.sse essere ap– pre so come 1• implicita presunzion e, rhe i sacri• fici ad e~so inerenti sono il corr ispe tt ivo dellll formala rag1;iunta 1 per far e anch(. a noi il gin• sto posto nell'esplic azione della legge sto rica di sopra rife rita. Alleaou leali. D.t ultimo non mi pare che tl~bba cader dub– bio sull'int erpr etazione dJ pensiero bisma r– ckiano da me cita lo alla fi,1e ciel mio precede nte arti colo. e che sùltanto pu ò ess ac invocato nel caso de ll'u/lt"a posst ,,c,no ltntlur. Non ho mai, qui ndi: lonta,~amente pensah> al caso di una nuow, triplic e alleam:.- nella quale noi doves– simo entr are con sottintesi inconcìl ittbili con In nostr a digni1:i.; sibbe ne a quello in cui noi do• vessimo ess ere costrett i :ul ubb idire a fini su– perio ri e a nccessi là inelutt :1bili soprav \'enute. D'altrond e questi miei spun ti non hanno avuto altro scopo che illuminare qualche folto sa liente del nostro recente passato e recare un mode• sto contri bulo a uno dei più ardui probl emi, che attendono una prossima soluz ione. Ripeto che, senza pos~edere i più delicati, importanti e lt• grt li elementi di giudizio, non si può dire in modo asso luto quel che convenga decidere (1). Noi non poss ia1110fare altro, come con frase scultoria scrisse il Formentini una prima volta, che " chi:irire sinte ticamente gli elemen ti fon• dame nlali pubblici de l prob lema "• lasciando a chi spetta di seguire quella via che meglio sarà stimota conforme ai nostri beni ntesi interessi Sulla bas e di tutte le ragioni maturamente va– gliate e fortemente sostenu!e. Le sono obbliga to, 111.1110 sig. Direttore, del– l'ospita lità. che vorrà accorda re alla presente, e con ogni riguar do mi abbia di Lei dcv mo F RANCESCO F'om~KTI, (11 Trl que.to c110 la prtgìu.li ziale gene rica d1 me tollen 11 nel precc.J.-nte ,nicolo oon ,i può ritorcere <0ntro il mio 1i11c1D11, non contenendo uso null• di recii-0 eJ usoluto. FACCE TOSTE! Lei:?gesi nel numero 29 agosto dell'/dtt • Na- 11io11alt (pa~. 2 1 col. 4) : « Qualunqu e sia per C5• 11 sere la 1m,tura sentenza della storia su l'opera 11 del generai Caneva, si J>uòfin d'or a affermare " che egli fu l' es1>onented'uno sta lo d'animo , il .. quale etc. etc. Gli ,lissero, affidandog li il CO· .. mando del corpo d'occupazio ne de lla Libia : " Non dimenticate C'he l'Ital ia inso rgerebbe al ,. primo insu ccesso .. Evita te, pn quanto è possi– " bilf", ogni spargimento di sa ngue, anche del "nemico .... E ricordale c/11gli a,abi s0110 i no- • stri ,,.,gliori amici, t ci asp1llat10 a bracci a • apcrlt w, Tutto questo è verissimo, ma non è tutta la verità. La modest ia, che è dole essenzialissima <lei nazionalisti, lrn viet,,to allo scrilto re di ag– giungere che egli ed i suo i colleghi, 1100 soltant o avevano richiesto che si andasse innanzi con energia, sen za preo ccupa rsi dei pericol i d' in– successi, e che si spa rgesse molto sangue di nemici e di nnstri, perchè la guerra fosse una btlla g,urrn, ma ;mche avevimo ccrc,,to <li porre in guardia il pnese contro le frott ole di que – gli accaniti antinaz ionalisti sul tip o cli Cor• radini e dì Bcvione, i qunli c,vev;111cercato di far cred ere che gl i Amb i ci aspt:'ttavano a brac– cia aperte. Dal che si velie come la modestia sia cosi si• mile alla faccia tosta tla sembrarP talvolta una cosn iste!,sa ! Legg esi nel medesimo numero dt'!II' anzidetto giornale (l>ag:. 2, col. 5): 11 Noi aug uriamo al " paese cd all'esercito un nuovo modo per rap • " presen tare il fenomeno guer resco da parte " della stampa. Troppo abbiamo abbondate nel " giornale di titoli sesquip cd.ili, di superlativi " in permanenza etc. etc. Ogr,i s1·1Ham11ccia è " ba ttezza ta col nome di battaglia; ogni lancia " che si copre della snbbia eh.Ile dunl'! ha i 11 bagliori corrus chi dell'asta del Prlide Achille • etc . etc. "· Parole che colpiscono santam ente i De Fre n• zi, i Bevione e gli altri che, su lla Sln mpa, sul Giornale d'Italia e in ~Itri quulidiani, hanno fotto a ga ra per esagef'tr c o~ni fatto e dare asp etto r:roico agli episoc~ipiù in<-ig:nificanti. Ma sulle colonne 1..lell' ld ta Nacio nnle (che non ha dato mai resoconti e.libatt aglie) nnn sono mai apparse siffatte csngerazio ai e folsit:'t; perciò essa può oggi con piena auto rità rim pro,·era t'", in nome dei nazionalisti, gli :trtifid meschini di certi corrispondent i di giorn:ili. Chi ose rebbe negare che il rrnzion.llismo è glo– ria d' Italia e sorgente inesauri bile di allegria? Muc.

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