L'Unità - anno I - n.16 - 30 marzo 1912

62 I ginnasi magistrali. Non si tratta di rinnovare le polemiche sulla inconcruenza di questa istituzione chr., volendo accoppiare finalità diverge nt i, riuscirà una spe• · cie di matrimonio male assortito per irr iducib ili incompat ibilità di caratte re. La cre:1zionc di que• sti ginnasi è ormai stabili ta per l<"ggc dello stato i e fin che l' esperienza non ne abbia di• mostra to i d:,nni, i: follia spensre che una nuo\'a legge annulli quella di recente approvata. Ma intanto i guai cominciano ad apparire dai prògrammi e dall e istru zioni che iì Ministero ha pubblicato nel Bollettino ufliciale. Il corso magi slrafe, <'he a norma della legge 21 luglio 1911 de,;e comp letare il ginnasio è, dice la relazione-, scuola di cultura professionale che tende a forma re ;,, ,,,, anno o dut dei b11011i maestri eleme ntari . (Bollettino uflìciale, JO nov. 19n , p. J833}. Ora per ottenere siffatt o risul- . tat o in cosl poco tempo, la preoccu1>azione prin• c:ipale dev 'essere quella di far poco per far pre– sto. • Non si dim entichi che nei corsi magistrali non si deve perder te111po • (p. 3835); quindi " la coraggiosa sfrondat ura port ata nella selva df"i programmi magistrali, stesi sw~ a/lro sul telaio dtlla scuola tltmwtart, mettendo da parte la storia lettecaria, la storia untica e gran parte di quella del medio e\'0, e la storia naturale ": tutt o ciò per " alleggerire il bagag lio d' infor– mazioni da dare al giovane a tutt o vantaggio della sua formazione spir ituale! • (p. 3839). Per questa formazione spirit uale {leggi; ri– spar mio di tempo) il programma di lingua ita• lian a è in II gran parte lo stesso programma della scuola element are " (p. 38.p) ; quello della storia • si vuole steso sul programma della scuo– la elementare • {p. 3843); nella fisica e chimi– ca • 1• esposizione della materia dev'essere ·man – tenula nei limiti più ristretti • (p. 3846), e via di questo passo. Ma tutti questi spedienti per far presto por– tano talor a a curi ose contr adiz ioni. Nella 'iingua italian a è fatta larg a parte alle lettur e, special mente di D.mte ; ma • quanto a storia letteraria , nei corsi magis trali non se n'ha da fàre " (p. 3842). Se non che poche righ<- più sotto si legge che il giovane nel secondo anno dovrà fare lezioni Ji saggio " seguendo que sta tra ccia: 1° cenni brevissimi sul/' nutort t sul gmert /ti/erario cui il compo nimento appartie– ne .... "· O come, se dev e ignorare la storia let• ter aria? Quanto alla geografia. si de ve "'asso! utamente astrarre dall'antica concezione umanistica " - chi sa che cosa la Minerva abbia voluto dire con qu este parole I - e bisogna considerarla "' materia centrale, alla qual e si devono ne• cessariamente coordinare nozioni di storia na.. tur ale, di fisica, di agraria , di n1erceo logia e commercio etc. • {p. 3843): ma del programma di geogra fia, si dice più sotto, "' buona pa rte fu già st udiata nel ginnasio " (che è precisamente scuola a indirizzo umanisliC'o), e • il profes• sore non la rip eta •, chè non c'è tempo da per– dere . E q~anto al coordi namento con la storia naturale: 11 Abbia cura il professore (di fisica e chimi ca) di non trattar e di botan ica e zoologia, che i giovanigiàstudiarononel gin n.1!\io11 (p.3847). li che non toglie che la scuo la abbi a ad essere sussidia ta di ur. orticello (p. 3837), che gli alunni ali' esame abbiano a fare una lezioncina di scien• ze (p. 3840), che il professore di scienze ab bia a promuovere erbari e collezioni di semi (p. JS.n), che nel programma siano incluse de!licrizioni di piante ed ' animali, descrizione ciel corpo umano e lezioncine cl'igien e (pp. 3867-3868}.Incluse nel programma, sl 1 ma attenzione a non insegna rle per non per der tempo! E cosi, il programma di edu – cazione morale e civi le dev ' essere modellato su quello de lla scuola elementare (p. 38.52), ridu– cendo a poco Ja didatti~a teorica, chè già la scuola~ vita, e la pedag ogia II si deve ricavare da ll'es ercizio magistrale e non que sto eiaquella • (3853-3854). • li rest o è lusso, cui il breve corso magistrale non può ~1bbandonarsi ". Unica eccez ione : 11 l:1rgo pos to (s' intend e re– lativam ente) sa rà <lato alla legi slazione dr.Ila scuola. Quanti ricorsi di mtuo, se i mae stri conosce sse ro davv ero qu ella legge, che in\·ocano tutti i momenti ! • (J853 ). Io non commento; tutto ciò si comme nta da sè . Ma mi domand o con un cert o senso di scon• forto: se tanto si deplora \·ano sino ad oggi la inferiorità d , molti maestri elementari al loro compi to df"licato e la in~unicienza della loro cui• tura, che cosa sarà domani, grazi e ai ginnasi magi strali ? RODOI.FO Mosoo u ·o . L' Amm.n e è aperta dalle ore 9 alle ll e dalle 14 alle 16 in tutti i giorni della settimana, meno il pomeriggio del venerdl e della domenica. L'UNITÀ Dogane tripoline e L'on . Dc Viti de Marco ha imp ostato nel nu• mero 14 dcli' Unità la discussione int orno al regime doganale dell a Tr ipolitan ia nei rigu ardi degli interessi merid iona li, e lo ha fatto con quel la competenza e perspi cacia che tutti gli riconosco no. Tratt a ti di commercio ckll' ltalia e regime doganale della futura colonia. Non mi riesce , però, di afferrare interamen te l' intim<' ness o che l'on. De Viti ved e fraIques to argom ento e le tendenze ultrapr otezioniste degli indu striali del N?rd in vista dei pro ssimi: tra t– tat i di ,·ommercio. Quella tendenza ultraprote zionista è anter iore agli av\lenimen ti cli Tripoli, si :-tfferma anche oggi indipe ndente da ogn i preoccupazione co– lonial e, e far à la sua strada, se non ci si op• pone in tempo validamente, <1ualunque soluzio– ne voglia a,·ere il problema doganale dalla fu. tur a coloni. 1. E i produttori meridionali potranno e~sere al– lettati dagli ultraprotezionisli industr iali del Nord ad una alleanza, con tutti i mezzi, meno che con quello d'una protezione per i vini e gli olii II eridio nali in T ripolitania. Ad ess i,infatti, non sfugge che nei riguardi della Tripolitania gl' indu striali del Nord, volendo pr oteggere i propri prod otti, dovranno m:ces• sariamente volere la stessa pro tezione per i pro. dotti merid ionali. E p~rch~, potendo avere gl' in– dust riali alleati per molto meno - ci.è per una eguagli anza di protezione nella sola colon ia - dovrebbero gli ag ricoltori del Mezzodl legarsi a sostenere in Italia un ultraprotezioni smn, che non solo danneggerebbe tutt o il Mezzogiorno, de l quale ess i pure son parte, ma restringe– rebbe anCora di più i mercati esteri per il vino e per l'olio, senz a assicurare maggiormente quello interno, &ià a suffiC"enzaprot etto ? Nord e Sud di fronte all',1.utono– mi,1.doganale In Tripolilania. Molto migli<'r pa rtito mi sembra perciò sgom• berare il ttr reno dalla questione de i fuwri trat • tali commerciali, e limitar e l'esame agli inter essi che di fronte al regime dog anale della Tripo– litania avrà il Mezzogiorno. In questo campo più ris tretto, gli interessi degli industrial i settentrionali e dei produttori meridionali collimano soltan to per l'av venire più prossimo. Quelli hanno tutte te r.tgioni per esse re sostenitori dc1la es tensi one sic et simJ>li· ciltr alla T ripolitania del reg ime dogana le della met ropoli, cio(; de l prolungamento del ter ritorio doganal e italiano oltr emare. I loro prodotti sa• rebbe ro cosi sufficientemen te protetti; e ogni campagna vittoriosa per un protezionismo sem– pre più intenso servirebbe ad un tempo per l'Italia e per la colonia: prendere due piccioni ad una fava è sempre un buo n affare. Quan to ai produ tt ori meridi onali , la situazione t tutt 'altra. Per il momento essi potr ebbero anche dichiarar si soddi sfatti di assicurare ai loro vini ed ai loro olii il mercato trip olin~. Ma fra qualche anr.o, se la Tr ipolilan ia è un territ orio doga nale italiano proteso oltre mare, chi li assi– cura che quel territ orio non mandi pMprio esso i suoi vini e i suoi olii a far la ccncorr enza a que lli :taliani in Italia ? Lo stesso on. De Viti ricon osce impli citamente che se un maggiore popolament o della Tri polita• nia si può sperare , questa speranza riposa appu nto sullo sv iluppo della vigna e dell'uliv eto, tal quale come è avvenu to in Algeria e in Tunisia, per quan to fa situazione del mer cato mondia le de• gli olii e dei vini sia molt o cambiata in questo ultimo trent ennio. Non sembra quindi ammissibi le che i produt– tori meridi onali, preoccupati soltant o di acqui– sta re ai loro prod otti per il momento il mercato tr ipolino, possano divenir e fautori d'una Tripo• litani:1 cloganalmente prosec uzione clell' Italia, dimenti cando il pericolo, che a breve scade nza i prod otti trip olini possa no poriare la concor • rcnza a que lli italiani sullo stesso mercato na– zionale. E tan10 meno quest'err ore dei produt• tori meridio nali ci sembra ammissi bile, in quanto il mercato trip olino, per il pili importante dei prodotti meridionali, il ,·ino, è cli pe r sè stesso oggi un merca to molto meschino, perchè i mao– mettani non ne bevono : e in qu:1nto la forte massa di consum atori di vino, che c'è oggi laggiù, cioè la trup pa, può esse re accaparrnta ugual – mente, ottenendo spc;ciali ed ovvie disposizioni, ali' infuori del regime cltJganale del hl colonia. Tutt o questo dimostr a nll'evidenza - se non m' inganno - il ness uno interesse che a\lr eb• bero i pro duttori meridionali a seguire gl' in• dus tria li de l Nord, qualora questi volesse ro interessi meridionali. pat rocinar e il principi o dell'anne ss ione doganale ali' Italia della TripoÙtania; e milita in favore del prin ci1>io patrocinat o dal De Viti De Marco c/11il r,gim t: doganale della colonia resti auto– nomo da qutllo dtlia madr epatria . Questo, che è poi il sis tema inglese , diam etralm ente oppo– sto a qu ello francese, è il solo ed unico, che possa convenire ai produttori meridionali e giova sperare che qu esti sap ranno sos tener lo e farlo trionfare. Nord e Sud di fronte a1 liberismo dog,1n,de in Colonii1. Rima ne ora da esam inare quale sia il giuoco degli inter essi di fronte all' altro pr incipio, dal De Viti dc Marco sostenuto , d'un regime di assoluto liberismo nella futura colonia. L' illustre economi~ta ritiene che sopra tutto gli indu striuli pro tezionisti del Nord .tvranno inte resse a combatte re quel liberismo doganalt",e che con l'int eresse degli industriali nordi -:i collima nel Mezzodi solo l'intere sse particolare dei ,·i• tiulivicult ori i mentre affatto antagonistico a tutti e due è l'interesse generale del Mezzogi crno. Intanto, fra ir.dustriali del Nord e vitiul ivi– cultori mer idiona li, non son cert o i pr imi, che hann o maggior ragione di combatte re il pa tro• cinato liberis mo. Che la Tripolitania. prima di raggi ungere uno sviluppo indus tr iale debba attendere ancora una serit- lunghissima di anni, mi sem bra cosa sull a quale non cadano troppi dubbi. E anch e in un regi me di assol uta conco rr enza, gli industriali de l Nord potrebbero sempr e assicura re il mer• cato tri polino ai loro prodott i, difendendoli . contro quelli stranieri con mille prot ezioni indirette, lint:e sovvenzionate, tariff e di pene• tra zione, ecc. ecc. I vini e gli olii meridionali hanno, invece, da temere, come molto più prossima, la conco r• renza sul mercato coloniale dei prodotti delle viti e degli ulivi tripolini. Inoltre, se realmente il regime liberista dovesse - come il De Viti de Marco afferma - facilita re la messa in va– lore della Tripolitania con i1 popolame nto ita• liano, la Tuni sia e t• Algeria ci ammaestrano che viti ed ulivi principalmente e rapid amente pianterebbero laggiù i nostri emigran ti, e vino ed olio tr ipolino verrebbero ben presto ad ag • giungere una nuova concorrenza sul mercato internaziona le a quelle molteplici e potenti, con• tro le qua li già lottar.o tan to penosamente i prodotti meridionali . li regime autonomo doga– nale della colonia permetterebbe ai prod utt ori mer idiona li di difendersi dalla concorrenza trie polio.- sul mercato nazio nale ; ma sui merca ti esteri come potrebbero combatt erl a, special• mente i produ ttori di vini da taglio? Gli effttti dd liberismo in Tripo– litanla. Da ultimo io non so vedere come e pcr...:hè il regime liberista fa,·orirebb e, e il regime pro • tt:zionis ta ostacolerebbe il riversarsi nella colo• nia di quel molto o di quel poco di emigranti meridionali, i quali con un picc(llo capitale e con le loro valide braccia potrebbero condurv isi per una colonizzazione agric ola in genera le, ma so• pratutto per impiantar\li propr io le culture della vign..1e dell'ulivo. Queste culture, oltr e ad esse re loro più familiari in patr ia, troverebb ero in co• Ionia condi zioni nat urali più ada tte che qua – lunque alt ra coltura, perchè più resistenti alla siccità . G,n al tempo dei romani sembra siano sta te la vite e l' ulivo la base prinr.ipale della colonizzazione, al contrario di ciò che si ritiene dai più, che consideran o la Tripolit ania romana come un pae se esse nzialment e \."ereali colo. Se amm ettiamo che la Tdpoli tania in un re• gim e tloganalc autonomo non conceda alcun a pr eferenza ai \lini ed agli olii meridionali, due conseguenze si possono intra vedere. Se la co– lonia si manterrà liberista, i \lini e gli olii di Grecia, di Spag na e di Turchia non solo fara nno in Tripolitani:. una concorrenza vittoriosa ai ,·ini italiani - se questi non fossero protetti . sul me rC'ato nazionale, anche qui sarebbero vin– ti -; ma anche con i loro bassi prezzi impedi– rebber o lo sviluppo di quella cultura in Tri poli· tan ia : e cosi verrebbe a nrnncare an che la possi• bilitil principale di sfruttamento e di immigra• zione quale è quella che il Mezzogiorno può dare . Oppur e la colonia, in vista di qu esto popola– mcntoe diqu esta messa in valore,proteggerà i pro– dotti locali de lla vite e dell'ulivo: e allora le cul– ture di quesle piante si diffonderanno, e i loro pro– dott i escluderanno in breve dall:1 coloni.1 quelli italiani, e in un tempo più o meno breve fa. ran no anche loro concorr enza ai prodotti ita• Jiani sul mercato interna zionale. Di modo che il consenso dei vitiulivi cult ori meridionali al liberismo patr ocina co dal! 'on. De Viii deMarco si risol\'erebbe in un vantag gio per le produzi oni st raniert-, senza raggiu ngere in colonia l'esten sione di culture eil popolamento. che l'on. De Viti se ne attend e; e c1uesta invasi one port erebbe necessariament e la co!onia a prot~g– aersi contro i vi11ie gli olii d'ogni provenienza - compr esa qu ella itali':lna -, per richiam ..re su l suo su oìo viticullori ed olivicu ltori meridionali. In altr i termini . i produttori meridi onali <lo• vrebl>ero essere . ogg i liberisti, per vedere do– mani la colonia div entare au,tomaticamente pro• tezionis ta pr oprio contro di lorò. Pe r distrug gere questa mia argomentazione, occorrerebbe spit-garci come e pcrcU : il liberi– smo favorirebb e, con lo s\'i luppo della vigna e dell'ul i\·eto, l'immi graz ione in Tripolitania dei conta dini meridionali. lnleres.se particolare o genera.le? L' on. De Viti mette in evidenza che l' i11te– rtsse particolart dei prod utt ori meridionali a sost enere dazi protettivi in Tripo litania, deb– ba ceder e il passo all' ilittrtsse gmt rale, che ha il Mezzogiorno a dir igere in colon ia quanta mag .. gior par te è possibile della sua emigrazione. Non è giusto, mi sembra, con tr apporre come inft rtsst particolare quell o della viticultur a e dcli' ulivicuhura aJ un interesse gtnera lt del Mezzog iorno, perchP quell e cultur e rapprescn• tano produzioni diffusiss ime e indubbiam ente le più adatte alle condizioni naturali e sociali di tutta l'Italia meridionale. È appunt o l'interesse generale del Mezzo• giorno, che domanda di non aggiungere per nostra stessa iniziativa un'altra concorrenza alle tante, che quelle culture debbono soppo rtare sul mer cato inter nazionale. Ma anche un'altra e forse più grave ragione ha il Mezzogiorno a non desiderare uno svi lup– po delle sue cultu re caratteristiche in Trip oli– tania : que lla che t stata rilevata nell'ultimo numero dell'Unità . 11 dirigersi dell'emig razion e meridionale in Tripolitania sare bbe un grave danno per l'economia agricola meridi ona le. In Tripolitania potrà dirigersi temporaneamente un poco di quella mano d'opera richies ta dai lavori pubbli ci, cdilizii , ccc. che oggi va un po' dovunque, e questo sta bene. Ma quanto ad una colonizzazione permanente, è chiar o che essa non potrà asso rbire dei contad ini meridionali, se non quella parte, che attualm ente emigra per raggranellare un capitaluccio, torna poi in pa– tri a, affranca dtti debiti o dai canoni i campi che già poss iede, ne acquista di nuovi e li mette in va lore soprat•1tto con la vigna e con cultur e arboree. La colonizzazione agri cola della Trip olitani a mediante i nostri contadini vor • rebbe dunqu e dir e, nè più n~ meno, che una sot– trazione dei capi tali e delle braccia, che più hanno coope rato e cooperan o allo S\•iluppo eco– nomico de l Mezzogill rno . Per ciò quanto più riOetto sulla bella impresa tripolina, sempre più mi convinco che se qual– che regione più de lle altre dove va avversare la conquista, era questa proprio il Mezzogiorno; non solo e non tanto per l'enorme dispe ndio di forze da essa imposto, tutto a detrim ento delle mol– tissime cose che l' Italia ha ancora , dopo cin• qua nta anni di vita naziona le, il dovere di com. piere nelle provinc ie meridio nali ; non solo e non tanto per chè allo stato attuale delle uostr e conoscenze il paese conqu istato non \'aie i sa. critici che ci impone; ma anche e principal– mente, per chè quan to più e quant o meglio la colonia potrà svi I upparsi, tanto f>iù gravi sara n– no i d3nni che il Mez2.0giorno ne risentirà. C.0.cludendo. Ma è oramai tempo di ammainare le vele e di concl udere . Secondo il mio modesto a\·viso, l' inleresse del Mezzogiurno vuole : 1. 0 èh e questo si schi eri decisamen te in fa\'or e d'un regim e doga nale autonomo della futura colooin, contro la prob abile campagna dei prot<"zionisti settentriona li 1>er fare della Trip olitania una provin cia doganale italiana d 'oltre mar e. 2· ° Che lo sviluppo della \ 1 iticultura e del– l'u livicultura trip olina rappre se ntano un perico– Jo probabile, e non tanto lontano, per le ana– loghe culture mer idion ali sul mer éato interna– zionale . 3.°Che lacolonizzazione meridionale dellaTr i– pol1hrnia co~tituir ebb e una grav e perdi ta di ca. pii.ili e di braccia, attu alm ente impie gate alla rigenerazione de ll'agricoltura meridional e. 4.° Che un ass oluto regime liberista in co.. Ionia ;mdr ebbe tutt o a \'ant aggio dei produttori str anieri di \'inie di olii, e non potrebbe durare a lungo, qtrnlora si voless ero realmente svilup– par e qu elle produzioni in colonia.

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