L'Unità - anno I - n.29 - 29 giugno 1912

14 L' UN I TÀ l'impresa solo dopo che nulla si poteva "più fare per evita rla. Scop piata la tempe sta occor reva ricono – ;cere onestame nte la prop ria parte di respon – i.abili là, per lo meno ncga1iva, nel!' imp resa, e sfor1arsi di impedire nuove paui c e :movi danni. Ma era prossimo il Co ngresso na– lio nalc di Modena, uno di que i maledetti Co ngres si, in cu i i de put:lli sanno come en– trano, ma non sann o co me ne escono : i rivo– luzionari rumoreggia\'ano impctuosi già pri– ma dcli' imp resa libica ; occorreva toglier e .1d essi il merito di presen tarsi ora come soli oppo sitori dc li' impre sa; la loro vittor ia a– \'rebbc minac ciato tulli i piccoli interessi del riformis mo ; era necessario che fra l'on. Bis– ;olati, comprome sso ora111ai irr eparabilmen te do po l' ascesa al Qui rinal e, e i ri\'o luziooar i, 5i formas~ un terzo parti lo, che gioca ndo d 'eq uili brio , conceden do qualcosa ai furo ri rivoluzionari ma lenendo sempre sgo mbre le retrovie per un ri torno al passa10 1 non ap• pena fosse dece ntemente possibil e, salvasse cap re e ca\'oli. Ed ecco costi1uiri-i defin ith ·a– mente, con tull i i s~oi eq ui\'oci e con tutte le sue ob liqu ità, il nuo,·o ferrismo, il Rifor• m ismo di Sini s1ra, la scur a falange dei depu• tati e deg li organizzatori rav,·edu1i, il mani • polo degli oppositori antitri polini , la Com – pagnia della mo rte dei nuo\'i atl eti dell' anti • giolitti smo . Solamente, non appen :t si presenta l'occa• sione di oppo rsi a ragi on \'ed uta, no n al• l' im presa libica - 13 quale o ram :1i è lan• ciat a, e null a può re\'o carla, e tutti dobbi amo desidern re ardenlemenle che linisc:i bene - ma a tiualcuno degli spropos iti pili marchiani , che il G overn o ,·a ricamand o int orno al• I' impr esa, J)f'r es. ali' istituzione del ~li ni• stero delle Colonie, ecco che questi opposi tori eroici de l Ministero e tradi 1orc » si squa– gli:rno tulli e non dà.noo neanc he l' ombr a .ii una bauaglia ! L'Unità. Problemidi politica coloniale. L' inaein ,unen lo del!' .tu.bo . Il q muggio il Governo ha presentato alla Ca mera un piccolo disegno di le~ge • sull' in• 1ei;rrnmento dell'ara bo nelle scuole tecniche ", e il 1. 0 ~iugno gli l 'flici della Came ra hann o eletto un11 commissione (rela tore LanducciJ per il sollecito disbrig o de lle consuet e pratiche e la presentazione de lla Relazione nlla Camera. f: un disegno di leg~c che fa il paio con l'altro che crea il Ministero dd lc Colonie. Vale :, dire che è una buona intenzione, r1 cui finora non segue 1lcunchè di pralicv e di utile per l'nvv cni re. Mi scmbrnno due bottiglie con be lla etichetta ma --enzn contenuto. Lu relazio ne minist eriale che, accompagna il dis egno di legge, dopo ave r de tto che il mezzo più eilicace per migliorare intellettu almente le popol:1zioni della to lo, ia, non per farn e deg li Haliani 111a per fome dei buoni Hrnbi, sarà la dillusionc della nostra lingua tra quelle popo– lazioni - tesi sulla quale faccio le mie riserve, - p11ss:1 a giu~t ificarc le proposte contenu tr- nel disegno <li legge col motiv o che la nostr a oper a <li penetrnzione e di inciviliment o fra le popo– lazioni libiche sarà pos,ìb ilc solo median te la ronosccnza dell'nrabo , che ci pe rme tter:\ di co– noscere meglio i no, tri sudditi e di stringere 1>iù dire tti rapporti con ess i. Pe rciò, conclude n re luzionf', è necessa rio diffonde re lo studio <lell'arabo con intendi menti essen zialmente pra • tici, in pa rticolar modo nelle scuole che han no pe r fine t.li preparar e i giovan i agli impiei;hi, al commercio e alle profcs,i oni minori. E bas ta I I..'nrlicolo unico della legge, poi autorizza il Gove rno del Re " ad istituire l' insegnam ento dell'amb o in alcun e scuole tecniche delle città che uùbiun o maggi or interess e allo studio <li quella ling ua "· ,\ sopperire a qu esta spesa , che snr:\ d isciplinata da n1>posito reg olam ento, è iscritt~1 la somma J i 40.000 lire all'anno nel l>ilancio della Pubblica lslruzione. Mi cons ta ;nt~mto che l' insegnamr-n to de ll'arabo aflida to 111 pnrte ad ecclesias tici maroniti e in par-te ad alcu ni italiani conoscitori J 'arabo (escl uden do purt roppo i mi~lior i !), è st ato già inaugur:ito in \':tric città (Roma, Paler mo, Cauu..+n, Sir acusa ecc.), .sicchè la legge presentata è una sanatoria per un fatto comp iuto. All'on. Creda ro, \'a riconosciuta la buona V0• lonL-\di 1nov,·cde re ai biM>gni del momen to; m11 dubito ch1..· in questa occasione :1bbia com• preso qua lt· sia la nece!sit:\ più urgente e qua.le il modo di soddisfarla . Temo che il disegno di legge sin iniziath •a inutile e v:rna e rappr ese nti solta nto una nuova spesa impr odutti va. Arabo cl.1sslco e dl.t1etti liberi. L'ar abo classico, che il Ministero \'orrebbc msegnato in alcun e scuole tecniche, è una Jc lle lingue 1>iù diOìcili che si conosc:mo, tanto che per :w erne una rncd iocr-econoi ccnza elementare oc~orre almeno un paio d'a nni di studio quoti• èi.1110 non interr otto. Qua li saran no i risultat i pratici de lle due o tre ore se ttim3nali di arabo ,st iluite nelle scuole tecniche, e che av ranno fine :1:1turnhn entc n •1 mese di giugno? Tutt o porta ,1 credere che r.cll'ouohre success ivo quel poco Jppreso s:-tr:\ ben dim enticato. T utti sappiamo l'esito poco fclict· llcll' insegnamento delle lin- gue moderne colle nostr e scuole medie : la mag– gior part e dd gio\•ani al termine dei corsi bien• nali o triennal i non sa nè p:1rl:1re nè scri\·ere le lin~ue stucfo1te, sebbene ~rande sia la loro somigli:mza con la nostra. Jmmag inate\'i che cosa ne sarà ,lell'ar;1bo ! Ma, pufe amm cttenJo che alcun i g1n\'anetti delle scuole tecniche imparin o qualc he cosa di lingua orab:i, quale \'antaggio immed iato ne .-i– cavere mo oggi in cui r.bbiamo <lin,111zi il pr-o• !Jlema urJ uissirno, urgen te, dell'am ministra zione delle nostre colonie ? Ness uno ! La re lazione ministerial e sembra ignorare tante cose che forse mette il conto cli porre i pun t i sugli • i •· Jr, prim o luogo 1•~rabo pa rlato in Libia è un dial etto locnle di tipo ben distinto, con molti idiotismi e corruzi oni colloqui:ili, modificato poi nnchc <lu influenze berbcr inc; nell' interno <lei paese il divari o dall'nrnbo clnssico è anche più gramle, e in alcune zone predomin a il ber• berin o pur o che nulla ha in comune con l'ar abo. In Libia un Italian o conoscitore dell'arabo clas• sico si trova ncll.1 condiz ione di un tedesc o, per esemp io, il qu ale avendo studiato più o meno bene l' italiano del Boccaccio . cercasse di capire o farsi capire da contad ini siciliani che parlano sohanto il loro llialetto. Or è bene ri• ncttcrc <1uale sia il nostro compito immedi ato e<l urgente nella colonia che abbia mo dichia• rat n terr a italiana anche prima di possed erla. O prima o poi sarà conclusa la pace , e i T ur• chi nel ritirars i da lla Libia ci lascer anno soli con gli ab itanti delle due pro,•incie, ossia con am bi nomadi, con berberi tanto nomadi che agri coltori, e con contadini meticci berbero– sudanesi che colti\·ano le oasi, tutti \ligiuni di dominio e persino di consorz io europeo. I semplicisti de lla scuola degli on. Giolitti e De Felice hanno put rop1>0in mano i nostri dc• stini coloniali e si cullano in molte illusioni sul compito che li aspe tta dopo la conclus ione della pace. Qui n Roma al Ministero dcli' interno si l! fornrnto un nuovo ufficio, che aspira a sosti – tuirsi all' uflirio coloni:tle della Consulta. A que– st'uflicin dobbiamo il disegno di legge p1!r il Ministe:o delle colonie, e con que sto mezzo i bur ocratici del Ministero dcli' Interno si pre– para no ad assumere lit direzione generale della nuo\'a amministraz iont". Ell hanno imp ron ·isato uno studio di pr oblemi giur idici mussulmani e colon iali, di ruoli, di 1>:.ghe. di regolamenti con tutt o il solito codazzo di bi1.antineric bu• rocr~tiche. Con qu ellri stcssn beala impre,·i• denz:i, alla qu:lle dobbiamo il decr eto d'annes– sione. si meditano oggi :,Itri decr eti reali per piegare le pop olazioni della Libia alle idee pre. concette ed al piano di organizzazione, che sa– rann o part ori ti dalla ornniscenza di alcuni ah i funzionari di Pal azzo Uraschi. Il Go,•erno si rende conto dei la,•or-i che il· destino ci tiene in serbo ? Ne du bito! La rela– zione dell'on. Cred aro per l' insegnamento del· l'arabo è la prova migliore della incosccnza go,•ern ativ:-1,perchè ho ragione di credere che il dis~ no di legge sia la espress ione della ,·o– lont:\ e del pens iero dcll'on. Giolitti. Con questo pro,·\·cd imento tutt o al più si potrà solleticare la V i., effimera curiosita arab isuca della nostra gio• \'entu; ma s1 trasc urano, e si dnn ostra di igno– rare comple tamenh.·. le ncccs si1:\ impe riose, che richied erebbero la pre parnzione sollecita e di molteplici funz ionari specialmen te i-:truiti, che non abb rnmo, che non possiam o impron ·isare, e a cm è do\'Cr-e nostro pro \·\·edere con energia e con ~hiarezzq d' inte nto. I problrml d.1 rbo lv,u. L'Ame~ ho, rivelatosi ogJd il migliore dei no• slri gencrnlì, ha lucidam ente indicato in una lettera pubblica ta dai nostri giornali, il compi to del nostro comando 111Libia : fornrnr e 1111 e~er– c1to d1 ind igeni conm ndato da uOicmh italiani per la graduale sonom iss,ont-, 1,acilicazione ed occup)ozione perm anente dt.·ll"mterno. ~: e,·idt'.'ntc che gh ufliciali d1 questo corpo 111litm·r , sparsi a custodi a di uno stcrmin:,to pae se c111attro \'Ohe piu ~rand e dcli' lrnha, separa ti gli uni da• gli al tri da centinaia di chilometri d1 desert o tlovr anno a,•cre una conoscenza speci ale e per – fezionata della lingu a parlat a dai loro soldati p~r viver e con essi. intenderli cd assi curar si la loro fedt-lt:\ e \le\·oz,onc. Oo\'c sono codesti uf– ficiali? I.i ha forse form :,ti il nostro anemi co R. Istituto Ori entale di N:ipoli? Li l111 prepara ti il nostro Ministero della i,:uer n, . in previsione <lell'attu alc conflitto - · come il previd ente Giap • pone a\'c\'a pr<"parati, a c<"ntinai a, i suoi uOìciali a\'anti la guerra ro n la Russ i:i? Insieme ag li ufficiali donann o venir e gli im• piegati dr-I go\'erno 1>erimpiantare l'anun ini– strazi one ch·ile, fiscale e giuridica dei nuovi territ ori. li go\·erno ignor:, ancora quali arduis • simi compiti si prc1>arano ai d1sgrnz iati funzio– nari, che do\'ranno sep pellirs i, conda nnar si ,·o• lonlariamen te alla deport:1zione nei deser ti libici, tra popolazioni ostili. ignoran ti, scmisel\'agg e, ignare della nostra lingua e dei nostri costumi. Gl' indigeni, tanto arabi che berberi, sono tutti tenacemente conscn •atori delle consuetudini tan• to amministr ativi e fiscali, che sociali e reli– giose, le qu ali formano nella loro psiche un insieme indissolubile:. Noi dovre;no quindi agire con somma pru– denza e con molto tatto per non e=sas pcr11rle ancora più contr o di noi. Ma la prud enza e il tatto sono soltant o poss ibili da part e di chi co– nosce la lingua. i costum i e le tradizioni drg li indigeni. Le questioni fiscali ammini strative e giur idi– che, che ci aspe tta no ncll' interno , sono assai più comrl essc e difficili che non si sospetti a pa• lazzo' Brnschi : non possiamo con decreti reali spezza re quello ehc esiste nella coscienza delle popolazioni libiche per impiantar-e il nuO\'O or– J inamc nto teorico che sarà escogitato in Roma con imperfett issima conoscenza deg li uomini e delle cose. Bisogne rà indag are quello che csi • ste, e con molta accor tezza adatta re per c1uanto è possib ile ai nostri ordinam enti le tradizioni indi,•idualisliche e semi-an:,rchiche <lei nostri futuri suddi ti african i. In ogni parte <lella Libia esis tono arden tissi– me questioni terri toriali tra nomadi e colti\'a• tori. speciali consuetudin i agr icole, tradiz ioni fi. scali. diritti co llett i,·i (usi civici), e via discor-– rendo. Le speciali condizi oni di razza, di col– tura , lii clima. tr~dizioni secolari anzi millenarie ir. tutto ciò che riguard:1 la proprietà, i rappo rti di famiglia, le amministrazioni locali e via di• scorrendo, presentano un compl cs,o di problemi par-ticolarm cnte diflicili a com(>rend cre e risol • \'er e secondo giustizia a un tempo e seco ndo i nostri interessi lii potcst..i.domin:itrice. Per ritro, ·arsi in tanta nrntr,ssa piena d' inco• gnite e di perple ssi t:1, per impe dire che errori anche i1wolont:iri di fumdonari ignoran ti abbia• no a suscitar e agitazioni, conflitti, spargimento di sangue e rinfoc olamento lii odio ;1ntitali:ino. occorre aver-e al più pre sto un corpo d' impie• gati conoscitori della lingua e dei dia letti lo– cali. da poter parlare e all'ocCorr cnza legge re lettere e doc umenti. e aventi una nozione tutt'al• tro che superficiale delle condizioni locali. Or bene, se ci chiediam o chi pensa già a creare il nu0\'0 funzionario colonialt", \•'t una sola ri• sposta da dare : i\'cssuno ! L' incoscie nza e l'impr-cvidenza delle folle, che plaud ono o fischiano per le vie, sono espres– sione, il più dell e ,·ohe, di un sentiment o col• lettivo, che per sua natura è cieco e irru ente. Sono fenomeni, che posso no talvolta ass urgere a grandiosità ep ica, ma più spe sso purtroppo riesc ono arg omento di tristezza e di pict.1 per chi osse n ·n e giudic a con sere na 1mparzialit..'t e con la piena conoscenl n de i fatt i. ~fo qu ando il sent 11nento della folla irresp onsab1h~ s1 tr a– muta • per f,italiii storica .. 111 azione rl"Spon– sabile di potere esecuti\'o o d1 imp~n c•, quando s1 \'eggono :1pp:1nre gh stes:,1er rori d1111cosc1en– za, d' 11npre,·idcnza e d ' unprep:-irui one in chi governa h1 pubbli\'.acos:1, è giustificato un senso di allarm e per 1'.1,·\·e111re. Oi;gi In conquista della Lib ia nprc ~,i nostr i go\'c:nmnt i un nuo,·.:, camp p stcr111111alo pt'r comme tt ere erro ri, che potrebbero cosw re :i.Ila pa trin altrett anto eari quan to quell i che :tbbiamo i:;iò. commessi. li co,·crno crede che qualunque buon funzio– na no possa, senza :1lcuna speciale preparnzi onr-. ess ere altrctttm to buono in h alia che in Lib ia. li go\'erno ignora dd tutto le necessit:\ urgen ti per le c1unlt noi oggi ins istinmo :,Oinchè ur• gentcmcnte si pro\'vedn. ~I i;he bisognerebbe I.tre. !\è sa rebbe di0ìc1lc iniziare ques to l:1\·oro di preparazione : basterebbe chiamare dalla Libia alcuni arabi scelti tra i più colti, e distr-ibmrli in alcuni dei maggiori centri nazionali (Pale rm o, Roma, Mil:1110, N:11,oli ) - dO\·e gi:\ esistono cat• tedre universitar ie di arabo lett c<:irio, - come lettori o incar icati delle cse rcitrtzioni pra tiche dell':irnbo 1ripnlino, sotto la 1,:uida di :1ltr-ettanti professori italiani di ar;1bo classico e di nozioni elementar-i d i diri tto mussulmano. Invitare gli impiegati dello Sta to adde tt i ai sen ·izi, che do– ,•ran no S\'olgt-re la loro azione: in Libi•, a in• sc.-iver si a questi corsi, pro mctlendo h.rghi pr-emi (500 o 1000 lire) a que lli che rius cisser o feliceme nte negli esami e concorsi finali (alla lìnc, diciamo, di un biennio), e assi curan •Jo con legge sin d'ora ai vincitori dei concorsi un im– piego in Libi::, con stipendio doppio, od anche maggiore, ma.. . con l'obbligo assoluto, con I' im• pegno formale di rimanere nella colonia non meno di cinc1ue anni , con ferme successi ve di 3 o 5 anni. A T ripoli e Uengasi si potr ebbero istituir e due scuole di perfezionament o, in cui gl' imp ie• gati vincitori dei concorsi dovn•bbcro , serve ndo lo Stato, impratichirs i maggio rmcnlt : delle ma– terie studia te, conoscere meglio gl' indige ni e le consuetudini. acc1uistarc facilità di converS.'l· zione e conoscenza più p1ofonda deg li usi locali. Prov vedendo in questo modo ai bisogni più urgenti, e completare le nostre propos te con un riord inamento cd amp liamento organico dell e :lisciplin e orientali nelle nostre uni\'e rsità. e so• vra tutto un tratt amento generoso e liberale i vincitori dei concorsi, noi sicu ramente potr emo formarci, in qua tt ro o cinque anni, un corpo d i funziona ri di prim'ordi ne e crear e un'a mmini– stra..cionr. modello della colonia : invece di imi• tare le alt.-c nazioni, potremmo noi di\'enta rc per esse un esempio cd un oggetto di ammira– zione. In ltu lia :lbbonda l' ingegno cd abbo ndan o i giovani di bu on:, volonL.i . Il sentimento patri ot• tico, che an ima tutta la nazione, è una forza morale che il go,•erno oggi non deve trascura– re ; lo assic ura cioè che ad un suo appe llo ge– neroso e bene studiato rispondera nno con pr-on• tezza i migliori ele menti, tra i qua li con la se• ,·era cern ita di esami e di concorsi sarà facile riunire gli uomini migliori pe r la colonia. Lo shmcio, per esempio, con cui gli impiegati <1ui in Roma si sono iscritti al corso di arabo isti• ~uito dal Ministero delle Fina nze, è una prova di quant o io dico: ma il go,•erno pur troppo non lo ha compr eso, e per meschinissime ragioni fiscali e bur ocratiche ostacola il proseg uimento di que sti stud i, e disgustando gli iscr itt i, da molte centinaia che era no, li ha ridott i a poche diccine che \'anno giorn.ilm cnte diminu endo. Non mi sorpr endern, se fra non molto il governo soppr imer:\ questi cors i di ara bo, e decreterà che il funzionario de lla colonia non ha bisogn o di alcuno studio o t.li alcuna conoscenza spe – ciale. Vcr it.ì dure e f.uUdiOK. Tu tte queste considerazi oni addolonn o chi ama la patri a e chi, clc ,•ando lo sguar do al di soprn dei bisogn i de ll'ora che corr e, cerca di prov\'ec!erc all"av,·enirc. È b..:ne ri petere, anche a chi non vuole intend ere:, le verit à dur e e fa. sti<liosc. Non pass eranno molt i nnni e l'entu– sia mo odierno per le nostr-c colonie sarà molto rad icnlmentc trasformat o ; allora si conosce ran– no qua li sono stati i pili gravi er r~ri commes si,

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