L'Unità - anno I - n.42 - 29 settembre 1912

168 L'UNITÀ ciò la im1>osta sugli esercizi e rivendi te la tcr - · za delle imp oste dir ette reali a lavare dei Co• muni. D:.ita l'im por tanza sempre cres cente e preva– lente della ricchezza mobiliare di fronte a quel– la immobiliare, si com1>rendc bene qua le incre • men to po,s.-1pren dere que sta impo sta , pur senza inasp rimen ti eccessivi. Essa rer.d eva appena un;. diecina cli milioni net 1907 i quando fosse ad ot• tata in tutti i Comu11i, pur senza eccess ivi ina– sprimenti, putreùùc rendere benissimo oltr e i venti milioni. Si avrc·bbe cosi un prim o guada– gno cffi·tlivo per le Entrat e totali dei Comuni di ollr c olio mili oni. Un rit occo dei dazi di consumo e•I un :nun cnto di essi dovrebbe chiamare a contr ibui re alle en• trat e C'>llHmali - in questo sol modo - anche le class i meno ~1bbienl i, le quali, se pure lmnno dir itto, nelle moderne forme di regg imenti de• mocra tici, ad esser trattat e con equi tà sempre maggiore in confronto delle altr e classi econo– mico-sod ali, è ugualm ente dove;·oso che con• corra no in Jim iti ~,deguati ul mant enim ento dei pubb lici se rv izi e delle pub bliche spese. Abbiamo g,a <letto altra volta che i C~muni so no and ati troppo oltre nell'abo lizione o ridu• zione di questa forma d' imp ostn, che, per quan– to combattuta, rim an e sempr e uno dei cardini slella fin:mza pubb licn, s ia di Stat o che locale, specie nei paesi poveri o ;mcorn poco ricchi, come il nostro. Bas terebbe sol", per ese mpio, un ritocrn de l dazio sul vino - (facendo in modo che nei Comuni :ipert i, che oggi ~ono in grande preva lenza, esso fosse pagato non solo sull :1minuta vendita, ma su tull o il rons umo effet– tivo, come cm anche il progellolVollem borg} - pt:r acq uisire, nel modo pitì giusto, alle finanze comunali p.trecchi nltri milioni, che, assommati a quelli di cui abbiamo detto sopra, ridar ebbero cerlo, senza gravi perlurbam en ti e scosse ctelle economie ~ llegl' interess i privnt i, un sufficiente numero Ji milioni a ristoro delle esaus te, dis se• ~late linanze comunali. Stabi lita con la riforma di sop ra espo!?ta la sp ina dorsa le della finanza comunal~, potrebber o istituirsi, accanto alle delle impo,;te rea li e n quella indiretta sui consu mi, de lle impos te sus– sidiarir, nell'ordi namento delle c1ualì dovrebbe prevnlere il principio della nws sinrn libertà pei Comuni. La imposta generale 1ul reddito. Alla perd ita di 183 milioni, che importerebbe per lo Stato la cessione ai Comuni dell e due imposte rea li sui terr eni e s ui fabbrica ti, do• vre bbc provvecle rt", conforme a11d1eal principio soprn enun ci,,to, la ist ituzi one a favore della fi. nanz:1 di Stat o, cli una grande imposta dirti/a pt1rsomrlc, oss ia di un'impo sta 1,rmcrali:sul re,lt/ilo. Questa nuova impc,sla non costitu irebbe un nuovo nggravio pel contribuente, perchè col pas– sag gio delle du e anzidett e imposte reali, sui terren i e sui fabbricati, d:,llo St ato ai Comu ni, i Comuni aboli rebbero sin i 158 milioni (dati del 1907) di centesimi addiz ionali (lasc iamo da par te i centesimi pr ovinciali e la finanza pro– vinci.1le), sia i 23 milioni dcli' imposta di fami– glia, sia i 4 milioni dcll' imp osta sul valor lo– cativo. Conseguentemente i contribu enti rispar• micrebbcro, poco più po.::o men", (158 + 23 + 4) 18; milioni (scriviamo su i dati stati stici del 1907). E basterebbe che l' im1,os ta jtenerale sul red– dit o ri,1ssorbisse a favore dello Stato que~ti 18s milioni, perchè la finanz3 dello Stato si rifacesse completamente (anzi con un mar gine di due mi• )ioni) della perditR delle due imposte reali, e perchè i contribu enti, tutto so mnnt o, non fos– sero espos ti per questo a nuovi aggravii. Seco ndo il Tivaroni (Critica sociale• 16 luglio 1906) il reddit o del nosti·o paese sarebbe di 8.og6 milioni; tenute qu indi present i le necessa – rie esenz ioni dei reddi ti minimi, e perciò cal– colando su un saggio mrdio df'l 2 a 2 112 °/ 0 (fra una progressività d1e and asse <la un tasso mi- 1!imo dell' 1 '/ 0 ad uno massimo del 5 o del 6 ·/ 0) si avr!!bbe anche per questa via la conferma della poss ibilit:\ di ricavare con un'i mposta ge– ner ale sul reddito i 185 milioni per l'era rio dello Stato. Che se anc he alla prima attuazi one di ques ta. nuo\'a imposta gener ~le sul r eddito non fosse po ssibi le allo Stato di rh1ssorbire intera men te questi 185 milioni, per ineliminabili difficoltà tecniche, conseg uent i ali' inizio del 1 a riform a, lo Stat o potrebbe riparare a queste perdi te isti~ tu enclo accan to a qu esta impos ta generale su l reddit o anche un' impo~ta suss idiar ia sul patri• ,nonio, cosi come negli ordi rrnmenti tri butari più evoluti (tipo l' Erglìo::uogu teu er prussiana). E non è certo il caso di scendere qui, per ora, a mag– giori det tagli. Contro siffatte prop oste si potrebbe obiettare che Ja nuova imp osta generale su l reddito, per– sonnlr, rappr esenterebbe in ltaha nè più nè meno che un du1>licato della es istente imposta di Ricch ezza Mobile. Ma sar ebbe que sto un er • ro re, perch è le nostra imposta di ricrhezza mo– bile è un'imp os ta diretta rcalr. Scn\"e il Nitti: ,. Quasi tutti gli scntt ori cli finnnza par lano della unp <,sta sulla ricchezza 111ob de italiana come Ji un' impost,, i;ener.:ile s ul reddi to e la parag onano spesso all,1 lu come lax Niente di meno ver o. Mentr e la lu come lt1x inglese riu • 111sce tut te o qua :;i le impos te d1n:lle m una sola; mentr e la EiuJ.:ommw slcuet in Pruss ia è un'impos ta personal e, che s1 sovrappone alle imposte dirette reali, complctam.lolc, l'imp osta di ricd1czza 1110\Jilc 1t:ili,rn,, è limitat .1 a colpire :rnrf'~,~liti co111nerciali, imlu striali e professi o- Dunque una vera e pr opr ia imp os ta genera le sul reddito , con caratt ere p,·rsonale, potrebbe ben coesis tere con l'attu ale imp osta di ricch ezza mobile, anz i complttarla . Con quanto abbiamo scritto finorn non pre– tendi amo di aver esaurito l'imp ortante arg o– mento d!!lla riforma della finunza locale. Jn– vero ncss u" accenno ,1bl>ia1110 fatto all:1 fi11t111- Zll pro11i11ciale, la quale pur e richiede prov– vedim enti non meno urgc:nti di c1uclli della firwnza com unale; ma è ques to tutto un altro problema di cu i potremo presto ap pos1H11nen– te e particolnnnente occup arci. G. t.,k .,:-:o -Do :-:,·1To. Gli studenti croati in Ungheria. Gli italiani hanno una falsa idea dell' Unghe• ria, in gr:~zfa delle mc:morie ganl>,,ldmc; e ha nno sempre una specie di :li sdeg no os tile per i croati semp re sulla bas e, d1 f,,lll storici oltrt• pas s:iti. Eppure ness un pop olo meno del popolo ma• gia ra incarna in sè la nt:~Jz1011e ass oluta di ogni ideale di giustizia rrnzionale. E nessu n p:1ese- più della Croazi:1 111t'nta la simpatia e l'aiut o morale degl' itali an i, dentro e fuori del Re ~no.ln Cro:1zia t:'èoggi un popolo, le cui condi- ~i~;::~f1~ltdc1;or~~~l~~~~j~~ ~;~:~i~~·:·,~~:~~q:;~~:~!;,~:~~ or sono sollo la do111111az io11cau.,triaca. Ed è il popolo croa to l'u nico popolo, non ita liano, tiella mon:1rchia austro-ung :1nca, la cu, cultura si sv ol~e ogg i sotto la pod eros:i i, fluenza della cullur:1 italiana. Ma si S\"olge :utrn vf'rso diftì– colt:\ ina udi tt·, lott:111(10 dispc ratamente contro l:1soffocnzione che di og:nilll>ert:\ cr oata si sforza di attuare l'U ngheria donun:mte. Dopo le rec.-nti m:mi (,·stazioni antimagiare degli stud enti croati, questi sono s tati posti i1, tu Ila I' Uni-:heria sotto un re~imc di viJ{ilanza e di compr ei-sione, che s.irebbe incr ed1bile, se noi itulinni non riconosce~simo in esso l'iden– t ico regim e, a cui, apprna cinc1uant'a11nior sono\ erano soE::gettinell' h .ilia uustnaca od austria– cante ; nostri padri. Ecco le istrnziom, da,·v t-ro incredib ili, ema– nate dal Comm issario in Croazia, sia con pub– bliche circol:iri , sia con ordi11n11•e riservnlt ni dire/lori e re/lori: 1) Non si debbono acce ttare nelle scuole croate stude nti slavi non croati, nè bosniaci, nè dalmati. 2) Nessuno può prendere a pensione uno sludent e Sl llZa un rrgolar e permesso della po– lizia. 3) f.: abrogato. o~ni regolam ento discipli• nare scolas tico, e sostituito col regolam ento comm issaria le. 4) Di sera gli scol:1ri non debbono trova rsi nè a concer ti, nè a tcntri, nè in caflt nè in al– cu n ritrovo pubblico. 5) Ness un studente può far part e di soc ielft, nemmeno di ginnastica o di s1>ort i nè gli stu· denti posso no associ.trsi fra loro , per ness uno scopo. 6) Le aut or ità deb bono sorvtg liare i rap– porti di nmi ci:ia fm i singoli st:olari, perc hè non si parli fra eh loro <li :irgome nti politici. 7) Ogni mese il colle~in lici profe ssor i deve ril asciare cer tificati sul compor tnmenlo degli scol nri !'! proporre ndrgunl e misur e 8) E dat o obbl igo ai docen ti di sorvegl iare le letture degli scolari, denunziando quelle non permesse. La 1ettura di sc:rill i politici e l'abbo – namento a giornali è mot ivo d'esclusione dall a scuola. 9) Nessu n professore può por tare a scuola giornali ; nè può tenere priv ati discors i sugl'av– venim enti politici. 10) I direttori debbono notificare al governo la conclottn polit ica de i profe sso ri. I professo ri politicament e sospetti debbo no essere denunziati alht "polizia. 11) Dur;m te le lettur e scolastiche dei clas• sici croa ti, e nelle lezioni di storia si debbono pr oibire le domande degli scolari tenden ti a mett ere in rilievo le condizioni polit iche attu ali. Nnta ben e : in Ungheria la scuola è laica, e gli Ungher esi pretend ono di essere un popolo <li libe1 i SJ>iriti ! i,: bene ricordar~, c1unlche volta, questo ge• nere di infami e a c1uelli fra gl' italiani che sono tropp o facili a guardare il pr esen te con gli oc– chi del passa to. L' ITAI.I ANO IN A USTR IA. La posta dell' " Un ità. " . L' ELDORADO L Rrg:1:io Cal ablia, 26 110110 1912. Caro dircllorr., L'artic olo del Prof. Sanna su lla Snrdeg na mi . p.ire (come dir e?} scr itt o in istile leggerme nt e fanta sioso. Scriv e : le parli coltivate, , mal collivalr, a g rano rtnd ouo dal rJ al JO prr 11110. 1nol:jlanco Ahim è, d!Jv' C quest a terra be<1ta? Se non isbagli o, ~la 15 o 30 sementi, significa da 19 o 40 qli. per et taro! i reciditi più alt i - i 19 - e non rr,g~iunti, - i 40 - della vall e del Po ! Chieda il parere degl i nomini più pratici di agricoltura - da Sans oni n Gr imal di - che hann o esperim entato direttam ente lagg iù e sen– tir:\ che ne pensino. L'odio per la Tripolitan ia vi spinge a \"edere un Eldorndo nelle nostr e t('rr c meridion:lii ! Caro dir ettore, non aver ti a male di que ste 05· sen•azi oni. Vedi che leggo atle11ta1ncnt e Unità! IL Tu o G. M. Non V'è niente di fantasioso in quant o scr iss i. Non posso per il momento , dove mi trovo, ci– tare fonti nutorevo li a confe rma delle mie as– serzioni, _tanto più che per la produzion '! agri– cola i•l Sardegna non vi sono stud i tecnici seri, non statistiche (in quelle ufliciali, e anc he in quel le pubblicate d:1i giornali, la nostra isola C sistenrnticarnt-nte omessa) , non giornali o ri\"iste agric olt:. La lett era di G. M mi induce a rac• cogliere per conto mio le notizie sta tistiche con– servate nell'archivio di qu esto, e di qu alche al– tro l.0111une sard o : e comunicherò all'U11ilà i risultat i al più pr es to possi bile. Jntnnt o posso assicurnr e questo : 1°) che qui a Cuglieri, terri torio montagn oso, col soprasuolo ingombro di sass i e con le rocce spesso aflio– ranti, il reddi to noruwle delle terre a grano è dd 12 p~r uno, va le a dire d1 16 ettoli tri per t:tla ro j 2°) che anc he in quest'annata ngrico la, che per il grano è stata dis astrosa a c:msa delle forti ventate le quali hanno t1llettato gli steli, ci so no st:ni qui dei coltivatori, i quali hann o rnccollo il 9 per uno. Cito ad ese mpio - per l'oppor tunità dt l contro llo - il proprie– tario cli qui Sig. Giovann i ~foria Pira s, il quale quest'anno da una sernin: ,gionc di 8o are ha ot• tenut o 9 quintali di grano; 3°) chr, sem1>re qui a Cuglieri, son o thtt 'altro òe infrC{lucnti i ter • reni chr, nelle buone ann:lle, d:\0110 1 non solo il 15 e il 20, ma anc he il 30 per uno (corr ispo nde rispettivamente a ettolitr i 18 1 75, 25 1 37,50 per ettaro). Per la conferma di ques ta notizia, r i• volgers i, p. e., alla loca le Coopernti va di cre – dito ~gricolo: 4°} rhe in queslo st esso circon – dario, ma in ter re più .idatt e alla granic ohura, come p. e. a Boctigali, il reddi to ciel 20 S,t"r uno (25 ettolitri per ella ro) 11011 è dai proprit • lari ritenut o del tulio soddisf nctn lt ,· 5°) r he an• che magg iore è il reddit o, nelle terr e sciolte e alluv ionuli del Cnrnpitlano (p. e. a Sanluri, a Seneghe ecc.) paragonabili per costituzione fi. sico-chimica, salvo la man can:;a d' irrigaaio11e artificial e, alle terre della vallata padar .a. Cert ament e, non sono questi ; prodotti che le nostre terre a gra no dàm, o sempr e. Ma quando non li d:\nno, ciò dipende da cause es tran ee alla potenzialità produttiva del suolo, e cioè da lle vicissitudini atmosferich e, prime fra tulle la cad uta o meno <lclle pioggie a tempo OJ>por– tuno. P. e. il su cita to Sig. Piras mi assicura che, dato lo stato pr ospe roso di vegetazi one . del suo campo in prim av era, se la stagione fosse -stata propizia av rebbe cerlameul e otte– nuto, dalle sue. 8o are di terra semina ta, r.on sola mente 9 ettolitr i ma 11011 mt110 di 27. E questa pr oduzio ne in molte terre clella Sarde– gua, e parli cc,larm ente su circa 50 mila ettari di terreno nel Campidano d' Oris tan o, potre bb e esse re re sa sicura, inJ ipentlen temen te dalle prt'– cipi tazioni atmosferic he, solo d1e si eseguissero in rea ltà, e non so lo su la car ta, i progetta ti la– vori di regolar izzazione delle acque correnti, come p. e. il grande bacino del Tirso st udiat o dall' ing. Omod eo. Ma dove tr ova re, ormai, i capi tali necessa ri ? Niente odio , dunqu e-, contr o la T ripolitani a ma amore per le nostre terre e per i loro eroi ci quanto s venturat i colti vato ri; e sdegn o - questo si - pcrc hè si \'adano a sperpe rare altrov e dei capitali che la nostra terra certa• mente remuncr ebbe as sai meglif" 1 solo che ,·i si volessero impi egare. G. SASSA. IIL A pari e ogni co11ltsfa::;io11t sulla produllivil1i gm11aria della Sardegna , io 11011so in quale ,,,,. mero de//' Unitn l'ami co G. .Il . abbia /ti/o du il Mt :s:og iorno d'Italia i 1111 Eldorad o. Noi abbiamo semplictm eule dello e ,·i/ t rito, e co,1/ùmer emo o dirlo t a r,petrrlofin chi nvrtmo fiato, che la Tri- polilnuù, t tm pncse per condicioni 11nlura/i assni p;,; mi ~trabilt ,. più iugralo dr/ Mro:.ogiorno d'llalù,,. t! perciò sarrbhe assurd o, sarrbbe dc• lillu oso sollrar re o/ progrtsso della rcouom ia di casa noslrn i capitali, cl,e occorrerrbbe,o lt1g1[1Ù a cost ruire quelle / errovir, le slrt1dr. 1 serlx1/oi 1 ac11uedolli, ecc. tre., da cui la stampa 11ai::io11ali– sta r lri{'o/iun Janla slica dtbbtr la Libia rssrrt trasf ormala in Eldorado t vm ire rùm oualn la vita ccouom •ca dell 'Italia. Se la Tripolila11ia prr senla sse rondi eio11i mi – g liori del Mcoeog iorno e delle isole 110s/rr, noi saremm o in prima linr.n t1d ium ggi nre nl/n cot1- q11isl11 t: a consigl iare lulli i ,,,,.ridiom1/i a ar – ear vita m(f{liort• nella .. /erra p romrssa "· J/a /111/0 ciò e/te si t drllo i11qursl'ull imo mmo dal/ ti stampa ,ureiom,l isla r tripolina su/In ricdu:u:a dl'//a li bir, al lt mpo romano, i i,,z,enlalo di san a piaula o r il f r11/lo di iulerpreta oioui di ltsl i lm– dmai ost o f al..;,e. E lutto ciò rhe si i- dello dr/le possibilil<i tlfluali di sfn1llamen li agricoli, mi– nerari, commr, ·riali del pac·sr, 'l"' " "lo 11011 ; "'"' i1wcm:,io11r di fal sari spudorati (per es. il rnp– porlo /?oh//s), 1; il fru llo di mia eno,·mt f!Onfia – /11,-a abilmrnle organiou ,ta da """ doooino di gm _Uùrcarl e ig nom,,ti, lu:gtroui o riarlaln 11i~cou la rompliril <i dl'i g randi gi ornali quolù lùmi. E se lulla l'lt trlia foss e dntn ·ero rir,·cil, prospr ra e frl h-,, - noi 110 11 lrov errmm o poi 1<111/0 ass urdo di impiega re """ j,11rle ddln noslrn sovrab– bo11da11/r rirchroo(1 a rendrre mmo iudvile e meno inf t bcr 1111 parse i11caparr di so/lninr si cou le propri e for: i dal s110 squallori! 11n/11rale. Aft1 il nostro Paese 110 11 t) t1m·orr1 ;,, t:m lo di co11sm/i,·si questi lussi di umani tà /110,:i ,li ras a nostra. E q,umd o si sit1 rhi11st1 qu e.~I" nostra nvvmlura i11ltr11ntJio11nlr, bisognerà cltr I' I lalia imp1r11i la sua a:,ione libica /111/t1,ul/a idta fo " – dam ml<,lr ,li ridm ·ui al m mo possibile lt spts1 ddlo Stai o e di lnscinrvi i11ro11dicio11alt1mt:11le libtr e le i11frsializ1t pril ,ale. Quesiti ; la uost,-a lr.si, e 11011 qudla rlu co,, uoslra som111t1m erouiglirt ci flllrtbuisce l'<1mico G. M., cio1!clte l'Italia mtr idio11a/t sia ,m El – dorado. Ci sinmo, ,1111,que, spitgali cosi scellf'mlnmmle per uov, mrsi di srguilo, .-., G. M. 1 che pur legge al/e11/amr11/r f Unità, e," lu, capito cosi alla re• vescia ? Oppure l il suo tnp o!ismo, c/,r gli l,a impedito cli ltgg erci co11su mil,ì e di rrml ersi co11loesallo ,le/la 11oslra vera posieio"e itlmlt? G. SAL\·F.~IIN J. ANGIOL O G1ovANNOzz1 , germlt r1sponsabil1. Firenze • Slab. Tip. AldlH , Via de' Re■al, Il • Tel. 8-U GIUS. ltllTERZll & flGltl ~ Batri EDIT O RI DE RUGGIERO G. La filosofia con– ltmpo ranea (" Biblioteca di cultura mo– derna ", n. 59) di pagg. 492. L. 6.00 Questo libro del gio,·anissimo ;-nitore è un'o- pcr.t, di gr:1 1de dottrin:1 e al tempo stesso pien:t ci origin:11,t:\, destinata ad un sicuro successo 110 11 solo nel ristrett o campo dei filosofi di pro– fessione, ma anche fra le persone colte, che pur non avendo il tempo e i mc,,:i per formarsi di. rettame nte una cultura filosofic:1, non possono ad:itt.nsi :1rimanere Jel tutt o estranei alla odierna rin:tscit:t degli stt1di filosofici :ut!~tt~ :tl~b~~ic~~~,r f p~~~tcf~, t di 1 :~!:~~' i!r: \~ che dur:\1\te il secolo XIX si sono contesi il terreno, sia per la semplicit:\. chi:1rcn:1, pcrspi– c:1cia cd esalle1.7.a con le qu:tli ne sono esposte le caratteristiche fond:uncntali, si:t per l:l cur:t che l' :~. h:t post:1.nel rendere il libro d'un:t let– tura p1:111a cd at1r:1entc. .-\ttr:t\'Crso uu'csposi,ionc sintetica e nutrit:t della stori:t Jell:t filosofia in Gcrn •:1ni:1, in Fr:tn• ci:t, in Inghilterra e in h:tli:t nd secolo XIX , l"A ci fa :tssistere alla dc.:adenza dcli' idcnlismo cl:lssit.:ocd al sorgere della filosofia naturalistica , cercando d 0 i11d:1g:1rc la genesi e il signific:ito di questo doppio processo. Dall;i dissohu:ionc del 11:1tur:1lismo vcdi:tmo risorgere b spcc11l:1.ion1.: · ide:tlistica con le esigenze nuO\"C,che mostrano come quel n:ttura lismo non C esistito invano. La metcxlica esposizione dell:t storia del pen– siero filosofico presso le principali n:vi oni per– mette all':iutore di seguire queste correnti di pensiero nelle particol:lrit;\ del loro sviluppo, nelle esplic:uinni originali dcll:t loro \'ita, 1110 - str.rndo come esse si S\·olg:1110 qu:isi del tutt o :mtonome, cioè senza che ognuna s:.r.ppi:1quasi 1111ll:1 dell':tltr:1, senza che deri,·i :1fT.1tto d:11\':1.ltra. M:t lo stcsi;o metodo di csposi,:ione gli per., mette :tnchc di mettere molto bene in chi:tro come le lilosofic dei vari paesi, pure s,·olgcn · dosi ci:tscuna secondo una linea propria, pon~ano gli, stessi pro~lcmi, a cui convergono t:tntc forze :1\1 app:ircm:a isolate . Ri\'olgcndo i suoi sforzi a s,·elare qucst:t unit.ì pili profonda del pensiero filosofico contem po• r:rnco, ra utore è riuscito cosi :t domin:tre l:t nri et.\ dei sistemi e delle scuole, che sinor:t si prcscnt:1,·a sp:irsa e disgregata, c in pari tempo a Jctcrminare il ,·alore e i limiti di ci:1scun in• dirino, e r ordine secondo cui l"uno si svolge d:11l'altro, con un:1 critica sempre viF?:ilc e sicur:t, perchl! strett:1mc1tte oricnt.1ta \'erso !.1stori:1. Si è ancl/e pubb licat o: MAT UR I S. lnlmdu:1io11e alla filosofia, con pr efazione tli G. GENTILE (u Biblioteca di cultura moderna "• num ero 6o) di µagi • ne XVI-200 . . . . . L. 3.50 Dlrl1ere commlH lonl e va1lla alla Caaa Editrice GIUS. LATERZA ,t FIOLI, Bui.

RkJQdWJsaXNoZXIy