L'Unità - anno I - n.16 - 30 marzo 1912

5.° Che per tutt e quest e ragioni un bene int eso interesse general e del Mezzogiorno - il qu ale collima e non si contrnp pone a quello d ei \•itiulivicult ori - esige che nella colonia si a– d otti un regi me doga nale-, il q uale favorisca i due ma ggiori prodotti meridionali, il vino e l'olio, non solo contro i pro dotti stranieri, ma anche con• tr o quelli indigeni. Non mi perito, però, di confessa re che quesla u ltima conclusione, la quale · sca tur isce logica da gli argomenti finora addo tti, potrebbe esse re modificata, ed anche int era 111ente infirmata, da alt ri argomr.nti non ancora int ervenut i nella di– scussione, la qual e merit a perciò di esse re me– glio appr ofondit a. A questo, e non ad altro, ho mirat<Tcon que – sto artico lo. E sa rò soddisù,tt o se l'Uni tà vor rà -continuare la discussione, pronto a par tecipar vi sempr e che nuovi argomenti me ne pr esent ino l'occasi one. C. M ARANE LLI. ·Illusioni tripoline. Il Lav eleye nel s.uo libr o Delle cause dig uerra in Em -opa scri v~, a pag. 55, che 1( la Fra ncia avrebbe avut o un mezzo sicur o di fà'r pagare ,cara alla Germania la conquista dell ' Alsaz ia– Lorena, e sar ebbe stato quell o di cederle per s opramm ercato l'Alge ria "· In vero, per chi noi sarpia , o non lo ricordi, la colonia algerina costò alla Francia ingent i sacrifi ; i: durant e i pr imi 50 anni le spese militari annuali per l'A l• geria ammontar ono in media a 6o milioni, e cosi, in totale, a 3 miliar di ; nè più tardi sce– sero molto al di sotto di tale cifra . Questo, che scriss e il Lave leye circa quar an– t' anni fa per la Francia, noi fors e potremmo rip etere oggidi per l' Italia, in rapp orto alla im– presa tripolit ana. L'Italia - si dice - ha molt i colont e perciò ad essa s' impone la necessità di aver coloni~. - Non è esatto: quanti italiani sono andati in quasi un trentennio nelle nostr e colonie del Mar Rosso? Mentr e nello st esso tempo oltre cento– mila italiani si sono fissati nella sola T unisia. E non diversamen te è accadu t'> per la Ger– mania~ i cui emigranti, per qua nto numerosi, hann o semp re preferito altri paesi, specie gli Stati Uniti, alle colonie politich e germ aniche, 1pure pel fatto che In maggioranza di que ste ap– Jparte ngono alla zona torrida , ove riesce cosi .difficile la vita per gli europ ei. Anche per l'Inghilterra si è verifkat o lo st esso fenomeno. lvi verso il 182o si sent iva insop• portab ile il peso della popolazione esube rante; ma le mass e degli emigr anti abband onava no la madrepatria, non per anda re a popolare e fecon– .dare le colonie inglesi, ma per recarsi negli Sta ti Uniti d'Americ a. Solo con la istituzione d eU' E11,ig ralio11 fimd e col sistema wakefiel– diano fu possibil e sviare le correnti migra– tori e dagli Stati Uniti ed avviarle verso I' Au• st ralia. Ora I' Emigration fund e il sistema wa– k efieldian o furono' la conseguenza dcli' eccesso -di capit ali, di cui godeva in quel tempo l'In • ·ghilterra. Devesi qui ndi dedurre che ali' eccesso di capitali e no11a quello di popoia.eione spetta ~I merito dcli' espansione inglese in Australia. Altr imenti gli emigran ti inglesi avrebbero con– tinua to a dirig ersi verso gli Stati Uniti d'Ame– rica, e l'Australi a sarebbe rimasta spopolata. iÉ princip io largame nte conferma to dalla st oria .della colonizzazione che l'eccesso di popolazione .non è di per sè solo una condizione sufficiente -per la espansione coloniale di un paese. Ciò. prem esso, crediamo noi seri ament e che l'It alia odiern a abbia già, oltre l' esub eranza di popo lazione, altr esì quella di capit ali, necessa ria per ass icurar e il successo della nostra coloniz• zazione tr ipolitan a? Evide ntemente no; e in tal caso noi vedr emo molto proba bilmente, se altri fatto ri frattanto non interverranno, che la emi• grazi one italiana, dop o brevi momenti di illu• sioni e delusi oni, riprenderà il volo verso al– tri lidi! Si pens erà - come, anzi, si è già pensato - ali' allettam ento e quin di all'int ervento di ca– pitali str anieri, dat a la defic ienza de i nost ri ca• pitali . È in gran pa rte una illusione anche queSta. Perchè per quant o euorme sia il capitale accu– mulato specie da alcune nazioni come la Fran– cia, l'In ghilt err a, l'Ola nda , esso non basta che solo in parte a colonizzare le ter re,già in possesso de lla Francia, dell'Inghilt errn, dell'Olanda. L'In– ghilterr a non ha colonizzato che solo una part e dell'Africa auslra le, de l Nord America e dc l– i' Austr alia, se nza dir e di ta nti altri possedi– menti in cui la messa in valore è addirittura ancora agi' inizi. La Francia, non ha ancora con• dotta a termin e la colonizzazione della Tu nisia, L'U NI TÀ nonosta nte che sia ques ta la più vicina per le sue colonie e che siano passati tr ent'an ni dal la conquis ta; molto ha fotto nell' Indocina, mn po. chissimo riguardo a qua nto le resta a fare ; nel ?\.fadagascar si trova appena al pr incipio, men tre nulla ha fatt o ancora nelle regioni equatoriali. Anche l'Ola ndn, ad onta di un lungo possesso, ha colonizzato solo una piccola part e di Giava . Perchè la colonizzazione segue cosi pigra – ment e il celere accaparra mento delle ter re, - si domanda il Fontana•Russo nel suo 11 Tratta to di politica commerc iale,,? Per varie ragion i, non ultima fra queste la deficienza del capitale di• sponibile, sinora inadeg uato ali' impresa gran• diosa. Enorme è il capitale , che si ri chiede alla messa in valore delle foreste e delle miniere, per 1a costruzione e per l't.sercizio de lle vie di comu• nicazione e per 'ta prati ca del tr affico. Ma ben magg iore è quello necessar io all'agricoltura co– loniale. A che vale che le terre delle colonie abbiano minnr valore di quelle metr opolitane:\ quando bisogna fabbri carv i le abit azioni, impor – tarvi gli animali da lavoro, le macchine, le se– menti e tutt o quanto occorr e ·alla produzione? Il valore del capitale tecnico oltrepassa più volte quello della terra in cui s' investe. Cal– cola il Billiard (Politiqu e e/ organisalion colo• nialts) che la mess a in valore delle ter re al~ gerine e tunisine non sia costata meno di 50 0 fra nchi per ettaro ; ciò che significa che se la Fra ncia volesse coltivare solo la metà dei s•1oi terreni coloniali, dovrebbe a tale scopo impie• gar e più di 237 miliardi di lire . Capitale codest o che la Franc ia non posRiede ora e che forse non possederà mai. Se l' Inghilterr a voless e raggiungere lo stesso scopo , dovrebbe imp ie– gare una somma quasi quattr o volte maggiore I Data, dunque, conclude il Fonta na-Russo, la scarsità di capit ale in ogni nazione ,:olonizza- trice rispe tto agi' innum ert voli impieghi rhe pres enta l'impero coloniale di ciasc una di esse , appare infondata l,i $per.mza che il cap itale di un paese possa venire nelle colonie di un altro paese a sup plire :1lla deficienza od alla mancanza del capitale nazionale . Il capitale di ogni nazione colonizzatrice trova innnmerevoli foniie cl' impiego nelle propr ie colonie, investi – menti che sara nno semp re preferiti ç.er la mag– gior; sicurezza die ess i presenta no. Nè d' altr a parte è vero che dell'espans ione coloniale dì Un paese si avvantaggi sempr e il suo comm ercio, ossia che lo svilup po commer– ciale <li un paese sia senz'altr o in dire tto rap• porto con l'espan sione coloniale. Come scrive lo ~cherzer nell a Vita economica dei popoli in commercio la supren 1azia si ottiene da que lli che fanno prova di ma~giore energia e di mag• giare abilità: la merce migliore vince la meno buona ; l' attività economica, pel suo carattere mater iale, non ronosce seutimentalismi nazio– nali. Infatti un piccolo pt1ese 1 Senza colonie, qual è il Belgio, ha una espo rtaz ione di pro– dotti che t')UÒ gareggiar e con le più grantli e fort i nazioni.... E non dimentichiamo, ciò che d'a ltronde è tanto noto ed evidente, che i peri coli per una nazione e la sua vulnerabilità aumentano ap– punto e proprio in rag ione della sua espansione coloniale! Confessiamo adun que la dolorosa verità, Noi abbiamo voluto fare un bel gesto, inebriati forse dalle esuberanti iniezioni di nazionalismo cin– quantenar io, inebri ati forse anche più dall' in• cipiente nostro ris orgiment o. Un be! gesto che ci costa già caro.... Valess e almeno tant o spe r– pero di danaro a darci in tempo giud izio e giu• sta visione.dell e cose f G. C1t.RA:-o-DoNvno , Verso una lega d' uomini di buona volontà ? Permetta l' Unità: che io espr ima un mio mo– desti ssimo parere intorno alla proposta, su que – ste stesse colonne fatta da Bened etto Croce, per una intesa pratica circa un'azi one politic,er morale da SV('llgersi in questo nos tro pae se, così disorientat o da lle competiz ioni, non sempre ispi– rate al suo benesser e ed alla sua grandezza , dei partiti più o meno " democratici "· Io, pur condividendo le pessimistiche consi• derazioni di Benedetto Croce e· dell'Unità circa l'azione e ,i moventi di ques ti stessi part iti dcl– i'« avvenire 111 in generale già corr osi e decre– piti - prim a di aver dato alla società tutto qu anto essa dov eva da loro att endersi - dagli stessi vizi e difetti dei ~artiti d"!l 11 passato ., ; non crecto clìe l'accordo , t• union(", l' intesa prer posta da Benedetto Croce fra le persone di buona volontà, sia per <lare, riguardo al fine, quel grado di utilità che gl' ideator i se ne riprom ettono. Prima di tutto una osserva zione di fatto. Perchè il Parti to sociali sta - lo ha constatato a più riprese anchl'! l' Unità - si è dimostrat o inadatt o a compr endere le più alte questioni della vita nazionale, venend o così a perdere la simp atia di menti illuminat e, che pur non con• divid endone i postulati, ne apprezzavano l'opera risv egliatrice e stim olatri 'ce delle sopite co– scienz e? Si è dett o e si è ripetuto oramai : - tutte le volte che il Partito socia lista si è adunato nei suoi congress i nazionali, le quistioni vita li di politica tribut aria, doganale, scolastica, militare 1 internazional e, ecc. ecc., tutt e le quistioni na- . zionali insomma, sono state sopraff atte, sacrifi– cat e dall 'eterno e infecondo dilagare dell' orat o• ria tendenzaiu ola, pro o cont ro il minist eriali• smo, le riform e, la riv oluzione, e simili cose. Come spiegar e quest a incapa cità organica del Pa rtito socialista a compene trarsi intimamente e profondamente delle più alte questioni che si dibatton o nel paese? - Il fenomeno è cer– tamente complesso, e molteplici posso no es– serne i motivi causali. ì\fa a me pare di non ess ere molto lontano dal vero affermand o che una delle pr incipali cause di tale lamentato feno meno sta nella base costi tutiva, angusta e rist;-etta, del partit o socialista stesso . Mi spiego : Svo lgere ,m a a.;ione politica in rm senso o iu ,m altro, viwl dire i.spirar si sempre a deltntii– nali concetti di utilità general e e comun i a tu/la la socie/ti, e non parti colari e rislrelli ad ,ma delcrmiu a/a e specificala classe o categoria di persone. Ora il partito socialista che dice di trarr e le sue ragioni di esistenza e di svil uppo dall' afferma zione e dalla difesa degl' interessi di una sola clas se (il pro letariato), è incompe• tente, insufficiente ad espri mere una parola chiara , adeg uata, eflìcace, in quelle questioni di politica intern a od internazionale, nelle quali è semp re un principio comune, generale, nazier nale, quello che deve affermarsi e trionfare . Esempio palp itante di attua iità: ia qùesd oné di Trip oli, dove il se mplicismo Sol'ialista ha ere• duto dar prova di serietà ispirandoSi , di front e a tale comple ssa quis tione, agli interessi più immedi ati delle masse oper aie organizzat e. In que sto io sono d' accordo con I' Uniff\ quando insorge doverosamente contro questo superfi• cialismo infecondo, eh<.-, se è spiegabile nella mentalit. .ì.di qualche operaio, è inspiegabilissimo di fronte ad uomini di colturn, 'qua li indubbia• mente si trovano nel grup po parlamenta re so– cialista, o diventa spiegabile soltan to con la preocc upazione di riacquistare la popolarità fra le mass e. E a chi fosse per obiettarmi che il Partito soci:;.lista ha lo scopo di far valere appunt o sulla bilancia della politica gen erale gl' in teressi operai, io dirò che nella vita di una nazione si present ano da risolvere delle quistioni, nelle quali a nessuno è dato dì conoscere con preci• sione dove comincia e dove finisce l' 11 inter esse " dell e classi capitalistich e e quello antagonistico dei ferrovieri, dei bra cciant i romagnoli, dei con• tadini del Mezzogiorno , e via di seguito. E st ata appunto la questione di T ripoli che ha fatto rilevare in somm o grad o questa defi– cienza organica del Partit o socialist~. Come rimediare? Con la lega degli uomini ·<li buona volontà e di buone intenzioni, interess i politici elettorali e d'altra natura a part e? Ecco: se la politi ca di un paese si potesse ir.– <lirìzzare e corr eggere con gli stess i criteri con cui si può cercare la soluzione di una quist ione di carattere culturale e scientìfìco, la prop osta di cui sop ra potrebbe liberarci dal marasma attua le. Ma - seco ndo me - non basta che un'a ccolta di uomini, di chiara coscienza e di alta cultura, venga via via elaborando quelle soluzioni che si reputa no neces sar ie per il progredire della so– cietà. Occorre altr esì che la mass a, queste solu– zioni, le faccia sue, le alimenti della sua azione, le riscald i anche del suo entusiasmo, per spin · gerle a concretarsi e a realizzarsi. Ora, affinchè la massa suffraghi del suo entu• sia stico appoggio una determinata direttiva po• litica, è necess ario che l'azione collett iva e coor– dinata della massa sia eccitaia e diretta da un principio mora le superiore ai fini particolari della azione stessa . /11 altr e parole, per i,iflt4ire St4ll'opera politica di un gov erno, che si reputa da,rnosa ai fl ui della società, 11011 basta prosp, tta re ,m diverso indi– ri,,uo politico : _è ,uctss ari o anche che questa cri– tica culmini nel/' ajf erm rrzi oue - implicita o pal ese - di "" pri ncipio eticamente superio,·e a quello su cui si fo nda l' indiri~so e i' opera che si vog liono modificare. E a coloro cui queste conclusioni sembra s– se ro un cattiv o sagg io di idealismo politico, rispondo : che in un'ep oca in cui, dal più al meno, tutti ci muoviamo per delle ragion i molto 63 prosaiche e poco o punto ideali, può essere utile spingere gli uomini a muovers i per qualcosa di più alto e di più nobile delle r~gionì anzide tte. L':,rt icolo è già lungo ed una conclusione si rende necessaria. Nella st oria nostra - io ere• do - una figura si eleva, a cui gli uomin i di buona vol"'ntà possano att i11gere forza di fede e di perst:veranza, ed aspirazio ne di equità e di serenità. per risollevare lo spirito pubblico odierno : Giuse ppe Mazzini, ùa cui la presen te gene razione troppo si allontanò per corr er die • tro ad effimere conquiste, frutt o di predicazioni utilitarie. Ess a ha la virtù di rinnovare in noi la speranza nell'imm ancab ile trionfo dei prin– cipi <li una sana e verace democrazia, A LIGIIIE KO CJA TT INI, Po sTJ LL A, - L ' art icolo, che precede queste nostre osserva:;ioni, I 1m documento carallerisl ico dello stato d ' a11imo di moll i « democratici » ila• liani. I quali sono sconle11lie nauseati della a::io, ne cono-eia dei nostri parli/i democratici . /.:.: aspi- 1-ano a qualcosa di nuovo e di migl iore, a quella clie eHi e noi chiami amo « sana e ve,·ace demo– cra:;ia •· Ala 11011 si rendo no co,rto cl,e questo qualcosa di nuovo e di mil{-/iore deve esse,-e una 11uova e miglio~·e azione concreta positiva giornaliera, e 110111111a//ro simbolo di fede,z,ecchio o 11uovo che sia. /I Ciallù ri invoca ,m (i prin cipio elicame11/e su– periore» . - Quale ? - Il prùu ipio ma:;::iniano? - 1ìtllo tm Partilo, il Parli/o repubbtica110, pre• tende di essu neilrapprtsenlan fe. E nella degenera – :;io11e democratica ital ica il Part ito np ubblitano 11011 è cerio l 'elemento, che si tenga meglio iu piedi. I l Ciattini lt-ova i11s11Qicienle a diri"gere 1111' a::io• tte sauamenle e veracemente democratica il pr in– cipio socialista , pe ,·chè il Par li/o socialista intende trarr e la sua ragione d 'esser e da 111111 sola classe: il prolefan'afo. Si potrebbe f are <>J– servan al Cialtini che questa « sola classe» com• pn 11de i ,;ove decimi della 11a:: io11e 1 e cht 11011 ~olf! 911a11lilativamenie ma a11cht quaii iatlv ame11/e 110t l si può co11cepir e 1111 n ale e perma11e11fe elevame11to etdllomico, ùrte/lelluale, mo,·ale di questa « sola classe », sem,a "" progresso ge nerale di tulle le allr e d assi: laddove è per/t i/am en/e concepi bilt e j>urfropt,o sloricamenle assai comunt il fa llo con• fra rio. 1lfa ,·imarr tmmo sempre net campo de![li atti di fede astrai/i e delle disquisi::io11i/eoricht. 11/eg lio è osservart che non si può alfr ibuire /a degenem::ione del Parli/o Socialist a al u pr i11ci• pio etico » impu/ el/o da esso prof essalo della classepr ole/aria messa al di sopra della 11a::io11e: t questo per la ragion e semplici ssima che il Par– til o socialis ta 1t?1t ha seguil o uienlt affalto qut – slo p,·incipio 11el/a sua ad one co11cn /a, ma ha sacrificalo proprio co11/i11uamenfe l' in/eresse dtll a classe p,·olelaria ag li appetiti f nlfo losi di piccole 111i11ora11::e di avang uardia, dime11/icl,e dei lo,-o doveri verso la intera classe lavorntr ice. JJ/agar i il Pat'lilo socialista /oH e rimasto fe dele al suo • prùrdpi o etico/ » E maga ,-i rico11osctsse,·o ,ma buona volta i socialist i il loro er,·orc / 1.:: tant o il /wù,cipio 111a::::ittia,10, quanto il pr in• cipi o socialista, quanto il prù,cipio democratico ù1 senso lm:_f;o 1 su110 ben superiori clicamente al prù ffipio, pulacr.rso, g iolill iano .' é.:p1t,·t la s11pe- 1·io,·iltì dei principi etici 11011 /,a sa/M io i pa,·tili democratici da una ba11carolla, che si ha mollo spesso motivo di drjiuire ba,ua,-o!lt1 addfri llura /nuu/olntla . Cli ,~ clte noi « democratici veri » - citi ci dd un nome! dii ci lii> 1111 nome nuovo, che tolg a ogni possibil i/ii di confus ione f ra noi e quella che storita mente, s,~ 11011 moralmente, /,a il dir illo di dirsi « democra::ia J » - noi « democratici sronk 11/i n non abbiamo biso![no di 11essw1a nuova f ede. /Ila abbiamo bisog,ro di ciò rhe le orga - 11iz::a:;io11i tradi::io11ali della democra:;ia 11011 d hanno saputo e voluto dare: abbiamo bisog no cioè di una azione concreta diversa da quella che in questi ultimi anni ci ha dato la democrazia. Che rosa dobbiamo f are J Clte cosa dobbiamo volere 7 Qual<!progra mma di nforme immediate dobbiamo propug nare, O~l{gi, nella vi/11pubblica italiana, per tradu,-re dalla f ede astra i/a nella real/ii. cono -eta il « pri ncipio tlico » della demo– cra:;ia, e per disli11gue,-ci nellamente da fui/ i quà vecchi democratici, 12 cui de,nocra::ia 11011 è che un atto di fede rampato in aria, men/re la loro a::iouc politica di ogni gio rno 11011 dijfc ,·isce i1l 1111/a da/I ' a:;ione dei cosi del/i « conserva/ori », « rea::io11ari », « anlide mocralici », ere., quando 11011 è addfr illura peggio re l Questo è il vero problema. No i delt Unita ci sfor:;iamo di 1-isolve rlo per conio nosh-o, studiando lt questioni concrete pitì g,.a;,; e più. urge nti delta nostra vi/a na:;iouale, e pr opo11e11do11e quelle solu::io11i concrete, rhe me, glio ri sembrano rispondere al « pr incipio etico> della democrazia.... ù1tesa. a modo nostro. Siffa tto 11osfro len/alivo ci pone ·11a/11ralmenle in urto ron quasi lutti i condofl ier i dei part ili

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