L'Unità - anno I - n.20 - 27 aprile 1912

Qucstf' società hanno <lallo Sta to una somma f.avolosa di favori: 1."' gGdono di una protnione doganale-, i cui t"ft·eui rovinosi per l'econ omia nazionale sono stati spiegali su qut'stc colonne d"l Giretti, dal Riboni e dall' E•naudi (ved i U11ilit 1 n. 9, 11, 17); 2.• cstraggono il minerale d-:11'Elba, di proprietà dello Stato, a prtzzi irr isori, avendo un vantaggio sul solo prezzo della materia pri• ma <li parecchi milioni all'anno; 3. 0 ricevono Preferenze di ogni genere nelle forniture governative e ferrÒviarie; 4. 0 godono di ese uzioni tributarie ; 5. 0 qualcuna <li esse froda, quando può, sulle tasse di registro . Eùbcnf', con tutto ques to, queste società nel• ,l'estate passata erano sul punto di andare a rotoli . I loro bilanci sono una specie di mistero costituzionale, e formicolano di cifre proble• maliche. Il Uoaoilameoto. È inutile per noi andare a ricercare i motivi di siffatto disordine e della crisi, che nell'c-state passata pareva imminen te. Quel che c'in teressa osservare è che un bel giorno la Banca d'Italia, insi !me colle Casse di risparmio di Milano, di Torino, di Bologna, di Pale rmo, di Verona, e col Monte dei Paschi di Siena, col permesso dei Ministeri del Tesoro e dell'J\gricoltura, è intervenuta ad aiutare il tn,sl con 96 milioni. È questo il finanziamento. Badiamo bene : l'ufficio delle banche è preci• aamente quello di aiutare le industrie; ma le industrie che sono in regola coi principi ele• mentari della buona amministrazione. Eene ha detto l'on. Chiesa alla Camera, che il Governo, prima di consentire il finanziamento, doveva dire MÌ signor i del trust: • Convoca te gli azio– ~isti: dite loro quanto capitale sia stato ingoiato negli anni precedenti; riducete il capitale so-– ciale alle vere consistenze r procedete alle re– lative reintegrazioni. Gli amministratori da tali operazioni possono riesci re compromessi ?qual– che azionista meno docile degli altri eleverà denuncia all'autorità giudiziaria? taluni dovran– no dare le dimissioni dall'ambita carica e di conseguenza ridurre le loro entrate di parecchie ✓ centinaia di migliaia di lire annue ? saranno fors'anche costretti a restituire qualche perce– zione, ilMieltita-Ai utili, o ·qualch~e.•spreco fatto per sostenere-, in vista _d i lucri · ~erso:-iali, le fittizie quotazioni borsistiche? Questo non mi riguarda. Quel che a me importa è che le So– -cietà si metlano in regola, nell'interesse vero degli azionisti, Jell ' industria, del mercato. Solo a questv patto coosentt.> il finanziamentfl. Se no, 00 •. Invece lo Stato ha consentito il finanziamento senza nessuna precedente sanzione di respon• sabilità. E da ora in poi le banche finanzia.trici sono interessate alla vita del lrusl. E se va giù il trust, ci rimeltono le banche sorveglia te dal -Governo, e in fine dei conti... Pantalone paga Il Uoaailamento e I aodallatt. Dinanzi a siffatta enormità, qual'era l'ufficio -del Partito socialista e dei suoi uo:nini? Prote– ·stare risolutamente, energicamente, intransigen– temente. Invece, J' Avanti dorme i sonni del giusto. E il Lavoro approva il finanziamento: perchè - ci spiega il Canepa - io non sono l'homo oe• ,011omicus e devo preoccuparmi delle crisi ope• raie, e il finanziamen to era il solo mezzo che ci fosse per sis temare l'industria pH modo che possa svolgersi senza prot("1.ione privi legiata, e per liberarla dai lacci trimestrali del capitale straniero. Par di sogn.ire, leggendo quest e parole : le qua li noi spieghiamo, se il Can~pa ce lo con– sente, con la ipotesi che egli non abbia abba• stanza bene studiato l'argomento e che si sia lasciato in buona fede guidare nel suo giudizio dalle informaz ioni di qualche Rolandi Ricci ... anticlericale. Noi oramai fra i socialisti siamo come i cani in chiesa (del che, finchè il !ocialismo sia quel che è ora iu Italia, non riuscian lo ad esser molto rattristati}, e perciò non tocca a noi di fare al Canepa una lezion~ di... internaziona– lismo. Ma di grazia, tocca proprio a un socia• lista preoccuparsi di e\'itare a un lrrtst ·di pe• )androni, per quanto milion.iri, il disp iacere di L'UNITÀ ess ere strozzati d.il capitale ... straniero? O il fi. nanziamcnto era economicamenle bene fondato, e i capit:di il lrusl li avrebbe avuti a buoni patti senza l'r1iuto e la responsabilità dello Stato (cioè nostra ) non importa da chi; o il finanziamento è stato un favore politico, che solo le banche ita– liane con la responsabilità del governo italiano potevano fare a rischio e pericolo del paese, che è sempre destinato a pagare le spese degli spropositi e delle malefatt e dei gover– nanti - e questo è il caso -, e allora che c'entra il rapitale stra niero ? magari il finan– ziamento l'avesser o fatto delle banche stranie• re! avrem mo le mani più libere per lasciare and are eventualmente il trust al diavolo! E donde ricava il Canepa che, dopo il finan– ziamento, il lrusl non avrà più bisogno di essere protetto ? f~ dunque sto.lo abolito in questi mesi, sei1z1.1 <.he noi lo sape~simo, il dazio d'impor– tazione sul ferro di prima lavora zione? [ e poveri operai ». E qua.nto aHa crisi operaia, non vede il Ca• nepa, che, messosi per questa strada, un bel giorno arri\'erà anchè a giustificare , le carte false del Sor ·Bernardo Tanlongo di felice me– moria? Perchè una crisi economica t:' sempre dannosa ai poveri operai ; il fallimento di uoa grande banca produc~ sempre una crisi economi– ca; I&. scoperta che il direllore della Banca romana merita la galera produrrebbe il fallimento della Banca: dunque facciamo senatore il Sor Ber• nardo, aflinchè non si abbia una crisi dannosa ai ,. poveri opera:,i • ; e viva il socialismo, co• me esclamava una volta Enrico Ferri alla fine di tutte le sue conferenze rivoluzionarie. Preoccuparsi nei limiti del possibile e del• l'onesto e sempre subordinatamente agi' inte– ressi superiori del paese, di attenuare i danni che una crisi necessaria può arrecare a deter• minati gruppi dj lavoratori , si. Ma non fino al punto di coprire gl' imbrogli e i pasticci dei peg• giori parassiti <le11avita economica del paese, e perpetuare i loro privilegi, e dar loro il fiato necessario per ricominciare k far del male. Il curioso è che quella crisi operaia, che il f\naoiiamento avrebbe dovuto evitare, avvenne, acutissima e terribile, subito dopo che il finan– ziamento fu fatto. L' e homo oec:ooomfcu1 •• li Canepa non vuol essre /,omo oeconomicus. Ma guardi che in questo caso speciale e in molti altri casi il dispre-uo suo e di molti filtri suoi colleghi pei- l'economia politica, la placida in<lif• ferenza di fronte alle questioni di liberismo e di protezionismo, non significano altro se non com• plici1à passi\'a alle immorali protezioni concesse dallo Stato a gruppi privati, che ne sono inde– gni : significa lasciar lo Stato e il paesf: alla mercè di gente insaziabile e senza scrupoli. Di– sinteressarsi e dichiararsi indifferente fra chi detiene un privile-gio e rhi lo assa le, significa voler lasciar SUjSistere il privil egio. In casi come questo del finanziam ento, si vede ben chiaro e.be la preoccu pazione dell'homo oe– co11omio,s coincide perfett amente con le preoc– cupazioni morali e politiche cieli' liomo, che non vuole lasciare strozzare lo St..1toe dissangua re il paese, E chi non ama essere homo oeconow,i– cus, deve in que5ti c.isi chi.iris.;imi scegliere fra l'essere homo nsùms oppure homo camor• rista . Del Canepa p~ssiamo ben dire quello, che di alt ri colleghi suoi non oscr(.'mrno: homo ca– morri sta non è. Guar di dunque di non cadere ~ull'ldtro corno del dilemma e di non essere un'altra volta cosi poco accorto da lasciare che il presunto inter esse dei... poveri operai serva come puntello .ille ingordigie dei ricchi baroni della finanza. · Un'ultima osservazion e. 11Canepa nota che gli oper ai di Piombino, dell'l·.:lba, dei Bagnoli a Napoli, non sono nè iscritti al Partito socia lista, nè organizzati nella Confederazione del lavoro, nè elettori del Canepa : che perciò noi non pos~ siamo dire che egli abbia approvato il finanzia– mento in \·ista degli interessi immedia ti e par– ticol:iri dei gruppi operai, cor1 cui egli si trova a contatto. Potremmo risp ondere senz'altro che la Savona fa parte :tnch'essa del lm sl finanziato , e Sa\'ona è in Liguria. Ma sarebbe impicriolir tr oppo il dibattito. Quella, che noi chiamiamo la degenerazione del movimento socialis ta, non è il rapporto per• sonale immediato , isolato, di un dt ter minato deputato con un determin.it o gruppo di elettor i del deputat o medesimo: c'è anche questo; ma il fatto più grave è la perversione gene• raie dt i sentimenti e delle idee di tutti i condottieri soc ialisti, d~stri o sinistri che siano, nei c1ual: gl' interes si immediati di un centinaio di migliaia di lavoratori delle industri e o di cooperntori hanno fatto perdere ogni visione generale del diritto della classe lavora trice e de l bene del paese . Di siffatta triste verità l'episodi o del finan• ziamento e del sen.itorato Rolandi Ricci è una nuova prova. L ' USJT.\. Gli aforismi sopra la guerra di Libia di Niccolò Machiavelli. Ar.corachè nel Pri11cipe e nelli Discorsi sopra la prima Deca, io abbi ragionato a lungo de lle varie specie de-iprincipati e del modo di acqui– starli e di tenerli ; veggendo nondimeno che li ' miei ammaestramenti di poco o niun vantaggio siano suti ai Reggitori presenti d'Italia e anzi in tanto da costoro in ogni parte fuggiti che non piccolo nocumento alla cosa pubblica ne sia ve• nuto; cosi ho deJiberato esaminare novellamente, quanta utilità tratta ne arebbono, ove atte nuti vi si fossero, in spezie nella condotta della pre– sente guerra, e quanti minori danni sofferti e maggior gloria acquistata. CAPITOLO J. ,, Dei vari modi al/i a provocare ,ma guerra e come quello dai noslri Reggitori prescelto fusse U p,ggior e. E in prima dirò, che il Princi~ che voglia assaltare una provincia nuùva per occuparla, deve innanzi tutto ricercare qualche giusta causa, che alli occhi suoi e dei vicini colorisca la sua impresa. Il che procede da due ·ragioni; l'una che una guerra fatta senza pretesto alcuno, la non saria giusta; l'altra che più li pretesti, ~a te addutli per legit?mare la tu.a impresa, aa• ranno buoni e più arai probabilità di riuscirne a buon fine; più li ~ranno tristi e maggior– mente risicherai di perdere il frutto delle tue vittorie. E in sulla fede, che in ogni tempo li grandi uomini hanno servata a questo principio, mi basterà, infra g1i esempi stati nei dl della me– moria nostra, a'ddurre quello degli Alemanni nell'ultima guerra, che essi ebbono coi Fran– ciosi; che abb,cnch~ quelli fussino i più vogliosi di venire alle mani, pure taoto s'industriarono insin che non ebbono indutti quest 'ultimi a pro• vocarli. Il che fu cosi bene dall'universale cre– duto, che niun del vicini volse seguitare le parti franciose, ritenendo aver essi ben meritato il danno e l'onta loro. N~ diversamente si provvidero i Romani in tutte le loro conquiste. li mezzo, che per l'or. dinario adoprarono, fu il seguente: non ricu– sando i Romani la loro a1leanza ad alcuno fra li vicini di un gran Principe, questi •era o prima o poi necessitato molestarli, e poi che era co– stume dei Romani ~i noi:-, parlare .,e non da padroni e protettori dell'universo, gli ambascia– tori che inviavano presso il detto Principe a difesa degli alJeati, erano di sicuro maltrattati; il che era per loro un buon pret esto per mo• vergli gue rra . . E se cosi gran pre-zzo li ecce!lentissimi uo• mini attribuirono in ogni tempo alli comincia– menti di una guerra, ciò nasce dalle ragioni ~opraddette. Perchè li n~otivi tri sti, oltre a ren• dere una guerra odiosa agli occhi stessi di chi la combattf', ti procacciano le gelosie e-le in• vidie dei vicini e cattiva rinomanza pr.css o i lontani. E riusc endoii benf', sarai tuo malgrado necessita to ridurre le tue pretese, per la pietà che si sarà sa puto conciliare il vinto ingius ta– mente spog liato, e perderai cosi gran parte delle tue conquiste; e succedendoti male, ne .irai il dann o e le beffe. E per tornare all'esempio, addutt o più sopra, dell'ul tima guerra che gli Alemanni ebbono coi Franciosi, ricorderò che i primi poterono im• porre non solamente gravosissime condizioni di pac e, ma tòrre ancora a Francia due ricchissime pr ovincie, senza che alcun dei vicini si movesse 79 a pietà o soccorso di questa; tanta era stata l'arte degli Alemanni nello spignerli a chiedere loro qu el che <'SSi ;irdentemente desid erava no e a farlo credere agli altri. Ora a me pare che nella nostra gurrra di Libia, i nostri Reggitori, non attenendosi in nes– sun modo agli amma estramenti antichi e mo– derni, da me ricordati, abbino arrecato ali' Ila – lia nocument o grand issim~. Giustissima era la guerra da noi mossa al Turco, sia ptr le cont inove offese quali questo arr Ccava al nome italiano, sia per Ja necessità in che eravamo, di mettere un pied e in Africa, quasi già tutta in possessione dei Franciosi e dclii lngh ilesi. L'errore pertant o dei nostri Reg– gitori è stato di non saper trovare un pretesto legittimo ali' impresa; perchè il dire apertamen• te di voler acquistare una provincia senza ad• durne motivo alcuno, se non quello miserevole di voler benef\cJlre li provinciali di quelle terre, vediamo che non fu mai praticato da altri. 11 che nasce da due ragioni; la prima, che niuno prest erà fede alle lue promesse, ma bensi alla rapacità e crudeltà tua ; e la seconda che, ve• nend o domani ad essere tu il più debole, potrà il tuo nimico imitare l'esempio tuo e assaltarti, nè tu aresti a invocare aiuto o pi.età altrui, po• tendosi a te rimproverare sempre le tue pas– sate azioni. Aggiungi che, per l' invida natura degli uo– mini, quanto il più delle volte e' non ti serbano riconoscenza alcuna d~i ~nefici ricevuti, tanto meno potrai fondare su quelli che loro soltanto prometti. Cosi che ti è forza avere contro di te tutti li fautori deJli ordini antichi, e tepidi di– fensori quelli che desiderano innovare; perchè questi, sapendo che tu acquisti per te, non sono sièuri che si avvantaggeranno dei nuovi ordini e difficilmente si risicheranno per assicurarti quello, che è dubbio che li posso giovare. Se poi consideri che la provincia, che assalti, è disforme di lingua, di costumi e d'ordtni, ve– drai qual poco fondamento potevi fare su c"loro che si t'oft'erivano aiutarti e come risichi di averli tutti nimici, come nel fatto è interve– nuto. Avevano adunque i nostri Reggitori fatto que• sti cinque errori: non add~tio un pretesto le– gittimo neH'assaltare il Turco i urtatolCIIe of. feso in sul principio della guerra con troppo rispetto; non lo cercato dividere ; non provve• dutisi di un amico sicuro e possente nelle nuove provincie; toltasi volontariamente ogni via orre• vole d'uscita, se fallasse l'impresa o risultasse questa troppo gravosa. Di che si può cavare una regola generalr, quale non mai o raro falla: che se ti arai esa– gerate lf': difficuhà di un' impresa nova e prov– veduto in tempo a pararle, vedrai che quelle difficultà le si a~<feranno mitigando per via e perverrai alt' intento con maggior facilità che non ti eri presupp osto; ma se arai fondato al tutto · in sulla fortuna, facendoti poi questa difetto, e' converrà che tu rovini. Compi'ati • raccolti 1111 M•. Lauttnli,no e 1pplic1ti •Ile con• ti11gcr11:c ,nu■li d■ A. DRAGONETTI, A CHE SCOPO? A cht ~copodire la verità, se pochi ascoltano? No, la di,nanda 11011 va fornmlala cosl. La ,limauda dev'esser q1Hsla: n che scopo dir la ve• rilti che lui/i ignora110? Chè, i11lo/ caso, pochi o molli cl,e siano gli asco/latori, non importa: r impor/ani , I che la verilti sin della, ossi<,che venga urcata, anu,fa . e risa di pubblica ragio11e, 11ellapiena sicurez.ta che prt slo o lardi frullificherà, da,,do vita a 11n nuovo benefico ordi11cdi cose. GIUS'l'INO FORTUNATO La Libreria della Voce, (Pia1.za Da– vanzali, Firenze), ha pubblicato nei Qr<a– den,i della Voce: G. SALVEMINI, I..,: life– morie di "" candidato (La elezione di Albano Laziale). Un volume di pag. 105 L. 1,25. Si accettano commissioni dal– l'Amminist razione dell'Unità . l' Amm.ne è aperta dalle ore 9 alle Il e dalle 14.alle 16 in tutti i giorni della settimana, meno il pomeriggio del venerdì e della domenica.

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